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Capitolo 28

Nel Centro dei Turisti, il guardiano del parco e la guida li conducevano attraverso la Quebrada del Condorito, intossicandoli di raccomandazioni.

Camila ascoltava senta prestare attenzione, ipnotizzata per la vista delle mani intrecciate di Lautaro ed Ines. Non poteva credere quello che le stava succedendo e le dispiaceva aver ceduto all'impulso di partecipare a quel viaggio. Ogni tanto, cercava di prestare attenzione: la guida parlava de La Pampilla, del Balcón Norte, dei condor, del tabaquillo, delle Sierras Grandes, della pianura chaco-pampeana, parole che Camila riusciva a comprendere solo con lo sforzo, che si diluiva di fronte al peso della sua tristezza: erano mano nella mano.

Finalmente, incominciarono la camminata che sarebbe durata varie ore. Siccome faceva freddo, si coprì molto, mettendosi perfino la calzamaglia di lano sotto i pantaloni, e finì per avere l'impressione che la sua circolazione sanguigna si fosse fermata.

Era a causa della depressione che la dominava che non apprezzava la natura del luogo?

-Respira profondamente, Cami -La incoraggiò Sebastián, mentre andava al suo fianco- Non noti com'è pura qui l'aria? La guida dice che è per la gran quantità di ozono che c'è.

Non aveva nulla da perdere, perciò Camila accettò con piacere la compagnia di Sebastián ed inspirò per compiacerlo. "Sì", si meravigliò, "qui l'aria è pura e ha un profumo magnifico".

-C'è un posto, dove ci portava mio nonno, nella quale vedevamo i condor atterrare. È bellissimo!

-Che bello- Disse, senza allegria.

-Non essere abbiacchiata, Cami -Le appoggiò il braccio sulle spalle e le diede una stretta amichevole. Divertiti. Tu ed io ci divertiremo insieme in questo posto. Lo conosco come il palmo della mia mano.

-Non sembra molto bello.

-Migliorerà quando arriveranno le parti da scalare. Vedrai com'è bello. Ti sta molto bene questo berretto di lana- Commentò. Per fortuna, Ines e Lautaro erano usciti dal suo campo visuale, e Camila si sforzò di mantenere lo sguardo quieto: non voleva tornare a guardarli. In realtà, il paesaggio andava migliorando e recuperava bellezza, una bellezza vergine e selvaggia. Sebastián l'avvertiva quando passavano degli animali del luogo, coglieva fiori lungo il cammino e glieli regalava.

Pranzarono con i panini e le bevande che Rita, Marisa e la madre di Bianca avevano preso prima di scendere dall'autobus. Camila, con le sue compagne di stanza e Sebastián mangiarono seduti su una roccia, che dominava una vista panoramica e che, per alcuni minuti, li mantenne in una silenziosa contemplazione. Camila si mise gli auricolari dell'MP3 per non ascoltare le persone, nemmeno Morena, Lucrecia e Bianca, onorate dell'attenzione di Sebastián, e si mise in piedi sulla roccia, per elevarsi sugli altri. Come non mai, le mancava la solitudine. "Ciega, sordomuda", di Shakira, suonava al massimo volume e descriveva alla perfezione i suoi sentimenti. Diresse gli occhi al cielo e fece ciò che poche volte aveva fatto nei suoi diciassette anni: pregò. "Aiutami, Signore. Non so che fare".

In quel posto, ebbe la certezza che Dio l'avrebbe ascoltata. Lo sentiva vicino, e, anche se si trattenne dall'alzare le mani al cielo, mosse la testa da un lato all'altro , perchè pensò che, in realtà, non era il vento che accarezzava le sue guance, ma Lui. Quando aprì gli occhi, lo vide da lontano, Lautaro, su una roccia. E, anche se li separava una notevole distanza, non aveva dubbi che stava guardando proprio lei.

-Andiamo a fare pipì tra gli alberi prima di riprendere la camminata -Annunciò Bianca- Vieni, Cami?

