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24

«Quindi il colpevole è Sam» dice Winter.

Cammino con il telefono incastrato fra la spalla e l'orecchio e con passo svelto cerco di raggiungere l'auditorium.
L'assemblea d'istituto cade una volta al mese ed è organizzata dagli insegnanti. È l'unico giorno, tra l'altro, in cui vediamo il preside fuori dal suo ufficio. Vengono organizzate le gite, gli eventi più importanti e anche consegnati i premi agli alunni migliori.
A volte tornano anche quelli ormai laureati per discutere del futuro brillante che hanno ottenuto grazie agli studi alla Haldell.

I corridoi della scuola sono deserti, tutti gli studenti devono essere già all'assemblea. Tutti, ovviamente, tranne me, che sono rimasta addormentata dopo l'ennesima notte insonne. Non riesco a togliermi dalla testa la rivelazione di Tom, il modo in cui, quando ha pronunciato il nome di Sam, il mondo si è fermato. Ho trattenuto il fiato per forse un minuto, come se qualcuno mi avesse tirato un pugno nella pancia. Come se mi avessero scavato dentro.

«Non possiamo esserne certe, Winter. Potrebbe aver comprato la droga per venderla a qualcuno, e magari quel qualcuno è colui che l'ha data a Bree. Potrebbe non essere colpa sua» ipotizzo.

È da ieri sera che il mio cervello formula mille ipotesi, che cerca anche solo un minimo dettaglio che potrebbe scagionare Sam. Ho passato la notte ripensando a tutte le parole che mi ha detto, a tutti i suoi gesti, a convincermi che non sia lui l'assassino che stiamo cercando. Eppure i fatti parlano chiaro: mi ha sempre tenuto nascosta questa cosa, e un motivo c'è ed è anche chiaro.

Perché? Per quale motivo si è finto mio amico? Perché aiutarmi nelle indagini? È sempre stato un suo subdolo piano? Ripenso a quando ci siamo baciati, a quando mi ha aperto il suo cuore: mi sento un'idiota. Mi ha usata, mi ha presa in giro, manipolata come gli faceva più comodo. Sono stata l'ennesima stupida che si è illusa di trovare del buono in una persona che non merita nemmeno un briciolo di pietà.

«Possiamo cambiare argomento?» mormoro, ricacciando indietro le lacrime.

Winter non capisce. Non comprende come io possa ancora difenderlo, ma in fondo sa che per me non è facile. Comprende come mi sento, questo forse è tutto ciò che conta e che mi dimostra che di lei, almeno, mi posso fidare. Non ho nemmeno ancora avuto il coraggio di confessare a Bree cos'ho scoperto. Non sono andata dalla polizia.

Non lo sa nessuno, solo Winter.

«Sai già cosa fare a Natale?» chiede la mia amica.

«No, sono indecisa. Non so se restare qui o raggiungere la mia famiglia a Forks» spiego. «Anche se l'idea di passare due settimane con mio padre non mi alletta molto, a essere sincera.»

«Non puoi andartene!» esclama, talmente forte che sono costretta ad allontanare il cellulare dall'orecchio. «Ti perderesti la festa di Natale sulla neve, sarebbe anche la tua prima volta! Non puoi mancare.»

Aggrotto la fronte. «Ad Hauntown nevica?»

«Il clima è sempre caldo durante l'anno, ma a dicembre nevica sempre. Hauntown innevata è uno spettacolo mozzafiato.»

Mi guardo attorno, completamente persa: devo aver sbagliato strada. Sbuffo e faccio dietrofront, cercando un qualche segnale che mi indichi dove si trova l'auditorium. «Ci penserò, ho ancora molto tempo per decidere.»

Imbocco uno dei numerosi corridoi della Haldell, dove due persone attirano la mia attenzione. La voce di Winter si fa più lontana non appena riconosco Sam e Violet. Mi si taglia immediatamente lo stomaco. Cosa ci fanno loro qui e perché non sono all'assemblea? Li guardo entrare, ignari della mia presenza, in una delle aule.

Ho un pessimo presentimento. Ripenso a Violet, la mia compagna di stanza nonché grande amica di Sam. La stessa che per mesi mi ha sempre ripetuto di tenere il naso fuori dal caso di Dana, di farmi gli affari miei o sarei finita nei guai. Forse tutti quei discorsi non li ha mai fatti per proteggere me, ma Sam. Gli stava coprendo le spalle. Non voglio credere che anche lei sia una bugiarda, che in qualche modo sia coinvolta. Eppure Joy me l'aveva lasciato intendere nei suoi fascicoli.

«Winter, scusa, devo andare» dico. Non le lascio nemmeno il tempo di rispondermi.

Mi avvicino all'aula in punta di piedi, allungo il collo finché riesco a vederli. Cerco di restare il più ferma e in silenzio possibile per origliare. Sam tiene fra le mani una mazzetta di soldi. Tanti, troppi soldi. Probabilmente quelli che ha guadagnato rivendendo la droga che gli ha dato Tom.

«Sei sicuro non si ricordi nulla?» chiede Violet.

Chiudo gli occhi, colpita da un'ondata di nausea. Devo restare qui e sapere la verità, lo devo a me, lo devo a Joy, lo devo a Bree, ma vorrei solo andarmene. Non voglio sentire cosa sta per dire Violet, non voglio la conferma che anche lei sia coinvolta. Non voglio sapere che anche lei mi ha sempre mentito, di essere circondata da un branco di vipere di cui non posso fidarmi. Credevo che, almeno lei, fosse per davvero mia amica.

«Era una droga potente, stai tranquilla» risponde Sam. «Non si ricorda nulla.»

«Aimee? Lei lo sa?»

