Capitolo 13
Fecero merenda con Ximena e Brenda e tornarono in camera di Lautaro per finire di aprire il profilo di Facebook di Camila. Brenda di unì a loro.
-Lautaro -Si lamentò sua sorella- Se continui ad accettare ogni norma privata, Camila potrà avere contatti solo con te.
-Questo è quello che pretendo- Disse, serio.
-Perchè?
-Come perchè?
-Mi riferisco al perchè Camila dovrebbe avere contatti solo con te.
Camila li osservava parlare di lei come se non ci fosse e si sentì onorata.
-Perchè è la mia ragazza e non voglio condividerla con nessuno.
Brenda diede un paio di sguardi a Camila e a suo fratello.
-Sì? Davvero state insieme? -Camila annuì, e rispose con un sorriso a quello di Brenda- Allora, Lautaro, non essere così boscaiolo! Sembri un musulmano.
Alla fine e grazie agli interventi di Brenda, il profilo venne definito in modo che qualsiasi persona avrebbe potuto contattare, mandare messaggi privati e l'amicizia a Camila. Lautaro non si scomodava a far notare il suo fastidio e Brenda gli commentò.
-Fidati di lei, Lautaro.
Circa alle otto di sera, Camila rifiutò l'invito di Ximena per la cena e annunciò che se ne sarebbe andata. Lautaro e Nahuel l'accompagnarono fino a casa sua. Camminavano lentamente e si goderono la serata.
-Perchè non ci sono le stelle in cielo?- Chiese Camila.
-Per le luci della città. Sono tante e così potenti che rendono opache quelle del cielo.
-Sul serio?
Lautaro annuì.
-I telescopi giganti vengono costruiti in luoghi deserti. Lì il cielo è pieno di stelle.
-Un giorno mi piacerebbe vedere un cielo pieno di stelle. Non ne ho mai visto uno. E tu?
-Io sì.
Quella notte, prima di mettersi a dormire, Camila accese a Facebook. Lautaro le aveva scritto: "Buona notte, amore mio". Era la prima volta che la chiamava "amore mio". Chiuse gli occhi ed provò ad immaginarlo pronunciare quelle parole. Come avrebbe mosso le labbra? Come suonerebbe la sua voce? Quale sarebbe la sua espressione?
Gli rispose: "Good night, my love. Bonne nuit, mon amour".
"Lunedì mattina", ricordò nello svegliarsi, e sospirò. Incominciava la settimana. Suo padre se n'era andato il giorno prima e presto avrebbe chiesto il divorzio a sua madre, che non sarebbe mai più tornata a sorridere. La notte scorsa, Josefina non aveva né guardato, né parlato ai suoi figli, e si limitava a rispondere alle domande con i movimenti della testa. Camila la notava strana e si chiese se aveva preso una pastiglia per i nervi.
Riunì le forze per abbandonare il letto e pensare a Lautaro. "Stiamo insieme", si disse, e l'idea la fece sorridere, anche dopo aver condiviso una triste colazione con Ignacio e Josefina.
Lautaro la stava aspettando alla porta dell'edificio. Non si mise a correre, né lo abbracciò perchè Ignacio era con lei. Gli sorrise e camminò verso di lui con il cuore a mille.
-Ignacio, ti presento Lautaro, un compagno.
-Ciao, Ignacio- Lautaro estese la mano.
-Ciao- Rispose, con timidezza.
Durante la camminata fino alla stazione, Camila raccontò a Ignacio che Lautaro faceva karate, ciò che scatenò una serie di domande che Lautaro rispose con pazienza e buon umore. Con Ignacio, si salutarono poco dopo. A quell'ora, i vagoni erano pieni; ovviamente, Camila riuscì a prendere un posto vuoto e lo occupò. Lautaro si sedette di fronte a lei e non la guardò durante tutto il viaggio. Si mantenne attento a chi la circondava, come se aspettasse che qualcuno facesse uscire un'arma e la uccidesse. Camila gli dava sguardi ansiosi e si chiedeva se questo suo comportamento era dovuto al fatto che non lo aveva presentato come il suo ragazzo ad Ignacio.
"Si siederà con me o continuerà a stare di fianco a Laura?".
-Ti piacerebbe venire alla casa dove lavoro oggi pomeriggio per finire il lavoro di Geografia?- Gli chiese alle porte della scuola.
-Non avrai problemi?
-No. Alicia, il mio capo, è molto gentile.
-Ok. Dov'è? -Camila glielo spiegò- A che ora?
-Alle tre e mezza.
Oltrepassarono la porta, e Lautaro, senza guardarla nemmeno, allungò il passo e si perdette tra gli alunni. Un momento più tardi, Camila ottenne la risposta alla sua domanda: Lautaro occupò il posto accanto a Laura, come sempre.
Non comprese molto la lezione di Matematica. La sua mente si concentrava su altre cose: il comportamento indifferente di Lautaro, la presenza di Sebastián, i quali occhi sentiva nella nuca, il brutto aspetto di Ines, che fuggiva ai suoi sguardi.
