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48-Mary

La vita sa essere imprevedibile.
Nonostante questa sia una di quelle frasi che si leggono e che si rileggono, non c'è frase più vera.
Di solito essa prende due vie: o quella buona o quella cattiva.
Quella buona è quando riesci a crearti un tuo equilibrio, o almeno pensi di esserci riuscita. Tutto va bene, la natura segue il suo corso e la vita scorre in tranquillità.
La seconda è quando, detto chiaramente, va di merda: odi te stessa, odi la società che ti circonda, credi che tutto stia andando in rovina.
La cosa peggiore? Che hai ragione.

La mia vita può essere unita a quelle del secondo gruppo.

Questo l'ho capito quando mi sono ritrovata in una stanza al buio con la testa che sta per esplodere e insieme a mia madre che potrebbe essere in qualsiasi angolino di queste sudicie quattro mura.

Riassumo brevemente come mi sono ritrovata in questa situazione di merda: essendo positiva ho preso una strada diversa da Aimee e Sam, ritrovandomi in questa stanza buia. Mentre cercavo un interruttore ho trovato qualcosa di viscido sulle pareti, perciò ho deciso di non avvicinarmici più e di non pormi domande sulla provenienza di quella cosa.

Ad un tratto ho sentito la voce di mia madre che diceva una frase tipo: <<Marianne, da quanto tempo!>> E ora mi ritrovo stesa a terra agonizzante nel bel mezzo di alcune convulsioni causate da un aggeggio dietro all'orecchio sinistro che non so da dove sia apparso.

<<Se non vuoi soffrire, se non vuoi vedere tutto ciò che non avrai mai non dovrai far altro che sottometterti. Tre semplicissime parole, Marianne. "Io mi sottometto">> dice chinandosi verso di me <<Non è così difficile, poi sentirai una piccola scossa e sarà come addormentarsi. Magari noi useremo il tuo corpo per uccidere qualcuno, ma al tuo risveglio sarà come se non fosse successo nulla. Non ti ricorderai niente>>.

<<La risposta sarà sempre no>> Sento una fitta allo stomaco che mi fa vomitare sul pavimento, poi ricrollo.
Ma questa volta, quando apro gli occhi, vedo una luce bianca che si intensifica sempre di più.
Finché al posto di tutto quello non compare una camera da letto.

È semplice: un letto sul quale sono distesa ha delle coperte rosse, sui comodini in legno ci sono due lampade che illuminano l'intera stanza rivelando delle pareti bianche adorate da dei quadri.
Il letto accanto a me è vuoto, ma il materasso è ancora caldo. Qualcuno è stato qui.

<<C'è nessuno?>> chiedo alzandomi.
Al posto dei vestiti che indossavo, sporchi di sangue e rovinati, indosso una canottiera verde militare con delle righe bianche e dei pantaloncini in tuta.
<<Mary! Buongiorno!>> urla qualcuno dal piano di sotto.

Dylan?

In cucina lo trovo seduto con i gomiti appoggiati al tavolo, davanti a lui un fiatto fumante di uova e bacon.
<<Ho preparato la colazione>> dice mangiando un pezzo di bacon.
<<La colazione?>> chiedo io confusa.

Perché stiamo facendo colazione quando dovremmo soccorrere gli altri? E questa casa da dove sbuca?
Mi siedo accanto a lui e prendo la forchetta, quindi assaggio l'uovo.
È davvero delizioso.
Mi lascio andare, per un momento, in questo piccolo attimo di tranquillità: non capiterà molte volte.

<<Dove sono gli altri? Aimee, Sam, Violet...>> Sospiro <<Jena, Clary... I funerali sono già stati fatti?>>.

<<Che stai freneticando?>> Scoppia a ridere <<Chissà cos'avrai stanotte. Aimee, Sam e Luna sono in vacanza in Croazia. Si sono presi un momento per loro, è da un po' che non stavano soli. Violet e Jena hanno trovato un lavoro, mentre Clary lavora insieme alla madre. Fitz ha donato tutto ciò che aveva per un ente di beneficenza, un gesto molto generoso>>.

Sorrido: <<Davvero>>.
Ma da quando Clary e Jena sono vive? Ricordo cos'ha detto la signora Murphy: questo è un mondo nel quale vorrei vivere.
Niente guerre, niente morti, niente responsabilità... Solo una vita come tutte le altre.

<<E Laura?>> chiedo.

<<Chi è Laura?>> Dylan sembra rabbuiarsi per un momento, ma si riprende subito ed esibisce un sorriso <<Oh, lei è in Italia>>.

<<Non sapevi chi fosse>> mormoro e mi alzo dal tavolo.
È ciò quello che significa per mia madre un mondo senza responsabilità?
Una vita nella quale non dovrò badare alla mia sorellina, che per lei è un peso?

Mi risveglio in quella stanza, sempre a terra e con un forte mal di testa.
Mia madre calpesta i piedi come una bambina e urla come se fosse un'isterica: <<Perché il test non ha funzionato?>>.

La sento allontanarsi continuando a borbottare, io rimango stesa a terra sfinita.
È stato come se il mio cervello non funzionasse più, un piccolo stand-by dal quale però non mi sarei potuta riprendere.
<<Mary?>> Apro gli occhi e vedo un'ombra avvicinarsi.

Mi prende fra le sue braccia e si allontana per portarmi via, intanto continua a parlarmi: <<Torniamo dagli altri, Laura saprà come togliere il chip. Starai meglio>>.

Ora che camminiamo nella luce riesco a riconoscere Sam, che sembra ridotto male tanto quanto me.
<<Sarai bene, lo prometto>>.

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