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Ci voltiamo tutti verso il ragazzo, che tiene stretti i pugni lungo i fianchi e lo sguardo puntato verso mio fratello. Tutto ciò che intravedo in essi è puro odio, che ha tenuto represso per mesi e mesi. E ora penso sia arrivato il momento di sfogarlo. So che dovrei fare il fratello responsabile, ma tutto ciò che farà sarà quello che non ho potuto fare io in queste ore.
«Calmati, Dylan» balbetta Eatan. È sempre stato un tipo coraggioso, e anche intelligente, perciò penso abbia capito che la situazione, per lui, si è messa abbastanza male. Ha davanti a sé il ragazzo a cui ha rubato la fidanzata e a cui ha quasi ucciso la migliore amica: l'unica buona opzione, al momento, è correre il più veloce possibile. «Prima di giungere a conclusioni affrettate, parliamone…»
Dylan gli tira un pugno dritto sul naso e giurerei di aver visto partire anche un fiotto di sangue. Mentre mio fratello cade a terra, Mary tenta di avvicinarsi, ma la prendo per la vita con un braccio e la invito a stare indietro. Vorrei dire di averlo fatto per impedirle di farsi del male, ma in realtà è pura soddisfazione personale: un po’ di botte non gli faranno male.
Mi lancia un'occhiata sbigottita, perdendosi la scena più esilarante di sempre: Eatan tenta di rialzarsi e colpire Dylan, ma il suo avversario è più veloce e gli tira un pugno allo stomaco. Mary lancia un urlo spaventato, Eatan un gemito di sofferenza.
«Ascoltami, Dylan» dice, col fiato corto. «Io volevo solo aiutare la bambina, okay? E quella era l'unica soluzione.»
«Unica soluzione?» urla in risposta il moro. «Non starai parlando sul serio, vero? Tenerla al sicuro era l'unica soluzione, non ucciderla prima dell'assassino!»
«Dylan, basta così» intervengo. Una massa di studenti si è riunita attorno a noi per capire cosa sta succedendo. C'è chi ci guarda curiosi e chi è qua per godersi una rissa, ma direi che Eatan è stato umiliato abbastanza per oggi. «So che Aimee era la tua migliore amica e che Eatan ha preso delle decisioni abbastanza discutibili, ma non vogliamo fare un teatrino, vero? Vai con Laura a bere qualcosa per rilassarti, io terrò mio fratello il più lontano possibile da te, d'accordo?»
Dylan sputa a terra e se ne va senza proferire parola. Mary lo richiama un paio di volte prima di partire al suo inseguimento, così come Laura che si alza sospirando. «Casa dolce casa» commenta, prima di andarsene.
Io e mio fratello torniamo nella mia stanza, dove per fortuna non troviamo Dylan. È ridotto abbastanza male: occhio nero, naso leggermente gonfio, tagli sugli zigomi e parecchi ematomi.
«Carino, vero?» chiedo.
«Cosa?»
Prova a sedersi sul mio letto, ma con uno scatto lo fermo. «No, rischi di sporcarmi le lenzuola pulite!» esclamo. Vedendo la sua espressione, ridacchio. «Stavo scherzando, ovviamente.»
Si siede tenendo una mano sullo stomaco e digrignando i denti per il dolore. «Cosa è carino?» ripete.
Faccio spallucce. «Nulla, è solo che la tua ragazza ha preferito seguire Dylan invece che accertarsi della tua salute» rispondo, godendomi la sua espressione scocciata. «Mi dispiace.»
Mi guarda confuso, non capendo la mia ultima affermazione. Mi dispiace per quando ti lascerà per lui, penso, ma tengo questo pensiero per me.
Esco dalla stanza per andare in infermeria a cercare del ghiaccio, ma non appena entro mi imbatto in un ragazzo alto e muscoloso. Aggrotta le folte sopracciglia e mi lancia un'occhiata confusa, prima di spalancare la bocca dalla sorpresa. «Tu sei il ragazzo che è svenuto!» esclama. Si passa una mano fra i capelli corti, quasi rasati a zero, e porge una mano per presentarsi. «Sam Stark, giusto? Io sono Tyler Rogers, piacere di conoscerti.»
Ricambio la stretta, accigliato. «Sì, ciao… come fai sapere il mio nome?»
«Sei praticamente caduto ai piedi di mia sorella» ridacchia. «Fa quest'effetto ai ragazzi, sai com'è.»
«Anthea?» chiedo.
«Proprio lei» annuisce. «Vorrei trattenermi e chiacchierare ancora un po’, ma il lavoro mi chiama. Sono il nuovo assistente del dottor Dofel e sta organizzando una riunione scolastica per l'inizio dell'estate. È stato un piacere, comunque!»
Esce dalla stanza lasciandomi solo, così mi avvicino alla dispensa per prendere un pacco di ghiaccio senza che l'infermiera se ne accorga. Non appena ritorno in corridoio mi guardo attorno, studiando i volti della gente che conosco: Mary e Dylan stanno parlando, lei in lacrime e lui ancora furioso; Laura sta allegramente chiacchierando con Violet, che non appena mi vede alza la mano per salutarmi.
Poi ci sono io, da solo.
È come se perdendo lei, avessi perso anche me stesso.
Sono solo.
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