La campanella della prima ricreazione la spaventò. Si soffermò sulle azioni di Lautaro. L'avrebbe aspettata per uscire insieme? L'avrebbe presa per mano? L'avrebbe baciata in mezzo ai corridoi? Rimase attonita quando lui, dopo un "Andiamo, Laura", se ne andò senza guardarsi alle spalle. Aspettò che l'aula si svuotasse per dirigersi in bagno. Si chiuse in un cubicolo e si mise a piangere con la mano che le copriva la bocca e il naso per non fare rumore. Intanto si sfogava, i pensieri le passavano per la testa come nuvole per il cielo: la mancanza di notizie di suo padre, l'imminente divorzio, la scarsa economia famigliare, l'indifferenza di Lautaro.
"Cosa sto facendo?", si disse. "Perchè piango per quell'imbecille? Perchè è venuto a prendermi a casa se ora m'ignora come sempre? E' venuto a prendermi a casa", si ripetè. "Questo significa che continuiamo a stare insieme, no?". Uscì dal bagno. Per fortuna, non c'era nessuno. Si lavò il viso e se lo asciugò con un fazzoletto. Tornò al patio e occupò il solito posto, in un angolo lontano. Si sedette a terra e aprì il libro El amante diabolico, di Victoria Holt, tra le cui pagine trovò conforto. Niente la liberava dalla tristezza e dai brutti pensieri come la lettura di un bel libro.
-Ciao, Cami.
Camila alzò lo sguardo e non rispose al saluto. Rimase a guardare Ines con fastidio.
-Cosa vuoi?
-Chiederti scusa.
-Perchè?
-Per quello che è successo sabato.
-Va bene- Disse, e tornò a leggere.
Ines si sedette con lei.
-Davvero, Cami. Voglio che mi perdoni.
-Davvero, Inu -La imitò- Ti perdono.
-Non essere cattiva!
-Non devo essere cattiva? E tu, che mi hai mentito e mi hai usata come se fossi spazzatura? Che ti sei drogata e ubriacata come una qualunque?
-Scusa! Mi sono pentita!
Camila sospirò. Aveva troppi problemi per sopportare una scenata.
-Va bene, Ines. Davvero. Non ho nessuna voglia di parlare del sabato. Sono stata davvero male e voglio dimenticarmene.
-E' stato Sebastián a chiedermi di organizzarlo così
-E' stato Sebastián a chiederti di portare quelle bottiglie e di fumare la marijuana?
-No, certo che no.
-Lui ti ha chiesto di mentirmi sul fatto che tuo padre doveva venire a prenderci?
-In questo sì! Lui me lo ha chiesto! Lui voleva portarti a casa!
-Per favore, Ines! Non importa quello che ti ha chiesto. Quello che importa è che mi hai mentito. Hai fatto tutto questo alle mie spalle. Pensavo fossimo amiche.
Ines si rannicchiò e le afferrò le mani.
-Certo che siamo amiche! Sei l'unica vera amica che ho.
-Quella che ti ha salvato la vita? -Ines abbassò la vista al suolo e annuì- Perchè volevi buttarti sui binari del treno? Dimmi la verità, se davvero siamo amiche.
-Sei l'unica persona buona che conosco.
-Perchè, Ines?
-Perchè la mia vita è una merda!
-Neanche la mia vita è un letto di rose.
Ines sbuffò.
-La tua vita è perfetta in confronto alla mia. Tu non devi sopportare il compagno di tua madre che ti tocca quando lei non lo vede. Non devi sopportare che tua madre non ti creda quando glielo racconti. Non hai un padre che non sai che esisti.
-Ines...- Sussurrò, pietrificata da quella confessione.
-Vedi, non ti mento quando ti dico che la mia vita è una merda.
Camila le strinse la mano. Non sapeva cosa fare.
-Non ne hai parlato con nessuno di questo? Non vai da una psicologa?
-Ci andavo. Ma da qualche mese mio padre ha smesso di passare la quota alimentare a mia madre e ho dovuto smettere di andarci.
-Capisco. Sei riuscita a studiare Chimica?- La smorfia di Ines le bastò come risposta.
-Ieri ho dormito tutto il giorno, per l'alcol.
-Perchè bevi? Perchè ti droghi?
Ines fece spallucce e fissò la vista al suolo.
-E' divertente.
-Non uscirtene con queste cose. Speravo una risposta più intelligente da parte tua.
-Quando mi ubriaco, mi dimentico di tutto.
-Come me quando leggo. Quando leggo, entro nella storia ed evado.
-Sì? Non ho mai letto un libro.
-Questo è super travolgente. Quando lo finisco, te lo passo.
-Bene- Rispose Ines, senza entusiasmo.
-Vuoi che ripassiamo Chimica?
-Dopo, alla prossima ricreazione. Ora raccontami come sei tornata a casa. Ti ho vista uscire con Lautaro.
-Gli ho chiesto di accompagnarmi a casa. Siamo andati in taxi.
-Cosa c'è tra voi due? Mi ha fatta ammattire al telefono per chiedermi in quale discoteca eravamo.
-Non c'è nulla- Si affrettò a rispondere.
-Sebastián non ti piace nemmeno un po'?
-Sebastián... E' molto bello e sembra simpatico, ma niente di più.
La campanella annunciò la fine dell'intervallo.
Tornarono in classe in silenzio.
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