15❄︎•𝐖𝖍𝖆𝖙 𝖈𝖔𝖚𝖑𝖉 𝖍𝖆𝖛𝖊 𝖇𝖊𝖊𝖓•❄︎
S𝒐𝒏𝒐 𝒊𝒍 𝒎𝒐𝒔𝒕𝒓𝒐 𝒄𝒉𝒆 𝒉𝒂𝒊 𝒄𝒓𝒆𝒂𝒕𝒐
𝐻𝑎𝑖 𝒔𝒕𝒓𝒂𝒑𝒑𝒂𝒕𝒐 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑒 𝑙𝑒 𝑚𝑖𝑒 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑖
𝐸 𝑝𝑒𝑔𝑔𝑖𝑜 𝑑𝑖 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑜, 𝑝𝑒𝑟 𝑣𝑖𝑣𝑒𝑟𝑒, 𝑑𝑒𝑣𝑜 𝒖𝒄𝒄𝒊𝒅𝒆𝒓𝒆 𝑙𝑎
𝑝𝑎𝑟𝑡𝑒 𝑑𝑖 𝑚𝑒
𝑐ℎ𝑒 ℎ𝑎 𝑣𝑖𝑠𝑡𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑎𝑣𝑒𝑣𝑜 𝑝𝑖𝑢́ 𝑏𝑖𝑠𝑜𝑔𝑛𝑜 𝑑𝑖 𝒕𝒆
-Ray Chen e Sting
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Il suo corpo era ghiaccio contro le mie mani, percorso da leggeri tremori insistenti. I suoi occhi, fissi verso il vuoto, erano un'immagine che mai mi sarei tolto dalla testa. Era successo di nuovo, si era ripetuto quell'episodio che avevo sperato di cancellare dai miei ricordi.
Me e lei, un bacio e una visione...poi il caos.
Eppure sembrava che io fossi caduto dentro un ciclo interrotto, destinato a proiettarmi davanti gli stessi scenari per sempre.
Chissà, quale via Mercoledì percorreva in quel momento, quali immagini le scorrevano davanti gli occhi.
Sapevo che era un Corvo, di conseguenza tutto quello che vedeva era negativo. Potevano trattarsi di analessi o prolessi che l'avvissavano di qualcosa di terribile.
Io stesso ero percosso dal timore che in quel momento nella sua mente ci fossi io, che trovasse un altro motivo per allontanarsi da me.
Misi da parte i miei pensieri nello stesso momento in cui Mercoledì arricciò leggermente le labbra e strinse di scatto le palpebre, segno che stava riprendendo coscienza.
"Ehi, Treccine" dissi a bassa voce, chiamandola per cercare di portarla alla realtà.
Rispose con un mugugno di fastidio, per poi lasciare il suo corpo rilassarsi sulle mie braccia, stanco dopo essere stato così tanto in tensione.
"Vattene, Tyler" sussurrò lei, con voce debole.
Rimasi stupito, non mi aspettavo quelle parole dopo che ci eravamo appena fidanzati e baciati. Nientemeno dopo che la stavo tenendo così. Tuttavia dovevo aver evidentemente sottovalutato qualcosa. Non potevo sapere cosa le sue care amiche visioni le avevano rivelato e per questo mi sentivo estremamente impotente.
Impotente come quattro anni fa, dopo che tra le mie braccia aveva saputo di essersi fidata della persona sbagliata, del mostro che aveva divorato i suoi sogni.
Destinato a fissare la sua espressione di odio un milione di volte dentro la mia testa.
La corvina si scostò da me e appoggiò una mano sulla neve, incurante del freddo, per aiutarsi ad alzarsi in piedi.
"Mercoledì, che ti prende?" domandai, questa volta un po' preoccupato.
"Aveva ragione. Tu sei lui. Lui è te".
La sua figura era avvolta dalla nebbia, appariva criptica attorno alle tombe mentre pronunciava quelle parole. Io la seguii, iniziai a combattere quel duello che non sapevo avremmo incominciato.
"Dio, lo sai che non sono un veggente? Smettila di parlare in questo modo!", affondai le mani tra i miei capelli, la confusione di quel momento mi stava consumando
Che cosa intendeva? Perché faceva così tanto la misteriosa al posto di dire in faccia la verità?
Lei non disse più nulla, si limitò a allontanarsi a passi veloci da me.
Tale sofferenza, non la riuscirei a descrivere. Potrei compararla al ricevere un pugno sullo stomaco, uno schiaffo nel viso, ma ancora non sarebbe comprensibile ad un soggetto esterno.
"Mercoledì, girati, ti prego" le urlai contro, senza tuttavia andarle dietro, "Fermati, non scappare di nuovo, non potrei sopportarlo" continuai.
"E se dev'essere così?" disse e la sua voce sembrò spezzare i vetri del mio cuore.
Si era allontanata abbastanza da poter confondere il suono della sua voce, che mi arrivava ovattato.
