Capitolo 31: in cerca di risposte
Il giorno seguente tutto sembrava tranquillo.
Esaminai le pergamene recuperate da Tobi, trascorrendovi sopra l'intero giorno e quello seguente; dopo un'attenta rilettura, al terzo giorno ero pronta per mettere in pratica quello che avevo appreso.
Con poche difficoltà riuscii, sotto la supervisione di Itachi, che in un certo senso si sentiva in debito, o almeno così pensavo, a creare un migliaio di copie.
Con un sorrisetto vittorioso sul volto annullai la tecnica per passare a quella successiva.
Ero rimasta perplessa quando avevo letto la tecnica; era simile al mio modo di teletrasportarmi, così non ci misi molto ad apprenderne il meccanismo.
Piazzai dei marchi in vari punti del campo, come scritto sulla pergamena (ci stavamo allenando nella palestra sotterranea dell'edificio), feci i segni con le mani e scomparvi, riapparendo neanche un secondo dopo in un altro punto.
Non differiva poi molto dalla mia tecnica, ma di certo avevo lasciato di stucco Itachi, che mi chiese come fosse possibile che la avessi già appresa.
«Vedi, io conosco già una tecnica simile, con l'unica differenza che non piazzo dei sigilli ma dei piccoli cristalli che solitamente nascondo nel terreno e carichi di molto chakra.»
Lui si limitò ad annuire, ed io ripresi l'allenamento.
Non c'era altro di interessante in quel rotolo, o comunque tecniche che potessi usare, perciò passai al successivo rotolo, quello per cui ero andata a Konoha.
Aprii il rotolo ai miei piedi. Incanalai il chakra necessario, feci i corretti segni e attivai la tecnica. «Arte del legno: Grande Albero!»
Il terreno tremò, e davanti a me crebbe un enorme albero che toccò il soffitto della palestra, ma sia io che Itachi rimanemmo sorpresi: quello non era un normale albero, ma aveva il tronco di un colore molto scuro, quasi nero, ed era privo di foglie. Sembrava quasi appassito, morto del tutto e che per miracolo fosse sbucato dal terreno.
«Cosa è successo?» chiese perplesso Itachi, che aveva attivato lo sharingan per studiare lo strano albero.
Sospirai amareggiata. «Credo sia colpa mia. Non avevo tenuto in conto la natura del mio chakra.» risposi un po' amareggiata. A causa del mio chakra oscuro l'albero era nato distorto, non sapevo se avrebbe avuto ugualmente le proprie proprietà, ad esempio, secondo quanto indicato nella pergamene, sopprimere il chakra dei cercoteri, ma in fondo quello che mi importava davvero era riuscire a unire il chakra dell'acqua e della terra nella giusta proporzione, se poi le tecniche avrebbero avuto la loro utilità lo avrei scoperto più avanti, o per lo meno avrei trovato un modo per renderle utili.
Nonostante dall'albero trasparisse chiaramente il mio chakra oscuro, esso non si stava sgretolando. Solitamente il mio chakra a contatto con qualsiasi essere vivente ne intaccava la struttura, consumava le ossa, sgretolava dall'interno quella vita fino a ridurla in cenere, eppure l'albero non era ancora ceduto, anzi, più semplicemente, ora che ci ragionavo su, non avrebbe nemmeno dovuto crescere per la natura stessa del mio chakra.
"Tsukiko, perché non provi a guardarlo meglio con lo sharingan?" mi suggerì Kurama.
Annuii e attivai lo sharingan. Non vedevo nulla di anomalo, per quanto quell'albero non lo fosse, e per avere una visuale migliore attivai nell'occhio destro il byakugan. Questi due occhi insieme mi permisero di visualizzare meglio l'interno dell'albero, scorgendo nella fitta rete di canali linfatici e di chakra, questi ultimi pervasi da chakra oscuro, pochi ma pur sempre presenti canali di chakra dal colore bianco, esattamente come i cristalli che avevo usato a Konoha per far sbocciare i fiori.
"Non è possibile..."
«Itachi, li vedi anche tu?» domandai sbigottita al corvino, mi voltai a guardarlo e notai che stava strizzando gli occhi, come se faticasse a vedere, ma era una cosa impossibile.
«Cosa esattamente?» domandò spostando i suoi occhi su di me.
«I canali di chakra nell'albero. Sono quasi tutti neri, eccetto per alcuni, sono così sottili e in profondità che quasi non li vedevo.»
Si concentrò nuovamente sull'albero, nuovamente strizzò gli occhi, seppur lievemente.
"Kurama, secondo te ha problemi di vista?"