Le quattro si addentrarono nel bosco e si dispersero per avere più intimità. Camila, nervosa ed imbarazzata, si guardava intorno. Tardò più delle altre e quando emerse dal bosco, non le trovò. Corsce verso il sentiero, timorosa di non trovarlo, perchè, presto, tutto le sembrò uguale, e non vedeva più l'arbusto dai frutti rossi che aveva incrociato. Si fermò improvvisamente e gridò quando si scontrò con qualcuno.

-Cami! -Esclamò Sebastián- Sono io, non spaventarti. Ti stavo cercando.

-Che succede? Andiamo, forza. Gli altri staranno per andarsene.

-Aspetta, voglio proporti una cosa.

-Cosa? Dai!

- Separiamoci dal gruppo un attimo. Voglio mostrarti un luogo fantastico dove ci portava sempre mio nonno.

-Nemmeno pazza!

-Ascolta, non essere cattiva. Ho appena parlato con la guida e mi ha detto che non passeremo per di lì. Ti piacerà tantissimo, te lo prometto. Dopo li raggiungiamo. Io so come arrivare dove stanno andando gli altri.

-Sicuro? E se Rita si accorge che non ci siamo? Ci ammazzerà!

-Davvero? Cosa possono farti? Cacciarti da scuola? -Rise Sebastián- Cami, Cami, prendi la vita troppo sul serio. Rilassati un po' e lasciati andare. Non fai mai nulla spontaneamente, senza pensarci?

Pensò a Lautaro, ad Ines, alla sua voglia di liberarsene, e accettò.

-Andiamo.

Intrapresero l'avventura. Corsero per i primi minuti, fino a quando Camila rallentò il passo.

-Tu sei molto atletico, ma non è il mio caso. Io non entrerei in una palestra nemmeno sotto minaccia.

-Va bene. Camminiamo.

-Siamo molto lontani? Non voglio tardare troppo. Morirei se si rendessero conto che siamo scappati.

-Perchè?

-Perchè stiamo trasgredendo una regola.

-E ti fa sentire male, giusto?

-Sì, e non lo sopporto- Ammise, con un sorriso.

-Per questo non bevi, non ti droghi, non fumi.

-Questo non lo faccio perchè non sono idiota.

-Ay! Questo ha fatto male.

-Mi dispiace, ma ho un pregiudizio contro quelli che si riempiono il corpo di porcherie per evadere o dimenticare che hanno una famiglia devastata.

-Da dove sei uscita, Camila?

-Ti sembro strana, vero?

-Mi sembri una dea.

Camila abbassò lo sguardo e sorrise, un sorriso intimo, che comprendeva solo lei. "Ay, Sebastián, mi sarei sciolta se me lo avessi detto sei mesi fa. Ora non mi si muove nemmeno un capello". Con Sebastián raramente si parlava seriamente e non si raggiungeva mai la conclusione di un tema. Ricordò il dialogo che avevano avuto a scuola dopo quel fatidico sabato in discoteca, uno dei più seri che ricordava tra loro e che le aveva dimostrato che era un ragazzino immaturo. Lo comparò con Lautaro e si pentì di aver accettato di accompagnarlo in quest'avventura.

-Sebastián, fermiamoci, per favore. Mi gira la testa.

-Cos'hai, principessa?

-È che sono ancora un po' debole e questa scalata mi sta sfinendo.

-Manca poco. Dai.

-No, torniamo, per favore. Ci siamo già allontanati troppo.

-Tornare indietro quando siamo a pochi minuti dal vedere il luogo più allucinante del parco? Neanche morto! Se vuoi, camminiamo più lentamente.

Sulla cima di una sporgenza, il cammino presentò la prima spaccatura seria e sarebbero dovuti scendere per una crepa ripida e chiusa. Camila calcolò che sarebbero dovuti scendere per tre metri. Dove si sarebbero appoggiati?

-Ecco, -Disse- siamo arrivati fino a qui. Torniamo indietro. Non ci penso nemmeno a scendere la giù.

-Non essere codarda. Guarda, si fa così: ti siedi e scivoli come su uno scivolo...- Il discorso di Sebastián proseguì con un grido quando i tacchi degli stivali con la quale controllava la discesa lo fecero scivolare fino a giù.

