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Capitolo 30

Dunkelheit vide sotto di lei una gigantesca palla di fuoco rosso divorare il Palazzo. Cercò di muoversi ma rimase sospesa in aria, bloccata.
Il Dio degli Dei era laggiù, voleva andare ad aiutarlo, anche lei era un guerriero.
Tuttavia era conscia di essere a centinaia di piedi da terra, e che, se per qualche motivo la magia del Dio fosse svanita, sarebbe di certo morta cadendo da quell'altezza.
Osservò quindi impotente la palla di fuoco fare terra bruciata là dove c'era stato il giardino, divorando terreno, crescendo sempre di più.
Ad un certo punto però, smise di crescere e si ritirò, e un silenzio irreale cadde sulla piana che fino a poco prima era animata da combattimenti di violenza inaudita.
- Regina degli Uomini- la chiamò una voce, venata da un'inquietante tono di follia.
La ragazza si voltò e sobbalzò nel trovarsi di fronte un giovanissimo Dio della Morte, quasi suo coetaneo.
I suoi occhi gelidi erano dilatati e rossi, e le sue guance erano risate di lacrime.
- Che cosa è successo? - gli chiese e il giovane Dio le ringhiò contro con fare animalesco e disperato, - L'ha ucciso! Ha ucciso il mio Signore! L'ha ucciso... l'ha ucciso... l'ha ucciso! - Urlò. Dunkelheit si coprì le orecchie spaventata, ma voleva capire, quale Signore era stato ucciso? Doveva sapere.
- Chi è morto? - chiese, e Darjetso la folgorò, - Stupida, inutile umana! Non vedi il mio aspetto? Sono morti tutti! Tutti! Anche il mio povero Signore! ... ha ucciso il mio Signore! - ululò in risposta lasciandola sconvolta.
Il Dio degli Dei era vivo, aveva sconfitto tutti coloro che l'avevano tradito, e non poté fare a meno di sentirsi sollevata.
Guardando Darjetso pensò che aveva rischiato grosso ad accettare di affidargli il potere, che poi in realtà sarebbe stato di Atmek... il generale apparentemente pacifico e imbranato del Dio degli Dei che alla fine si era rivelato un pericolo.
- Come è successo? - chiese, voleva sapere di più. Darjetso piangendo e ridendo allo stesso tempo in modo isterico, scosse le spalle, - Non importa... Non importa! Io devo vendicarlo. Vendetta! Vendetta! Vendetta! - esclamò completamente impazzito.
Dunkelheit ora era terrorizzata.
- Il mio Signore è morto per colpa del tuo. Ora io lo ucciderò. Vincerò. Tutti quelli che ha ucciso... - si interruppe per ridere, - ...Ho un potere inimmaginabile, non sono mai stato così forte. Ucciderò anche te, per essere più forte- disse prima di afferrarla e trascinarla verso il basso spezzando l'incanto che il Dio degli Dei aveva fatto per tenerla lassù.
Dunkelheit urlò e scalciò a vuoto, consapevole di non potersi opporre.
Pregò, per la prima volta, il Dio degli Dei, che venisse a salvarla.
Il terreno si avvicinava ad una velocità spaventosa, ma poi atterrarono senza schiantarsi sul bordo del terreno spazzato dal potere della gigantesca palla rossa.
In lontananza Dunkelheit vide i capelli ramati del Dio degli Dei e provò il forte impulso di corrergli incontro ma Darjetso la teneva saldamente.
- Ora ti ucciderò. Davanti ai suoi occhi ti priverò della vita- le disse minaccioso e freddo, sembrava quasi lucido.
Si rivolse verso il centro e sorrise, - Signore degli Dei! Assisti al mio trionfo! - urlò colpendola con la sua mano che era diventata artigliata, strappandole il cuore e togliendole il fiato.

