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Capitolo 25

-Quale parte di "non m'interessa, sta zitto" non capisci, Ignacio?- S'infuriò Camila, mentre Ignacio si impegnava a raccontarle i dettagli del programma, mentre lei faceva gli esercizi di ginnastica.

-È che Lautaro è stato fenomenale, Cami. Non posso credere che hai visto il programma!

-Dovevo studiare molto.

-Non ha sbagliato neanche una risposta. È un mito! È passato alla finale di domani con altri quattro. Domani sceglieranno il campione. Di sicuro vincerà lui.

-Sì, sicuramente- Disse con accento sarcastico.

-Tu e lui non state più insieme?

-E a te cosa importa, ficcanaso?

-Te lo chiedo perchè, quando il presentatore gli ha chiesto se aveva la ragazza, -Camila, che faceva gli addominali, sentì stringere la bocca dello stomaco- lui ha detto di no.

Il nodo diventò intollerabile. Rimase distesa a terra, aspettando che il dolore se ne andasse.

Il martedì mattina, Camila non aveva un minimo di voglia di entrare il classe. "Tu sei forte, Camila", si disse, evocando le parole di Alicia. Inspirò profondamente e salì di corsa le scale della scuola.

S'incontrò con la scena che, più o meno, si aspettava di vedere: tutti circondavano Ines e Paola e facevano loro mille domande. Le domande andarono sfumandosi quando si resero conto che era arrivata e si stava sedendo al suo posto. Con la coda dell'occhio vide Ines avvicinarsi.

-Allora, Cami? Cosa si prova quando te la fanno in televisione? Perchè, quando il presentatore ha chiesto a Lauti se...

-Ines, perchè non la smetti di rompere il cazzo?- Sebastián si mise tra loro per dividerle. Da quella posizione, Camila vedeva solo le spalle muscolose del più bello della compagnia.

-Non t'intromettere, Sebastián.

-Lasciala stare.

Camila la sentì insultare a bassa voce ed allontanarsi. Sebastián si girò e le fece un sorriso tra il timido e l'imbarazzato, molto rara in lui.

-Grazie- Mormorò Camila.

Al primo intervallo, Sebastián si sedette a terra, insieme a lei.

-La verità, Cami, è che è stato tutto una merda.

-A cosa ti riferisci?

-A come sono andate le cose tra noi. E non immagini quanto mi fa incazzare perchè tu mi piaci moltissimo. Bah, è più di questo. Sono pazzo di te.

Sebastián alzò lo sguardo e lo posò sugli occhi color cioccolato di Camila, la cui limpida serenità li faceva diventare ancora più belli. A Camila le sorprese la confessione del più bello della compagnia non le provocasse niente, a parte un po' di vanità, che se ne andò subito per lasciare il vuoto.

-Perchè me lo dici?

-Perchè ora tu e Lautaro vi siete lasciati...

-Ma io continuo ad amarlo -Disse. Sebastián alzò le sopracciglia e spalancò gli occhi- È vero, Sebastián, lo amo ancora. E giocherei con te se accettassi la tua proposta.

Sebastián inclinò la testa nel buco che formavano le sue braccia sulle ginocchia. Camila pensò che era bello in quella posizione. Nonostante ciò, dopo aver passato tutto quel tempo con un ragazzo come Lautaro, Sebastián le pareva innocuo.

-Ti ammiro, Camila,

-Perchè?- Disse lei, sorpresa.

-Quello che più mi piace di te è che non ti rendi conto di ciò che provochi.

-Non ho provocato nulla in te l'anno scorso. Nemmeno sapevi che esistevo.

-Certo che sapevo che esistevi, ma ti mostravi così orgogliosa e stronza, che avevo paura mi avresti tagliato la faccia.

Camila scoppio in una risata, di fronte alla sua dichiarazione. Sebastián la imitò.

-Ti chiedo scusa per averti dato quest'impressione.

-Vedi? Questo mi piace di te.

-Cosa?

-Che dici: "Per averti dato quest'impressione". Nessuno parla così.

-Sono una freaky, no?

-Sì, sei abbastanza freaky, però mi piace anche questo. Per essere educata, e per parlare bene, e per sapere l'inglese.

-Non dimenticarti del francese.

-Merda, è vero, sai anche parlare il francese. E mi fa impazzire che tu non dica parolacce e che sia studiosa.

-Sono un esempio di virtuosismo.

-Credo di sì. Non ho idea di cosa voglia dire "virtuosismo".

-Non importa- Disse Camila, ridente.

-Mi piacerebbe essere amici.

A punto di accettare l'offerta, rimase in silenzio. Ormai non era più l'immatura d'inizio anno. La vita le aveva insegnato che non doveva reazionare impulsivamente alle iniziative, ma a valutarle passo per passo.

-Amici? Vedremo.

Quel martedì, che, grazie a Sebastián, era trascorso abbastanza bene, finì molto male. Intorno alle sette di sera, Camila tornò dalla casa di Alicia e s'incontrò con un Ignacio pimpante.

-Lautaro ha vinto le olimpiadi! Ha vinto duemila dollari e un viaggio per tutta la classe a Córdoba!

