12
Il resto della settimana è passato senza troppi drammi, per mia fortuna. Sono riuscita a evitare Sam e Clary, Violet non ha fatto domande sull'appuntamento e ho avuto modo di legare di più con Bree. Quest'ultima è una ragazza sfuggente, tende a chiudersi nella sua stanza e uscire solo per le lezioni, e io ho deciso di non forzarla troppo e di aspettare sia sempre lei a chiedermi per prima di vederci.
Non è successo nulla di particolare, le ore sono passate fra i banchi di scuola e lezioni noiose e la domenica è arrivata subito, così come un'altra festa alla Haldell.
Ho deciso di passarla insieme a Violet e Jena, che ho un po' trascurato in questi ultimi giorni. Non l'ho fatto con cattiveria, ma so che vogliono io parli di Sam. Non sanno, però, che sono anche molto riservata quando si tratta di questioni di cuore e che difficilmente parlo dei miei sentimenti. Non che io ne provi per Sam, sia chiaro, ma ho preferito eliminare il problema alla radice e fare finta che l'appuntamento non sia mai avvenuto.
Violet mi avvisava sempre se lui era nella nostra stanza e, in quel caso, andavo da qualche parte con Dylan. Miracolosamente qualcuno deve avermi ascoltata e dopo quei terribili giorni di stress è andato tutto liscio.
Ci stiamo avviando verso la palestra e so che Violet vorrebbe commentare l'abbigliamento che ho scelto per la serata. Shorts, una maglia larga rosa e fosforescente e scarpe da ginnastica. Questa sera ho optato per la comodità e so che la mia compagna di stanza non ha apprezzato. Tuttavia, si è limitata a sospirare e mordersi la lingua, il che è sospetto.
Negli ultimi giorni ha iniziato a trattarmi meglio del solito, mi lascia fare quello che voglio e mi ascolta come se fossi un profeta e pendesse dalle mie labbra. È molto strana e penso sia perché ha paura di ferirmi dopo la vicenda con Sam, ma non mi convince.
Mi lusinga troppo, sembra quasi voglia corrompermi.
Violet si ferma davanti alla porta della palestra e si volta verso di me. «Ci sarà anche Sam» dice.
Alzo gli occhi al cielo. «Non avevo dubbi, ma non è un problema» Mi guarda alzando le sopracciglia e io sbuffo. «Dico sul serio, Violet. Non mi ha fatto niente di male, solo preferisco non parlaci più. È meglio così. Posso tollerare la sua presenza, in ogni caso.»
«Se lo dici tu» mormora. «Penso anche io, però, che sia meglio così. Sam è un bravo ragazzo, ma a volte non usa la testa. Fai attenzione con lui, va bene?»
Non mi lascia il tempo di rispondere che apre la porta e fa il suo ingresso in palestra. Oggi il preside ha autorizzato l'uso della piscina e si vede. Il pavimento è umido, ma gli studenti non lo temono dato che corrono in giro ubriachi e scalzi.
La metà delle persone è in costume, molti sono ancora immersi nell'acqua. La puzza di cloro mi nausea e mi fa storcere il naso. Infine, ci sono quei pochi studenti che hanno preferito restare all'asciutto e io faccio parte di questa minoranza. Per nessun motivo al mondo ho intenzione di mettermi in costume davanti a tutta la scuola.
«Spero non mi spingano in acqua» borbotto.
«Smettila di brontolare e divertiti!» esclama Violet, passandomi un bicchiere pieno.
La bionda corre via e mi lascia da sola, così io mi accomodo sulle seggiole più alte sugli spalti. Da qui ho la vista perfetta per monitorare la festa. Cerco i miei amici, ma non vedo nessuno. Bree sicuramente è rimasta nella sua stanza, Jena potrebbe essere una di quelle in piscina.
