Teddy Lupin Ministro della Magia
A casa Potter il tempo, quella sera, pareva non passare mai. Era l'anniversario della caduta di Voldemort... la seconda. Il giovane Potter era ormai un uomo. Aveva una casa, una moglie e adesso perfino dei figli. La guerra era lontana ma, ogni anno, quella sera, sembrava tornare il ragazzino che aveva affrontato sfide più grandi di lui. Aspettava con preoccupazione l'ennesimo gufo con una richiesta di intervista – che sarebbe stato puntualmente rispedito al mittente – o l'ennesima lettera di maghi della strada, entusiasti, che avrebbero voluto festeggiare quel giorno. Un anno lo contattò perfino un comitato promotore che aveva intenzione di istituire quel giorno come festa nazionale, il Potter Day. Harry aveva rabbrividito, con vero raccapriccio, all'idea.
La caduta di Voldemort era costata lacrime e sangue. Troppi lutti avevano colpito lui e i suoi amici quel giorno, perché potesse mai, mai in vita sua ricordarlo come una giornata da festeggiare. Commemorare sì, forse. In realtà, ogni volta che ci pensava, Harry si poneva la stessa, ossessiva e inutile domanda: come sarebbero andate le cose se il Ministro della Magia non fosse stato, a quel tempo, un inetto Cornelius Caramel? Cosa avrebbe potuto fare un Ministro della Magia degno di questo nome? Non stentava a immaginare che gli eventi avrebbero potuto prendere una piega meno oscura e drammatica, per molti. La fuga di massa da Azkaban, ad esempio! Quella si sarebbe potuta evitare! Ma... chissà! Così sospirava e scuoteva il capo, pensieroso.
Ginny lo guardava; uno di questi giorni, pensava, gli comprerò un piccolo pensatoio, almeno svuoterà la testa, una volta all'anno, senza trasformarsi nella pessima copia di un fantasma!
Finché non c'erano stati bimbi, Ginny aveva cercato di trasformare quella giornata in una folle maratona: viaggi, avventure, divertimento sfrenato nel mondo babbano. Tutto, per distrarre Harry dai suoi demoni privati. Poi però erano nati i bambini. James Sirius e Albus Severus. E i viaggi si erano bruscamente diradati. Maghi o babbani che siano, qualunque genitore sa che strazio sia viaggiare con bimbi piccoli. Pappette, pannolini, paperelle di gomma... no, non poteva di certo trascinare un James Sirius urlante per tutto il Louvre, o spingere il passeggino di Albus Severus sull'Acropoli Ateniese!
Fu la volta di Ginny, di sospirare, immalinconita, almeno finché non si rese conto della surreale conversazione che si stava svolgendo, in quel preciso momento, tra James Sirius e il suo cuginetto più grande, Teddy Lupin.
Teddy, uomo navigato ormai senza pannolino da tempo, stava impettito davanti al cugino più piccolo. Aveva il volto serio e concentrato, immensamente buffo sotto una selva di capelli violetti e si era infilato una veste di mago adulto, che gli andava così lunga da parere una coperta. Si era messo in ginocchio per non inciampare, mentre faceva il suo discorso.
- Quindi, Jamie, nonna Meda mi ha detto che c'era un Minisso che non era bravo. Tu lo sai cos'è? Nonna Meda mi ha detto che è il capo dei Maghi. Io credevo che era Silente, da come mi raccontava zio Harry. Invece il Minisso era un tipo che si chiamava Caramella e questo già mi pare strano, ma lo dice nonna Meda, quindi è vero. Questo Caramella non ha fatto niente, mi ha detto, niente di niente per fermare i maghi cattivi.
- Tu cosa avresti fatto, Teddy, se fossi stato tu il Minisso?
Gli occhi di James erano grandi come piattini, mentre osservava il volto compunto del cuginetto.
- Prima di tutto io avrei fatto degli incantesimi molto... molto bruschi, ecco, per trasformare i cattivi in buoni. Per trovare tutti i cattivi, avrei inventato degli occhiali speciali, che vedono anche attraverso i muri. Così non mi sarebbe sfuggito nessuno, no? Poi avrei inventato una bacchetta speciale. Ci ho pensato. Basta una bacchetta che se tu dici il nome della persona su cui vuoi fare la magia, la bacchetta lo trova, no? Tipo il feletono dei babbani, che tu schiacci sul nome scritto della persona e quella poi ti sente. Poi l'avrei spedito su un altro pianeta, magari quello con i gas velenosi che diceva zia Hermione. Quello che io credevo che fosse una stella. L'avrei spedito là e lui, zac!, morto! E basta cattivi.
James batteva le mani, emozionato dal racconto travolgente del piccolo Lupin.
Senza una parola, Ginny ascoltava, seduta in poltrona, con le mani intrecciate a far da culla al mento.
- E poi, sai che avrei fatto, Jamie? Avrei fatto una magia enorme, per far sentire più allegra la gente. – aggiunse Teddy, allargando le braccia a dismisura e sollevandosi nello sforzo sulle punte - Non come zio Harry che ha il muso.
Ginny scoppiò a ridere e i due bimbi si interruppero, imbarazzati. Lei si sporse e li attirò entrambi a sé, cingendoli in vita con le braccia.
- Bravissimo Teddy! Saresti stato il più bravo Ministro della Magia che si fosse mai visto. E scommetto che James sarebbe stato il tuo aiutante, vero, cucciolo?
I due bimbi annuirono, con le faccine emozionate e le guance rosse.
- Benissimo, allora andiamo a raccontarlo a zio Harry, eh, Teddy? Così non avrà più il muso perché saprà che il mondo magico sarà in ottime mani con voi due.
Si alzò, prese per mano i bambini e salì su per le scale, per raggiungere suo marito. Non sarebbe mai stata una festa ma, si disse con un sorriso intenerito, il mondo era decisamente più pronto a difendersi.
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