-Sebastián! -Si terrorizzò Camila, e si sporse nella crepa- Sebastián!

-Sto bene, sto bene -Disse, seduto a terra su un ruscello- Bagnato e orgoglioso, ma... Merda!

-Cosa succede?

-Mi si è bagnato il cellulare. Merda!

-Andiamo! Sali, per favore! Ora sì che torniamo. E non si discute.

-Sì, sì, arrivo.

Nel rialzarsi, Camila notò che qualcosa era cambiato; lo percepì nell'aroma dell'aria, nell'umidità che sentì, nel vento, che si agitò e si raffreddò. Si sfregò gli occhi perchè vedeva come attraverso un velo. Quando tornò ad aprirli, il cuore le saltò nel petto e il panico te irrigidì i muscoli: una nebbia spessa, tanto che non vedere più lontano di un metro, si era appesantita sulle rocce e volava come un fantasma.

-Sebastián! Non ti vedo! Dove sei?

-Non impazzire, Camila. Sto salendo. Nemmeno io vedo un cazzo.

-Dio mio, Sebastián! Come faremo? Non vedo nulla!

Sebastián emerse tra la nebbia.

-La prima cosa che farai è calmarti.

-Sì, hai ragione. Perdonami.

-Prendimi la mano e torniamo.

-Non lo so, Sebastián. Credo che dovremmo rimanere qui fino a quando la nebbia si alzi. Non conosciamo la terra e non vediamo nulla. Potremmo ammazzarci.

-Io sì che conosco il terreno e non...

-Shhh!- Mormorò Camila.

-Cosa...?

-Zitto! Lasciami sentire.

Non si sbagliava: qualcuno gridava il suo nome. Quasi s'inginocchiò, alleviata.

-Lautaro -Gridò- Lautaro, sono qua!

-Non ti muovere da lì! Non fare un passo! Continua a chiamarmi. Vengo verso di te.

-Qua, qua!- Esclamò fino a vedere una macchia rossiccia e lanciarsi contro essa.

-Non correre!

Camila si fermò ad un metro da Lautaro, non perchè glielo avesse ordinato, ma perchè, come un ceffone, le arrivarono le scene di quel giorno: il bacio con Ines nella sala e la camminata mano nella mano.

-Cosa cazzo ci fai qua? Sei pazza!

-È con me, Lautaro- Sebastián avanzò e si materializzò nella nebbia.

-Sì, lo so che era con te. Sei deficiente o cosa? Come ti è venuto in mente di separarla dal gruppo?

-Sebastián mi voleva mostrare un bellissimo luogo che conosce -Spiegò goffamente- Lui veniva sempre qua da piccolo. Conosce bene il posto.

-Col cazzo che lo conosce, Camila! Questi posti li conoscono solo gli esperti. Un infelice di Buenos Aires si perderebbe mettendo piede fuori dal sentiero. Non parliamone se poi viene la nebbia, come ora! Cazzo, Camila! Ti strangolerei!

-Nessuno ti ha chiesto di venirmi a cercare! Nessuno! Quindi torna da dove sei venuto. Torna con la tua Ines. O l'hai portata? Ines, siamo qui, piccola!

-Zitta.

-A me non...

-Zitta!

-Non gridarle!

-Non litigate, per favore!

-Lasciatemi pensare a cosa cazzo dobbiamo fare.

-Non so cosa pensi di fare tu, Lautaro, ma Camila ed io torniamo.

-Camila non va da nessuna parte. Rimane qua, con me.

-Ah! Non farmi ridere. Andiamo, Cami- Disse, ed estese la mano attraverso la nebbia.

Camila la osservò, immersa nella pena, prima di alzare lo sguardo e dire:

-Sebastián, credo che Lautaro abbia ragione. Sarà meglio che rimaniamo qua fino a quando la nebbia non si alzi. Non si vede niente.

-Vieni o non vieni?

-Rimango con lui.

-Okay.

-Sebastián, non essere stupido. Non andartene. È pericoloso.

