Capitolo 15
Quella sera mi ritrovai da solo. Era stata un'altra giornata faticosa e la consapevolezza che altri Dei mi avevano tradito mi rendeva di cattivo umore.
Me ne tornai verso le mie stanze e mentre camminavo mi ricordai che là c'era ancora la regina degli uomini. Per tutto il giorno non avevo pensato a lei e al fatto che fosse ancora la mia prigioniera. Mi ero dimenticato di farle portare del cibo, non avevo pensato al fatto che in qualità di mortale lei ne avesse necessariamente bisogno.
Io non avevo mangiato nulla durante quella settimana, non ne avevo avuto né il bisogno né la voglia.
Feci ugualmente un salto nelle cucine e ordinai che fosse portato un pasto completo nella mia camera.
Se la regina avesse voluto mangiare bene, altrimenti avrei rimandato indietro la portata e avrei aspettato che la donna arrivasse a supplicarmi perché le dessi del cibo.
Non sapevo perché mi stessi comportando così, avrei potuto benissimo lasciare che morisse di fame...
Scossi la testa e mi allontanai dalle calde cucine e salii ai piani superiori fino alla mia stanza. Appena entrato, l'ambiente famigliare mi avvolse e mi rilassò all'istante, sospirai e ignorando Dunkelheit andai a gettarmi sul letto.
- Giornata pesante? - chiese ad un tratto la calda voce della giovane e mi sorprese così tanto che mi alzai a sedere di scatto e la fissai. Cercai di trattenere lo sgomento per quell'avvenimento: mi aveva rivolto la parola, di sua spontanea volontà. Mi passai una mano sulla faccia senza avere la forza di reagire.
-Si- risposi semplicemente senza approfondire il discorso.
La regina si avvicinò a me e rimase a lungo ferma ad osservarmi e io la guardai a mia volta.
La trovavo... affascinante... I due smeraldi dell'umana incatenavano i miei, le sue labbra sottili e leggermente screpolate erano lì che sembravano quasi chiamarmi, i suoi capelli corti e spettinati le conferivano un'aria da guerriera. Il semplice abito di cui una serva l'aveva rivestita cadeva morbido e leggero verso terra celando le sue forme.
Mi sorpresi più di prima per quei pensieri e tentai di cacciarli ma non ci riuscii.
Ero assolutamente consapevole che tutte queste sensazioni fossero sbagliate; io non avrei dovuto provare attrazione per lei ma odio.
Sapevo nel profondo però che, in quei pochi giorni, Jahira, non la megina, non Dunkelheit, ma Jahira, mi aveva colpito, più di quanto volessi ammettere.
Guardai la donna che mi fronteggiava e capii che ormai non riuscivo a vedere solo la regina che da sempre avevo odiato, vedevo anche la ragazza che per il suo popolo aveva sofferto in silenzio, sopportando una responsabilità forse troppo grande.
Capii che per certi versi io e lei eravamo simili: entrambi regnanti, entrambi gravati di grandi obblighi.
Tuttavia vi era una grande differenza: il fatto che lei faceva tutto per gli altri mentre io, tutto per me stesso.
Sospirai e ad interrompere il silenzio giunse una cameriera con il cibo. Quando si inchinò la salutai con un sorriso e questa per poco non si prese un infarto, poi si riprese e se ne andò.
Mi voltai verso la ragazza che era rimasta muta e immobile e la invitai a mangiare.
- Oggi mi sono dimenticato di te...- spiegai brevemente e la regina chinò il capo ma non si avvicinò al vassoio, non sembrava intenzionata a mangiare.
Io mi strinsi nelle spalle e tornai a ignorarla, non avevo nessuna voglia di obbligarla, mi stavo già stufando di averla lì in mezzo ai piedi, se fosse morta di fame ne sarei stato solo sollevato.
-Dio degli dei...- mi voltai di scatto verso Dunkelheit, -Cosa?- le chiesi ancora poco convinto che fosse stata proprio lei a iniziare una conversazione, -Vorrei sapere che cosa avete intenzione di fare. Con me e con il mio popolo- disse senza un minimo di indecisione e la invidiai per la sua sicurezza e il suo coraggio. Mi chiesi che razza di Dio stessi diventando ma non arrivò nessuna risposta. Sapevo di star lentamente scivolando verso la rovina, di questo ne ero consapevole.
Camminai per la stanza indeciso se rivelare ciò che pensavo a una donna, a un'estranea, a una nemica. Guardai fuori il cielo della sera tinto di quelle sfumature che vanno dall'arancione al blu al viola. Tra poco ci sarebbe stata la quiete di Notte e Sonno mi avrebbe protetto con il suo abbraccio dai pensieri. La ragazza era sempre in piedi e incatenata e mi stava fissando in attesa di una risposta. - Chi era Jahira? - chiesi io invece, sorprendendola.
L'umana sembrò lasciar cadere la sua armatura e apparve di nuovo nella sua debolezza come l'avevo vista nelle segrete. Sembrava che stesse ricordando eventi dolorosi tuttavia non mi pentii della mia domanda.
-Rispondi- la incitai quando vidi che non dava segno di voler parlare, - Rispondi a questa domanda e io risponderò alla tua- aggiunsi.
Dunkelheit sospirò tristemente fissando gli occhi prima sul pavimento e poi fuori, lontano, nel buio.
- Jahira... era solo una serva di palazzo... Non la conoscevo molto...e l'avete uccisa voi, un giorno, mentre tentavate di uccidere me, che mi ero travestita da serva per passare inosservata... quando vidi cadere quella ragazza per salvarmi la vita... capii veramente cosa volesse dire essere regina- si sedette e mi fissò, aveva dato la sua risposta, breve, che mi aveva lasciato con un gusto amaro in bocca.
Mi ricordavo la scena in modo chiaro e preciso: Jahira era una ragazza dalle forme morbide e accentuate, i capelli biondo paglia e gli occhi azzurri, aveva la tipica faccia di brava ragazza. Mi ricordavo la determinazione con cui si era gettata contro la mia spada per salvare quello che secondo me era solo un ragazzino esile e impaurito; avevo pensato fosse stato suo figlio e invece era la regina. Scossi la testa invaso dalla consapevolezza di quanto ironico sia il destino.
- Mi dovete una risposta- sussurrò la ragazza dall'angolo della stanza.
Io annuii e decisi di parlare con lei come lei aveva fatto con me. Ovviamente non le avrei detto tutto, ma solo il minimo indispensabile. Così le raccontai della guerra, del suo popolo, degli Dei.
Mentre parlavo diressi lo sguardo verso il cielo, lo guardai diventare nero e poi guardai la donna che si era seduta per ascoltare.
Mi rilassava parlare con lei, sapere che qualcuno mi stava ascoltando rendeva più facile il discorso e con il discorso riuscivo a riordinare meglio la mente.
Parlai a lungo quasi senza accorgermi di aver cambiato argomento più e più volte e la regina ascoltava senza interrompermi, sapevo che in quel momento lei stava registrando tutto e avrebbe solo aspettato l'occasione giusta per torcermi contro le mie stesse parole, ma non mi importava. Parlai a bassa voce, ora camminando ora sedendomi, fino a notte inoltrata. Quando il mio fiume di parole finì mi voltai verso Dunkelheit.
-Ora hai tutte le chiavi.... Ora ti ho dato in mano un'arma che nessuno ha mai avuto. Non so perché l'ho fatto... Non sono più il Dio di una volta...- dissi, poi mi diressi verso la porta e uscii, dirigendomi verso la Torre Nord.
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