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Capitolo 22: nuove amicizie

«Noi siamo in partenza. Itachi, Kisame, Sasori, Deidara, Hidan, Kakuzu, prendetevi cura del covo finchè non saremo di ritorno.» annunciò atono Pain.

«E cosa dovremmo fare nel frattempo?!» proruppe seccato Hidan.

«Potreste fare amicizia con la vostra nuova compagna di squadra, che ne dici?» propose con una domanda retorica Konan.

L'albino era restio ad accettare l'ordine, ma l'intimidatorio sguardo del pel di carota, in piedi dietro la partner, fu sufficiente a farlo cedere.

«Aaaah, e va bene! Ma sia chiaro, lo faccio solo perché voglio conoscerla meglio» disse con un che di malizioso nella voce.

«Io non sono dello stesso parere.» affermai guardandolo torvo mentre entravo nel soggiorno.

«Non voglio disguidi fra di voi, quindi vedete di comportarvi bene.» impartì il capo, neanche stesse a parlare con dei bambini.

I due si avviarono assieme a Zetsu e Tobi, lasciandoci in una bolla di silenzio che sembrava non voler scoppiare.

«Che si fa ora?» ruppi il silenzio, attirando l'attenzione del gruppo.

«Io un'idea ce l'avrei...» sogghignò Hidan, guardandomi maliziosamente.

Già trovavo quel tipo irritante, ora si metteva pure a fare pensieri sconci... questo era troppo. Scattante mossi il braccio dall'alto verso il basso nella sua direzione, smuovendo una colonna di terra cosicché lo schiacciasse. Nessuno provò a fermarmi, probabilmente perché anche loro lo trovavano irritante quanto me.

«Hai ragione Kisame, è simpatica.» commentò Kakuzu compiacendosi della mia reazione. «La prossima volta non farti problemi a tagliargli un arto o la testa.» aggiunse in seguito.

«Ma tecnicamente non dovrei uccidere un» indugiai, tanto strano mi sembrò pronunciare quelle parole, «compagno di squadra, o sbaglio? Ma se proprio insisti...» riportai il blocco di terra al suo posto, scoprendo il corpo impolverato e acciaccato dell'albino. Mi avvicinai a lui, creando nella mia mano un'affilata lama di cristallo.

«Ma che cazzo ti è saltato in me...» non finì la frase che gli mozzai di netto la testa, seguendola mentre rotolava ad un paio di metri dal corpo, che si afflosciò a terra, mentre una pozza di sangue si formava vicino alla zona del corpo dell'albino tranciata.

"Tsukiko..." disse esasperato Kurama nella mia mente.

"Che c'è? Ma hai sentito che ha detto? Se l'è meritato questo pervertito!"

"Non ti eri ripromessa di non uccidere più?"

"Beh... questa è l'eccezione alla regola" spiegai poco convinta.

"Sei senza speranze" sospirò, nascondendo un sorriso.

"Ammettilo che mi rimproveri solo perché avresti voluto farlo tu" lo provocai allora.

"Ti piacerebbe eh? Mi dispiace deluderti, ma hai proprio sbagliato strada!"

"Non sei molto convincente..."

«Dite che Pain si arrabbierà molto?» chiesi ingenuamente.

«Forse, ma ne è valsa la pena.» disse Kakuzu avvicinandosi alla testa del compagno, prendendola per i capelli. «Forza idiota, basta con questa messinscena che tanto non ti crede nessuno.»

«Va al diavolo Kakuzu! Volevo vedere se Tsukiko si preoccupava per me!» parlò la testa mozzata lasciandomi di stucco.

«Se le importasse di te non ti avrebbe ghigliottinato» gli fece notare il compagno, apprestandosi a ricucirgli la testa al corpo con uno strano filo nero che usciva direttamente dal suo corpo.

«Ma come cavolo fa ad essere ancora vivo? È una marionetta pure lui? No, non avrebbe perso sangue...»

