Capitolo 6
Quel giorno successero cose strane. In primo luogo, quando la professoressa di Geografia ordinò loro di formare coppie per fare un lavoro di ricerca su qualsiasi tema di attualità, Laura si girò e chiese a Nicola:
-Lo facciamo insieme, Nico?
Il ragazzo accettò annuendo. Camila rimase a guardare la nuca della sua compagna. Laura formava sempre coppia con Lautaro. Avevano litigato? Lo stupore di Camila non ebbe tempo di cedere: Lautaro si girò, la ipnotizzò con uno dei suoi sguardi perturbatori e le chiese:
-Vuoi fare il lavoro con me?
Chi si sarebbe negato a questa voce di comando e questo sguardo sinistro? Anche se glielo aveva chiesto, a Camila suonò come un ordine. Annuì. Lautaro si girò senza dire una parola e concentrò l'attenzione sulla professoressa, che dava le indicazioni per il lavoro, consistente in un'esposizione orale e nella presentazione di una monografia.
-Hey, principessa!- La chiamata di Sebastián provocò una reazione in Lautaro ancor prima che a lei. Puntò la vista sul suo rivale, e Camila apprezzò il modo in cui gli si tendevano gli angoli della bocca e gli si espandevano le alette delle narici. Lo trovò attraente. Per la prima volta, Lautaro lanciava uno sguardo d'odio a Sebastián. Generalmente, quando il bello della diversione lo istigava, Lautaro conservava un'attitudine apatica.
-Hey, principessa! -Tornò a chiamarla- Questo lavoro di Geografia lo fai con me!
-Gálvez! -Lo riprese la professoressa- La smetta di gridare come se fosse al mercato.
-Prof, non ti arrabbiare. Sto dicendo a Camila, la migliore alunna della diversione, che sarà la mia compagna di lavoro. Questo dovrebbe renderla felice, prof.
-Camila sta con me- Il suono della voce di Lautaro zittì il mormorio permanente dell'aula; sorprese anche la docente.
Camila sperimentò, allo stesso tempo, una costrizione nella gola e il salto del suo cuore. Incapace di staccare la vista dal profilo di Lautaro, avvertì dettagli che non aveva mai osservato, come che il labbro inferiore era grosso e il superiore, più sottile. Come sarebbe essere baciata da quelle labbra? Il pensiero la inquietò e di mosse sulla sedia.
-Sì, sono con Lautaro- Si limitò a confermare, e la delusione che, per un istante, incrociò il perfetto viso di Sebastián le causò soddisfazione.
Senza dubbio, aveva appena messo in rifa l'enorme ego si questo Leone. Si chiese se la sua Luna su Ariete -grazie a Alicia, sapeva qual'era la Luna di Sebastián, anche se non l'Ascendente, per non conoscere l'ora della sua nascita-, che gli dava una personalità aggressivamente competitiva, lo avrebbe impulsato a continuare la guerra. Se questa fosse stata la sua intenzione, lo sguardo impaziente della professoressa di Geografia gli fece cambiare opinione. Si limitò a lanciarle uno sguardo di disapprovazione, che la fece trasalire. Camila sprofondò nel banco. "Non mi parlerà mai più", si disse.
Durante il primo intervallo, cercò un posto solitario per scrivere il suo diario. Da alcuni giorni, motivata da un consiglio di Alicia, aveva incominciato a narrare i momenti della giornata. Si rinchiuse in un'aula. Si accomodò nella parte posteriore, sul suolo, dietro ad alcuni banchi messi l'uno sopra l'altro, in modo che nessuno la vedesse. "Sono furiosa. La mia sorte non può essere peggiore. Sono circondata da una marea di dinosauri. Se Lautaro avesse tardato due minuti per dirmi di fare il lavoro di Geografia con lui, io ora lo farei con Sebastián". Appoggiò la biro sul suo labbro inferiore e rimase a guardare il vuoto. Era davvero tanto arrabbiata? Le conveniva preparare l'esposizione e la monografia con Lautaro, che era molto più applicato, responsabile e intelligente di Sebastián, senza contare la lavorerebbe al pari di lei, mentre l'altro, proprio come un leone, si butterebbe sul divano da dove le darebbe ordini e le direbbe cose inadeguate. Senza dubbio, le conveniva Lautaro come compagno di studi. "Perché Lautaro mi ha chiesto di essere la sua compagna per questo lavoro? Non è arrabbiato con Laura. Li ho appena visti insieme, ridendo! Questo è strano, vedere Lautaro ridere. Sarà che Laura è innamorata di Nicola e per questo vuole fare il lavoro con lui?".
