1. Ti presento i Kim
"Signorina Gulmi, torni indietro immediatamente!" urlò la domestica mentre correva per raggiungere la bambina che si sporgeva sugli scogli. Il tempo atmosferico quella sera era terrificante, pericoloso per un adulto figurarsi per una bimba.
Gulmi però non sentiva la signorina Song, come avrebbe potuto? Era il rumore delle onde a riempirle le orecchie, a nessun altro suono era permesso entrare nella sua testa.
Quel giorno il mare a Jeju era agitato e le onde s'infrangevano sul molo, un muro sicuro pronto a fermare la loro corsa furente. A Gulmi non piaceva vedere le onde frenare contro il piatto cemento, Gulmi le voleva vedere esplodere disperate contro gli scogli: per quel motivo aveva oltrepassato la staccionata di sicurezza ed era salita sui massi appuntiti.
Qualunque bambina di otto anni sarebbe stata spaventata dal mare, dai tuoni che squarciavano il cielo e dai fulmini che si tuffavano nell'oceano. Gulmi evidentemente non era una bambina qualunque.
La piccola dai capelli color della notte si era svegliata inquieta quella mattina. Sia chiaro: non era mai stata una bambina tranquilla, la sua vivacità aveva in realtà fatto disperare tutte le domestiche del palazzo sin dal giorno della sua nascita.
Però quel giorno a svegliare Gulmi era stata una voce che la chiamava, una sorta di richiamo che sentiva provenire dal proprio pancino. No, non dal pancino, da più in profondità.
Ecco perché Gulmi si trovava lì: si sentiva inquieta come quella mareggiata di mezzanotte.
"Kim Gulmi: avrai una punizione per questa bravata!" la minaccia della tata Song non arrivò alle orecchie della piccola corvina nemmeno quella volta. Eppure la voce della domestica si stava facendo sempre più vicina.
La corsa disperata di un'onda s'infranse contro lo scoglio davanti a Gulmi, gli schizzi le bagnarono la camicetta da notte: le caviglie bagnate le avrebbero causato un raffreddore il mattino dopo, ma non le importava.
La giovane tese una mano per accarezzare le goccioline che si erano staccate dall'onda alla colluttazione e che stavano volando nell'aria.
Non pensò che riuscire a vedere quelle piccole perle d'acqua nel buio della notte, non era una cosa normale per una bimba di otto anni. Quello era solamente uno dei tanti segnali allarmanti.
Durante quella giornata la mente di Gulmi era stata assente, impegnata a capire cosa le stesse dicendo il richiamo che stava svegliando il suo istinto. Non era riuscita a capirlo, non aveva trovato soluzione fino a sera.
Turbata, la piccola si era alzata da tavola con il permesso della madre, aveva augurato la buonanotte alla sua famiglia e si era indirizzata verso la cameretta. Fu proprio mentre saliva le scale, che vide il mare oltre la finestra dell'ingresso e lo riconobbe come suo amico, perché lui si sentiva come lei.
Così Gulmi era uscita per andare a trovare un compagno, per chiedergli perché come lui lei avesse un mare in tempesta nel petto.
"I signori Kim non ti perdoneranno facilmente questo scherzo!" la domestica continuava ad urlare nonostante fosse già sul molo, aveva quasi raggiunto la bambina.
Gulmi non la sentì nemmeno quella volta, la sua attenzione era focalizzata su altro. Perché il mare era così agitato come lei quel giorno?
La bambina si abbassò piegandosi sulle ginocchia, voleva porgere delle domande al suo nuovo amico. Voleva sapere cos'era stato a far impazzire le onde, cos'era stato a risvegliare il richiamo che le faceva tremare il petto.
Quando il vento spostò le nuvole scure dall'unica fonte di luce di quella notte tempestosa, Gulmi ricevette una risposta. L'oceano le rispose, ma non a parole, certo che no. Durò solo un attimo di secondo, ma il nuovo amico di Gulmi decise di calmarsi e mostrare il riflesso della luna piena.
Fu allora che la bambina comprese: era la Luna Madre che la chiamava, era giunta l'ora per loro d'incontrarsi.