«Hidan è immortale. Conosce una particolare tecnica che gli permette di sopravvivere se viene trafitto da parte a parte, a livello del cuore, o anche se gli venisse tagliata la testa, come hai potuto vedere.» dissipò i miei dubbi Sasori.

«Però, non me l'aspettavo.» ammisi stupita. «Suppongo che possedete tutti delle abilità molto particolari.»

«In effetti si, ognuno è il migliore nel suo campo.» disse fiero Kisame. «Io sono uno spadaccino eccellente, grazie alla mia Samehada sono imbattibile, Sasori e Deidara li hai già potuti osservare in azione, Hidan è immortale, Konan ha sviluppato la tecnica degli origami, Itachi è un ninja abilissimo e possiede lo sharingan, Kakuzu può utilizzare tecniche appartenenti a tutti gli elementi e il capo possiede il rinnegan».

«Rinnegan?»

«È l'abilità oculare in suo possesso. Nessuno può batterlo, possiede un potere immenso che lo rende invincibile.»

«Non ho mai sentito parlare di questi occhi, magari riuscirò a svilupparli come ho fatto per lo sharingan e il byakugan.» riflettei fra me e me.

«A proposito, come fai a possederli? Non ci risulta che tu appartenga al clan Uchiha né tantomeno al clan Hyuga.» domandò Sasori interessato.

«In verità non lo so neanche io, li ho risvegliati spontaneamente dopo aver provato una forte emozione se non ricordo male, concentrando al contempo chakra negli occhi.» rivelai, tanto non valeva la pena tenerglielo nascosto quando di nascosto non c'era nulla. L'unica cosa che mai e poi mai avrei rivelato loro sarebbe stato Kurama, non volevo che gli facessero del male, dovevo tenerlo al sicuro da tutti.

«E come hai risvegliato il mangekyou sharingan?» si aggiunse alla conversazione Itachi.

«La prima volta che ho usato lo sharingan era già al secondo stadio, non ho idea di come lo abbia risvegliato in quella modalità» risposi sinceramente.

Avrei tanto voluto sapere come facevo a possedere quegli occhi, sapere di più su di me, su chi fossi.
Invece non avevo una storia, non avevo un passato; alla fine non sapevo niente di me, neanche il mio nome.
Ero un'incognita perfino per me stessa, però non mi importava; avevo imparato ad affidarmi su ciò che conoscevo, a crescere su ciò che apprendevo di nuovo ogni giorno, senza lasciarmi intimidire dal vuoto che mi portavo dietro, dalla mancanza di un passato, di una vera identità.

Se ci pensavo, mi veniva da piangere alle volte; ero una perfetta nessuno. Naruto mi consolò molte volte riguardo ciò, dicendo che neanche lui sapeva chi fosse, anche se per lo meno lui aveva un nome e un cognome, io invece non avevo niente.
Ciò che ero lo dovevo a lui e al Terzo Hokage, che mi avevano dato un nome e una casa, facendomi sentire parte di qualcosa, una famiglia magari, anche se piccola, ma mi bastava quello.

Riordinai i miei pensieri, rendendomi conto che non avevo la più pallida idea di come avessero fatto a rintracciarmi in quel piccolo villaggio nel Paese del Tè.

«A proposito, come avete fatto a localizzarmi?»

«Da quando ti avevano rinchiusa in quella cella ti abbiamo sempre tenuta d'occhio, anche se non eravamo consci del fatto che tu fossi riuscita ad evadere molte volte. Appena hai avuto il permesso dall'Hokage e hai lasciato Konoha, Zetsu ti ha seguito, origliando anche le tue conversazioni. Così abbiamo scoperto dove ero diretta. Siamo rimasti sorpresi nell'apprendere che sei in possesso di una tecnica di dislocazione spazio-temporale tanto potente.» riepilogò per tutti Kakuzu.