-Grazie del consiglio, boy scout, ma so badare a me stesso. Ciao.

Camila e Lautaro rimasero l'una di fronte all'altro. Non si toccavano, anche se l'intensità con la quale si guardavano provocava in loro brividi, gli stessi che avrebbe causato loro una carezza sulla pelle nuda e crespa. Il silenzio si apriva man mano che i rumori dei passi di Sebastián si allontanavano. Il bisogno di toccarlo tornò insopportabile per Camila, e preferì rompere il mutismo e commettere un atto che l'avrebbe umiliata.

-Perchè sei qua?

-Perchè non ti trovavo da nessuna parte. E Bianca mi ha detto che ti aveva vista allontanarti in questa direzione con Sebastián.

-E?

-Sono diventato matto dalla preoccupazione.

-Perchè? Tu ed io non siamo più nulla. Questa mattina, più che mai, mi è rimasto chiaro. Ho captato il messaggio, Lautaro. Molto eloquente il tuo comportamento.

-Camila...

-E che hai fatto con la tua Ines? Non ti starà cercando la poveretta?

-Sa che sono venuto a cercarti.

-Ah, sì? Non ha dovuto farle molto piacere.

-La verità è no.

Un grido li mise in allerta.

-È Sebastián!

Lautaro la fermò afferrandola per le spalle.

-Non ti permettere di muoverti!

-Lasciami, Lautaro! Devo andare! Gli è successo qualcosa!

Le grida di Sebastián si propagavano nell'aria carica di umidità.

-Non ti muovere, ho detto. Ascoltami bene. Andiamo a cercarlo, ma io dirigerò il cammino e tu camminerai esattamente dove camminerò io. Capito!- La scosse, e la testa di Camila, ancora sensibile, prese a farle male.

-Sì, sì, va bene. Cosa stai facendo?

-Mi metto lo zaino sul petto così non ti ostacolerà la visione dei miei piedi. Perchè sono i miei piedi che devi guardare adesso. Hai capito?

Con fare autoritario e brusco, la obbligò ad intrecciare le dita con quelle di lui - le stesse che momenti prima aveva intrecciato con quelle di Ines - e la trascinò verso uno spessore bianco che poteva finire in un precipizio.

-Sebastián, non smettere di gridare! Stiamo venendo!

A Camila, il percorso parve eterno, e grida di Sebastián, da brividi. Mancando poco per raggiungerlo, voleva girarsi e scappare. Non sapeva cosa li avrebbe aspettati. E nell'istante in cui vide la gamba di Sebastián in una posizione innaturale, confermò i suoi sospetti. Si sostenne con entrambe le mani al braccio di Lautaro e sporse la testa in avanti. Lautaro le prese il viso tra le mani e parlò vicino alle sue labbra.

-Amore mio, -Sussurrò- ho bisogno che tu sia coraggiosa adesso. Ha una frattura esposta e soffrirà molto. Ha bisogno che rimaniamo tranquilli e sereni. Posso contare su di te?

-Come sai che ha una frattura?

-Vedi come si alza la tela dei pantaloni lì, nella gamba?

-Non lo vedo bene. La nebbia... Ah, sì- Disse.

-Camila, amore, posso contare su di te? Ho bisogno che tu sia forte e tranquilla.

Camila annuì, più in un atto meccanico che cosciente, e Lautaro le sorrise prima di appoggiare le labbra sulle sue. Non fu nemmeno un bacio, ma un semplice contatto, leggero e soave; nonostante ciò, per lei, fu come una scarica elettrica, che la fece tornare in vita.

Sebastián era rimasto mezzo appeso, il viso rivolto al cielo e la gamba sinistra tra le pareti di una roccia.

-Aiutatemi ad uscire da qui!

-Sebastián, calmati. Ora ti tiro fuori -A Camila tranquillizzò il dominio che la voce di Lautaro trasmetteva- La prima cosa che ti chiedo di fare è di non muoverti.

-Hai un cellulare? Il mio si è bagnato quando sono caduto nel ruscello.

-Sì, ho il cellulare, ma non serve adesso. Qui non c'è segnale.

