15-Aimee
Apro gli occhi, sentendo un lancinante dolore alla testa. Tento di alzare la mano per controllare che non ci siano ferite, ma le mani sono legate fra loro.
Dopo alcuni minuti passati cercando di liberarmi, ci rinuncio: che senso ha? Non riuscirò a liberarmi, probabilmente nessuno mi troverà.
Ma mi staranno cercando, a quest'ora si saranno già accorti della mia assenza.
<<Non preoccuparti>> dice la voce maschile <<Devo fare solo una cosa con te, poi non mi servirai più>>.
Dall'ombra esce Tyler, mentre io continuo a guardarlo senza parole. Lui è il fratello di Anthea. Non ho mai capito cosa sia successo a Grace, o meglio, cosa la stesse controllando, so solo che ormai è morta.
Credo che lui sia il meno pericoloso fra i due, ma in uno scontro la perdente sarei io.
<<E cos'è che devi fare?>> domando, sentendo il battito cardiaco aumentare sempre di più.
<<Un minuto e lo vedrai. Dormito bene? Hai passato quasi un'intera giornata dormendo>> risponde.
Sento l'adrenalina scorrermi in un tutto il corpo: ho un piano. Potrebbe non funzionare e assicurarmi la morte, ma ci devo provare.
<<Perché mi tieni legata? Mi ritieni così pericolosa?>> domando <<Hai paura di me?>>.
Lui ride di gusto: <<Paura di te? Scherzi?>>.
<<E allora liberarmi>> lo sfido.
Lui prende qualcosa dalla tasca e, quando me ne accorgo, inizio ad agitarmi: <<Vuoi drogarmi? Questo dimostra che hai davvero paura di me!>>.
<<Stai zitta>> ordina <<Non voglio addormentarti o drogarti. Ora ti conviene stare ferma, o ti farai male da sola>>.
Si avvicina e in un attimo preleva del sangue dal braccio. Rabbrividisco: odio gli aghi.
<<Ora ho finito con te>> annuncia, mettendo via la siringa e prendendo un coltello.
Si avvicina a me e, mentre cerco nuovamente di liberarmi, lui mi slega.
Si allontana: <<Contenta?>> domanda ironico, mentre io mi alzo.
<<Sì...>> sussurro, passandomi le mani sui polsi doloranti: il nodo era troppo stretto.
<<Ora, però, te la vedrai con il mio assistente. Ci vediamo a miglior vita!>> esclama ridendo.
Nella stanza entra un uomo enorme e robusto, grande due volte me. Tyler esce e, prima che egli riesca a chiudere la porta, lo sento ridere.
Corro verso gli armadi sul muro e prendo una delle bottiglie vuote. Provo a spaccarla, ma l'assistente di Tyler mi prende per dietro e mi scaraventa contro il muro.
Sento qualcosa nello stomaco iniziare a far male. Sputo un fiotto di sangue: <<Ti prego lasciami andare>> lo imploro non riuscendo ad alzarmi.
Lui prende un coltello e si lancia contro di me. Spezzo la bottiglia e la tendo in avanti il più in fretta possibile.
Sento le punte del vetro rotto conficcarsi da qualche parte e, quando trovo il coraggio di voltarmi, scopro che l'ho colpito alla gola.
Il corpo cade a terra con un tonfo, mentre io mi schiaccio contro il muro freddo.
Rimango stesa prendendo fiato, con un dolore allucinante alla tempia. Ma non è paragonabile al dolore che proviene dallo stomaco.
Senza forze tento di alzarmi, mentre la stanza sembra rimpicciolirsi.
<<Non vogliamo ucciderti. Dobbiamo solo condurli da noi>> spiega il signor Murphy <<Riusciranno a salvarti>>.
Sento il battito accellerare, mentre urlo cercando di far uscire dalla mia testa i ricordi.
Chiude il rubinetto della vasca, con l'acqua che mi arriva alle spalle.
Lo sento prendere qualcosa, dal rumore capisco che si trattano di manette: <<Non ti uccideranno. Vedi queste?>> domanda dopo avermi legata ad una sbarra accanto alla vasca.
Mi mostra una pallina piccola come un proiettile, di un colore verde intenso: <<Queste contengono una specie di... elettricità falsa>> spiega <<Le getterò nell'acqua, non ti uccideranno come farebbe un normale oggetto attaccato alla corrente>>.
Mi alzo cercando di scappare da questo inferno, sentendo l'aria mancare.
La mano si apre, facendo cadere la pallina in acqua. Vedo scintille partire dalla superficie e un dolore allucinante ovunque. Scosse elettriche mi percorrono tutto il corpo, mentre la gola inizia a far male: urli disumani escono da questa.
<<Ci vediamo fra un'ora>> dice, poi esce dalla stanza.
Lasciandomi immersa in acqua ed elettricità.
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