Sospirai, mostrando un sorriso stanco in volto mentre mi passai una mano dietro la testa.
«Certo che voi siete proprio degli stalker, per non parlare di Danzo e di Orochimaru....» affermai un po' frustrata.

«Siamo ninja, è basilare che siamo esperti nell'arte dello spionaggio.» affermò il rosso, prima di avviarsi verso la sua camera. «Io adesso ho da fare, devo riparare molte marionette.» disse scomparendo nel corridoio, seguito poi da Kakuzu.

«Io invece ho da contare dei soldi. Ora che c'è una bocca in più da sfamare, dovrò fare qualche modifica al bilancio del mese.»

Nel soggiorno rimanemmo io, Kisame, Deidara, Hidan e Itachi, e nessuno sapeva che cosa dire, e la cosa mi stava facendo innervosire un po'. Quel silenzio era come fastidioso, insopportabile, e certe volte sentivo il bisogno di parlare apertamente con qualcuno, di socializzare, perciò non stetti zitta a lungo, anche perché come donna sono chiacchierona di natura.

«Beh, insomma... che è successo alla fine con Orochimaru? Se n'è andato e basta o avete combattuto ancora?» domandai non esattamente interessata, ma solo per iniziare la conversazione.

«Ma va! È scappato come un coniglio nella sua tana, uhm!» rispose energico Deidara.

«Comunque mi sorprende che ti abbiano convinta a seguirli.» confessò Kisame accomodandosi sul divano affianco al corvino.

«In effetti all'inizio mi sono rifiutata, però in fondo era più vantaggioso unirmi a voi che restare per conto mio. Sarà anche vero che è meglio soli che mal accompagnati, ma d'altro canto è più utile lavorare in una squadra che da soli, no?»

«Ottima scelta Tsukiko! Vedrai dolcezza, non ti pentirai di esserti unita a noi.» esclamò Hidan sedendosi sul bracciolo della poltrona e mettendo un braccio attorno alle mie spalle, stringendomi a lui in modo estremamente fastidioso.

Mi divincolai dalla sua presa, ma siccome lui non si levava di torno iniziai a innervosirmi finché non lo spinsi con forza giù dal bracciolo, facendolo indietreggiare instabile di qualche passo.

«Albino, mantieni la distanza o giuro che ti do fuoco!» lo minacciai linciandolo con lo sguardo.

«Ahahah, che peperina che sei!» rise Kisame facendomi arrossire d'imbarazzo per il nomignolo appena usato.

Chiacchierammo per una buona mezz'ora, ridendo e scherzando come vecchi amici che non si vedevano da tempo. Mi trovavo a mio agio con loro, certo non gli davo ancora la mia piena fiducia, però stavo bene in loro compagnia, ero riuscita a trovare delle persone con cui mi rilassavo facilmente.
Forse non erano proprio dei santi, erano dei criminali senza pietà, ma non mi importava affatto. In fondo, io non ero classificata diversamente da loro.

«E lo sapevi che Orochimaru ha convinto persino il fratellino di Itachi ad unirsi a lui?»

«Seriamente Kisame? Certo che è un pedofilo di prima categoria... e tu Itachi che hai fatto in proposito?» chiesi al corvino, desiderosa di saperne di più, curiosa com'ero.

«Niente.» rispose freddamente, per niente interessato a continuare il discorso.

«Ma come? Stai scherzando spero! È tuo fratello! Non lo hai aiutato?» proruppi sconcertata, sempre più presa dall'argomento.

«Non vedo perché avrei dovuto, e comunque non sono affari tuoi.» sibilò con lo stesso tono di prima.

«È vero, ma non vedo perché ti scaldi tanto.» ammisi. Forse però non era solo l'argomento ad averlo infastidito, forse era qualcos'altro. Magari perché lui ci teneva davvero a suo fratello anche se non lo dimostrava, infatti ricordavo bene di aver visto nei suoi ricordi quanto fossero legati da piccoli.