La dea aveva ordinato all'oceano di condurre Gulmi al suo cospetto, la bambina come tutti prima di lei era sua Figlia e voleva riconoscerla in quanto tale. La Madre la chiamava e Gulmi doveva rispondere al richiamo, invocare il Suo nome con tutto il fiato che possedeva all'interno dei suoi giovani polmoni.
La bambina prese un respiro profondo, lo sguardo rivolto al cielo e alla perla bianca che illuminava la notte. Chiuse gli occhi e distese le labbra pronta a chiamare il Suo nome.
Ma Gulmi venne bloccata. Qualcosa le artigliò il braccio e la spinse a distogliere lo sguardo dalla Madre Luna.
Panico pervase il suo giovane animo: non era così che doveva andare, non poteva venire interrotta. Era sbagliato, contro la sua natura e contro il corso degli eventi. Il terrore fece pensare a Gulmi che non avrebbe più rivisto la sua Luna perché aveva distolto lo sguardo, perché qualcuno l'aveva distratta.
L'istinto di Gulmi guaì dal dolore: bloccato proprio sul punto di liberarsi, ogni parte del corpo della piccola urlava all'affronto.
La parte più lucida della mente della bambina riconobbe il viso arrabbiato della tata Song, ma non poté nulla contro la furia che prese possesso di sè. Non provò nemmeno a controllare l'ira a cui il suo istinto si abbandonò.
Quando la signorina Song vide il colore cremisi delle iridi della fanciulla era troppo tardi: i canini appuntiti di Gulmi si erano già manifestati, le unghie delle sue dita erano lunghe ed affilate.
L'istinto di Gulmi sentì in modo chiaro e conciso l'ordine della Madre: "punisci".
Il lupo interiore della bambina non aspettò prima di compiere il proprio dovere: liberò la zampa anteriore dalla stretta dalla tata con uno strattone e alzò il braccio per attaccare.
Un urlo squarciò la notte, così forte che nemmeno il rumore delle onde riuscì ad assorbirlo. Poco dopo venne rivolto alla Luna un ululato, un inno rivolto alla Madre che annunciava la nascita di una nuova Figlia della Luna.
15 anni dopo
Gulmi schivò il pugno di Taehyung spostandosi a destra e chinandosi subito dopo per evitare il calcio che le aveva rivolto il più grande. Mentre il maggiore riprendeva l'equilibrio, la più piccola ne approfittò per allontanarsi da lui e mettere più distanza possibile: saltò all'indietro atterrando sui palmi delle mani e con le braccia si diede la spinta per fare un altro salto.
Quando atterrò sui piedi nudi osservò di quanto si era allontanata: un metro e mezzo, niente male pensò.
"Non puoi continuare a scappare, Mimi" la rimproverò Taehyung che intanto era tornato ad assumere una posizione d'attacco.
"Invece sì" ribatté con sfacciataggine lei analizzando la formazione dello sfidante che aveva davanti. "al contrario tuo io ho tutto il giorno".
"Tu schivi troppo e attacchi troppo poco, sei sicura di avere l'animo di un lupo e non quello di una gallina?" Tae la provocò abbandonando la posizione da combattimento e facendo il segno di un uccello che sbatte le ali con le braccia.
Gli riesce bene dato che con una gallina condivide le dimensioni del cervello pensò fra sè e sè Gulmi.
"Oppa è inutile che tenti di provocarmi, non funzionerà" ne era seriamente convinta. "Ho fatto meditazione questa mattina e sono imperturbabile".
Esattamente, nemmeno il suo irritante fratello maggiore sarebbe riuscito a smuovere la pace dei sensi che aveva raggiunto ad inizio giornata. Gulmi riportò la concentrazione sul combattimento e cominciò a muoversi lentamente verso destra. Come uno specchio Taehyung copiò i suoi passi: si stavano studiando a vicenda camminando in circolo.
"Certo Mimi, i tuoi nervi sono assolutamente rilassati." le rispose il maggiore dai capelli grigi "Allora anche la tua Alpha sarà tranquilla immagino".
