Capitolo 28: smascherato
Erano passati 4 giorni da quando i membri dell'Alba avevano scoperto questo mio segreto, ed erano ancora un po' sorpresi, ma nonostante tutto sembrava avessero ripreso la loro routine quotidiana, mentre io adesso evitavo il più possibile qualsiasi forma di comunicazione con loro, rifugiandomi, nei momenti all'infuori dei pasti, nella mia camera e sbattendo di continuo Tobi fuori -con il quale ora condividevo la camera- per stare da sola.
Stavo facendo l'asociale, ma non mi importava; era un comportamento infantile il mio, era come se stessi tenendo loro il broncio, come un bambino quando viene beccato a fare qualche marachella, ma che potevo farci? Quegli svitati dell'Alba stavano scovando ogni mio segreto, ci mancava solo che scoprissero il mio vero nome ancor prima che lo sapessi io.
L'unica cosa positiva che avevo trovato in questa mia precaria situazione era il loro comportamento: quegli scemi si picchiavano fra loro, maledicendosi e minacciandosi a vicenda, erano dei momenti fin troppo comici per non ridere di loro. Per esempio Hidan, stufo di Tobi che continuava a girare allegramente per il covo dicendo una cosa stupida e insensata dietro l'altra, lo sbatté fuori dal covo più volte, maledicendolo nel nome di un certo Jashin, abbandonando testa a girella anche sotto la pioggia, purché tornasse la calma all'interno, mentre Deidara tentò di farlo esplodere una trentina di volte, senza che però Tobi subisse qualche danno per chissà quale sua abilità o grazia divina, facendo ancora più infuriare il biondo -o biondina, come ci eravamo abituati a chiamarlo per il suo ridicolo e femminile taglio di capelli.
Quest'oggi ci eravamo riuniti tutti, senza alcuna eccezione, in soggiorno, dove Pain annunciò che saremmo partiti a breve verso la base principale dell'Organizzazione nel Villaggio della Pioggia, ordinando poi a Hidan e Kakuzu di dirigersi nel suo ufficio perché aveva una missione da affidargli.
Io anziché seguire Tobi in camera nostra, seguii il duo a distanza, aspettando poi fuori dall'ufficio. Origliai giusto qualche parola della loro conversazione, capendo che avrebbero dovuto dirigersi nel Paese della Nuvola per catturare il Demone a Due Code. Dopo una decina di minuti Hidan e Kakuzu uscirono, sorprendendosi di trovarmi lì, ma non fossero nulla avendo notato quanto fossi irascibile in quei giorni.
Dicendo «Con permesso» entrai nell'ufficio di Pain, una stanza piuttosto spartana, con appena una scrivania, una sedia e una lampada che illuminava l'ambiente.
«Non ti ho convocato, perché sei qui?» domandò Pain seduto dietro la scrivania.
«Come ben sai io posseggo un chakra particolare che mi consente di utilizzare tecniche appartenenti a tutti gli elementi...» introdussi avvicinandomi a lui, «per cui, oltre a chiedere di avviare il mio allenamento con Kakuzu -che avevo scoperto conoscesse una particolare tecnica con la quale poteva tranquillamente usufruire del chakra di ogni elemento- vorrei chiedere il permesso di recuperare le pergamene dell'arte del legno appartenute al Primo Hokage e custodite a Konoha.» concluse impassibile, anche se dentro ero elettrizzata all'idea di creare un po' di sano caos a Konoha. E di mangiare ancora una volta il ramen di Teuchi: quell'uomo è un mago del ramen.
Pain ci rifletté qualche minuto prima di rispondermi. «Molto bene. Puoi andare a Konoha e recuperare ciò che ti serve, a patto che porti Tobi con te, dato che ora è il tuo compagno di squadra, e che nel mentre ti occupi della cattura dell'Ennacoda. Tutto chiaro?»
"Stronzo!" imprecai mentalmente, mentre fuori non cambiai espressione.
«Come vuole lei capo.» fui costretta a rispondere, ma poi aggiunsi « Ma non le assicuro nulla. In fondo stiamo parlando di Naruto e di Konoha; non sarà acume rubare le pergamene, figuriamoci catturare quella Forza Portante.»
Uscii dall'ufficio di Pain prima che potesse rispondermi e mi diressi in camera mia, dove Tobi stava finendo di raccogliere le sue cose e sigillarle in dei rotoli, in modo da non essere impedito nel trasloco da tutta la sua roba.