Sorseggio la mia bevanda e mi osservo attorno, intercettando subito lo sguardo di Sam. Ovviamente puntato su di me. Sta parlando con Violet o, meglio, Violet sta parlando in maniera molto agitata e lui non pare nemmeno la stia ascoltando. Continua a fissarmi, così gli faccio il dito medio e distolgo lo sguardo.
Guardo la porta d'ingresso, accorgendomi che è socchiusa. Una testa minuscola, ricoperta da dei capelli folti e lunghi, si fa spazio per guardarsi attorno. Riconosco immediatamente Joy che, non appena mi vede, mi fa alcuni gesti per invitarmi a raggiungerla.
Cosa ci fa qui lei?
Sbuffo e scendo dagli spalti. La raggiungo con difficoltà, schivando tutti gli studenti che barcollano, ballano o che ricoprono il pavimento di goccioline. Non appena Joy si accorge che la sto raggiungendo, sgattaiola fuori dall'edificio. Sento i suoi passi lungo il corridoio buio e silenzioso e mi vengono i brividi. Sembra la scena di un film dell'orrore. Dall'altro lato, però, mi sto innervosendo: di sicuro l'obiettivo della serata non era quello di giocare a nascondino con una ragazzina.
La trovo seduta su una panchina, sta guardando le stelle. Si tiene le gambe strette al petto. «Deduco che la visita alla spiaggia non sia andata poi così bene» dice.
Porto la mano al labbro. La ferita ormai è quasi del tutto scomparsa, ma la paura no. Soltanto ripensare a quel momento mi fa venire i brividi. «Joy, cosa ci fai qui a quest'ora? È tardi» ribatto, ignorando il suo tentativo di parlare di quella dannata spiaggia. Spiaggia che mi ha detto lei di raggiungere, tra l'altro.
«Voglio aiutarti nelle indagini» risponde.
«Prima di tutto, non sto facendo nessuna indagine. Non sono una poliziotta. Seconda cosa, anche se decidessi di approfondire meglio ciò che è accaduto a Dana, non chiederei mai aiuto a te. Non se ne parla, è troppo pericoloso e tu sei solo una bambina.»
Si mette a ridere. «Non mi accadrà nulla!» esclama.
Continua a non guardarmi in faccia, i suoi occhi sono puntati sulle stelle come se fosse ipnotizzata, e io sospiro.
È solo una ragazzina, come pensa di poter sopravvivere contro un assassino? Sta cercando di giocare con qualcuno di molto pericoloso, finirà per farsi ammazzare in questo modo o, nel migliore dei casi, finirà nei guai. Mi ricorda molto mia sorella Jennifer, sono entrambe minute e curiose. Mi dispiacerebbe se dovesse accaderle qualcosa e sento il bisogno di proteggerla.
Tento di parlare, ma mi interrompe prontamente. «Voglio mostrarti una cosa, seguimi.»
Si alza e inizia a camminare. Non è difficile capire dove mi sta portando dato che faccio questa strada praticamente ogni giorno per andare a trovare mia sorella.
Il mio cuore, per un momento, si ferma. Se Joy finisse nei guai, potrebbe accadere lo stesso a mia sorella. Sono compagne di stanza, in fondo, e Jenn non sa mai farsi gli affari suoi. Se Joy decidesse di indagare su questo misterioso assassino, il primo posto in cui lui potrebbe andarla a cercare è la sua stanza. Non sarebbe difficile per lui accedervi se è uno studente della Haldell. E se mia sorella si trovasse in stanza proprio in quel momento non avrebbe scampo.
La porta è stata decorata con disegni di libri e di candele, il che mi incuriosisce. So che non è stata mia sorella, non è il suo stile, deduco quindi sia stata Joy. Avranno un significato preciso?
Non appena entro nella stanza, mia sorella mi saluta con un forte abbraccio. Sento che mi parla, ma la sua voce non mi arriva. Tengo lo sguardo puntato su Joy, una mina vagante. La guardo estrarre un raccoglitore blu da sotto al letto, che allunga verso di me. Mi sento isolata dal resto del mondo, la paura mi attanaglia. Ho paura per Jennifer, ho paura finisca nei guai. Non me lo perdonerei mai.