Maledetto ragno tessitore.
Gulmi percepì la propria lupa interiore drizzare le orecchie al sentirsi nominata, non cercò di manifestarsi, ma era decisamente scattata sull'attenti.
Anche se colta in fallo, la giovane cercò di non far notare a Taehyung che il proprio istinto aveva sentito le sue parole. Purtroppo per lei il venticinquenne era un abile lettore del linguaggio del corpo, e la conosceva come le sue cavolo di tasche.
Il fratello si fermò ed iniziò a fissare la sorellina, teneva le braccia incrociate al petto ed un sopracciglio alzato (il destro, era sempre il destro).
Gulmi approfittò dell'apparente vulnerabilità del ragazzo per scattare in avanti e caricare un pugno diretto al suo zigomo. Come prevedibile il colpo non andò a segno perché il bersaglio si spostò in tempo, ma lei era pronta.
Non caricò un altro colpo, né con le braccia né con le gambe, ma si abbassò a livello della vita di Taehyung per spingerlo e placcarlo a terra.
Tae emise uno sbuffo quando atterrò con la schiena sull'erba del giardino, più che di dolore probabilmente fu per la sorpresa. La sorella non l'aveva mai placcato prima.
Gulmi bloccò i polsi del fratello ai lati della sua testa e gli strinse le gambe alle sue chiudendole in una presa. Come un predatore aspettò la prossima mossa dell'avversario.
Lasciò che Taehyung liberasse le mani dalla stretta: lui le cinse le braccia intorno alla vita e spinse Gulmi verso destra, facendole perdere l'equilibrio. Naturalmente lei cadde sul terreno e ritrovandosi sdraiata sullo stomaco. Maledetta forza gravitazionale.
"Sai anche io ci ho messo un po' per imparare ad estraniare il mio lupo" la piccola lotta dei fratellini Kim era finita, Tae si sdraió bellamente sulla schiena di Gulmi e posò il mento sulla sua testa.
Non le importava di perdere o vincere contro il più grande, simulavamo quei piccoli combattimenti da quando erano cuccioli per scaricare le energie e non per litigio.
Gulmi prese un profondo respiro, come a prepararsi al discorsetto che stava per iniziare, ed annuì in risposta al fratello. Rispetto alla norma Tae aveva imparato a controllare il suo lupo piuttosto tardi, agli alpha in generale risultava più difficile che agli altri ranghi.
"Ho iniziato a fare progressi quando ho capito che l'obiettivo dell'estraniazione non è eliminare il mio istinto, ma accettarlo come una parte di me stesso. Non devi rinchiuderlo in una gabbia, Mimi, ma diventare un tutt'uno con il lupo".
Non era la prima volta che Gulmi e Taehyung affrontavano quella conversazione, ultimamente in realtà capitava davvero spesso, ed era a causa dei loro genitori che premevano su Tae per convincere la ragazza ad estraniare la propria Alpha.
"Non voglio unirmi a lei, Oppa" rispose Gulmi con decisione, una margherita le si trovava di fronte ed allungò una mano per coglierla. "Se diventassimo una cosa sola allora io diventerei come lei. Sarei cattiva sempre e non solo quando è lei a prendere il controllo".
Una mano di Tae andò ad accarezzarle i capelli.
"Smettila di comportarti come una cucciola, la tua Alpha fa parte di te che ti piaccia o no" disse e subito dopo emise un sospiro frustrato, probabilmente era stanco di ripeterle sempre lo stesso discorso. "Il lupo è la manifestazione della parte più istintiva del nostro carattere e questo ti può spaventare, ma rifiutandoti di accettarla non potrai mai dire di conoscerti per davvero".
Gulmi si rifiutava di credere di essere come lei, come la propria lupa, non poteva credere di essere così malvagia ed assetata di sangue.
Il viso sfigurato della signorina Song glielo ricordava tutti i giorni: era un mostro, unirsi all'Alpha avrebbe reso anche Gulmi tale.
Accettare l'estreniazione, l'unione delle due anime, significava ammettere che non soltanto il suo alter ego era in grado di ferire una donna indifesa. Voleva dire che Gulmi ne era capace.