"Può darsi. È risaputo che gli Uchiha corrono un grosso rischio utilizzando il loro sharingan. Certo, quest'abilità è un'arma micidiale, ma ha un effetto collaterale: l'utilizzo prolungato di quegli occhi può togliergli la luce. Probabilmente sta diventando cieco." mi spiegò con fare annoiato.
"È terribile! Ma scusa, significa che prima dello sterminio mezzo clan Uchiha era accecato?" domandai confusa.
"Beh, questo non so dirtelo, però so che esiste un modo per recuperare la vista."
"A si? E quale?"
"Niente di che, solo strappare gli occhi di un altro Uchiha e impiantarteli al posto dei tuoi, risvegliando così il mangekyou sharingan eterno."
"Bleh, che schifo! Andare da un medico è troppo difficile per loro?"
Kurama scrollò le spalle indifferente.
Tornai a concentrarmi su Itachi. Volevo chiederglielo, ma non sapevo come avrebbe reagito.
«Itachi tu...» prima che potessi porgli la domanda, Sasori entrò nella palestra.
«Eccoti Tsukiko. Devo parlarti. Puoi seguirmi di sopra?» domandò con voce piatta, era fuori dalla sua marionetta e i capelli spettinati, di un rosso acceso, attirarono subito la mia attenzione.
«Si va bene. Itachi, continueremo più tardi l'allenamento va bene?» domandai, lui annuì.
Uscimmo dalla palestra insieme, poi Itachi prese il corridoio a sinistra, mentre io e Sasori andammo a destra per salire le scale.
Andammo nel piccolo laboratorio da lui utilizzato per comporre i suoi veleni; farli nella camera che condivideva con Deidara era troppo rischioso sia per il biondo che per gli altri, così gli avevano concesso una stanza a parte su un altro livello del covo dove sbizzarrirsi.
«Di cosa volevi parlarmi?» domandai sedendomi su un tavolino affianco ad un microscopio e provette varie.
Sasori prese in mano una fialetta vicina a me, mettendola davanti al viso. «Ho analizzato il veleno che tu e gli altri avete recuperato a Konoha, e sono rimasto veramente colpito. In tutti questi anni pensavo di aver creato il veleno più letale del mondo, ma questo... non pensavo che la Radice possedesse un'arma simile.»
«Dunque?» lo spronai a continuare. Quel discorso lo stava particolarmente intrigando, e io volevo finalmente scoprire quale fosse l'antidoto per quello stramaledetto veleno, l'unica cosa fino ad ora che era stata in grado di fermarmi, oltre al sigillo s'intendeva.
«Innanzitutto, alcuni degli elementi di cui è composto mi sono ancora sconosciuti. Qui non posseggo gli strumenti necessari ad analizzare completamente il veleno, perciò dovremo recuperarli da qualche parte.» si interruppe un momento, mettendo poi più enfasi nel discorso. «Secondo, cosa assai più interessante, è: come diavolo fai ad essere ancora viva?» domandò strabuzzando gli occhi come a squadrarmi in cerca di una risposta.
«Come sarebbe a dire?»
«Vedi, anche solo tre dei vari elementi che compongono questo veleno presi singolarmente sono mortali, quindi non mi spiego come tu faccia ad essere viva! Ci hai raccontato che più volte ti hanno iniettato questo veleno causandoti solo uno stato di coma temporaneo e danni cerebrali se non erro, ma tu dovresti essere già morta!» dichiarò stupendo anche me.
«Beh... ecco...» in realtà non sapevo nemmeno io cosa dire; non avevo mai immaginato che contenesse tante sostante letali, anche se ero già sicura che quel veleno a qualunque altra persona avrebbe causato la morte, ma non avevo mai dato peso alla cosa. «Io non lo so.» risposi infine.
Sasori rifletté alcuni minuti prima di aprire di nuovo bocca. «Forse è per lo stesso motivo per cui il chakra oscuro non ti ha ucciso. Hai detto che normalmente il chakra oscuro uccide qualunque forma vivente che ne entri in contatto, giusto?» annuii silenziosa, attenta al suo ragionamento. «Quindi possiamo dedurre che la chiave di tutto sei tu: forse la risposta è nel tuo DNA.» teorizzò, era emozionato come un detective che sta risolvendo brillantemente un caso difficile, e io lo ero sicuramente. «In qualche modo tu sei geneticamente più resistente.»
La sua ipotesi non era da scartare, magari aveva ragione, ma serviva un modo per verificare la sua teoria. «Hai qualche idea per confermare questa ipotesi?» domandai curiosa di sapere cosa avesse in mente.
