7
«Non dovresti essere qui.»
Mi congelo sul posto.
Al corso di autodifesa mi ripetevano sempre che è importante non farsi prendere dal panico in caso di aggressione. Bisogna restare lucidi e individuare, come prima cosa, possibili via di fuga. Potrei mettermi a correre, ma chiunque sia alle mie spalle potrebbe raggiungermi in pochi secondi. La vegetazione non è abbastanza fitta da permettermi di sgattaiolare via inosservata, tantomeno di nascondermi. Quindi no, non ho vie di fuga.
L'altro concetto fondamentale è quello di non dare mai le spalle al nemico. Siamo troppo vulnerabili ed esposti, è importante guardare negli occhi l'aggressore.
Mi volto, facendo attenzione a non fare mosse azzardate che potrebbero spingere chiunque sia alle mie spalle a spaventarsi e attaccarmi, e resto sorpresa nel riconoscere il volto di Sam. Sembra divertito dalla situazione.
Il fatto che lui sia amico di Violet mi rassicura un po', ma mi è stato insegnato di diffidare di tutti. Cosa ci fa lui qui?
Mi allontano di un passo, esibisco un sorriso strafottente per mostrarmi sicura. «Potrei dire la stessa cosa di te» ribatto.
«Ho incontrato Jena e Violet per i corridoi, mi hanno parlato di te. La tua compagna di stanza era preoccupata per te, ha detto che le eri sembrata strana e mi ha chiesto di controllare se stessi bene» spiega. «Finché non ho visto una chioma di capelli rossi avanzare verso il bosco. Un po' imprudente, Aimee, non credi? Entrare in un bosco da sola. Ti saresti potuta perdere, avresti potuto incontrare un malintenzionato...»
«Mi è andata peggio» ribatto, squadrandolo dalla testa ai piedi.
Scoppia a ridere. «Non è il modo di trattare qualcuno che conosce il tuo piccolo segreto. Cosa farebbero Jena e Violet se scoprissero che sei andata nel bosco?» Tenta di avvicinarsi, ma io indietreggio. «Sarà il nostro piccolo segreto.»
Esalo un sospiro teatrale e mi porto le mani al cuore. Lo guardo dritto negli occhi e sorrido. «Come sei dolce! Come farei senza di te, mio principe azzurro?» Torno seria e lascio cadere le braccia lungo i fianchi. «Bene, ora puoi anche andare fuori dalle palle. Grazie.»
C'è qualcosa in questo ragazzo che mi infastidisce.
Un po' è il perenne sorrisino strafottente e saccente che gli incurva le labbra. Questo suo modo di fare, la convinzione di essere migliore degli altri, è una delle cose che odio di più nelle persone. Le fa entrare direttamente nella mia lista nera. Mi viene voglia di tirargli un pugno per togliergli quel ghigno dalla faccia, per farlo tornare nel mondo dei comuni mortali e ricordargli che non è meglio di nessuno di noi. Mi chiedo cosa ci trovi Violet in lui, come facciano a essere amici.
«Non ti sto simpatico, vero?» chiede.
Faccio spallucce. «Non puoi stare simpatico a tutti.»
«Però mi piacerebbe stare simpatico a te, Ryle» ribatte.
Lo guardo con un sopracciglio inarcato. «Perché?»
«Sono i tuoi occhi» risponde. «Sono sempre in movimento, sempre in cerca di qualcosa. Sei una ficcanaso e si capisce dal tuo sguardo. Sono una persona curiosa anche io, dunque mi chiedo sempre cosa stai cercando. Anche io sono così, anche io sono sempre in cerca di qualcosa. E quando i nostri sguardi si incrociano, sento dentro di me la sensazione di essere vicino a ottenere ciò che cerco da una vita intera.»
Resto spiazzata dalla sua spiegazione. «Queste cose le dici anche a Clary, la tua ragazza?»
«Io e Clary non stiamo insieme. È complicato.»
«Se lo dici tu» borbotto. «Sarai talmente curioso da voler conoscere tutte le ragazze della Haldell ed entrare nella...»
«Aimee» mi interrompe. È divertito, trattiene una risata. «Che ne dici di ricominciare dall'inizio e presentarci come si deve? Andiamo in un bar a berci qualcosa e chiacchierare.»
«Ho scelta?» chiedo.
«A meno che tu non voglia che io dica tutto a Violet...»
«Sei proprio un rompicoglioni» borbotto.