No, non poteva accettarlo, per questo che aveva rinchiuso la lupa nel proprio subconscio. Capitava che riuscisse a scappare, soprattutto se scatenata da emozioni forti, ma era l'unico modo che Gulmi aveva per tenerla separata dalla propria anima.
"Non siamo la stessa cosa, lei è cattiva: io non sarò mai così" rispose Gulmi in un involontario borbottio. "Per questo non cederò all'estraniazione".
"Ma allora sei davvero una cocciuta cucciola troppo cresciuta!" Il tono di Taehyung era di finto rimprovero e Gulmi scoppiò in una risata quando prese a farle il solletico sui fianchi. "Se sei una cucciola allora devo trattarti come quando eravamo piccoli" continuò a sgridarla mentre la più piccola cercava disperatamente di sfuggire dalla presa del maggiore.
Tae prese a strofinare la propria guancia contro la base del collo della sorella, fino ad allungarsi in avanti per fare lo stesso contro la gote.
"Yah! Non sono più una cucciola, smettila di marcarmi!" Cercò di toglierselo di dosso il più in fretta possibile, ma Taehyung le si era attaccato come una piovra. "Smettila! Non voglio i tuoi trace puzzolenti addosso!" urlò Gulmi per l'ennesima volta.
Purtroppo se c'era una cosa che accomunava i due fratelli era proprio la testardaggine e, come era prevedibile, Taehyung non si staccò. Gulmi era bloccata in una sorta di abbraccio vincolante.
"Bugiarda, tu adori l'odore dei miei trace" continuò a prenderla in giro il maggiore. "quando eri ancora giovane e carina non andavi a dormire senza l'odore di sandalo del tuo fratellone".
Dopo l'ennesimo tentativo, Gulmi riuscì a far cadere Taehyung dalla propria schiena. Il grigio ridacchiò rotolando sull'erba.
"Finchè i tuoi trace avranno anche quella puzza di garofani, ti prego:" gli rispose mentre si alzava in piedi "stammi lontano".
Gulmi annusò la propria pelle e rabbrividì: anche se il confortante odore di sandalo di Taehyung era prevalente, c'era una leggera e disgustosa scia odorosa di garofani. Che schifo.
L'odore di garofani le faceva venire la nausea, ma la sua contro parte, il legno di sandalo, era un profumo che adorava con tutto il cuore.
Da cucciola era solita seguire suo fratello ovunque per poter sentire quell'odore perchè, come tutti i piccoli, era attratta dai ferormoni trace. Vengono rilasciati dalle persone quando provavano emozioni positive: felicità, soddisfazione, affetto. Per i cuccioli essere circondati da ferormoni così rassicuranti è come indossare l'amore dei propri cari. Una coperta calda e amorevole.
Taehyung da cucciolo si intrufolava nell'ufficio del padre e si faceva cullare dall'odore di caffè di cui era impregnata la poltrona.
Gulmi un sacco di volte si era addormentata nell'armadio di sua madre da piccola. Le piaceva circondarsi dell'odore dei trace negli scialli: l'odore del terreno bagnato dalla pioggia.
Era cresciuta cercando il confortevole odore di sandalo del fratello, lui era cresciuto cercando quello vivace alla cannella di lei. Le tate non riuscivano più a distinguere l'odore di ciascuno dei due a fine giornata perchè passavano così tanto tempo insieme.
Ogni sera prima di dormire la tata Song era solita leggere una storia a Tae e Mimi (come era conosciuta in casa Kim), mentre loro due abbracciati si marcavano a vicenda: strofinavano le guance sul collo e sui polsi dell'altro e in meno di cinque minuti erano addormentati nello stesso letto.
"Senti, le omega amano l'odore di garofani dei miei releaser" si vantò lui alzandosi in piedi e pulendosi i jeans dalla terra.
Più che una gallina sembra un pavone.
"Perfavore:" lo pregò la più piccola. Stava quasi per mettersi in ginocchio. "Sono tua sorella, non ci tengo a sentire i tuoi ferormoni sessuali".