-Vaffanculo! Che posto di merda!

Camila comprese subito che non sarebbe stato semplice scendere. La nebbia, che diventava sempre più spessa, impediva loro di capire dove si trovavano.

-Sebastián, hai il busto appoggiato a terra? Ho bisogno di sapere dov'è il suolo.

-Mi sto sostenendo con una mano, è appoggiata su una superficie piana. Non è terra, ma pietra.

-Scendo.

-Come scenderai?- Chiese terrorizzata Camila, che non ottenne risposta.

Lautaro, assorto, frugava nel suo zaino, la quale, questa mattina, era stato oggetto delle burle di Sebastián per la sua grandezza. "Hey, boy scout! Cosa porti lì dentro? La tenda?".

Estrasse una corda giallo fluorescente, e scelse una roccia stretta, di solido aspetto, per legarla. Si mise lo zaino in spalla e scese lungo la roccia. Passò accanto a Sebastián e poco dopo, appoggiò il piede nel suolo duro. Camila trattenne il fiato e non chiuse occhio fino a quando Lautaro gridò che stava bene.

-Camila, ora devi scendere tu. Ho bisogno di te per tirare fuori Sebastián.

Anche se la spaventò l'idea di precipitarsi il quel pozzo inondato dalla nebbia, la impulsò il bisogno che aveva di stare con lui, di abbracciarlo e di sentirsi sicura.

-Prima, -Le indicò Lautaro- lega il tuo zaino alla corda e fallo scendere, così non avrai peso in più -L'operazione durò pochi minuti- Ce l'ho. Ora, scendi piano. Io ti aspetto.

"Sono forte, sono del Toro, sono forte", s'incoraggiava, mentre stringeva la cora e scendeva. Le mani di Lautaro le afferrarono prima i polpacci, poi le gambe e per ultimo i fianchi. Si abbracciarono in silenzio, e Lautaro la separò velocemente: doveva liberare la gamba di Sebastián.

-Non sappiamo se l'osso ha rotto una vena -Parlò Lautaro- perchè, grazie alla posizione nella quale sei, il sangue ora non passa per di qui. Quindi, quando ti libereremo la gamba, la manterremo in alto, almeno fino a quando non vediamo se c'è un'emorragia molto estesa.

-Sei anche un medico, boy scout?

-E hai ancora il coraggio di infastidirlo!- S'infuriò Camila.

-Cerco di non metterlo sul drammatico, Cami.

-Prendi, -Indicò Lautaro- mordi questo- E gli diede una piccola agenda imbottita.

-Perchè?

-Così non ti romperai i denti. Farà molto male, Sebastián.

Ogni intento per liberare la gamba faceva tanto male, che Sebastián finì per svenire. Camila si sedette sulle sue cavigle e gli sostenne il busto.

-Lautaro, ho della crema per le mani nel mio zaino. Perchè non gli ungi i lati del pantalone e anche la pietra per fare in modo che scivoli più facilmente?

-Idea fantastica.

-È un barattolo bianco. È nella tasca esterna.

Sebastián riprese coscienza, e Camila gli ordinò di mordere l'agenda con i denti. Sebastián senza aprire bocca, mentre Lautaro manovrava per liberargli la gamba. Si afferrò alle mani di Camila fino a quando questa temette che potesse romperle le falangi. Raggiunto l'obbiettivo, Sebastián vomitò sulla roccia, poi perse coscienza di nuovo. Lautaro si servì di un coltello Victorinox per strappare il pantalone e scoprire la ferita.

-Oh, mio Dio!- Esclamò Camila di fronte alla visione dell'osso proiettato verso l'esterno. Ebbe un conato.

-Respira profondamente, amore mio. Forza. Guardami. Per favore, Camila, ho bisogno che tu stia qui, con me. Pensaci in maniera fredda. L'osso è lo stesso che abbiamo tutti. Ha rotto la pelle ed è uscito. Questo è tutto. È logico, tenendo conto della caduta. Pensa a questo e respira profondamente.

-Cosa facciamo, Lautaro?- Singhiozzò.

-Intanto, curiamo la ferita e rimettiamo l'osso al suo posto.

