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Epilogo

La Reggia era accogliente e luminosa, molto diversa dal Palazzo che avevo nel deserto, al centro dell'universo. Era la prima volta che la visitavo e camminare al suo interno era per me un'emozione indescrivibile.

Erano già dieci anni che abitavo sulla terra, e la società umana si stava riprendendo a ritmo veloce con grande vivacità e forza di spirito.
Mi ero integrato, e nessuno sapeva della mia vera identità, anche se spesso sia i miei occhi sia i miei capelli provocavano qualche lite.
Abitavo in una piccola stanza in città, vicino al centro e avevo contribuito a ogni sorta di lavoro per i restauri.
Dunkelheit era tornata a regnare e, sotto il suo regno, le città prosperavano e la popolazione era felice. Era una regina molto saggia e io la osservavo spesso da lontano, quando magari andavo in giro per la Capitale e lei era lì per qualche visita.
Era doloroso vederla ignara della mia esistenza, ma l'avevo affidata a Rubrick e a sua madre, gli unici a sapere di me, prima che si riprendesse, e probabilmente si era risvegliata già a casa sua, circondata da stuoli di servitori gioiosi e festanti.
Ero felice per lei, ma anche per me, perché alla fine, ero riuscito a fare ciò che le avevo promesso.

Sistemai la maschera del mio costume e giocai nervoso con i bottoni della giacca.
Quella sera ero lì per rivelarmi, le avrei semplicemente mostrato che ero vivo.
Il corridoio che stavo percorrendo era invaso da una musica da orchestra, forse un valzer, e poco dopo cominciai ad incontrare dame e signori mascherati che chiacchieravano tranquilli ad ogni angolo.
La sala da ballo era sempre più vicina, e più mi avvicinavo, più sentivo l'ansia crescere.
Chissà com'era lei... Chissà se mi avrebbe riconosciuto...
Arrivai ad un portone dove un annunciatore mi chiese il nome. Gliene proposi uno a caso, infiocchettandolo con titoli assurdi, e poi mi diressi verso il centro della sala scrutando i presenti e cercando di non farmi notare.
Vidi numerose dame che potevano ricordare la mia Dunkelheit, ma nessuna mi colpì.
Per educazione mi intrattenni con alcune di loro e ballai pure un paio di volte, ma poi uscii verso il terrazzo in cerca di una pausa e un po' di tranquillità.
Non mi sarei mai abituato alle feste degli uomini; amavo guardarle da fuori, ma viverle era una vera e propria fatica.
Mi appoggiai alla balaustra e sbuffai guardando la luna candida e quasi piena che si stagliava nel cielo di quella calda notte estiva.
Sorrisi godendomi l'aria fresca e la musica ovattata che arrivava dall'interno.
- Vi state annoiando messere? -chiese un'inconfondibile voce femminile che mi fece sobbalzare.
Mi voltai e la vidi, bella come non mai, avvolta in un modesto vestito scarlatto e dorato con i capelli neri, ormai lunghi, intrecciati in una capigliatura semplice; i suoi intensi occhi, erano nascosti da un'elegante maschera rossa.
- Oh no Vostra Maestà, io non mi sto affatto annoiando. Semplicemente, non sono abituato a questo genere di eventi- dissi, lei si appoggiò di fianco a me, - Per me è lo stesso- disse con un sorriso complice, - Come vi chiamate? Se posso avere l'ardire...- chiese guardandomi intensamente.
Io sorrisi. Non le dissi il nome che l'annuciatore aveva strillato a tutta la sala poco prima, perché erano anni che desideravo di rivelarle il mio vero nome, e quella era l'occasione giusta.
- Mi chiamo Nawain- dissi e Dunkelheit annuì, - E poi? -chiese, e io risi, - Nawain e basta- spiegai. La Regina mi fissò a lungo studiandomi dietro la maschera, cercando di capire che nobile fossi, ma presto ci rinunciò.
- Sapete Nawain, siete il primo che mi ha riconosciuta in questa serata, e non mi sembrate uno che viene spesso alla reggia. Come avete fatto? - mi chiese spingendo lo sguardo lontano, rapendo il mio, che si fissò sul suo corpo ancora flessuoso, sul suo collo sottile, sulle sue labbra.
Rimasi in silenzio un po' troppo a lungo e lei si voltò di nuovo a guardarmi.
- Mia Signora... - iniziai, - Vi ho conosciuta, in verità, molto tempo fa. La vostra voce e i vostri occhi sono come erano allora, immutati, e per me sono inconfondibili- dissi.
La Regina annuì e sorrise, - Capisco...- si fermò indecisa, si sfilò la maschera - Avete indovinato chi sono, ma ora dovreste rivelarvi...- disse allungando una mano verso la mia maschera, ma la bloccai.
Non ero pronto a scoprirmi, non avrei sopportato che si spaventasse o reagisse con odio davanti al mio volto.
