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«Fatto!» esclama Bree.
Tutti ci precipitiamo al computer, rischiando di farla cadere dalla sedia. Dopo sue numerose proteste, ci allontaniamo un po' e le permettiamo di spiegarci cos'ha trovato.
Ci mostra lo schermo del computer, sul quale si trova una grande mappa. «Guardate: questa è Hauntown» dice, tracciando un cerchietto immaginario con le dita sullo schermo. Gli edifici sono indefiniti, così come le strade; sono ammassi di linee che si intrecciano fra di loro. Le vie principali sono indicate in arancione, mentre gli edifici più frequentati sono evidenziati in giallo. «Questa strada fu costruita molto tempo fa dagli antichi che popolavano questa città. Porta nei sotterranei, dove ci sono le fogne e le tubature.»
Mi avvicino. «La loro base si trova nelle fogne? Eatan, tu che ci sei stato puoi confermare?»
Nega col capo. «Non mi hanno mai portato nella vera base, solo ad addestrarmi in parchi o campi.»
«I dati indicano che si trovano qui, ma non precisamente. I sotterranei sono immensi, potrebbe essere ovunque» fa notare Violet, che si sistema una ciocca di capelli dietro all'orecchio destro.
«Qualche idea?» chiede mio fratello.
Dylan annuisce. «È semplicissimo, dobbiamo guardare nel luogo dove hanno torturato, ammazzato e quasi ucciso molte persone. È uno dei posti principali nei quali hanno agito: il bosco.»
Tutti rimaniamo in silenzio, complimentandoci mentalmente con Dylan: come abbiamo potuto non pensarci prima?
«Preparatevi, si parte» ordino.
***
Prima di partire ci siamo divisi: Mary e Bree sono rimaste con la bambina, mentre Eatan e Dylan sono venuti con me e rimarranno nei pressi dell'entrata come guardie. Io, invece, sono colui che dovrà attraversare le fogne nella speranza di trovare Aimee ancora in vita. Non ho portato armi con me, solo il coltello datomi da Anthea. Da una parte spero di non doverlo utilizzare, dall'altra sono certo che dovrò.
Arriviamo alla casetta del bosco, dove salvai Aimee da uno degli Atlantidei. Quel giorno conquistai la sua fiducia, me lo ricordo ancora. Entriamo e notiamo ancora l'asse del pavimento spaccata, dove la rossa trovò il registratore con la voce di Kate.
«Lì» dice mio fratello, indicando un tombino in mezzo alla stanza.
Non l'avevo mai notato, che strano... Lo alziamo e troviamo una scala che viene inghiottita dal buio. Vado per primo, scendendo le scale lentamente e facendo attenzione a non trovare qualche brutta sorpresa. Quando atterro, l'odore di umidità e il rumore di gocce che cadono sulla superficie dell'acqua rendono il tutto molto tetro.
«Eccola» dice Dylan, indicando una porta in ferro semi aperta. «Noi ti aspettiamo qui. Buona fortuna.»
Annuisco deciso e sorpasso la porta. La sento chiudersi alle mie spalle con un rumore fastidioso, poi avanzo. Cerco di orientarmi fra i corridoi, seguendo i cartelli attaccati ai muri e supero numerose porte socchiuse che permettono di intravedere stanze buie e con lettini ospedalieri: chissà cosa ci fanno qui.
«Sam,» mi richiama una voce familiare. Quando mi volto, trovo Anthea con uno strano sorriso in volto. «Ti stavo aspettando.»
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