Capitolo 7
Il giorno dopo, durante il primo intervallo, Camila si sedette in un posto allontanato e solitario per scrivere il suo diario. Si sentiva ansiosa per trasformare in parole i pensieri che la tormentavano: dall'incontro con Ines alla stazione fino al litigio feroce che i suoi genitori avevano fatto la notte precedente.
-Ciao.
Camila alzò la vista, si fece ombra con la mano e scoprì Ines, che si sedette accanto a lei e le mise il cioccolato Cofler alle nocciole sul libro.
-Grazie per sopportarmi ieri.
-Di nulla.
-Sono stata molto bene a casa della tua vicina. Posso tornarci oggi?
-No -Disse secca e velocemente- È il mio lavoro, Ines. Non posso portarci ci voglio. Ieri Alicia mi ha permesso di portartici, ma come eccezione.
-Come parli bene -Camila la guardò con stupore- Intendo, sai dire molto bene ciò che pensi. Io dico sempre stupidaggini.
-Sarà perché leggo molto. Perché non volevi tornare a casa tua ieri?
Ines fece spallucce, e la sua maniera noncurante irritò Camila. Si rese conto che aveva costruito un'immagine falsa riguardo alla più bella della diversione. Ines non era perfetta, la sua vita non era perfetta. Perchè piangeva il giorno prima il quell'aula abbandonata? Perché in stazione era in un angolo lontano da tutti? Voleva buttarsi o era stata solo la sua immaginazione? Come l'aveva aiutata -forse le aveva salvato la vita-, in quel momento la voleva lontana. Trovava perturbante la rivelazione della vita grigia, talvolta nera, della perfetta e bellissima Ines.
Un po' grazie al fastidio, un po' incitata da un'improvvisa ondata di superiorità, la riprese:
-Non fare spallucce come se fossi tonta, Ines. Esiste una ragione per la quale non volevi andare a casa tua.
-Non volevo vedere il compagno di mia madre.
-Non lo sopporti?
-È un imbecille.
-Ma, a quell'ora, non lavora?
-È senza lavoro. È vero che farai il lavoro di Geografia con Lautaro?
La domanda la colse di sorpresa, e girò il viso fino ad incontrare lo sguardo ansioso della sua compagna.
-Sì. Perché me lo chiedi?
Ines tornò a fare spallucce.
-Nulla. Fai sempre i lavori con Nicola.
-Nicola lo farà con Laura.
-Uf! Quella stupida non la sopporto. Si crede... -Ines rimase in silenzio nel vedere che Lautaro si approssimava, e Camila avvertì una drastica trasformazione nel suo aspetto- Ciao, Lauti- Lo salutò Ines.
"Lauti?".
-Ciao -Rispose, parco, come al solito- Camila, posso parlare con te?
-Sì.
-Puoi venire un momento, per favore?
-Va bene.
-Che succede? -Ines si mise in piedi d'un salto- Non puoi parlarle davanti a me?
A Camila pertubò l'ostilità con la quale Lautaro esaminò Ines. Questa aveva recuperato l'essere vanitoso e sicuro nello sguardo che gli ribattè.
-Quindi? Che succede? -Lo provocò- Non parli? Cosa devi dirle?
-Camila -Lautaro parlò con voce bassa e dura, come se lottasse per contenersi- Dobbiamo vederci per fare il lavoro di Geografia. Vuoi che venga a casa tua oggi?
-Oggi non posso. In realtà, non posso i giorni della settimana.
-Camila lavora -Intervenne Ines- Fa la baby sitter.
Lautaro non la guardò.
-Quando puoi, allora?- Parlò di mal umore.
-Va bene il fine settimana?
-Dobbiamo vederci il sabato e la domenica se vogliamo finirlo in tempo.
-Non c'è problema.
-Domenica non la aspettare tanto presto -Interruppe Ines- Andiamo a ballare al Promemade -Camila si girò verso la sua compagna con gesto esuberante- Non mi guardare così. Venivo a dirtelo.
-A me non mi piace andare a ballare.
-Perchè ridi come uno stupido?- Disse Ines a Lautaro.
-Perchè solo alle ragazzine vanitose piace andare a ballare.