Lui mi fa strada per raggiungere la sua auto e io lo seguo in silenzio. Trattengo una risata quando vedo il modo in cui cammina, con la schiena dritta, il mento all'insù, da bravo arrogante qual è.
In macchina decidiamo di scegliere una canzona a testa e resto sorpresa quando fa partire una delle mie preferite. Mi lancia un'occhiata, come se lo sapesse già. È inquietante... o forse vuole solo fare colpo su di me.
«Ti piace?» chiedo.
Annuisce. «A te?»
«La ascoltavo sempre con mia sorella, Jennifer» spiego. «A casa mia ho uno stereo davanti alla finestra e spesso la melodia si confondeva con i rumori della natura. Io e sorella ballavamo illuminate dalle stelle. Riporta alla memoria tanti bei ricordi, soprattutto della mia vita a Forks.»
«Guarda un po'» mormora Sam. «Quella lingua tagliente sa anche raccontare aneddoti dolci e provare sentimenti.»
Sbuffo. Bene, mi ha fatto passare la voglia di parlare.
Sam parcheggia davanti a un bar dall'aria familiare. Ha poche finestre, tutta la luce è artificiale, e puzza di sigarette. Storco il naso, infastidita dal fumo che mi entra in gola.
Oltre a qualche solito tavolino in legno, alcuni di questi danneggiati dal tempo, ci sono anche delle postazioni per giocare a biliardo, due flipper e una zona dedicata al gioco delle freccette.
Mi sembra di essere già stata qui, ma non ho ricordi ben definiti.
Ci accomodiamo al bancone, dove aspetto impazientemente l'arrivo di un cameriere. Ho voglia di bere del vino per sopportare la presenza di Sam.
Una ragazza mi si palesa davanti e i nostri sguardi si incrociano. Si porta una mano alla bocca, nascondendo un enorme sorriso. «Aimee? Sei proprio tu?» chiede.
Ci metto qualche secondo per riconoscerla, è cambiata del tutto. È Winter, quella che era la mia migliore amica, quella con cui trascorrevo interi pomeriggi assieme a Dylan.
Il bar mi è familiare perché è di sua madre e ho giocato molto spesso fra questi tavoli.
Mi vergogno un po' a non aver nemmeno pensato di cercarla da quando sono arrivata, ma con l'inizio delle lezioni me ne ero completamente dimenticata.
Fa il giro del bancone per abbracciarmi. «Cosa ci fai qui?» chiede.
«Sono stata presa alla Haldell» rispondo. «Quanto sei cambiata, Winter... Non ci sentiamo da una vita intera.»
I suoi capelli una volta castani sono ora platino, danneggiati dalle numerose tinte e decolorazioni che deve aver fatto. Gli occhi color ghiaccio sono circondati da dell'ombretto scuro. È dimagrita tantissimo, il suo viso è scavato, i tacchi che indossa la slanciano ancora di più.
Mentre la guardo penso a tutte le volte in cui ha provato a ricontattarmi e io l'ho ignorata. Un'altra persona a cui devo delle scuse da aggiungere alla lista.
«Cosa prendete?»
«Due bicchieri di vino» dico.
Sam mi guarda confuso. «Io non voglio bere vino.»
«Infatti sono entrambi per me.»
Sam ordina dell'acqua tonica e Winter si allontana per preparare le nostre ordinazioni.
«Dunque», Sam ridacchia e si volta verso di me. Il suo sguardo mi mette in soggezione, sembra voglia mangiarmi. «Direi di rompere il ghiaccio chiedendoti cos'è quel biglietto che hai trovato nel bosco.»
Gli lancio un'occhiata truce. «Da quanto mi stavi spiando, esattamente?»
«Non ti stavo spiando.»
«Scusa, ripropongo: da quanto ti stavi facendo i cazzi miei?» Non gli lascio nemmeno il tempo di ribattere, prendo subito uno dei bicchieri di vino che sta portando Winter e bevo un sorso. «Quindi non siamo qui perché vuoi conoscermi meglio e diventare amici, ma solo perché vuoi sapere cos'ho trovato?»
Si fa improvvisamente serio. «No, Aimee. Voglio davvero conoscerti e ricominciare col piede giusto, te lo giuro.»
«Lo sai vero che è molto sospetto il fatto che tu voglia leggere il biglietto?» dico. «Hai paura che io abbia trovato qualcosa di compromettente su di te? Che ci sia scritto il tuo nome o qualche indizio?»