Questa volta presi a correre dietro le sue orme, lasciate sulla neve. La raggiunsi in pochi secondi, eppure il mio fiato era già a corto di ossigeno, la mia gola già bruciava. Il panico mi aveva perseguitato da anni ormai, ma si presentava sempre quando meno lo volevo. Quando sapevo che stavo per perdere qualcosa, perchè in compagnia sua avevo dimenticato cosa significasse la solitudine che sempre mi aveva accompagnato.
La mia vita era sempre stata uno specchio di vetro, laddove la mia immagine ogni volta che vi rifletteva lo scheggiava.
E aveva provato a eliminarlo, a fare la finita con quel riflesso. Ma non ci sono mai riuscito completamente.
Ora Mercoledì voleva allontanarsi da me dopo aver visto qualcosa che solo lei conosceva. La stavo per lasciare andare di nuovo, perché spaventata da me. Questo solo perché io stesso credevo di non meritare perdono e fiducia. Perché io stesso mi identificavo in un mostro.
La presi per il polso, fermando i suoi passi per un momento e facendola girare verso di me. Incrociai i suoi occhi pieni di risentimento, feriti e spaventati. Come quella notte al Wheatervane.
"Ci ho provato Tyler, ci ho provato" disse e il suo fiato prese la forma di tante nuvole di vapore davanti a me.
"Ho provato a non sentirmi in colpa per essermi innamorata anche della versione sbagliata di te, ma ti sto facendo del male".
"No, che cosa stai dicendo? Mercoledì che cazzo stai dicendo!" scoppiai,
"Semmai sono io quello che ti fa del male, anzi che ti ha fatto del male. Ti ho fatto io quella cicatrice sopra il sopracciglio, ti ho stretto io il collo fino a farti soffocare. E ti prendi tu la colpa di star distruggendo entrambi?" .
"Quello l'ha fatto l'Hyde, il tuo Hyde. I baci che ho su tutto il corpo li ha fatti Tyler, anche se in una versione diversa di quella che conoscevo".
No, non è vero, perché lo diceva? Per farmi sentire meno in colpa per ciò che ho comunque dovuto scontare per anni dentro una stanza del Willowhill?
Posò i suoi occhi prima verso il basso, poi su di me. Poi, un po' titubante, fece un passo in avanti verso di me.
E un altro ancora.
E un altro ancora, fino ad arrivare a qualche centimetro da me, appoggiando la sua mano sul mio petto, senza staccare le iridi scure dalle mie.
Era in grado di sentire il battito del mio cuore, accelerato dal suo contatto.
E ho imparato che chi è in grado di sentirlo, ti rende debole in quel momento, perché capace di scoprire i tuoi sentimenti. Ci ero abituato in prima persona, dato che ogni giorno avevo a che fare con le sensazioni e i rumori ampliati dieci volte in più del normale.
Il mio animo era spoglio davanti a lei.
"Tu, sei il mostro che io ho creato" sussurrò appoggiando la sua testa contro la mia, in un lungo sospiro.
E se prima di quella frase conoscevo tutte le carte che erano in gioco in questa storia...in quell'istante le vidi di persona ribaltarsi completamente.
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Due ore dopo, io e Mercoledì ci trovavamo ai due lati opposti della villa. Lei rintanata nella sua torre, io in uno dei salotti.
In particolare, seduto su una poltrona color carbone e logora di polvere, guardavo impietrito Enid mettersi lo smalto rosa sulle unghie. Aveva gli occhi fissi su di esse da almeno venti minuti buoni ed era talmente tanto concentrata che la sua lingua toccava la punta del labbro superiore e le sue ciglia erano aggrottate, come se stesse analizzando la più preziosa delle pietre.
"Perfette...sono perfette!" esclamò ad un certo punto, portando le mani davanti a sé per ammirare soddisfatta.
"Ci credo, ci hai messo un'ora" la presi in giro, abbandonando completamente il mio corpo sulla poltrona.
"Tyler Galpin, solo perché hai problemi d'amore non devi sfogarti sulla mia arte" si lamentò.
Io sbuffai, tornando ad aprire un libro che avevo preso completamente a caso da uno scaffale e che stavo tentando di leggere. Ma parlava di torture europee ed era troppo macabro non solo per me, ma persino per la Dalia Nera.
Enid iniziò a sbattere ritmicamente i piedi sul parquet, fissando il vuoto.
"E ora perché mi guardi così?" chiesi, fissandola da oltre le pagine del libro.
"Mi annoio".
La ignorai, non avevo voglia di parlare con lei. Forse ero troppo arrabbiato per prima, ma desideravo stare solo.
Lei però sembrò non essere d'accordo, così si alzò in piedi e mi sfilò il libro dalle mani. Guardò la pagina in cui mi ero fermato, indicando la figura di un uomo legato con delle corde ai polsi e alle caviglie, che lo collegavano a quattro cavalli e che tiravano il suo corpo come fosse un elastico.
"Per fortuna loro non sono così fuori di mente" sospirò, poi posò il libro sul tavolo di mogano.