-Sei un imbecille! Figlio di puttana! -Camila fece un passo indietro. Lautaro la prese per il braccio e l'allontanò da Ines, che li seguì da vicino, lanciando insulti.
-Porco! Questo è quello che sei, un porco!
-Sabato a casa mia o a casa tua?- Disse, e alzò il tono di voce per farsi sentire.
-Alla tua- Rispose Camila, pensando alle strette comodità del suo appartamento. Lautaro annuì con un sospiro profondo.
-Alle nove del mattino ti va bene?
"Che mattiniero!". Comunque, doveva svegliarsi presto se voleva finirlo in due giorni.
-Sì.
-Ti passo a prendere a casa tua- Si allontanò senza darle tempo per chiedergli perché e se sapeva dove viveva.
Suonò la campanella e tornarono in aula. Durante l'ora di Letteratura e poi, durante l'ora di Fisica, Camila cercò un momento per chiederlo al suo compagno, ma non ci riuscì. Questo manteneva la vista avanti a sé, concentrato, e lei non si permetteva a chiamarlo. Si rese conto che Lautaro la intimidiva più di chiunque altro.
All'ultima ricreazione, Ines tornò accompagnata da Paola, che non si preoccupava di dimostrare la sua antipatia per Camila. Si sedettero a terra, una ad ogni lato.
-Cami, ti piace Lautaro?
Si sentì minacciata, e questo risultava inaccettabile.
-No, per nulla.
-A te piace Seba, no?- Affermò Paola.
-Cosa dici?- Si arrabbiò.
-Sì, ti piace. Dai, ammettilo. Lo guardi con occhi da innamorata.
Il cuore le batteva ferocemente. Strinse il diario e la penna.
-Smettila di infastidirla, Paola. Andiamo a ballare sabato, Cami?
-Non lo so. Non mi piace.
-Ma questo posto è il migliore di Costanera, è super cool.
Come le dava fastidio che utilizzassero quella parola! Ispirò per calmarsi, e si rese conto che, per più di un anno, aveva desiderato che queste due le rivolgessero la parola. In quel momento, non le stavano solo parlando, ma la stavano anche invitando a ballare, e lei sperimentava fastidio. Le dava fastidio l'alito a fumo di Paola, come il colore con la quale Ines si era dipinta le unghie, un tono verde pappagallo. Che cattivo gusto! A chi verrebbe in mente di dipingersi le unghie di verde quando il giorno prima aveva tentato il suicidio? "Lo avrò sognato?", si domandò per l'ennesima volta.
-Non mi lasciano andare a ballare la notte- Mentì.
-È un matinée! Inizia alle dieci di sera, e per le tre torniamo a casa.
-Non andremo al matinée, Ines!
-Stai zitta!
-Ad ogni modo, non lo so. Devo chiederlo a mia madre.
-Oh, deve chiederlo alla sua mamma- Si burlò Paola.
-Che succede, idiota? Perché la tratti così? Se tu non hai bisogno di chiederlo a tua madre è perché vive facendo la puttane e non è mai a casa tua.
-Lascia stare mia madre! Neanche la tua è una santa!
-Per favore, non litigate. Domani ti dico se mi lasciano venire.
-Ok.
-Abbiamo la verifica di Chimica lunedì -Commentò Camila- Non sarebbe meglio che rimanessi a studiare il fine settimana per alzare il voto di ieri?
-Ti dicevo che questa è una guastafeste come Laura! -Saltò Paola- Solo pensa allo studio. Che cazzo t'importa della verifica di lunedì?
-Importa, stupida. Perché ieri, non so se ti ricordi, mi hanno messo un uno grande quanto il tuo culo.
-Il mio culo è perfetto!
-Ciao, bellissime! Sebastián si avvicinò col fiatone e con la camicia aperta fino al petto; giocava a calcio durante la ricreazione.
-Ciao, Seba- Risposero Ines e Paola.
-Ciao- Sussurrò Camila, e si insultò perché sapeva che era arrossita e che la sua voce sarebbe uscita tremante se avesse deciso di parlare.
-Che fate?
-Parliamo. Andiamo a ballare sabato con Cami.
-Magnifico!
-In realtà, devo...
-Andiamo al Promenade, in Costanera.
-A la matinée- Appuntò Paola, burlandosi.
