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La Maledizione dell'Astinenza pt. 2

Nonostante dopo essere stati quasi beccati dalla madre nella propria camera Percy si fosse ripromesso di non avere mai più un orgasmo in quella casa, in realtà ogni volta che restava solo con Annabeth sentiva le viscere contorcersi e l'irrefrenabile impulso di baciarla e toccarla... e toccarsi o farsi toccare, ovvio! Normale, per ogni adolescente innamorato e in preda agli ormoni, ma per un semidio gli impulsi sono ancora più impellenti e difficili da domare.

Comunque, dato che Sally li interrompeva così spesso con varie scuse studiate, per un po' non avevano più rischiato di essere beccati proprio nel tentativo di perdere la verginità, e si erano limitati a qualcosa da poter interrompere più repentinamente in caso di irruzioni!

Tuttavia, dopo aver perso ogni occasione di fare sesso negli ultimi mesi, complice una certa sfortuna che Percy riteneva quantomeno sospetta, i due ragazzi ormai dovevano impiegare tutto il loro autocontrollo per trattenersi.

Autocontrollo che, quel giorno, per Annabeth poteva anche andare a farsi benedire...

Appena finite le lezioni, corse a prendere la metro per poter essere a casa di Percy il prima possibile. Di solito lo aiutava anche a studiare, certo, ma quel pomeriggio aveva ben altre intenzioni!

Era così impaziente che dondolò il piede della gamba accavallata per tutto il tragitto, come in preda ad un tick nervoso.

Quando fu annunciata la sua fermata, scattò in piedi e si fiondò fuori. Salì le scale di risalita due a due, e arrivò a casa del fidanzato in tempo record, dove suonò il citofono con intervalli e lunghezze per creare un particolare motivetto concordato. Le fu aperto dopo qualche secondo.

Stavolta prese l'ascensore per evitare di sudare troppo facendo 4 rampe di scale. D'altronde, ci teneva a non essere repellente!

Quando Percy le aprì, la accolse con un grande sorriso <<Ciao, amore mio!>> e lei gli si lanciò addosso, letteralmente, avvinghiandosi a lui con le gambe e baciandolo con la lingua.

Per fortuna erano entrambi atletici e forti semidei! Così, lui la prese al volo senza problemi e la portò in casa tenendola in braccio.

Dopo almeno un minuto di bacio appassionato, si staccarono per respirare e lei chiese <<Quindi, oggi quanto tempo abbiamo? Tua mamma torna più tardi, ricordo bene!?>>

<<Sì, ha un incontro con un suo professore, per la tesi... Torna alle 17.30.>>

<<Un'ora e mezza tutta per noi!? Fantastico!>> e riprese a baciarlo e accarezzagli il collo e il petto.

Senza indugiare oltre, Percy la portò in camera, dove si stesero insieme sul letto continuando a coccolarsi, baciarsi e toccarsi con trasporto.

Dopo un quarto d'ora di preliminari, ormai nudi, Annabeth gli propose di andare finalmente oltre <<Dai, metti il preservativo!>>

Il ragazzo sorrise giulivo, e fece per alzarsi e dirigersi verso la propria borsa di scuola, dove teneva nascosta la scatola di preservativi. Ma a metà strada si bloccò e socchiuse gli occhi maledicendosi <<No! Cazzo!>>

<<Che c'è?!>> chiese lei scattando a sedersi.

<<Ho lasciato la scatola in macchina nel cassetto sotto al cruscotto... Era pure l'ultima bustina rimasta!>>

La ragazza roteò gli occhi e si rigettò con la schiena sul letto <<Uffff ma no dai! E la macchina ora ce l'ha Paul, vero!?>>

Percy mugugnò, e ricominciò a vestirsi il più velocemente possibile <<C'è una farmacia qui all'angolo dell'isolato, vado e torno in 5 minuti!>> promise ottimista.

Annabeth sbuffò <<Va bene. Ti aspetto.>>

<<Lo spero!>> ribatté ironico, e corse via.

Lui non attese l'ascensore, perché gli venne più comodo correre giù dalle scale – o meglio saltare praticamente di rampa in rampa – arrivando così al piano terra in pochi secondi. Nuovo record! Corse fuori mentre ancora si stava chiudendo la giacca, e si fiondò alla farmacia facendo lo slalom tra le persone sul marciapiede come fossero ostacoli. Una giornata come un'altra nella City.

Arrivato all'angolo dell'isolato, restò qualche istante interdetto. Poi imprecò <<Ma no! Dai, cazzo! Non è possibile! Nessun negozio chiude a New York! Nemmeno per un solo giorno!>>

Invece, quel giorno, quel negozio, era proprio chiuso per lavori straordinari all'impianto elettrico.

Okay, niente panico. Aveva ancora più di un'ora prima che sua madre rincasasse. Ed era a New York, c'è una farmacia ogni 2 o 3 isolati praticamente! Bastava correre alla prossima più vicina, pensò Percy. E così fece.

Corse lungo quel marciapiede che manco Usain Bolt l'avrebbe visto passare, evitando di travolgere i comuni mortali intenti a condurre le proprie banali vite, ignari che il semidio più potente al mondo quel giorno volesse perdere la verginità a qualsiasi costo.