«Non sarai ancora arrabbiato perché ho visto i tuoi ricordi!» chiosai guardandolo negli occhi. «E poi mi sembra che abbia già pagato per i miei errori, in fondo mi hai quasi soffocata strangolandomi.» osservai facendo sussultare gli altri presenti.

«Eeeeh? Ma che combini Itachi?» domandò sconvolto Kisame.

«Certo che Itachi non ci sai proprio fare con le ragazze, ma in compenso io sono un vero cavaliere. Che ne dici Tsukiko? Tu ed io, al chiaro di luna, per un appuntamento romantico?» tento ancora una volta l'albino.

«Scordatelo Hidan. E comunque non sono arrabbiata. Ho sbagliato ad essermi intrufolata nella tua mente e ti chiedo scusa Itachi. Non pretendo che anche tu ti scusi per avermi strangolata, non ne hai motivo. In fondo me lo sono meritata.» mi scusai con lui, in effetti non avrei dovuto frugare fra i suoi ricordi, ma la curiosità aveva avuto la meglio su di me.

«Certo Tsukiko che tu hai la pazienza di una santa! Per non parlare del fatto che lasci scorrere un po' troppo facilmente...» riflettè Kisame.

«Ti sbagli Kisame: non ho lasciato andare, ho perdonato e sono cose ben diverse.» lo corressi.

«Comunque sia, se è vero che se entrata nella testa di Itachi, che cosa hai visto?» domandò Deidara incuriosito.

Ero un po' incerta de rispondere, ma alla fine optai per la sincerità.
«Ho guardato un po' nella sua memoria, nei suoi ricordi. Per me non è stato difficile: non so esattamente come sono in grado di farlo, però riesco a percepire le emozioni altrui, le sento attorno a me e mi invadono. Non le faccio mie, ma le percepisco come se fossi io a provarle. Col tempo sono riuscita ad andare l'oltre il percepire e ho imparato ed entrare nella mente e nell'anima delle persone attraverso un semplice tocco. All'inizio non riuscivo a controllare la cosa, infatti entravo nella testa di chiunque e ciò mi causava un gran mal di testa, oltre al sentirmi scombussolata dentro a causa di tutte le emozioni e tutti i ricordi che mi attraversavano, ma col tempo sono riuscita a controllare questa mia abilità.» spiegai mentre gli altri ascoltavano con attenzione, cercando di conoscere meglio le mie abilità.

«Ma quindi sei entrata anche nelle nostre teste?» chiese ancora il biondo.

«No, solo in quella di Itachi.»

«E come mai solo nella sua?»

«Curiosità.» confessai.

«Come sarebbe a dire curiosità?» disse Itachi con un filo di irritazione nella voce.

«Penso che abbiate intuito che io vedevo il vostro reale aspetto, celato dalla tecnica della trasformazione, attraverso il mio sharingan.» iniziai.

«E quindi?» mi invitò a continuare Itachi.

«Ti ho guardato e mi sei sembrato un ragazzo tormentato, distrutto dal dolore. Cosi ho guardato nei tuoi ricordi e ho capito perché mi eri sembrato così... triste.» conclusi lasciando vagare i miei occhi sulle facce dei ragazzi, rimasti sorpresi dalla mia dichiarazione.

Quel giorno fu uno dei migliori della mia vita. Non mi aspettavo di trovare in un gruppo di squilibrati delle persone da chiamare amici, qualcuno di cui poter per la prima volta fidarmi, a cui aprirmi e mostrare la vera me stessa, così come ero riuscita a fare solo con Naruto.

Potei rifarmi del vuoto che avevo nel cuore, che sentii battere più vivacemente; sentii di aver creato dei legami con loro quel giorno, ma un dubbio mi tormentava, mi aleggiava nella testa lo stesso pensiero che mi accompagnava ogni giorno della mia vita: quanto sarebbe durato tutto questo?

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