Lo scricchiolio della porta l'allertò. Rimase ferma e trattenne il respiro. Si sporse e vide che si trattava di Ines e Paola. Ines stava piangendo? Parlavano in sussurri e con gesti che indicavano una discussione agitata. Ines girò la testa, e Camila confermò il suo sospetto: stava piangendo; il mascara le aveva rigato le guance. Anche così, era bellissima.
Sentiva pezzetti di dialogo, parole lasciate senza senso. Ines piangeva e balbettava, e le sue parole si confondevano o venivano affogate dal via vai del mormorio proveniente dal patio della scuola. "Mi ha detto di no... Non vuole vedermi... Sebastián... Palestra... Se non fosse per... Sono andata a vederlo dove fa karate". Karate? Ricordò la conversazione di due settimane prima sul treno. "Non ci posso credere che lo hai incontrato al club!", aveva detto Paola. "Ti giuro che è vero!". Le aveva assicurato Ines. "Sono andata al club ed era lì, con un gruppo di karate che doveva fare un'esibizione".
Si chi stavano parlando in quel momento? Di chi parlavano ora? Ines continuava a piangere, e Camila si chiese perché Paola non l'abbracciava e la consolava. Per caso non percepiva l'angoscia e la disposizione della sua amica?
Durante il resto della mattinata, Camila stette attenta ad Ines. Il mascara era tornato al suo posto, e gli zigomi recuperavano un tono salutare grazie al rossore; le labbra carnose e ben delineate risaltavano al lucido del rossetto. Senza dubbio, il trucco non camuffava la sua immagine spenta e triste. Sebastián si impegnava per farla sorridere, anche se finiva dandole fastidio. Risultò evidente che non era un bel giorno per la più bella della diversione quando il professore di Chimica la interrogò e le mise un uno perché non sapeva niente. Durante la lezione, nella quale Camila percepì come proprie l'angoscia e l'umiliazione di Ines, notò gli sguardi che dava a Lautaro. In un modo istintivo, Camila ebbe la certezza che Lautaro l'avrebbe aiutata, cosa impossibile con il professore a pochi metri. Finalmente, Ines tornò al suo banco, pallida e piangente.
Il terzo evento strano ebbe luogo alla stazione del treno, al ritorno a casa. Scoprì Ines da sola, nell'estrema destra della banchina, dove appariva il treno. Le due condizioni la sorpresero: che fosse da sola (dov'era Paola?) e che si fosse ritirata in quel posto tanto solitario; dava l'impressione che sarebbe scesa e avrebbe camminato sui binari. Un presentimento che, secondo Linda Goodman, è proprio delle donne nate sotto il segno del Toro, la fece camminare tra la gente e approssimare pian piano verso la sua compagna. Ines aveva lo sguardo fisso sui binari e stringeva i pugni sui fianchi del corpo.
Prima che si sentisse il clacson del treno, si avvistarono le luci dei fari nel tunnel scuro. Ines girò la testa in maniera lenta e libera, controllò che si avvicinasse e tornò a guardare di fronte a sé. C'era un gesto di risoluzione e coraggio sul suo viso perfetto. Camila si mosse rapidamente e si collocò dietro di lei.
Il fischio delle ruote di metallo sui binari affogava qualunque suono. Il treno sarebbe passato da un momento all'altro. Camila si lanciò in avanti e, senza meditarlo, mantenne Ines per il braccio nell'istante in cui il primo vagone irrompeva nella stazione. Subito, percepì la resistenza della ragazza, che insisteva nel buttare il suo corpo in avanti.
Ma lei non era robusta; strinse la mano intorno al magro braccio si Ines e tirò. La giovane cadde in indietro, su Camila, che dopo un attimo, prese equilibrio e conservò la posizione. Le due ragazze rimasero ferme e rigide mentre il treno occupava il suo posto e i vagoni si succedevano uno dopo l'altro. Ormai Camila non manteneva Ines, questa rimaneva attaccata a lei. La stazione si svuotò, le porte si chiusero e il treno partì.