Arrivò al negozio successivo in meno di 5 minuti, e vi si fiondò dentro, diretto alla corsia di suo interesse. E arrivatovi, dovette nuovamente lasciarsi sbalordire, fissando confuso tutti i ripiani dedicati ai preservativi totalmente vuoti.

<<Ma che è!? C'è una convention di ninfomani e attori porno oggi!?>> esclamò esasperato, poi cercò gli addetti alle vendite, che stranamente sembravano tutti giocare a nascondino, e trovatone uno chiese informazioni.

<<Mi dispiace, amico. Non è arrivata la consegna per due volte di fila. Siamo senza scorte.>>

<<Seriamente!? Avete finito i preservativi!?>> chiese incredulo, mentre quello faceva spallucce.

<<Ma certo, ovvio che li abbiate finiti...>> mormorò ridendo amaramente e lanciando un'occhiataccia verso l'alto. Poi, fermò nuovamente lo stesso addetto <<Ehi, senti... senti... Ti do...>> infilò la mano in tasca e tirò fuori il proprio portafoglio, aprendolo convulsamente. Aveva una banconota da 20 dollari, e nient'altro <<... ecco, questi 20 dollari, se hai un preservativo da darmi.>>

L'addetto lo guardò a bocca aperta, non capendo se fosse o meno uno scherzo, e poi intontito rispose <<Bro, mi dispiace... Non uso preservativi...>>

Percy inspirò a fondo dalle narici, e in tono di rimprovero ribatté <<MALE! Molto, molto male! I preservativi sono importanti e-e vanno sempre usati! ... A meno che tu non voglia concepire con la persona che ami, ovvio... in tal caso, buona fortuna!>> concluse farfugliando, e se ne andò via rendendosi conto di aver fatto una scenata da pazzo e trattenendosi dall'elemosinare altri preservativi agli sconosciuti.

Uscito dal negozio, controllò l'orario. Le 4 e 35. Okay, c'era ancora tempo.

Pensa, Percy, pensa!

Il prossimo negozio più vicino era a 4 isolati lungo la avenue, circa un chilometro, ma si sarebbe ulteriormente allontanato da casa, che distava già 4 isolati; quindi, per tornare doveva farsi poi 8 isolati di fila, oltre 2 chilometri. Poteva correre veloce, certo, ed essere a casa in una ventina di minuti, forse 15 se era bravo.

Tuttavia, poi avrebbe avuto necessariamente bisogno di una doccia di almeno 5 minuti per levarsi tutto il sudore! E doveva anche riprendere un attimo fiato prima di altra attività fisica. Altri 5 minuti?

Erano già le 17, stima molto ottimistica. Gli restava una mezzora per riprendere da dove erano rimasti – e sarebbero serviti altri preliminari – per poi arrivare al dunque. Fattibile, ma poco romantico...

Oppure... poteva andare nel senso opposto, passare davanti a casa e andare a un'altra farmacia che vi distava 3 isolati. Ora avrebbe dovuto percorrere 8 isolati, però poi al ritorno gliene sarebbero mancati solo 3.

12 isolati contro 11 totali ancora da fare. La seconda opzione conveniva! Si sentì un genio, e si rese conto di non essersi mai applicato così a fondo in matematica e geometria spaziale come in quel frangente. Era proprio vero che il sesso ti fa fare cose strane!

Corse quindi quel chilometro e mezzo circa con speranza e caparbietà. Per fortuna aveva poteri sovrannaturali, o si sarebbe di certo arreso prima. Arrivò in 8 minuti. Entrò con convinzione, ma scongiurando in greco antico.

Ed eccoli là, finalmente. Varie marche, vari formati, varie taglie, e vari gusti. Stavolta, dato che con la prima scatola aveva notato parecchio fastidio, optò per una taglia a lui più comoda, non nascondendo un certo orgoglio maschile mentre si recava verso le casse.

Pagò, e uscì dal negozio sospirando per il sollievo. Forse era stata tutta solo sfiga, dopotutto.

Tornò quindi verso casa, sempre correndo ma con un sorriso stampato in volto.

Salì le scale d'impeto, e aprì la porta esclamando felice <<Eccomi! Li ho trovati! Che Odissea!>>

<<Trovati cosa, tesoro?>> chiese Sally arrivandogli incontro dalla cucina.

Percy restò di sasso. Annabeth era seduta sul divano, gambe incrociate, braccia conserte, umore nero ma ben celato. Ah, e ovviamente vestita.

<<Mamma.>> mormorò incredulo.

<<Sì...?>>

<<Sei già a casa.>> constatò triste.

<<E questo ti dispiace!?>> le chiese lei ironica, per poi spiegare <<Il mio professore ha avuto un imprevisto, non è venuto all'incontro. Sono a casa già da 20 minuti.>>

<<Ah. Capito. Che peccato... voglio dire, per la tua tesi, so che ci tenevi...>>

Sally lo guardò con un sopracciglio inarcato, ma non commentò. D'altronde, non era scema. Ma nemmeno voleva mortificare il figlio, quindi cambiò discorso <<Percy, ma hai corso? Sei tutto sudato... Vai a farti una doccia, guai a te se ti metti sul divano ridotto così!>>

<<Sì. Vado.>> mugugnò cupo. Lanciò un'occhiata ad Annabeth, sconfortato, e rimase sotto la doccia calda per almeno 20 minuti. Tanto, fretta non ne aveva più.

E ora era più che mai convinto: quella era una maledizione, eccome!

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