-Cosa? Nemmeno morta!

-In un corso del primo soccorso che ho fatto l'anno scorso con gli scout, ci hanno parlato delle fratture esposte e ci hanno mostrato come far tornare l'osso al suo posto. Ci penso io.

-Sì, certo. Tu hai il coraggio di fare qualsiasi cosa, ma io, no.

-Dobbiamo rimettere dentro l'osso, altrimenti, come cacchio faccio a fasciarlo? -Appoggiò il pollice sul polso di Sebastián- Il suo battito è normale.

-Come lo sai? Io non ho idea di quanto sia normale!

-Tra sessanta e ottanta al minuto. Lo so perchè a karate ci obbligano a contare i battiti. Sebastián è in buone condizioni fisiche. Resisterà. Tieni pronta l'agenda nel caso si svegli mentre gli sistemo l'osso. Gliela metti tra i denti.

-Lautaro, ho paura.

-No, no. Forza.

La cosa più difficile fu tirargli via lo stivale, e Sebastián si svegliò a causa del dolore.

-Cazzo, Sebastián! Non hai pensato di mettere qualcosa di più appropriato per venire a camminare in montagna?

-Lautaro, figlio di puttana!

-È meglio che ti prepari, perchè questo è solo l'inizio. Camila, mettigli l'agenda tra i denti. Passami la valigetta. È lì- Segnalò una tasca al lato dello zaino. Camila gli passò una cassetta bianca con una croce rossa sopra. Lautaro si disinfettò le mani con l'amuchina in gel e bagnò la punta dell'osso con uno spruzzo di disinfettante iodato. "Pervinox", lesse Camila. Lautaro sostenne il piede di Sebastián ed esercitò una lieve trazione per allineare l'osso. Le urla del ragazzo provocarono la fuga degli uccelli.

-Sebastián, non ti muovere!

-Non lo sopporto!

-Dovrai sopportarlo.

-figlio di puttana, vuoi togliermi la gamba! Mi lascerai senza la gamba!

-Rimarrai senza gamba se non faccio questo, imbecille.

-Figlio di puttana! Figlio di puttana!

-Mordi l'agenda e sta zitto!

Camila osservava la scena senza rendersi conto che stava stringendo le spalle di Sebastián. Voleva distogliere lo sguardo da quell'orribile spettacolo e non ci riusciva; era ipnotizzata dalla delicatezza e, allo stesso tempo, dalla fermezza con la quale Lautaro lavorava, e per il modo in cui l'osso andava ad introdursi nel taglio della pelle fino a scomparire. Sul punto di vomitate, riempì i polmoni d'aria e calmò la turbolenza nel suo stomaco. Si rese conto che Sebastián non gridava; era svenuto di nuovo. Lautaro tornò a sentire le sue pulsazioni.

-Lautaro, non posso credere che lo hai fatto. Non ci posso credere.

-Ora devo disinfettare la ferita. Nel corso del primo soccorso, ci hanno detto che la cosa più importante è evitare l'infezione.

Lautaro tornò a disinfettarsi le mani, e ordinò a Camila di fare la stessa cosa. Bagnò la ferita con l'antisettico e la fasciò. Con il coltellino, tagliò un pezzo della borsa, e la disinfettò e bagnò con l'antisettico.

-Cosa vuoi fare?

-Copro la fasciatura con questo pezzo di stoffa per non farla bagnare. Taglia dell'altra cinta adesiva.

-Perchè dovrebbe bagnarsi?

-Magari incrociamo un ruscello, un fiume o magari pioverà.

-Credi che debba ricoverarsi?

-No, in realtà no -Ammise- Abbiamo avuto la fortuna che non si sia rotta una vena. Non so cos'avremmo fatto altrimenti. Ora devo fermargli l'articolazione della caviglia e quella del ginocchio, ma non vedo rami qui. Nebbia di merda!

Camila allungò il braccio e lo prese per mano. Lautaro alzò la testa e la guardò.