«Un semplice esame del DNA dovrebbe bastare, ma qui non ci sono gli strumenti medici necessari, però so dove possiamo recuperarli.»
«Infatti partirete subito.» Pain irruppe nella stanza seguito da Konan.
«Per dove se posso chiedere?»
«Non molto lontano da qui c'è un vecchio covo di Orochimaru ormai inutilizzato. Là potreste trovare ciò che vi serve.» ci informò Konan.
Nel giro di una scarsa mezz'ora io e Sasori eravamo in partenza, con armi e burattini e le indicazioni per il covo di 'Pedochimaru' forniteci da Konan, oltre che alle nostre cappe. Essendo una missione speciale, la composizione delle squadre ordinarie non era necessaria, perciò né Deidara né Tobi si unirono a noi due; meno eravamo, meglio era, e anche se avessimo incontrato il serpente, per noi due non sarebbe stato un problema. Sembrava quasi che Sasori però ci sperasse nella sua presenza, in fondo era il suo precedente compagno e un traditore, perciò spettava a lui il compito di eliminarlo e ne era entusiasta, anche se solo interiormente. Fuori era una vera marionetta, una maschera senza emozioni; non che io fossi poi molto diversa da lui.
Sasori era dentro la sua marionetta ed io invece indossavo una seconda cappa modificata ad arte da me, somigliante vagamente ad un kimono, privo del collo alto e con una scollatura che mostrava le bende con le quali avevo ricoperto il seno, e le gambe avvolte in lunghe calze a rete con i soliti sandali alti, ci avviamo fuori dal Villaggio della Pioggia. Avevo pensato di legarmi i capelli, ma poi avevo preferito lasciarli sciolti dietro la schiena; erano davvero lunghi, forse anche troppo.
Un taglio ci starebbe.
Accelerammo il passo, contando di arrivare al suo nascondiglio già il mattino seguente, sperando di trovarlo vuoto. Non volevo brutte sorprese, la prima volta mi era bastata e avanzata; non volevo averci niente a che fare con quell'uomo, eppure ci stavamo andando a ficcare nella tana del serpente. Pain ci aveva ordinato di limitarci a recuperare quegli oggetti, o se impossibile, di svolgere le nostre ricerche direttamente là con la massima discrezione, ma in caso di sue visite, occuparci di lui definitivamente.
"Se sono fortunata abbastanza, incontreremo il serpente e per un tragico incidente Sasori non farà ritorno alla base." pensai ghignando mentalmente.
"Allora vuoi distruggere l'Alba dall'interno?"
"Mi sembra il minimo. Non posso lasciare che facciano del male a Naruto, e comunque non ho mai giurato fedeltà all'Organizzazione."
"Non ho mai incontrato qualcuno più bipolare di te. Prima sei con loro, poi sei contro di loro, magari alla prossima sarai contro il mondo intero o, che ne so, contro te stessa!"
"Ah ah, spiritoso. Ma ci pensi? Se questa missione avrà successo forse scoprirò qualcosa di importante su chi sono."
"Vero, ma non illuderti troppo. Potresti benissimo rimanere delusa."
"Lo so... ma sono stufa di brancolare nel buio. È troppo chiedere di avere delle risposte?" gli chiesi rattristandomi.
Viaggiammo fino a notte fonda in direzione nord/nord-est, superando i confini col Paese dell'Erba senza problemi giungendo fino al limite del territorio del Paese delle Cascate, vicino al quale si trovava il nascondiglio di Orochimaru.
Passando in tarda serata per un villaggio, decidemmo di comune accordo di sfruttare l'occasione per alloggiare da qualche parte anziché accamparci nel bosco. Camminando per strada mi attirò una bancarella di maschere; una in particolare catturò la mia attenzione, e pensai che per completare il mio look una maschera tanto artistica fosse perfetta.
Mi allontanai un attimo sotto lo sguardo scocciato di Sasori; ai suoi occhi probabilmente sembravo una bambina, e per quanto mi riguardava poteva pensare quello che voleva. Almeno non ero una vecchietta come lui.
Tornai da Sasori sorridendo festosa. E si, quella maschera valeva il suo prezzo.
«E quella roba poco artistica?» domandò con lieve cipiglio sul volto da marionetta.
«E no, non metterti a parlare di arte con me! Tu hai le tue idee e il tuo concetto di arte, io i miei. Non mettiamoci a discutere di questo, per quello hai Deidara.» sbottai, in parte scherzosa.
«Tsk.»