Se avevo imparato qualcosa riguardo la famiglia Addams e i suoi conoscenti, era il classico ' sorridi e annuisci', senza però il sorridere. Parlando da Serial Killer, le loro pazzie non le avrei capite mai appieno.
"Tyler, devo dirti una cosa" disse all'improvviso la bionda.
Se prima ritenevo buffa l'espressione di Enid, ora essa si era resa stranamente seria. Troppo velocemente perché ne collegassi il motivo.
Ma su cosa doveva dirmi, avevo già una mezza idea.
"Parla, ti ascolto" dissi, dandole ragione perché tralatro era strano che fosse stata nella mia stessa stanza con me per tutto questo tempo senza alcun motivo.
"Hai presente quando ti ho detto di dire a Merc del fatto che tu sei il suo padrone? Che sapevo tutto? Che sei sempre stato un fottuto bugiardo?" domandò, sedendosi sulla poltrona di fronte.
"L'ultima parte l'hai detta soltanto ora, ma sì" replicai un po' offesso, ma d'altezza canto desideravo prendere la 'palla al balzo' e sentire la verità su quella lacuna che aveva riempito i miei ultimi giorni.
"Ecco...non ti ho spiegato perché. Ceh, inteoria non potrei dirtelo, ma lo trovo giusto. E non ti lascerò rispondere ora, ho bisogno di dirlo tutto d'un fiato o mi bloccherò: sto lavorando ad un caso a favore dei reietti come gli Hyde. Gli sto studiando come mai ha fatto qualcuno prima d'ora, questo perché spero che un giorno possa esserci un trattamento più giusto per chi è vittima di una parte che non vuole. Dopotutto questo lo sento anche io da lupa, il fatto di non poter comandare del tutto un pezzo di sé. Mi sto battendo Tyler per questi diritti, ma nel mio percorso ho incontrato troppe verità. Ho scoperto del legame tra te e Mercoledì...ci sono rimasta di merda".
Le sue parole mi colpirono d'una a una, troppe informazioni allo stesso tempo ma una grande verità svelata. Poi dissi anch'io qualcosa:" Non so che fare Enid, come gestisco una cosa del genere? Nessuno me l'ha mai detto".
Cercai di reprimere una lacrima, causata dal fatto che finalmente mi sentivo capito da qualcuno. Anche se il mio animo era spoglio davanti a lei, sapevo che lei poteva ad un certo modo aiutarmi ora.
"Dovreste cercare. Dovreste almeno tentare" mi suggerì.
"Non esiste altro modo? Hai mai letto un libro diverso di tutti quelli che ho visto io?".
Ed eccola la amara verità. Io avevo detto a Mercoledì che non sapevo nulla, di non aver mai cercato abbastanza.
Invece l'avevo fatto anche troppo.
"Purtroppo no, ma almeno dovreste parlarne" si fece comprensiva lei.
"Enid, sono grato veramente tanto che mi hai detto questo, ma io preferisco l'altro modo. Me ne andrò senza recarle alcun dolore, senza mettere a rischio la sua vita" svelai il mio piano che fino ad ora ero riuscito a nascondere e a mettere in atto.
"Sei pazzo? Pensi che così risolveresti tutto? Lo sai che il dolore non è solo quello che proviamo quando ci facciamo male, ma anche quando si colpisce questo?" Mi rimproverò mettendosi una mano sul cuore a fine frase.
In quel momento fu quasi impossibile trattenermi, i miei occhi iniziarono a lacrimare piano piano, in un modo che non avveniva da anni. Perché solo ora avevo realizzato a cosa avevo pensato fino ad allora. Forse per me era la redenzione da tutto, ma per lei lo sarebbe stato?
"Lo so, lo so Enid, ma andarmene sembra il modo migliore" sussurrai, e scattai in piedi dopo aver pronunciato quelle parole, diretto verso la porta
Enid mi seguì, fino ad arrivare dietro di me. Io mi girai verso di lei e, all'improvviso, mi abbracciò. Mi abbracciò come mai nessuno aveva fatto da anni e anni con me. Un gesto di conforto, di solidarietà, per cercare di attaccare a me una speranza.
Affondai il volto tra i suoi capelli e mentre lei mi accarezzava la schiena delicatamente, sussurrai quelle dannate parole:
"Se morirò, lei non soffrirà".
Perché morire era stato il mio piano sin dall'inizio del gioco.
Nota autrice:
Eccomi, reduce di due mesi di studio, ma sono tornata!
Non voglio dilungarmi molto per ciò vi dirò due cose al volo:
1• So che questo finale lascia un grande punto interrogativo, anche perché non è come sembra, ma non posso spiegare nulla se non cercare di pubblicare il seguito al più presto.
2• Scusatemi x gli errori o il modo frettoloso con cui ho scritto ma questo capitolo non è stato per niente facile e la stanchezza dello studio si sentiva ♡
Ci vediamo con altri aggiornamenti nei prossimi giorni,
Lily
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