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14

«Qualcuno sa perché Breanna Melson non si è presentata a lezione?» domanda l'insegnante.

Alzo lo sguardo dal mio quaderno dalle pagine immacolate – oggi non riesco proprio a concentrarmi e a seguire la lezione a causa dell'ennesima notte insonne – e mi giro verso il fondo della classe, notando il banco vuoto.
Non è da Bree saltare una lezione, effettivamente, ma ho talmente tante cose per la testa da non averci fatto caso.

Stamattina il risveglio è stato particolarmente brusco. Ho aperto gli occhi e giurerei di aver visto Joy fissarmi dalla finestra. Peccato che, a meno che quella ragazzina non sappia volare, la cosa sia del tutto impossibile. Anche perché poi mi sono svegliata in un mare di sudore, con la conferma fosse solo un brutto incubo. Tuttavia, l'idea di essere spiata mi inquieta e le paranoie della compagna di stanza di mia sorella hanno influenzato anche me.

Questo posto si rivela sempre peggio, un dannato inferno. L'idea che ci sia un assassino non mi fa dormire la notte, sono arrivata persino a dubitare di Violet. In fondo quel fascicolo sembrava un avvertimento, pareva dirmi che la bionda con cui condivido la stanza è molto gelosa di me.
Per quale motivo, però? Non sono mai uscita con Jena da sola, c'è sempre Violet con noi. E comunque non mi pare un buon motivo per uccidermi o per uccidere Dana.

E poi, come avrebbe fatto Violet ad appendere il cadavere su quell'albero in mezzo al bosco? Di muscoli ne ha, ma non abbastanza da sollevare e legare un corpo in rigor mortis.
È altamente improbabile sia lei l'artefice, ma che sappia qualcosa non oso negarlo. È sempre così scontrosa quando si parla di Dana... All'inizio pensavo fosse per il lutto, ma adesso temo ci sia qualcos'altro sotto.

La domanda della professoressa, in ogni caso, cade nel vuoto.
Sento, però, qualcuno sussurrare alle mie spalle. «Ormai sappiamo tutti che ha altri pensieri oltre allo studio, non è affatto l'angioletto che credevamo.» È Clary a parlare. Ridacchia e viene seguita a ruota dalla sua compagna di banco, una ragazza mora con cui non ho mai parlato.

Jena, al mio fianco, sospira pesantemente e lancia un'occhiata a Violet. Come sempre, quelle due sanno qualcosa che io non so.

«Di cosa sta parlando?» domando, confusa.

«Breanna stava con Fitz, il gemello di Clary. In breve, hanno fatto sesso ma lui ha filmato il tutto e il giorno dopo ha caricato il video online. L'ha visto l'intera scuola e lei, ora, è nel mirino. Chiaramente non era consapevole del fatto che lui stesse registrando» spiega Jena. «Le cose sono peggiorate negli ultimi giorni.»

Mi porto una mano allo stomaco, sentendomi ribollire di rabbia. Ora capisco molte cose. Comprendo cosa intendeva Bree la prima volta che ci siamo conosciute, quando mi ha domandato se qualcuno mi avesse mandata a parlare con lei. Il suo essere così sfuggente, così sulla difensiva ora mi è più chiaro. Al posto suo mi sarei comportata allo stesso modo.

Mi si spezza il cuore al solo pensiero di cosa stia passando. Un momento così bello e intimo che diventa, in poco tempo, una disgrazia. La fiducia nei confronti della persona che ami che viene fatta in mille pezzi, la consapevolezza che lui non ti ha mai amata. Bree è una persona così buona, così pura, non se lo meritava.

«La polizia non sa nulla?» domando.

Bree fa il suo ingresso in classe. Tutti iniziano a fischiare e nemmeno i richiami dell'insegnante sembrano placare la rabbia e la cattiveria ingiustificata degli studenti. Si fionda al suo posto e apre il quaderno, tenendo lo sguardo basso. Vorrei poterle dire qualcosa, abbracciarla. Andrò a parlarle alla fine della lezione.