-Lautaro, sta tranquillo. Hai già fatto la cosa più importante. Gli hai sistemato l'osso, Dio solo sa come, e gli hai disinfettato la ferita. Quando se ne andrà la nebbia, cercheremo i rami. Sono orgogliosa di te.

Lautaro le accarezzò la guancia con il dorso della mano, che odorava di alcol.

-Camila...

Lo interruppero i lamenti di Sebastián, che si svegliò e subito prese coscienza del penetrante dolore al polpaccio.

-Non ti muovere, Sebastián! Camila, prendilo! Non deve muoversi! Merda, Sebastián!

-Merda! Pulsa come la fottuta puttana!

-Sebastián, mordi questo -Camila gli mise di nuovo l'agenda tra i denti e gli prese la mano. Intanto, Lautaro prese tre pastiglie di un blister. Era paracetamolo.

-Gliene dai tre?

-Con il peso e la grandezza di Sebastián e con la ferita che ha, tre non gli faranno nemmeno il solletico.

-Che incoraggiamento, Lautaro.

-Ti calmeranno. Appena torna a farti male, te ne diamo altre tre.

In hotel, Camila aveva riempito la sua bottiglia con mate caldo e zuccherato. Servì un po' per far ingoiare le pastiglie a Sebastián. Lo aiutò ad alzarsi e a bere, mentre Lautaro si occupava di mantenere la gamba immobile.

-Appena se ne andrà la nebbia e troveremo della legna, ti stabilizzerò.

-Lautaro -Lui, che sistemava la valigetta, alzò la testa- Grazie tante. Davvero. So che è stata una cosa del cazzo che ti è toccato fare. Io non ne avrei mai avuto il coraggio. Grazie.

-Di nulla. Per questo esistiamo noi boy scout, no?

Sebastián fece una risata, che morì subito quando una nuova corrente di dolore lo percorse fino all'inguine. Cercarono di metterlo comodo: gli misero una giacca sotto la testa e gli alzarono la gamba rotta con l'aiuto del suo zaino per diminuire i fastidiosi battiti.

-Sei bagnato.

-È caduto in un ruscello giusto prima che ci trovassi- Spiegò Camila.

-Questo non mi piace. Sta diventando freddo.

-Non ho una muta. Ho portato solo una maglia.

-Cosa ti sei bagnato? Il pantalone e poi?

-In realtà, solo il pantalone. E un po' le maniche del cappotto,

-Mi dispiace, Sebastián, ma devi tirarti via i pantaloni.

-Mi farà un male boia.

-Tirarti via il pantalone non sarà un problema. Quello che ti fotterà sarà quando ti avvolgerò le gambe con una manta. Farò attenzione.

-E se lasciamo che si asciughi da solo, senza tirarlo via?

-Se rimano con questo bagnato addosso, ti verrà una polmonite.

Lautaro finì per strappare il pantalone al lato della gamba rotta e liberò, senza troppa difficoltà, l'altra. Camila diede loro le spalle e stirò il pantalone, mentre Lautaro avvolgeva le gambe gelate di Sebastián in una manta che estrasse dal suo zaino; era stata legata così piccola che Camila si sorprese nel vederla diventare tanto grande.

-Non avrai mica una tenda lì dentro, vero?- Affannò Sebastián, con la fronte imperlata di sudore.

-Magari ne avessi una. Quando potrò accendere un fuoco, faremo asciugare il tuo pantalone e il cappotto. Per ora, rimane solo da aspettare.

Caddero in un silenzio che non aveva nulla di imbarazzante, ma che parlava della stanchezza dei loro corpi e dei loro spiriti. Camila si sedette e riposò la testa sulla roccia alle sue spalle. Le facevano male le gambe e il freddo della roccia le saliva lungo i fianchi. Era scomoda e si sentiva debole; nonostante ciò, era felice, solo perchè Lautaro era a due passi da lei. Lo osservò senza moderazione, approfittando del fatto che si stava concentrando in un piccola bussola, e il suo amore per lui le colpì il petto e le risvegliò le farfalle nello stomaco. Chiuse gli occhi perchè le bruciavano. "Ti amo, Lautaro", si disse, prima di addormentarsi.

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