«Violet, lei non è un problema» la rassicura.

«Non voglio finisca nei guai, Sam. Sono stata chiara?» sibila, furiosa come non l'ho mai vista. «Dobbiamo toglierla di mezzo.»

So che dovrei starmene dove sono, ma non riesco a trattenermi. Sto per vomitare, o forse piangere. Non riesco a credere che sia tutto vero, che entrambi si siano presi gioco di me. «Togliermi di mezzo?» La domanda doveva uscire tagliente, ma mi si spezza la voce. Sento un peso sul cuore, vorrei solo tornare nella mia stanza.

Entrambi si voltano verso di me con gli occhi sgranati. Vorrei poter fare una foto alle loro espressioni stupefatte, ricordarmele per sempre. Perché, per una volta, non hanno idea di come muoversi: li ho colti entrambi alla sprovvista. Si lanciano una breve occhiata, poi Violet abbassa lo sguardo verso le sue scarpe. Si stringe con le braccia, come per proteggersi. È chiaro che lei non parlerà.

Sam, invece, tenta di avvicinarsi a me. «Aimee, posso spiegarti. Devi solo permettermi di spiegarti tutto, devi aver capito male.»

Scoppio a ridere, mi allontano da lui indietreggiando. Una risata isterica, che esce insieme a un singhiozzo. Sto piangendo, non me ne ero resa conto. «Siete tutti fuori di testa in questa scuola del cazzo» Mi passo le mani fra i capelli e cerco di fare un respiro profondo. «Io penso di aver capito alla perfezione, Sam, non devi spiegarmi nulla. L'unica che non capisco qui è Violet.»

È un piccolo tentativo. Un minuscolo spazio che le lascio per darmi una spiegazione, per farmi cambiare idea, per convincermi che lei non c'entra e che non ha fatto nulla, ma la mia amica – quella che era una mia amica – mantiene lo sguardo basso. Fa finta di nulla, come se io non esistessi. Vedo che una lacrima le solca una guancia, ma non apre bocca.

«Sono stata a East Coast Rover, ieri, e ho parlato con Gordon, il capo. Ho letto la lista dei clienti e c'era il tuo nome. Tutto quadra, Sam» Sento la rabbia montare dentro di me, le mie mani tremano. «Tu hai venduto la droga a Bree. Sei sempre stato tu. E ora ti sento parlare con quella che consideravo una mia amica come se fossi la prossima vittima in una lista di morte!»

«Come dicevi?» mormora Violet. La sua voce è bassa, graffiante. Sbuffa una risatina sarcastica. «Che non sarebbe stata un problema?»

Sam la ignora completamente, si avvicina e mi prende una mano. «Aimee, permettimi di spiegarti tutto.»

Con uno strattone mi libero dalla sua presa, gli faccio perdere l'equilibrio e finisce contro uno dei banchi. Sembra sorpreso, lo sono anche io: non credevo di avere tutta questa forza. Devo andarmene da qui prima che succeda qualcosa di grave. Prima che magari loro mi facciano del male. «Vi avverto, entrambi: non avvicinatevi mai più a me o a Bree» sibilo. «So cosa sei, Sam, l'ho capito. Provaci ancora una volta e la polizia verrà a bussare alla tua porta.»

Mi volto ed esco dall'aula, corro fino al bagno più vicino. Mando un messaggio a Bree, le chiedo di raggiungermi.
La mia unica amica. A meno che anche lei non si riveli una pazza o non decida di pugnalarmi alle spalle.
C'è qualcuno di cui posso fidarmi qui?

Non appena Bree entra in bagno, mi getto fra le sue braccia. La stringo forte e scoppio a piangere. «Aimee, cosa succede?» domanda, preoccupata.

«Non ce la faccio più...» singhiozzo. Mi siedo a terra, lei resta in piedi. Passo i polsi sotto agli occhi per asciugare le lacrime. «Questa scuola, la gente di questa scuola, è una merda! Sono tutti pazzi, tutti falsi, tutti egoisti.»

«A chi lo dici» mormora. Si siede accanto a me e appoggia la testa sulla mia spalla. «Vuoi dirmi cos'è successo di preciso?»

«No, ma stai alla larga da Sam» rispondo.
«Perché? Cos'è successo?» domanda.

Potrei dirle la verità, forse dovrei raccontarle tutto. Non sono, però, ancora pronta e non so nemmeno come la prenderebbe lei. «Niente di che, abbiamo litigato e non voglio più vederlo» mormoro. «Si è rivelato l'ennesimo stronzo e non voglio che tu abbia a che fare con uno come lui, capisci?»

Annuisce. «Come vuoi tu.»

Il mio cellulare vibra, il cuore mi sale in gola. So di chi si tratta, non ho bisogno di leggere il nome del mittente:
Giuro di non aver fatto del male a Breanna, ma ammetto di aver comprato la droga.
L'ho venduta a qualcuno, ma non a lei.
Ho dei debiti in giro e questo è l'unico modo per saldarli, non posso parlarne con i miei.
Ho bisogno di te, Aimee. Non abbandonarmi.
Non mi lasciare.

Bree ridacchia. «Sai cosa? Al posto tuo non mi dispererei troppo» dice. «Lui è cotto di te, si vede e lo pensano tutti. Non l'abbiamo mai visto così con una ragazza prima di te, ha perso la testa. E ora ti manda anche un poema via messaggio? Vedrai che risolverete.»

«Già» sussurro. «Grazie per essere venuta qui.»

Inizio a tremare.
Ho paura.
Ho paura di lui.

Digito una risposta veloce:

Stammi lontano, dico sul serio, o le prossime persone con cui avrai a che fare saranno i poliziotti.

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