2-Sam
<<Aimee, io vado. Non aspettarmi alzata, tornerò tardi>> urlo prendendo le chiavi.
La sento scendere velocemente le scale: <<Dove vai?>> chiede con un piccolo broncio.
<<Vado da Eatan>> rispondo, ovviamente non riuscendo ad ingannarla.
<<Stai andando al funerale, non è così?>> chiede triste e, sembrerebbe, ferita.
<<Non volevo mentirti, solo...>>.
<<Non volevi mettermi ansia più di quanta già ne abbia>> conclude appoggiandosi al muro <<Non puoi mentirmi sempre, anche se è per il mio bene>>.
<<Lo so, scusa>>.
<<Fa male poi scoprire la verità. Come con Winter>>. Quando pronuncia il nome della sua migliore amica, la voce si incrina.
<<Sto andando al funerale di Grace, sì. Poi andrò per davvero da Eatan, deve parlarmi>> spiego avvicinandomi, ma lei si allontana <<Dai, non fare così>>.
<<È colpa mia se è morta. È colpa mia se sono morte tutte! Tu non puoi capire quanto i sensi di colpa mi stiano divorando ogni giorno di più>>.
<<Io sono stato divorato dal dolore, invece>>.
Riesco ad attirare la sua attenzione: <<Cosa intendi?>>.
<<Quando ti ho persa, venivo ogni giorno di più distrutto dalla tua mancanza. Non è facile, lo sappiamo entrambi>>.
Si asciuga le lacrime con la maglietta: <<Fra poco arriverà mia sorella, non sarò da sola>>.
<<Ho cambiato idea>> dico <<Resto qui con te>>.
Lei sorride e si avvicina, poi mi lascia un bacio: <<Non lasciarmi più>>.
Vado in cucina, dove prendo dal frigo la torta che ci ha preparato mia madre. So che ha accettato Aimee, ma non ancora del tutto.
Mentre prendo i piatti dalla cucina, sento un urlo agghiacciante provenire dal piano di sopra.
<<Aimee!>> la chiamo correndo subito di sopra.
Quando entro in camera, la trovo ranicchiata in un angolo che urla a squarciagola: <<Aimee ci sono io! Cosa succede?>> domando correndo da lei.
La bambina piange, ma solamente per le grida della rossa, che indica qualcosa sul comodino.
Quando mi volto trovo il gatto dei vicini che ci guarda con evidente interesse: <<Aimee è solo un gatto...>>.
<<NO! È un uomo non lo vedi? Vuole uccidermi! Aiutami!>> continua a strillare, mentre il gatto esce dalla finestra.
<<Guarda, è andato via. Non c'è più>> la rassicuro.
Lei si appoggia a me e si alza tremando, poi si getta fra le mie braccia piangendi: <<Non sono pazza, lo giuro. Non sono pazza. Non sono pazza. Non sono pazza...>>.
<<Va tutto bene. Vai a darti una sistemata, ci penso io a Luna>> rispondo, sentendo un colpo al cuore.
È stato troppo per lei. Non supererà mai la cosa, continuerà a credere che qualcuno la voglia uccidere. È tutta colpa loro.
Prendo la bambina fra le mie braccia: <<Va tutto bene. Mamma imparerà a convincerci...>>, ma non guarirà.
Il campanello suona, così scendo al piano di sotto: quando apro la porta vedo Jennifer, la sorella di Aimee.
Ormai è una signorina ed è molto più alta rispetto all'ultima volta. I capelli biondi sono sciolti e ricadono sulla maglietta rossa abbinata a dei jeans neri.
<<Jenn!>> esclama Aimee abbracciandola <<Mi sei mancata moltissimo>>.
<<Anche tu! E dov'è la mia nipotina preferita?>> chiede Jennifer prendendo in braccio Luna.
<<Vi immagino fra un paio d'anni. Voi tre che prendete un tè attorno ad un tavolo, chiacchierando di moda e bambole. Io voglio anche un maschio>> rispondo.
Aimee si volta verso di me: <<Non dire altro>>.
Scoppiamo tutti e tre a ridere, mentre la bambina si addormenta fra le braccia di Jennifer: <<Avete qualche programma?>>.
<<Ad esempio?>>.
<<Un matrimonio>>.
Io e Aimee ci scambiamo una lunga occhiata, poi scoppiamo a ridere: <<Dovete darvi una calmata. Entrambi>> commenta Aimee <<Volete farmi diventare matta!>>.
Nel momento in cui un piccione si posa sulla finestra, lei si mette a fissarlo come se fosse ipnotizzata: <<Diventare matta...>> sussurra.
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