23
La lezione prosegue normalmente, nessuna delle due sorelle sembra prestarmi più attenzione. Se ne stanno con i nasi immersi nei testi scolastici, parlano a bassa voce fra di loro. La più grande, Mary, ogni tanto si perde a guardare fuori dalla finestra. Mi domando perché siano entrambe in classe con noi se hanno un'età diversa.
È davvero curioso, ma non mi sorprenderebbe se fosse opera di qualche genitore pieno di soldi. Ormai è la prassi qui alla Haldell.
Quando la campanella finalmente suona mi alzo per tornarmene nella mia stanza. Devo assolutamente parlare con Bree, sapere come sta dato che è sfuggente e non passo del tempo con lei da giorni, e poi vorrei andare a trovare Sam. Non appena metto piede fuori dall'aula, però, qualcuno mi si para davanti: è Laura, con uno strano sorrisino in volto.
«Sei stata fortunata, al lago. Quel mostriciattolo avrebbe potuto farti di peggio» Il suo sguardo scende fino alla mia caviglia, ancora ben coperta. Boccheggio, sentendo i brividi solleticarmi la schiena: come diamine fa a saperlo? Vorrei chiederglielo, ma mi anticipa. «Tre occhi, tutto nero, qualche tentacolo in più del dovuto. Come se fosse in putrefazione, in effetti puzza un po'. Lo chiamo Jim. Adorabile, vero?»
Cerco di superarla, vorrei scappare da questa ennesima esaltata che si è iscritta in questa scuola, ma non mi lascia passare. Mi si piazza davanti con lo stesso sorriso strafottente di qualche minuto fa. «Posso sapere cosa vuoi da me?» chiedo, cercando di tenere un tono di voce basso. Ci manca solo che tutti pensino che ho già problemi con le due ragazze nuove. «E come fai a sapere tutto questo?»
«Segreto!» Scoppia a ridere, poi sospira con aria sognante. «Ah, quanto amo i segreti. In ogni caso, se avrai bisogno di qualsiasi cosa, non esitare a chiamare me e mia sorella. E, giusto per intenderci, io sono la più intelligente delle due!»
Finalmente decide di lasciarmi in pace e se ne va. La guardo allontanarsi e sento una fitta al cuore: è così simile a Joy nel modo di fare, nel modo in cui sceglie le parole con cui esprimersi.
Mi volto verso l'altra sorella, Mary, che sta parlando con Dylan. Sono molto vicini, troppo. Non deve essere il loro primo incontro. Se era un sospetto mentre si ispezionavano con lo sguardo in classe, ora ne ho la conferma. Si guardano in modo... strano. In modo intenso.
Il mio istinto mi suggerisce che queste due ragazze non porteranno nulla di buono, così decido di interrompere i due. Con un dito picchietto sulla spalla di Dylan, che sobbalza spaventato. Cavolo, era così immerso nella conversazione?
Mi schiarisco la voce. «Scusate l'interruzione, ma io dovrei andare. Dyl, ho bisogno del tuo aiuto per fare una cosa» Mi volto verso Mary, che mi studia con attenzione. Mi squadra dalla testa ai piedi, ma non in modo negativo: sembra quasi triste. «Io sono Aimee, comunque.»
«Mary, piacere di conoscerti» Mi stringe la mano con forza. «Ti lascio ai tuoi impegni, allora. Ci vediamo in giro, Dylan.»
«Certo» mormora lui. Dio, a breve potrebbe mettersi a sbavare.
Quando Mary è abbastanza lontana, tiro una leggera pacca in testa a Dylan. Si gira contrariato verso di me e mi lancia un'occhiata torva. Alzo gli occhi al cielo. «Devo per caso ricordarti che sei impegnato?» domando.
«Cosa intendi?»
«Ho visto come guardavi la ragazza nuova, sai che non mi sfugge niente.»
«Mary è la mia ex» spiega. «Rivederla mi ha fatto uno strano effetto, soprattutto parlarle di nuovo e risentire la sua voce. È cambiata tanto, sembra... più spenta. Non saprei come spiegartelo.»
«Dylan, dovresti parlarne con Ellie prima che anche lei noti il tuo comportamento ambiguo e si faccia strane idee. Non usarla come rimpiazzo, comunque. Non sarebbe carino da parte tua» ribatto.
«Aimee, sto con lei da prima dell'arrivo di Mary, non la sto affatto usando» dice, stizzito. Tiene il broncio per qualche secondo, poi sospira. «Comunque hai ragione, penso andrò a parlarle e le spiegherò la situazione. Spero sia comprensiva e che non pensi io voglia lasciarla o cose simili. Sa essere molto gelosa, a volte.»
«Ora devo andare, ci sentiamo stasera se vuoi. Possiamo cenare insieme» propongo.
«Non avevi bisogno del mio aiuto?» chiede, confuso.
«No, volevo solo allontanarti prima di vedere un bacio appassionato in diretta» Gli do un bacio sulla guancia. «Fai attenzione, Dylan. Lo sai meglio di me che è meglio non inimicarsi nessuno in questo posto.»
«Non ho intenzione di fare niente con Mary» ribatte. «Tu, piuttosto, stai attenta a quello che fai con Stark.»
Colpita e affondata.
Torno nella mia stanza, ma di Bree nessuna traccia. Sospiro amareggiata: sono preoccupata per lei, è da un paio di giorni che non si fa vedere. Ha saltato addirittura alcune lezioni, non è proprio da lei.