Camila obbligò Ines a girarsi. Nel passato, non si sarebbe mai azzardata a toccarla; in questo momento, anche se lo faceva con delicatezza, le sue mani erano ferme e sicure. Si rese conto che si sentiva poderosa e superiore, in controllo della situazione, specialmente davanti all'attitudine codarda della sua compagna.
-Non voglio andare a casa- Sussurrò Ines, con voce assente. Camila percepì la dichiarazione come il trapasso di un peso straziante. Presto, si sentì responsabile per questa compagna alla quale aveva guardato da lontano. La osservò, mentre valutava cosa fare. "Le ho appena salvato la vita!", si scandalizzò, al rendersi conto che stava soffermandosi su dettagli stupidi, come, per esempio, che doveva andare a casa a mangiare e cambiarsi per poi andare da Lucio. L'immensità dell'evento si scontrava con le sue abitudini. Lei aveva bisogno delle sue abitudini, era una parte sostanziale della sua personalità.
-Andiamo a casa mia- Rispose alla fine, e si chiese che avrebbe fatto insieme a lei una volta finito di pranzare.
Viaggiarono in silenzio. Camila le lanciava degli sguardi e si chiedeva se veramente Ines aveva tentato di buttarsi un binari come Anna Karenina. Forse si trattava della sua immaginazione.
Dopo un primo momento di sopresa, Josefina si mostrò amabile con la compagna di sua figlia. Le piaceva che avesse invitato un'amica, che tornasse ad essere "normale".
Ignazio era esultante: avere a tavola una bellezza come Ines e ottenere la sua attenzione era più di ciò che un ragazzo di dodici anni potesse chiedere. Camila sentì tenerezza nei suoi confronti, visto che il suo buon umore e i suoi scherzi fecero sorridere Ines e affievolirono la situazione incomoda.
-Ora devo andare a lavorare- Annunciò Camila.
-Tu lavori?
-Sì, tengo a bada il figlio della mia vicina.
-Tutti i giorni?
-Sì.
-Posso venire con te?
-Lo chiederò ad Alicia, la mia vicina. Non credo abbia problemi a farti rimanere con me, ma prima devo chiederglielo. Aspettami qua. Ora torno.
Alicia l'ascoltò serenamente.
-È una mia compagna, la ragazza della quale ti ho parlato.
-Ines o Paola?
-Ines.
-Ajá. Tu non la conosci molto, no? -Camila negò con la testa- E oggi l'hai invitata a pranzo.
-Mi ha detto che non voleva andare a casa.
-A te ti ha detto questo? Mi chiedo perché non lo abbia detto a Paola, che è sua complice -Camila abbassò la vista e si sfregò le mani- Che succede, Cami? Cos'è successo con questa ragazza?
-Non lo so. Non lo so con esattezza.
-Cosa vuoi dire con questo?
-Io credo... Mi è sembrato che stesse sul punto di buttarsi sui binari della stazione- I suoi occhi si riempirono di lacrime. Camila non piangeva mai, era forte. Alicia le asciugò le guance con le mani e l'abbracciò.
-Raccontami cos'è successo.
-Ero sulla banchina della stazione e l'ho vista. Ho sentito una strana sensazione. Ho sentito il bisogno di avvicinarmi. Qualcosa non andava bene. Era sola, nell'estremo della stazione, sembrava quasi che sarebbe scesa e avrebbe incominciato a camminare sui binari. Allora, mi sono messa dietro di lei e, quando il treno di approssimava, l'ho presa per il braccio. E sentivo che lei si tirava in avanti, come se avesse intenzione di saltare. Forse mi sto sbagliando, non lo so. Poi si è girata, piangendo, e mi ha detto che non voleva andare a casa.
-Va bene. Capisco. Dai -L'animò Alicia- Va' a cercarla e portala.
-Grazie, Alicia.
Passarono un bel pomeriggio e in nessun momento si toccò il tema dell'incidente alla stazione né della strana dichiarazione di Ines, che non voleva andare a casa sua. Lucio la conquistò in poco tempo, e addirittura Ines rise tantissimo quando la peste orinò prima che Camila avesse tempo di mettergli il pannolino.
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