Un brivido di disgusto salì lungo la schiena di Gulmi causandole un tremore. È mio fratello, non dovrei nemmeno sapere che odore schifoso hanno i suoi releaser.
Taehyung rispose alzando la testa verso il cielo e rilasciando una specie di verso di esasperazione: "Beh allora scusa tanto se sono andato in pre rut!" la guardò e roteò gli occhi come a sottolineare il suo sarcasmo "Prometto che mi impegnerò a controllare i miei releaser d'ora in poi".
Povero Taehyung, non poteva nulla contro la natura. Se il suo corpo aveva deciso di andare in rut, non c'era molto che potesse fare a riguardo: nemmeno controllare gli ormoni sessuali che le sue ghiandole della scia producevano.
"Grazie per il pensiero Taehyung-ie, non tutti apprezziamo l'odore come le tue adorate omega" una voce delicata, ma virile si unì al teatrino dei fratelli Kim.
Per Gulmi chiunque l'aiutasse a prendere in giro Tae era il benvenuto quindi, riconoscendo chi aveva parlato, si voltò con un sorriso.
Park Jimin osservava i due da metà della scalinata d'ingresso della villa, illuminato dal sole del pomeriggio che lo faceva risplendere in tutta la sua gloria.
I capelli biondi erano portati indietro lasciando la fronte scoperta, ed il meraviglioso sorriso che rivolgeva a Gulmi nascondeva quasi del tutto i suoi occhi castani.
La piccola di casa Kim aveva una cotta per il coetaneo e migliore amico di suo fratello da... sempre?
"Vostro padre mi manda a chiamarvi" disse il biondo scendendo le scale con un'eleganza degna di un principe. "Avete giusto il tempo per lavarvi prima di partire" Jimin adesso le era così vicino che Gulmi riuscì a distinguere il leggero profumo dei suoi trace, probabilmente era divertito dal battibecco suo e di Tae.
In quanto beta Jimin non aveva mai avuto un odore distinto come quello di alpha e omega, ma con il tempo entrambi i fratelli erano arrivati ad apprezzare il suo profumo rassicurante alle foglie di tè verde. Non l'odore della bevanda preparata, no, ma l'odore che assumono le mani dopo averle sfregate con le foglie profumate.
"Io non mi lavo, l'odore di tutto questo sudore farà impazzire le signore" un ghigno di malizia comparve sul viso di Taehyung che in risposta fece nascere smorfie di disgusto sui volti di Gulmi e di Jimin. Entrambi decisero di ignorare l'uscita infelice del grigio.
"Ma anche io?" chiese d'un tratto la più piccola a Jimin.
Il padre non le aveva mai permesso di accompagnarli all'interno di una Casa Omega.
Il beta annuì, ma alzò le spalle in risposta quando Gulmi gli chiese perché. La mora fece la stessa domanda a Taehyung, ma anche lui non seppe risponderle. C'è una prima volta per tutto immagino.
L'ingenua alpha non poteva sapere a cosa sarebbe andata incontro quel pomeriggio.
Angolo autrice
Oh mio Dio, l'ho fatto davvero! Ho pubblicato sul serio Nei tuoi occhi ambra... Wow!
Ciao e grazie per aver letto il primo capitolo di NTOA, spero non ti abbia deluso e ti sia piaciuto leggerlo. NTOA è un ABO (+D) Alternative Universe, questo vuol dire che è ambientato in un mondo in cui le persone sono socialmente suddivisi in ranghi in base alla propria genetica. L'appartenenza ad un rango determina anche molti tratti della personalità di un individuo, ma non ti preoccupare! Più avanti pubblicherò un'introduzione ai personaggi, ai ranghi e anche ai ferormoni che vengono prodotti in modo da rendere tutto l'universo che ho costruito un po' più semplice. Spero davvero che il capitolo ti abbia appassionato perchè io ci tengo davvero molto e ci ho lavorato sopra davvero tanto. Il prossimo capitolo sarà un po' più lungo ed arriverà la settimana prossima, grazie e baci!
Entrambi i divisori sono stati creati da
-V e o
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