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36 ✔️

«Anthea?» sussurro, sentendo un brivido lungo la schiena. Lei si avvicina sempre di più, tenendo lo sguardo vacuo incollato alla mia figura. È così strana, come se non fosse... lei. Come se fosse una bestia, un animale, come se tutti gli istinti primitivi e feroci stessero scorrendo nelle sue vene senza controllo.

Appoggia la testa al mio petto, probabilmente in ascolto del mio battito accelerato. «Torniamo a casa, Sam. Perché sei qui? Ti avevo detto di aspettarmi.»

Sbatto le ciglia, confuso.
Perché sono qui?
Ha ragione, dovrei essere a casa in attesa del suo ritorno. Anche Tyler ci starà aspettando per cena, lo troverò sicuramente nervoso per non averlo aiutato.

«Sei strano, che succede?» si avvicina, facendo sfiorare i nostri nasi. Passo una mano fra i suoi capelli morbidi. «Vieni qui, amore.»

Mi bacia con delicatezza, permettendomi di assaporare ogni dettaglio di questo bacio. Ha le labbra screpolate, secche, ma il sapore di menta mi invita a continuare.
Un capogiro mi travolge, la vista si offusca.

La stringo a me, cercando di ritrovare l'equilibrio. Eppure, mentre la stringo fra le mie braccia, sento di star cercando qualcosa.
Ma cosa?
Sento la mancanza di qualcuno, sento che passare la mano fra questi banali capelli lisci è sbagliato.

Aimee.

Prendo il coltello e la colpisco allo stomaco, sentendola sussultare. Tossisce e mi guarda, sorpresa, e io distolgo lo sguardo per non vedere il suo viso pallido e il sangue scorgare dalle sue labbra. «Quel coltello» sussurra, sputando un fiotto di sangue. «Come hai fatto ad averlo?»

Un urlo agghiacciante, quasi non umano, esce dalle labbra. Assomiglia allo stridere delle unghie contro un vetro, un rumore perforante, che mi costringe a lasciarla andare e a tapparmi le orecchie. Dalla ferita fuoriesce del fumo, che macchia insieme al sangue la camicetta bianca.

Poi, finalmente, quell'espressione disumana lascia spazio a quella di Grace, la stessa ragazzina che conosco da una vita.
Mi affretto ad afferrarla prima che cada a terra, accasciandomi a terra col suo corpo colpito dagli spasmi.

Tenta comunque di sorridere, di celare il dolore che prova ma che viene espresso dai suoi occhi pieni di lacrime. «Hai fatto la cosa giusta.»

Il suo viso viene macchiato dalle mie lacrime. «Grace, ti prego, non lasciarmi. Non di nuovo.»

«Va tutto bene, Sam. Non ti ho mai lasciato, mi hai sempre avuta qui, nei ricordi» dice, portando un dito sulle mie tempie. «E ora qui» mi sfiora il petto. «Hai fatto la cosa giusta. Non mi hai uccisa, mi hai liberata. Mi hai salvata.»

«Grace...» Le parole muoiono fra le mie labbra, mentre lei inizia a tremare. Prende fiato e tossisce sangue, mentre il suo petto si alza e si abbassa velocemente.

«Non c'è tempo, ascoltami bene: lei si trova nell'ala Nord, accanto agli uffici. Scappa e non voltarti mai, stai attento a Tyler. La salverai Sam, tu ce la farai.»

«Posso chiamare Dylan o Eatan, potranno medicarti. Ti salveranno» insisto, stringendole la mano.

Lei nega debolmente con il capo, stremata. «Era un estraze. Hai ucciso quella... cosa che stava dentro di me: quando ti ho dato quel coltello, ero io. Volevo lo facessi. Sono stati loro a farmi questo, a punirmi per ciò che è successo anni fa. Ora vai, ti prego.»

«Non ti lascio qui.»

Guarda il soffitto. «Li dovete uccidere. Uccidi gli Atlantidei, fallo per me. Fallo per lei.»

«Non dire così, possiamo ancora salvarti. Noi...»

Mi interrompe stringendomi ancora più forte la mano. «Mi hai dato la pace nel bel mezzo della guerra. Cosa potrei volere di più?»

Tenta di pronunciare le sue ultime parole, ma tossisce fino a rimanere senza fiato. Il suo petto si alza e abbassa velocemente, la vedo sgranare gli occhi e conficcarmi le unghie nella mano per quanto forte mi stringe.
Resta immobile.
I suoi occhi restano spalancati e la presa si allenta, finché la mano non cade a terra accanto al corpo.

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