Decisi di indossare subito la maschera. La base era bianca, e su di essa con un rosso carminio somigliante vagamente al colore del sangue erano presenti la forma di due carnose labbra, il contorno superiore degli occhi, abbellito con alcune perle (sicuramente farlocche) e nella parte superiore della fronte un motivo floreale, un insieme ordinato di petali che rendevano la maschera più appariscente e raffinata; infine sotto gli occhi erano impresse alcune gocce di sangue, azzeccato visto che una volta avevo sanguinato proprio dagli occhi.
E comunque indosso sempre delle maschere, una in più che differenza può fare?
«Di un po'...» mi richiamò Sasori, stranamente intenzionato a fare quattro chiacchiere, «cos'è l'arte per te?» domandò con voce roca, mal celando però alle mie orecchie la curiosità.
«Cos'è l'arte per me? Mmmmh.....» iniziai a pensarci su, era davvero una bella domanda, e finii per dire ciò che mi passò per la testa. «È una cosa che ritengo infinitamente bella... però io credo che non esista una cosa bella o brutta, ogni cosa, pianta animale e persona, ogni roccia, goccia di pioggia o prato, è stato creato con i propri pregi e i propri difetti. Perché devo soffermarmi solo su uno di essi? Le cose non sono né belle ne brutte, è stupido ragionare su queste cose. Io non ho un concetto di arte, perché non riesco a paragonare due cose che sono entrambe sia belle che brutte ed esaltarne solo una. L'arte è qualcosa che una persona ritiene effimera? Allora per me ogni cosa di questo mondo è arte, perché sono certa che Qualcuno ci abbia creati e non l'ha fatto pensando che una cosa dovesse essere meglio di un'altra, ma solo diverse e uniche nel loro essere, così da vantarsi ognuna dei propri pregi ma essere tristi dei propri difetti. Ecco, è questo che io posso considerare arte. L'arte è ovunque, l'arte è il tutto.» spiegai con gli occhi luccicanti. Mi sembrava di essere tornata indietro nel tempo, quando da bambini io e Naruto ci ponevamo un'infinità di domande, e la poetessa che era in me usciva meravigliandolo con le mie stravaganti fantasie. «L'arte è... è qualcosa di incredibile in grado di scatenarti intense emozioni. È qualcosa che ti affascina, di cui non puoi fare a meno; qualcosa di meraviglioso, di indescrivibile, che ti cattura il cuore.» continuai ripensando al mio lavoro, la mia arte. Creare abiti era il mio modo di essere un'artista, così come per Deidara lo era far esplodere qualsiasi cosa gli capitasse a tiro e per Sasori fabbricare con cura e precisione le sue marionette.
Sembrava soddisfatto della risposta, e non chiese altro. Ci avviammo verso un piccolo hotel prenotando una stanza con due letti e ci coricammo mangiando le nostre provviste per cena.
La mattina seguente, dopo esserci riposati, facemmo una colazione veloce al bar dell'hotel, per poi proseguire in silenzio.
La compagnia di Sasori era abbastanza gradevole: era silenzioso e parlava solo se necessario, e se interpellato evitava inutili giri di parole andando dritto al punto, rispondendo conciso ma anche un po' seccato.
Aveva solo qualche pecca. Capivo che io non ero la compagnia migliore che si potesse desiderare, ma quel suo fare da perfettino costantemente irritato mi dava sui nervi, e per dirlo io ce ne voleva visto che ero sempre arrabbiata.
Cercai di resistere all'impulso di schiaffeggiarlo per le poche volte che mi aveva detto, anzi ordinato di tacere o che, innervosendomi, aveva chiuso il discorso guardandomi storto con la sua decrepita marionetta. Ma chi si credeva di essere? Mica ero Deidara io! Non aveva il diritto di rispondermi sempre male, ma come dicevo sempre, i maschi sono stupidi, chi per un motivo chi per un altro.
Ti dirò Sasori: la tua assenza non la noterò nemmeno.
Spazio autrice
Ed eccomi qui con un nuovo capitolo!
Siccome non ho avuto il tempo di riscrivere e correggere i primi capitoli ho pensato di pubblicare questo, dato che lo tenevo in magazzino da un pò.
Spero vi sia piaciuta la lettura, presto vi prometto si aggiungeranno nuove scoperte e dettagli.
Vi saluto qui, cari lettori.
Passate delle buone vacanze! 🏖😎⛰ 🏝 🏖 🏖 🌊 🌊 ☀️ ☀️ ☀️ (anche per me già che ci siete visto che mi toccherà studiare fino a settembre per l'università 😂😭😭)
🦋🌟vostra Fra🌟🦋
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