«Sì, anche i suoi genitori ne sono a conoscenza e il video è stato rimosso, ma era troppo tardi. Il video l'hanno visto in troppi. La denuncia è avvenuta pochi giorni fa, per quello Jena ha specificato che la situazione è peggiorata di recente» sussurra Violet, facendo attenzione a non farsi beccare dall'insegnante. «Ai gemelli la cosa non è piaciuta per niente, nonostante non abbiano avuto conseguenze. Cosa abbastanza ovvia, dato che mammina e papino hanno parato il culo a Fitz. Quello è fuori di testa, te lo posso garantire.»

Non appena suona la campanella, mi alzo e raggiungo Bree. La guardo mentre prende le sue cose per andarsene il più in fretta possibile dall'aula, ma Fitz le blocca il passaggio.
È chiaramente il gemello di Clary e non parlo solo dell'aspetto fisico. Stessi capelli biondi, stesso fisico magro. No, è anche l'atteggiamento. La stessa spavalderia, la stessa andatura.

«Come stai, gambe aperte?» chiede a Bree, spostandole una ciocca di capelli e sistemandogliela dietro l'orecchio.

«Devi stare lontano da lei» sibilo.
Prendo il suo braccio con forza, agganciando il polso con le unghie, e lo strattono via. Poi, non so per quale motivo, gli lancio il mio astuccio contro.
I pochi ancora presenti in classe ammutoliscono, segno che non devo aver fatto la scelta più intelligente.

«Chi cazzo sei tu? Cosa vuoi?» urla.

Non dovrei farlo, lo so che non dovrei farlo, ma scoppio a ridere. La sua voce, mentre urlava, era così acuta che non sono riuscita a trattenermi.
È questo il ragazzino che tutti temono? Questo idiota che pensa di comandare il mondo?

«Cosa cazzo ridi?» urla.

«Come già detto, non devi avvicinarti a Bree» rispondo. «Ah, comunque sono Aimee Ryle. Ci siamo già conosciuti, ma ovviamente te ne sarai scordato. Non preoccuparti, il nome non è importante, non vorrei sforzare troppo il tuo cervello minuscolo.»

Qualcuno ridacchia, ma si interrompe subito nel momento in cui Fitz si gira verso il pubblico.
Sam emerge dalla folla e non riesco a trattenermi dall'alzare gli occhi al cielo. «Aimee, finiscila. Non immischiarti» dice.

«Non immischiarti?» ripeto. «Una ragazza innocente viene presa di mira e sono io quella nel torto? Ma dove vivete? Ce l'avete un cuore? Non vi fate schifo quando ridete alle parole di questo idiota?»

«Come mi hai chiamato?» sibila Fitz.

«Idiota» scandisco per bene la parola. «Fatti un controllo dell'udito.»

Sam, in parte, ha ragione. Violet mi ha sempre detto di non farmi nemici, soprattutto di non inimicarmi i due gemelli, ma come posso tirarmi indietro?
Bree è mia amica, Bree è innocente e merita di essere difesa. Se il modus operandi di questa scuola è quello di farsi gli affari propri e di abbandonare gli amici nel momento del bisogno pur di sopravvivere, io non ci sto.
Le parole sono la peggior arma, lo so bene. Possono tagliarti così profondamente da non permetterti di guarire mai più, da lasciarti morire dissanguato.

«Fitz, ci parlo io con lei. La faccio ragionare» dice Sam, mettendosi fra me e il gemello. Non mi ero nemmeno accorta si fosse avvicinato così tanto.

Fitz ci guarda silenzioso, poi annuisce ed esce dalla classe, seguito dalla sua schiera di pecorelle. Rimaniamo solo io, Bree e Sam.

Mi volto verso la mia amica. «Come ti senti?» le chiedo.

Bree mi abbraccia forte. «Grazie, Aimee. Nessuno mi aveva mai difesa così» Quando si stacca, sposta lo sguardo da me a Sam almeno tre volte. Fa un sorrisino sghembo che sembro notare solo io, dato che Sam guarda per terra come un bambino capriccioso. «Vi lascio soli. Ti aspetto fuori.»

Non mi dà nemmeno il tempo di spiegarmi. Anzi, non vedeva l'ora se ne andasse Bree. Sam si volta immediatamente verso di me e mi inchioda sul posto con uno sguardo furibondo. Non l'ho mai visto così, un po' mi spaventa. «Sei impazzita?» sbotta. «Quante volte dovrò tirarti fuori dai guai? La usi mai quella testa o è sul tuo collo solo per bellezza?»