-Quel posto è proprio fico -Dichiarò Sebastián- Cosa stai leggendo, principessa?- S'interessò nel vedere il quaderno sulla gonna di Camila.
-Non è un libro, è un diario intimo.
-Ah, ancora meglio!- Esclamò, e glielo prese.
Camila saltò in piedi e corse dietro Sebastián, che si allontanava scrutando il contenuto del quaderno. Un freddo glaciale le congelò lo stomaco. In quelle pagine aveva espresso pensieri intimi e compromettenti. Infatti, aveva stampato il nome di Sebastián in lettere colorare. Ora lo avrebbe scoperto. Tentò di tirarglielo via dalle mani, ma Sebastián era alto e lo allontanava da lei.
-Dammelo, Sebastián! Ridammi il diario!
-Seba, non fare lo stupido! -Diceva Ines- Ridaglielo.
Paola rideva come una matta e lo incitava a leggerlo.
-Passamelo, Seba! Anche io voglio vederlo!
-Non fare l'idiota, Paola!- S'infastidiva Ines.
-Mi deve baciare in bocca se lo rivuole indietro!
-Sebastián! -L'oscura voce di Lautaro li fermò con l'effetto di un raggio nell'inquietudine- Restituiscile il diario. Non ti rendi conto che le da fastidio che tu lo legga?
Camila, agitata e piangente, rimase a guardarlo senza battere ciglio, impressionata dall'attitudine tranquilla e sicura con la quale affrontava il più forte e duro dell'aula. Dalla sua postura dalle gambe leggermente separate e braccia tese ai fianchi, emanava un'energia poderosa, che contrastava con il suo fisico magro. Il sole gli bagnava il viso, e l'obbligava a socchiudere le palpebre; una ciocca di capelli pendeva sulla sua fronte.
-Il boy scout al riscatto della dama in pericolo! Cosa vuoi?
-Restituiscile il quaderno, Sebastián.
-Camila già lo sa: se lo rivuole, deve darmi un bacio.
-Restituiscilo.
-Vieni a prenderlo, imbecille. Vediamo se ci riesci.
-Per l'ultima volta, Sebastián, restituiscilo.
Sebastián rise senza voglia e aprì il diario.
-Vediamo cos'ha scritto qua la principessa.
Camila gemette e avanzò, ma si fermò bruscamente quando la gamba di Lautaro si attraversò nel suo cammino e si alzò all'altezza del viso di Sebastián. Il diario volò. Camila corse per recuperarlo.
-Figlio di puttana! -S'infuriò Sebastián- Cosa fai?
-Ti ho detto di restituirle il diario.
-Imbecille!- Ruggì, e si lanciò contro Lautaro, che gli diede un altro calcio e lo colpì al petto.
Si sentì uno scricchiolio e un grido soffocato. Mezzo inclinato, Sebastián si toccò la parte colpita. Alzò gli occhi e mormorò:
-Ti uccido, aragosta immonda.
-Per favore, per favore, Lautaro -Supplicò Camila- Non litigate. Ti prego.
-Lasciami!- Disse tra i denti, e la guardò con quei occhi chiari che sempre la destabilizzavano.
Nell'avvertire che si annunciava una rissa, gli alunni chiusero i rivali in un circolo. Secondi dopo, la concorrenza ammutolì di fronte ad uno spettacolo che non potevano credere possibile: sebbene Sebastián era puro muscolo, Lautaro conduceva una tecnica di lotta con grande abilità e per la quale s'imponeva senza sforzi. La supremazia del nerd risultava evidente, e finì per confermarsi quando, in un solo movimento, gli colpì la parte posteriore delle ginocchia, poi lo stomaco e lo lasciò fuori combattimento. Sebastián appena si reggeva in piedi quando un paio di recettori ruppero il circolo e gridarono:
-Cosa succede qui? Che significa questo?
-E, non vedono cosa significa? -Derise Nicola- A Sebastián hanno rotto il culo.
-Urieta, in direzione!- Si arrabbiò un recettore.
-E anche Gálvez!- Ordinò l'altra.
-Urieta non ha nulla a che fare con tutto questo, recettore -Intervenne Lautaro- Il tema è fra Gálvez e me.
-Allora, anche lei in direzione, Gómez. Con Urieta e Gálvez.
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