Camila lo guardò, stupefatta, e, senza aprire bocca, andò in camera sua. Si sedette sul bordo del letto, devastata. Non la rattristiva il fatto che avesse vinto, al contrario; sapeva lo sforzo che aveva fatto per conquistare la vittoria; se la meritava. Pensava alle conseguenze di quel trionfo, agli sguardi che le avrebbe lanciato, alle mostre d'affetto che Ines gli avrebbe dato e come gliele avrebbe sbattute in faccia. Si chiese se fosse stato appropriato andare a Córdoba. Dopotutto, era lui il padrone del viaggio.

-Cami?- Ignacio entrò nella sua camera.

-Uy, ma quanto rompi! Non capisci che mi fa male quando mi racconti di Lautaro?

-Non vengo a raccontarti di Lautaro. Vengo a dirti che ti è arrivato un altro anonimo nel mio Facebook.

-Cancellalo. Ti ho già detto che non li devi vedere e li devi cancellare.

-Credo che questo dovresti venire a vederlo.

-Perchè?

-Vieni- Insistette.

Nemmeno la presenza di suo fratello le impedì di gridare d'amarezza al vedere l'immagine di Lautaro ed Ines baciarsi in boccia. Lui la sosteneva e la baciava con passione. Risultava chiaro che la foto era stata scattata nello studio, durante il festeggiamento per il trionfo di Lautaro. Sonochisono aveva scritto: "I mieli della vittoria". Con il cuore che le colpiva il petto e il flusso sanguigno che le scorreva nelle orecchie, quasi non sentì la sua stessa voce quando ordinò a Ignacio:

-Stampala.

Si sentiva male. Si era alzata con la nausea e un dolore alla nuca. Le faceva male tutto il corpo. Si sentiva indolenzita. Nonostante ciò, quel mercoledì le aspettava una missione importante, quindi avrebbe unito tutte le sue forze e l'avrebbe compiuta. Camminava con attenzione e a passi lenti perchè le girava la testa. Si fermò nel corridoio, senza riuscire ad avanzare a causa della gente che si ammassava alla porta dell'aula. Era stata stupida a non prevedere che la scuola intera avrebbe voluto congratularsi con il vincitore delle Prime Olimpiadi di Matematica e Fisica. Priama era un nerd. Ora, è un eroe che tutti vogliono toccare solo perchè è comparsi in televisione! Che stupida la gente!".

Si aprì passo a spintoni e chiedendo il permesso fino a raggiungere il banco di Lautaro. Aspettò che finisse di firmare un autografo ad una del secondo anno, che gli balbettava stupidaggini. Camila non dava credito ai suoi occhi. "Sta firmando un autografo!". Era peggio di ciò che aveva immaginato. Il mondo era diventato completamente pazzo?

Nessuno si era reso conto della sua presenza fino a quando Lautaro non la guardò. Ci fu un momento di sorpresa sul suo viso, che però nascose subito. Camila colpì violentemente il banco per depositare la stampa a colori della fotografia inviata da Sonochisono davano a lui.

-Spiega alla persona che esce con te che noi stiamo più insieme, così la smette di inviarmi anonimi e di molestarmi. E, per favore, dimenticati dell'e-mail che ti ho inviato domenica- Si girò e s'incamminò verso la porta. Tutti erano rimasti in silenzio e si spostavano per farla passare. Camila pensava a sua nonna, alla sua serenità, e si sforzò di imitarla nel momento più duro della sua vita. Lei, che detestava essere al centro dell'attenzione, si era collocata al centro della tempesta. La scena che era appena terminata era degna di una telenovela.

Il bagno era vuoto, così vomitò tutto quello che aveva ingerito durante la colazione - un tè con latte - senza preoccuparsi dei rumori degeneranti. Si sciacquò la bocca e gli occhi e, nello studiare la sua immagine riflessa allo specchio, seppe che si era ammalata.

-Mi sento molto male- Disse all'infermiera.

-Siediti qui -Le indicò Marisa, e le mise la mano sulla fronte- Uy, cuoci di febbre!

Le mise il termometro sotto il braccio e, mentre aspettava che il mercurio salisse, le preparò una tachipirina, che Camila prese con due bicchieri d'acqua. Aveva sete.

-Hai trentanove di febbre!- Si preoccupò la donna.

-Mi sento molto male- Ripetè.

Siccome Josefína non poteva andare a prenderla e Juan Manuel era a San Justo, Nancy, la portinaia, l'avrebbe accompagnata in taxi fino a casa sua. Rita e Nancy la sostennero fino ad accompagnarla in strada. Dopo il suono della campanella, la scuola si era silenziata, e si sentivano solo le voci elevate dei professori nella aule. Nel suo tragitto verso l'uscita, passarono davanti alla stanza dei computer. Era vuota, ad eccezione di una persona.

-Cosa ci fai lì, Lautaro? -Gli chiese Rita- Perchè non sei in classe?

Camila girò il collo con fatica - il dolore alla nuca era insopportabile - e lo vide: Lautaro fissava lo schermo e si sosteneva la testa con le mani; sembrava sopraffatto. "Ormai non m'importa più", si convinse, e proseguì verso la strada.

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