«Ho difeso una mia amica, Sam, non ho ucciso nessuno!» esclamo. Pessima scelta di parole, ma ormai. «Non ho fatto niente di male rispetto a ciò che ha fatto Fitz. Come fai a essere suo amico?»

«Fitz è un po' instabile, ma...»

«Fitz è un grandissimo stronzo che dovrebbe pagare per quello che ha fatto» lo interrompo. «Non ci sono giustificazioni. È una merda, punto. Il fatto che tu sia suo amico dice molto anche di te. O il fatto che esci con la sua gemella, che è una vipera che di sicuro non si è risparmiata sul far sapere a tutti di questa storia.»

«Questo è il motivo per cui non mi parli più?» chiede.

Sospiro. «Anche» ammetto. «Sam, cerca di capirmi. Prima sei un ragazzo tenero e carino che mi parla normalmente, quello dopo mi ricordo che hai la fidanzata e che quindi sei un uomo infedele e stupido. Sei amico di gente, permettimi di dirlo, orribile e senza alcun valore. In spiaggia ci stavamo per baciare, non sono stupida e...»

«Avresti voluto ci baciassimo?»
«Sì, ma non è questo il punto. Non puoi comportarti così a pensare che...»

Mi attira a sé e mi bacia. Un bacio leggero, così delicato da pensare di essermelo immaginato. Non c'è passione, non c'è sentimento. Sento le sue mani sui miei fianchi e quanto morbide sono le sue labbra. Ne vorrei ancora, ma lo allontano subito. «Sam, non significava dovessi finire ciò che avevi iniziato.»

Fa spallucce, si gira ed esce dall'aula. Senza dire nulla, senza spiegarsi. Mi lascia qui, da sola, con ancora il sapore delle sue labbra sulle mie.

Passeggio fra le vetrine, passeggio fra gli enormi condomini, passeggio fra i ristoranti e i bar. Non importa dove sto andando, ho solo bisogno di camminare.
Lasciare che la confusione e la rabbia che provo abbandonino il mio corpo. Sono passate almeno sette ore dal bacio e ci sto ancora pensando. Non so cosa provo.

Sono confusa, sono incerta. Non mi piace quando la gente mi coglie alla sprovvista. Sam ci è riuscito, come ogni volta. Non è facile riuscirci, ma lui ce la fa ogni singola volta.

Il bacio mi è piaciuto e odio ammetterlo. Perché è stato uno di quei baci che dai in prima elementare, con le labbra tese e i denti stretti. Un bacio non esattamente bacio, però mi è piaciuto lo stesso. Dunque, mi ritrovo a immaginare come sarebbe ricevere un vero bacio da Sam. E mi odio per questo. Odio che io ci sia cascata.

Dall'altro lato, sono arrabbiata. Penso a Clary, alla mancanza di rispetto nei suoi confronti. Dovrei dirglielo? Dovrei andare da lei e confessare il tutto? Mi crederebbe, però, dopo che ho lanciato un astuccio contro suo fratello? Mi farei nemica pure lei? Mi farei nemica anche Sam, forse. Dovrei prima parlarne con Violet e Jena, ma non so come reagirebbero.

Sbuffo. Sono stufa, questa camminata non sta funzionando. A ogni passo formulo una nuova domanda, a ogni passo mi innervosisco ancora di più. So già che passerò l'ennesima notte insonne.

Ogni domanda è talmente forte che solo all'ultimo secondo mi accorgo di essere in una strada deserta.
Ogni domanda è talmente forte che solo all'ultimo secondo mi accorgo dei passi dietro di me.
Faccio per girarmi, ma qualcuno mi blocca. Tento di urlare, ma mi viene tappata la bocca.

Provo a dimenarmi, scalcio con tutte le mie forze, ma sento un freddo ago infilarsi nel mio braccio. Passano pochi secondi e non ho più il controllo del mio corpo. Il mio cervello mi dice ancora di lottare, ma dura poco. In breve, nel mio corpo sento scorrere qualcosa di caldo e pesante che irrigidisce i miei muscoli.

La vista si annebbia e gli occhi si fanno pesanti. Non riesco a vedere in faccia il mio aggressore. Provo a gridare, ma esce un verso strozzato. Sento a malapena il freddo della strada sulla mia guancia. Non sento più niente, non vedo più niente.

Solo buio.

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