«Tobi, noi andremo in missione per conto nostro. Sbrigati a prepararti.» lo intimai mettendomi a raccogliere anche io le poche cose che possedevo.
«Uuuhh! E dove andiamo di bello, Tsukiko-chan?» domandò entusiasta.
«A Konoha. Ho alcuni affari da sbrigare e tu mi darai una mano.» spiegai sintetica.
«Mmmh... e dovremmo occuparci anche della cattura della Volpe?» chiese incuriosito.
«Se abbiamo tempo e non ci scoprono si, ma ricordati che la sua cattura è solo in secondo piano; il nostro scopo è un altro.»
«Ah si? E quale sarebbe?»
«Te lo spiegherò mentre siamo in viaggio, ora andiamo.» impartii vedendo che aveva finito di prepararsi.
"È questa sarà anche l'occasione per scoprire chi si nasconde dietro quella maschera." pensai malignamente accennando ad un sorriso, che non sfuggì a Tobi.
«Tsukiko-chan, perché stai sorridendo?» chiese interessato Tobi.
«Nessun motivo in particolare.» risposi vaga.
Passammo dal salone, dove ad aspettare c'erano già Itachi e Kisame, che pazientemente se ne stavano seduti sul divano ad attendere gli altri.
Io e Tobi tirammo dritto, attirando lo sguardo incuriosito del duo.
«Ehi Tsukiko, perché non aspetti qui con noi? Non c'è bisogno di aspettare fuori.» mi chiamò Kisame.
«In realtà io e Tobi andiamo in missione per conto nostro. Ci vediamo fra qualche giorno.» salutai facendo un timido gesto con la mano.
Kisame annuì poco convinto, mentre Itachi guardò prima me poi Tobi col suo solito modo di fare misterioso, per poi volgere di nuovo lo sguardo nei miei occhi, come un una muta richiesta di... non saprei, Itachi era un tipo difficile da capire, nonostante avessi frugato nei suoi ricordi, cosa che si era rivelata molto interessante.
Grazie a ciò, avevo saputo di alcuni fatti interessanti che riguardavano Konoha, e ciò che più mi aveva colpita era stato il massacro per mano sua del suo stesso clan. E nei suoi ricordi compariva persino un individuo con una maschera. Non ci misi molto a fare due più due, ora dovevo cercare di giocare le mie carte con lui.
Io e Tobi uscimmo dal covo, respirando la fresca brezza serale; all'orizzonte si potevano ancora distinguere gli ultimi spruzzi arancio e rosati lasciati dal sole.
«Buttiamoci.» dissi di punto in bianco.
«Eeeeh? Ma che stai dicendo Tsukiko-chaaAAAAAN!» urlò venendo trascinato da me che saltavo giù dal dirupo antistante, atterrando dopo poco su uno degli alberi sotto di noi, così avremmo risparmiato il tempo perso a scendere lungo il sentiero.
Tobi atterrò abbracciandosi al primo ramo su cui cadde, traumatizzato dalla caduta e tremante come una foglia.
«Tsukiko-chan perché?» chiedeva con le lacrime agli occhi.
Kurama uscì a farmi compagnia, ridendo assieme a me per le condizioni in cui versava Tobi, avviandosi poi nel bosco e facendomi strada e lo seguii.
«Dai Tobi muoviti!» lo chiamai a gran voce.
Mi raggiunse subito e mi affiancò.
Procedemmo nel bosco in un insolito silenzio: per come avevo imparato a conoscere Tobi, vederlo così silenzioso era innaturale, ma in fondo lo preferivo così.
Camminammo per molte ore senza fermarci, durante la notte e il mattino seguente sotto un sole cocente; per coprirmi indossai un cappello di paglia a punta con dei campanellini che pendevano dal bordo, un altro accessorio, oltre la caratteristica cappa a nuvole rosse, usato dal gruppo.
Approfittai del momento per fargli alcune domande; se era davvero chi avevo visto nei ricordi di Itachi, perché si comportava in modo tanto ridicolo? E poi, perché quel nome mi era così familiare? Lo avevo sentito da qualche parte? Magari letto nei libri di storia?
«Sei sicuro di star bene? Non hai detto nulla da quando siamo partiti.» feci notare a Tobi.
«Ah si? Beh neanche tu hai aperto bocca Tsukiko-chan.» ribatté.