Il panico che mi invase quando non trovai Dunkelheit fu tale che per un po' non riuscii a reagire. Rimasi fermo facendo mille supposizioni diverse su cosa poteva esserle successo, e tremavo.
Dopo un po', con un grande sforzo di volontà, riuscii a muovere le dita, poi il braccio, il collo, e infine feci un passo e mi guardai intorno.
Quello che vidi appena fuori dal cerchio di cenere e distruzione mi colmò da una parte di gioia e dall'altra di rabbia e paura.
Dunkelheit era con Darjetso, e Darjetso avrebbe dovuto essere morto.
Realizzai che proprio in virtù della sua identità, non poteva morire. Darjetso doveva essere riassorbito in modo diverso, ma come? Non avevo mai pensato all'eventualità di doverlo fare...
Mi incamminai a grandi passi verso di loro, conscio di dover fare in fretta.
Il Dio della Morte mi colse completamente di sorpresa.
Quando urlò, percepii subito la sua pazzia e scattai in avanti in un'inutile corsa contro il tempo.
Dunkelheit venne colpita prima che io potessi fare anche solo la metà della strada che ci separava.
Una rabbia cieca e una disperazione indescrivibile mi invasero.
- NO!- gridai, guardando crollare il corpo squarciato della donna che amavo, impotente e completamente svuotato.
Com'era possibile? Come avevo potuto permettere che accadesse? Dunkelheit... era morta.
Darjetso mi sorrise e mi si avventò contro con lo stesso furore, urlando come un pazzo.
Lo attaccai con la mia spada e lui con la sua lancia, ci scontrammo con violenza, senza una logica, io guidato dal dolore e lui dalla sua pazzia. - Perché? - urlai a denti stretti quando incrociammo le nostre lame, - Perché l'hai fatto?-. Il Dio della Morte sorrise, - Perché hai ucciso Atmek? Perché hai ucciso il mio Signore? - rispose lui con lo stesso tono. Io mi infuriai, - Doveva pagare! Mi aveva tradito! Lei... lei invece... Non ti aveva fatto nulla! -.
Darjetso rise, pazzo, folle, fuori controllo, - Volevo vedere quanto poco Dio siete diventato. Voi avete tradito la vostra natura. Atmekv era un Dio mille volte più rispettabile e potente... Io lo ero, io lo sono. Ora sono così potente che posso sconfiggervi! - disse ferneticando e colpendo caso. Io cominciavo a vedere male; lacrime brucianti mi offuscavano la vista e rendevano più difficile schivare i colpi.
- Tu sei pazzo...- sibilai, radunando per un ultima volta le poche forze che mi erano rimaste e la concentrazione necessaria per portare a fondo un ultimo colpo.
Aspettai, mi lasciai trasportare dal ritmo degli attacchi e poi colpii.
Trafissi il giovane Dio esattamente nel punto in cui lui aveva colpito Dunkelheit. Non sfilai la spada ma anzi, iniziai a riassorbire in me l'essenza dell'emanazione.
Gli occhi di Darjetso si spalancarono per la sorpresa e poco dopo cominciò ad urlare cercando di liberarsi.
Lingue rosse si sprigionarono da entrambi illuminando il cielo ormai albeggiante.
Gridai insieme a lui per l'enorme sforzo che quella pratica mi richiedeva ma non mi fermai, prima avessi finito, prima sarei potuto andare da Dunkelheit.
Un bagliore accecante si irradiò per tutto il giardino distrutto, e poi tornarono il buio e il silenzio.
Crollai sulle ginocchia con il fiatone e il moncherino della mia spada ancora in mano.
Ero esausto, ma finalmente era tutto finito.
Mi trascinai vicino al corpo esanime di Dunkelheit e finii di piangere tutte le mie lacrime sul suo corpo freddo e dissanguato.
- Perché...? - sussurrai, tra le lacrime - Perchè ora che ho capito... Ora che tutto è finito... Ora... Ora che... ero riuscito a dirti... ciò che provo per te... tu...te ne sei andata...? Perché?- dissi stringendola in un abbraccio disperato.
Non avevo fatto in tempo a dimostrarle nulla di quello che le avevo raccontato, non avevo sentito la sua risposta alla mia domanda, non avevo avuto modo di conoscerla sul serio, ma ciò che di più rimpiangevo era il fatto di non essere stato in grado di riportarla a casa.
La cullai tra le braccia fino al sorgere del sole, poi sentii dei timidi passi avvicinarsi e mi venne istintivo reagire con uno scatto violento.
Dalai alzò le mani per difendersi e io mi fermai riconoscendola. - Mio Signore...- disse dolcemente, - Avete vinto, e avete agito per il meglio...-, cercò di consolarmi e lo apprezzai ma in quel momento avevo il cuore in frantumi.
- Dovete lasciarla andare Mio Signore, mi prenderò cura di lei, ancora una volta- disse seria. Io non mi spostai di un millimetro, - Non toccarla...- le intimai, e Dalai obbedì ritirandosi, - Mio Signore, forse Morte ha vinto su di voi, l'ha portata con sé, ma voi non dovete farvene una colpa- disse. Feci per alzarmi e colpirla fino ad ucciderla per ciò che aveva detto, ma poi accorsi in quel momento del significato di quelle parole. Era vero, non avevo ancora sconfitto Darjetso, ma sarebbe bastato una sola volta.
Ancora un solo ultimissimo sforzo.
Guardai con riconoscenza la vecchia serva e mi alzai per abbracciarla. - Cara Dalai, tu ti sei sempre sacrificata per me... Non ti sarò mai abbastanza riconoscente- dissi e le sorrise, - Mio Signore, voi mi avete dato la vita, è un dono più che sufficiente. Ora vi sto chiedendo di togliermela, per darla alla giovane che amate. Pagheremo un caro prezzo entrambi, ma forse, è meglio così - disse e io annuì daccordo.
La lasciai e tornai da Dunkelheit, la distesi, la composi in una posizione rilassata e la contemplai, bella anche nella morte.
L'avrei riportata in vita, l'avrei salvata, avrei perso tutti i miei poteri, ma l'avrei portata indietro e avrei sconfitto Darjetso per sempre.
La natura avrebbe governato l'Universo, non gli Dei, e io stesso non sarei più stato un Dio.
Baciai ancora, per la seconda volta, le labbra della regina degli uomini e poi chiusi gli occhi rivolto a oriente.
All'Alba della fine di un'era cantai la canzone della creazione, sconfiggendo la morte e diventando umano.

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