Ma sotto il suo sguardo non riuscii ad oppormi, - Vi prego... Non abbiate fretta di giudicarmi- sussurrai quindi, e, molto lentamente, slacciai i nastri che mi assicuravano la maschera e il cappuccio alla nuca.
Lasciai cadere tutto per terra e sciolsi i miei capelli fulvi lasciandoli liberi sulle spalle, mi passai una mano sulla testa in imbarazzo e lasciai che lo shock abbandonasse l'espressione di Dunkelheit.
Era quasi buffa, completamente scomposta, presa così di sorpresa che non aveva più mosso un muscolo.
- Mia Regina, potete respirare... - le feci notare con un sorriso teso, e lei prese una profonda, rumorosa boccata d'aria.
- Voi... - disse incredula, fissandomi come se fossi un miraggio, - Siete proprio voi...- ripeté. Io annuii, - Sì sono io. Sono io vivo e vegeto. Magari un po' invecchiato - dissi.
Dunkelheit mi fissò di nuovo con i suoi bellissimi occhi, - Com'è possibile? Sei vivo... siete vivo... siete...umano - sussurrò, - Cosa ci fate qui? - chiese ancora.
-Volevo vedervi... e farmi vedere...- dissi, e lei mi fissò ad occhi spalancati, - Vi vedo - disse facendomi sorridere.
- Io pensavo... pensavo che foste morto... - aggiunse facendo un passo in avanti. Io rimasi immobile, osservandola come se al mondo ci fosse soltanto lei, come se fosse stata la creatura più bella dell'universo.
- Non sono morto... - dissi, - Ci sono andato vicino... Ma sono ancora qui-.
La Regina si strinse in un abbraccio, evidentemente confusa.
Io ebbi l'impulso di abbracciarla, era troppo tempo che aspettavo di sfiorare di nuovo la sua pelle, ma mi trattenni.
- Dunkelheit... - cominciai incerto, - Io ho vissuto questi dieci anni cercando di starti lontano, di aiutarti nella ricostruzione del tuo mondo senza farmi notare ma... il mio cuore non ha mai smesso di cercarti... - esalai quasi sconsolato di fronte alla potenza dei miei sentimenti.
Lei mi guardò a lungo con diffidenza, timore, forse sorpresa, e anche con speranza, i suoi occhi smeraldo luccicavano nella penombra notturna.
- Dio degli Dei...- cominciò, ma si interruppe subito, - Nawain...-, sentirla pronunciare il mio nome era davvero straordinario, - Ho così tante domande...- sussurrò.
Io le sorrisi, - Abbiamo una vita per trovarne le risposte- dissi e lei annuì.
Poiché la tensione che c'era stata si era ormai smorzata mi feci coraggio, - Regina degli uomimi, mi concedereste il prossimo ballo? - azzardai, incrociando le dita. Dunkelheit sorrise sicura e di nuovo in pieno controllo di se stessa. - Per me sarebbe un onore-, pronunciò le parole formali con un'aria divertita e io finalmente mi rilassai.
Le porsi il braccio e lei lo accolse senza timore, ci dirigemmo con calma verso la sala a viso scoperto e quando entrammo, tutta l'attenzione corse alla regina e a me, il suo misterioso cavaliere.
Dunkelheit accolse quegli sguardi con regale sicurezza e sorrise, - Sarà un ballo impegnativo - constatò, io scossi le spalle, - Vi avverto, sono un pessimo ballerino- dissi, e lei si mise a ridere; era la prima volta che la sentivo.
Ci posizionammo uno di fronte all'altra, in mezzo alla sala, poi la musica rapì i nostri passi e ci trovammo a volteggiare tra le altre coppie che danzavano.
Mentre guidavo il ballo osservai Dunkelheit, e lei osservò me.
Ci studiammo come si studiano due sconosciuti, che hanno l'impressione di essersi già incontrati in una vita precedente, ed entrambi capimmo che tutto ciò che era avvenuto dieci anni prima non aveva ragione di essere discusso.
Eravamo un uomo e una donna, che danzavano insieme per la prima volta in una notte d'estate.
Sarebbe stato quello il nostro punto di partenza.
Da quel giorno le nostre vite si sarebbero intrecciate, nel modo giusto, un po' per volta.
Il destino aveva sempre cercato di farci incontrare, ma forse solo in quel momento ciò era avvenuto per davvero.
Danzando, parlammo a lungo, di che cosa avevamo fatto in quegli anni e di chi eravamo stati, parlammo del futuro, pieni di speranza.
Il mondo, ora che gli Dei non lo controllavano più, doveva essere curato con attenzione, e sarebbe stata quella la nostra missione, quella di ogni umano.
Mi sentii felice, finalmente avevo trovato il mio posto, finalmente avevo capito chi ero.
Strinsi Dunkelheit tra le mie braccia e lasciai che la musica mi guidasse.
Lasciai che la musica guidasse chi era stato Dio degli Dei, lasciai che la musica guidasse colui che si era perduto, lasciai che la musica guidasse Nawain l'umano.

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