«Si, ma io sono quasi sempre silenziosa. Tu invece no, sei molto più esuberante; non che mi dispiaccia questo silenzio, ma quasi non sembri tu se non ti comporti da buffone.» spiegai guardandolo da sotto il cappello e dovetti pure alzare la testa, vista la sua altezza, e finire accecata dai pochi raggi del sole che filtravano tra i rami degli alberi.
«Dato quello che è successo in questi giorni ho pensato che avresti preferito questa tranquillità. Ma se vuoi parlare non c'è problema, Tobi è sempre disponibile per una bella chiacchierata perché Tobi è un bravo ragazzo!» rispose allegramente.
«Siamo sicuri che Tobi sia un bravo ragazzo?» domandai con un ghigno sul volto.
«Ma certo che sì! Non ti fidi di me Tsukiko-chan?» disse con le lacrime agli occhi -o all'occhio.
«Già. Sei sei un bravo ragazzo perché non ti togli quella maschera e non mi mostri la tua faccia?» lo sfidai.
«Ma... ma Tobi non può!» disse nervosamente.
«E allora dimmi il tuo nome. Il tuo vero nome. Forse allora mi fiderò.»
Kurama intanto stava camminando qualche metro davanti a noi, con le orecchie tese per seguire la conversazione e non perdersi nemmeno una parola. Era interessato quanto me a far luce sul "mistero Tobi", come lo avevano nominato.
«Che intendi dire? Io mi chiamo Tobi e Tobi è...» tento di difendersi ma lo interruppi bruscamente.
«Un bravo ragazzo, l'ho capito. O almeno è quello che fingi di essere.»
Tobi sembrava piuttosto confuso; c'è da dire che reggeva bene la parte dell'idiota di turno, ma io avrei continuato a pressarlo finché non avrebbe svuotato il sacco, parola di brava ragazza!
Sospirai, fermandomi di colpo e attirando l'attenzione di Kurama, che si avvicinò a me il più possibile pronto per difendermi se ce ne fosse avuto bisogno.
«Io so che Tobi non è il tuo vero nome; so che non sei lo scemo che fingi di essere e che sei molto più importante all'interno dell'Organizzazione di quel che appare.» iniziai con voce ferma guardandolo freddamente, osservando come il suo corpo fosse inizialmente perfettamente immobile e rilassato, e come invece l'attimo dopo una mano guantata era stretta attorno al mio collo, togliendomi il respiro.
«Ehi...» biascicai, mentre Tobi continuava a stringere la presa e Kurama ringhiava e si apprestava ad attaccarlo, ma lo intimai con la mano di star fermo. Avremmo risolto la questione a parole.
«Deve essere un vizio di voi Uchiha quello di strozzare la gente...» commentai sarcastica abbastanza forte da farmi sentire dal mio aggressore e da Kurama, facendo sì che Tobi rinforzasse la presa.
«Allora ciò che mi ha riferito Hidan è vero. Hai visto i ricordi di Itachi.» esordì cupamente. Non avrei mai detto di dirlo, ma la sua voce faceva paura; e credetemi, per esserlo io a dire, il diavolo per eccellenza, ce ne voleva.
«Riferito è una parola grossa... diciamo che Hidan è un chiacchierone.» scherzai, ormai a corto di aria.
Se non volevo soffocare, era meglio prendere le distanze da lui; non potevo lasciarmi sfuggire l'occasione di chiarire la sua identità, non ora che aveva praticamente confessato.
Chiusi l'occhio sinistro, concentrando nell'immediato una grande quantità di chakra; quello che stavo per fare non lo avevo mai sperimentato, era una novità anche per me usare quell'abilità, ma vista la situazione non potevo fare diversamente.
Dopo qualche secondo riaprii l'occhio, e una lacrima rossa scese lungo la mia guancia, mentre la manica della cappa di Tobi veniva avvolta da fiamme nere.
Potevo dire che venir strangolata da Itachi alla fine si era rivelato utile.
Tobi mi lasciò subito, colto di sorpresa.
«Amaterasu? Com'è possibile?» si chiese stupefatto buttando la cappa lontana da lui, o quel che ne restava, e la fiamma poco dopo si spense, e della cappa non restò che cenere.