Mi stendo sul letto e, mentre l'aspetto, decido di studiare il sacchetto trovato sul fondale dell'Ice Lake. Istintivamente mi porto una mano alla caviglia, che si sta sgonfiando. Eppure brucia ancora... Chissà cos'era, ma soprattutto chissà perché Laura sa tutto.
All'interno trovo una curiosa scatolina metallica. È minuscola, riesco a tenerla sul palmo della mia mano destra. Non si può aprire, è ben saldata, ma sul lato destro c'è un piccolo buco in cui va di sicuro inserito qualcosa. Un cavo, forse. Eppure non ci sono indizi, non ci sono scritte o suggerimenti. Resta un oggetto inutile. Sbuffo e lo ricaccio nel sacchetto, che nascondo sotto al letto.
Grazie infinite, Joy: l'ennesimo arcano da risolvere.
Sento la porta spalancarsi all'improvviso e per poco non caccio un urlo. Breanna entra in camera e chiude la porta con un calcio, poi si accascia a terra. Si prende la testa fra le mani e inizia a piangere. Sembra il lamento di qualcuno che viene torturato, è spaventoso. Trema come una foglia nonostante indossi un cardigan, il che è strano dato che oggi è una giornata caldissima.
Mi siedo accanto a lei e cerco di abbracciarla, ma Bree mi respinge con uno spintone facendomi cadere. «Cos'è successo?» chiedo. Cerco di nuovo di avvicinarmi, ma più lo faccio e più lei si stringe e rimpicciolisce. «Bree, mi stai spaventando. Cosa succede?»
«Volevo solo non pensare più, così ho comprato della droga e una siringa da uno studente. Mi sono svegliata confusa e...» Un singhiozzo interrompe la frase. È difficile capire quello che mi sta raccontando, il suo respiro è affannato e ogni due secondi si strozza con le sue lacrime. «So che ho sbagliato, non è la soluzione, ma volevo solo essere felice. Mi capisci, Aimee?»
«Cos'è che hai fatto?» chiedo, spalancando la bocca. «Chi ti ha venduto la droga?»
«Non lo so, non ricordo. È davvero importante?» sibila.
Annuisco. So che dovrei concentrarmi sul fatto che Bree sia così disperata da esserci gettata nelle droghe, ma sento una così forte rabbia dentro che al momento la mia priorità è vendicarmi. Voglio sapere chi diamine è stato a vendere droga alla mia dolce Bree e fargliela pagare.
«Aveva comprato la droga in una spiaggia, mi aveva garantito fosse buona» mormora. «So solo questo.»
Tiene lo sguardo basso, il suo respiro si sta regolarizzando. Mentre mi rispondeva ha stretto i pugni talmente forte da lasciarsi sui palmi il segno delle unghie. Sta mentendo, è ovvio che si ricorda chi le ha venduto la droga. Ed è ovvio che la spiaggia di cui parla è East Coast Rover.
Chi potrebbe avergliela venduta? Bree è una ragazza intelligente, non avrebbe mai accettato droga da qualcuno che non conosce, dunque la cerchia si restringe. Deve essere qualcuno di cui si fida.
E non impiegherò molto per scoprire di chi si tratta.
Tom mi ha riconosciuta fin da subito, nello stesso momento in cui sono scesa dal taxi. Stranamente non era sulla spiaggia, ma seduto sul marciapiede. Forse stava aspettando qualcuno, prima del mio arrivo. Non appena mi ha vista ha grugnito e ha alzato gli occhi al cielo: non devo stargli molto simpatica.
Mentre cammino verso di lui, il cellulare segnala un messaggio da parte di Sam: Domani mattina sarò dimesso! Ci vediamo a scuola o direttamente a cena? Posso portarti in un posto carino.
Un sorriso mi incurva le labbra. Infilo il cellulare in tasca, decisa a rispondergli più tardi e non appena avrò sistemato la faccenda.
«Cosa vuoi?» chiede Tom, non appena mi siedo accanto a lui.
«Che tu mi faccia un grande favore» ammetto. «Ho bisogno del nome di un tuo cliente che venduto della droga a una mia amica.»
«E secondo te io do senza problemi i nomi dei miei clienti alla prima ragazzina impertinente e fastidiosa che passa?» ribatte.
In effetti il suo ragionamento ha senso. «Capisco sia folle, ma non ti rendi conto che si tratta di un gioco? È iniziato con Dana, poi con Joy e ora ci è finita in mezzo una delle mie più grandi amiche. Con chi si concluderà? Me? Forse te.»
Mi guarda silenzioso, soppesa le mie parole. Poi sospira, rassegnato. «Tu, un giorno, mi farai finire nei guai. Ne sono certo» Estrae un quadernino dal borsellino che porta allacciato alla vita e sfoglia qualche pagina. «Oggi non abbiamo avuto tanti clienti, sarà facile trovare chi cerchi.»
Lo osservo sfogliare le stesse due pagine per circa qualche secondo, finché non mi spazientisco. Mi sta prendendo in giro? «Allora?» insisto.
«Ho trovato solo una persona compatibile alle tue informazioni. Studente della Haldell, viene spesso qui, solo lui potrebbe aver dato qualcosa a una studentessa passando inosservato.»
«Di chi si tratta?»
«Il suo nome è Sam Stark.»
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