Prendo il raccoglitore e inizio a sfogliarlo. È colmo di fogli e buste. La prima pagina è un indice con i nomi di tutti gli studenti della Haldell in ordine alfabetico.
Sotto la "R" ci sono anche io, con vicino il numero di una pagina. Quando la leggo, mi vengono i brividi: c'è uno spazio vuoto, probabilmente dove dovrebbe essere quella foto che mi ha chiesto in cambio delle informazioni su East Coast Rover e che non le ho mai fornito.
Non sembra essere stato un problema per Joy, però, perché sotto ci sono una serie di altre foto: io all'appuntamento con Sam, io insieme a Violet e Jena in mensa, io mentre studio insieme a Bree.
Quando diamine le ha fatte e come ho fatto a non accorgermene?
«Joy...» La voce mi esce spezzata, la gola è secca e serrata per l'inquietudine che mi paralizza tutto il corpo. Sono costretta a schiarirmi la voce prima di parlare di nuovo. «Cos'è tutto questo?»
«Joy è gli occhi e le orecchie della scuola. Lo fa da quando è scomparsa quella ragazza, Dana. Non è forte?» chiede mia sorella.
Sgrano gli occhi. Queste parole da parte di mia sorella mi sconvolgono, come può parlarne con così tanta tranquillità? Quello di Joy è vero e proprio stalking, non è niente di sano e nemmeno qualcosa da ammirare. Il fatto che mia sorella sappia di tutto questo è ancora più sconvolgente, vuol dire che Joy la sta lentamente trascinando con sé.
Parla di Dana e della sua scomparsa, è a conoscenza delle indagini della sua compagna di stanza... Dovrei chiedere al preside di cambiarla di stanza, oppure avvisare mio padre.
Più tempo passerà con lei, più mia sorella inizierà a condividere i suoi stessi interessi e potrebbe finire male.
«Ho paura possa accadere la stessa cosa che è successa a Dana a qualcun altro, così tengo tutti sotto controllo. Mi assicuro siate vivi la mattina e la sera e, nel caso qualcuno mancasse alla conta, saprò dov'era l'ultima volta e con chi. Sarebbe facile trovare il colpevole, in questo modo. Un gioco da ragazzi. Un passo falso e Dana avrà giustizia e tutti saranno salvi.»
«Joy, non è una cosa sana, devi finirla.»
«No» ribatte, con le lacrime agli occhi. «Mia cugina viene alla Haldell, era amica di Dana. Potrebbe essere lei la prossima.»
«Secondo te è vero?» interviene mia sorella, rivolgendosi a me. «Dana è stata uccisa?»
«Non lo so» balbetto, in difficoltà.
Joy mi strappa il raccoglitore dalle mani ed estrae due buste. Me le passa e nasconde nuovamente il suo archivio personale sotto al letto. «Riguarda Violet Power, la tua compagna di stanza. È il suo fascicolo.»
La guardo e mi si stringe il cuore. Ecco cosa ha causato la morte di Dana: tutti sanno che si è trattato di un omicidio, ma nessuno ha il coraggio di ammetterlo.
Fa paura.
Fa paura pensare che ci sia un assassino a piede libero, magari qualcuno che la vittima conosceva. Magari il nostro compagno di stanza o di banco.
È questo che fa la paura: ci consuma, ci annebbia il cervello, ci toglie la lucidità.
La paura ha reso una tredicenne estremamente paranoica. Una ragazzina che ha tutta la vita davanti, ma che sente di poter morire da un momento all'altro o perdere qualcuno che ama. Ha paura per sé e per gli altri. Le è stata strappata l'innocenza.
Guardo mia sorella, penso che anche lei potrebbe sentirsi allo stesso modo. Mi sono sempre ripromessa di proteggerla, ma alla Haldell è impossibile. Non con un pazzo a piede libero.
Queste paure devono finire e sarò io a farle terminare.
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