«Mi stai accusando di aver ucciso Dana?»
Non riesco a trattenere un sorrisino, sebbene dovrei essere allarmata in questo momento. «Sam» dico il suo nome come una cantilena. «Dana si è uccisa, o sbaglio? Perché tu parli di omicidio?»
Resta interdetto per qualche secondo, uno stupore che cerca di simulare abbassando il capo e passando una mano fra i capelli. «Perché tutti sanno che non è stato un suicidio, ma in pochi lo ammettono ad alta voce.»
Sembra sincero, mentre lo dice. Anche dispiaciuto. Conosceva Dana? Erano amici, per caso?
Vorrei chiederglielo, ma mi anticipa e insiste di nuovo per vedere il biglietto. Consapevole di non avere molta scelta, e che un aiutante in grado di decifrare la scritta potrebbe farmi comodo, lo estraggo dalla tasca dei pantaloni. Sam vive ad Hauntown da più tempo di me, conosce la città e chi ci vive.
Potrebbe rivelarsi utile.
«Quindi?» gli chiedo.
Alza lo sguardo dal biglietto, ma sembra confuso tanto quanto me. «È il nome di una spiaggia qui ad Hauntown. Non è un bel posto, ci vivono senzatetto, principalmente drogati o spacciatori.»
«E Gordon?»
«Potrebbe essere il nome di qualcuno» Mi restituisce il foglietto. «Non farlo vedere a nessuno, sarà un altro nostro piccolo segreto.»
La sua energia sembra essersi dispersa nell'aria. Se ne sta curvo mentre sorseggia la sua acqua tonica, non incontra il mio sguardo. Sembra un ragazzo a posto, ma sento di non potermi fidare di lui. Non ancora, almeno. Perché mi ha seguita nel bosco? Avrebbe potuto segnalarmi la sua presenza fin da subito, ma ha preferito restare a guardarmi raccogliere il biglietto. Passare inosservato finché non ha deciso lui di farsi trovare.
«Un segreto fra noi tre!» esclama Winter.
Non mi ero accorta fosse dietro di noi. «Hai ascoltato tutto?» chiede Sam, palesemente infastidito.
Mi cinge le spalle con un braccio. «Sì, non so farmi gli affari miei» risponde. «Non a caso io e Aimee eravamo migliori amiche.»
Sam grugnisce e non risponde.
Finiamo di bere e torniamo verso la macchina, ma durante il viaggio Sam è piuttosto taciturno. Il suo sorriso è scomparso e non sembra intenzionato a voler fare conversazione.
Arriviamo davanti alla Haldell e parcheggia. «Posso accompagnarti fino alla tua stanza?» chiede.
«Tanto lo faresti comunque, perciò fai come vuoi» rispondo.
Faccio per scendere dalla macchina, ma lui mi afferra un braccio. «Perché non ti piaccio?»
«Perché sei troppo pieno di te» rispondo. «Non è una cosa precisa, è l'aura che emani. Spesso mi metti in soggezione e ti comporti come se fossi la persona migliore sulla terra.»
«Aimee, dovresti imparare a fare lo stesso» ribatte. «Alla Haldell devi mostrarti forte o non si fanno problemi a demolirti. Essere accomodante anche con le persone che non sopporti. Non piegarti nemmeno quando ti feriscono.»
Sbuffo e alzo gli occhi al cielo. «Io non vi capisco quando parlate così. Fino ad ora nessuno mi ha creato problemi e non voglio essere una persona che non sono» rispondo. «A costo di farmi piegare e odiare.»
Sam mi guarda. «Mi prometti una cosa?»
«No.»
Sbuffa. «Prometti di non fare nulla di azzardato? Per esempio, andare in quella stupida spiaggia da sola.»
Cavolo, sono così prevedibile.
«Perché ci tieni così tanto?» chiedo.
«Mi ricordi Dana» risponde. «A lei non interessava cosa pensavano gli altri, era autentica. A costo di farsi odiare ed essere etichettata come la stronza della scuola. E guarda che fine ha fatto, Aimee. Clary può permetterselo, ha mamma e papà a coprirla. Dana era un nessuno, una ragazza che studiava e si faceva in quattro per tenersi il suo posto in questa scuola. Non l'ha protetta nessuno.»
«Tu pensi che qualcuno della Haldell l'abbia uccisa?» chiedo.
«Non lo penso. Ne sono certo.»
Winter è interpretata da Avril Lavigne
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