«Bel trucchetto... non trovi?» biascicai fa un respiro e l'altro. Non solo l'occhio mi bruciava terribilmente, avevo il fiato corto e mi sentivo esausta, ma quel dannato sigillo aveva reagito, seppur parzialmente, all'attivazione della tecnica, lasciandomi esausta contro il tronco di un albero.
Kurama intanto si era posto davanti a me a farmi da scudo, anche se Tobi non sembrava intenzionato ad attaccare. Anzi, piuttosto sembrava interessato a scoprirne di più sul mio scherzetto.
«Come hai fatto? L'amaterasu è una tecnica unica dello sharingan di Itachi. A meno che non ti abbia passato la tecnica, cosa di cui non sono al corrente e che dubito fortemente sia avvenuta, sei riuscita a replicare la sua tecnica e il suo sharingan. Ora non mi resta che capire come ti abbia fatto.»
Dal canto mio, ero sorpresa almeno la metà di lui. Non pensavo di replicare lo stesso aspetto del suo mangekyo, ma soltanto la tecnica.
«Dal momento che a possedere uno sharingan con quello specifico aspetto, immagino che tu abbia replicato il chakra di Itachi, correggimi se sbaglio.» spiegò sempre più interessato.
«Esatto, sono capace di replicare il chakra di chiunque io venga in contatto.» confermai guardandolo nell'unico occhio visibile dalla sua maschera, che riconobbi essere uno sharingan. «Ora correggimi tu: sei davvero Madara Uchiha?»
«Si, l'unico e il solo.» rispose dopo attimi di esitazione.
«Dì un po', perché un ninja del tuo calibro si sta comportando da idiota?» gli chiesi sfacciatamente.
«Ahahah! Si vede che non sei un ninja. Semplice, per lo stesso motivo per cui ti fingevi Angel.» rise maniacalmente.
«Come copertura quindi. Ma scusa, non dovresti essere un vecchietto ultra centenario a quest'ora? Mi sembri fin troppo arzillo per la tua età.» chiesi per nulla intimorita. In fondo, che certezza avevo che fosse davvero Madara? Forse se l'era inventato di sana pianta, come già sospettavo; anche se possedeva lo sharingan, poteva benissimo averlo rubato, magari al vero Madara, ma come ipotesi questa era inverosimile.
«Ogni cosa a suo tempo. Adesso voglio sapere cosa hai davvero intenzione di fare con la Forza Portante dell'Ennacoda.» disse severo.
«Pain ha detto di catturarlo, ma, primo, ho chiesto di andare a Konoha per tutt'altro motivo, secondo, stiamo pur sempre parlando di Konoha e di Naruto. Anche se fossi il vero Madara, non è il caso di rischiare di scatenare una guerra con Konoha. E poi non voglio attirare troppo l'attenzione.» ripetei ciò che avevo detto anche a Pain, ma poi mi venne in mente una cosa. «Ora ho io una domanda per te. Qual è il tuo vero ruolo nell'Organizzazione?»
«Io sono il capo dell'Akatsuki, Pain prende ordini direttamente da me e gli lascio fingere di essere il capo.» disse sinteticamente.
Seguirono alcuni attimi di silenzio, nessuno dei due aveva altro da domandare all'altro, almeno per il momento.
«A questo punto, direi di fare una pausa e mangiare qualcosa. Tu aspetta qui, vado a recuperare il pranzo e dell'acqua.» enunciò sparendo.
Ero rimasta spiazzata; non pensavo mi rispondesse subito e così chiaramente. Anzi, in realtà immaginavo non mi rispondesse neanche e mi zittisse in qualche modo. Tutto sommato mi era andata bene.
Ora conoscevo qualcosa in più sull'Organizzazione, ma dall'altro lato, ora anche loro conoscevano qualcosa in più su di me. Capivo perché si era finto Tobi; al suo posto avrei fatto lo stesso, ma sfortunatamente la mia fama mi precedeva.
Finché qualcuno avesse avuto anche una solo informazione su di me non sarei mai stata veramente libera. Se volevo vivere la mia vita, mia e soltanto mia, avrei dovuto sparire, ma sembrava che più passassero i giorni più perdevo quel poco di anonimato che avevo.
L'Alba stava diventando un problema, e la soluzione migliore pareva essere sbarazzarmi di loro il prima possibile, ma come fare con uno con il rinnegan, un altro con lo sharingan e altri criminali completamente schizzati guidati da una leggenda vivente?
Forse non dovevano essere loro a sparire.
Forse sarei dovuta sparire io per prima.
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