Il mondo si ferma all'improvviso, ogni rumore diventa sordo e posso udire solo il mio respiro accelerato.
Cosa significa che Luna sta per nascere? C'è qualcosa che non va, è impossibile, è in anticipo.
Che le sia successo qualcosa? Che Aimee si sia sentita male?

Inizio a sudare freddo e con mani tremanti mi ravvivo i capelli, cercando di pensare lucidamente. Nessuno apre bocca, non trovano il coraggio di fiatare.

Il primo a parlare è Dylan, che sibila: «Perché proprio Mary? Non potete trovare qualcun altro?»

«No» interviene la ragazza, calma. Si lega i capelli corvini in una coda bassa e sospira, rassegnata. Mi guarda negli occhi come a promettermi che impedirà che accada qualcosa di male ad Aimee. «Va bene così, andrò.»

«Cosa?» esclamano in coro Dylan e Eatan.

«Che senso ha discutere di questo proprio ora? La bambina deve nascere, sono l'unica che può farla venire al mondo e non ho intenzione di abbandonare Aimee. Dylan, è la tua migliore amica, non pensi nemmeno a quanto possa essere terrorizzata in questo momento? Ha bisogno di un viso amico, quindi andrò.»

«Seguimi, mia cara» conclude il signor Murphy, mettendo una mano sulla spalla della figlia.

«Togli quella mano prima che te la stacchi a morsi» dice Violet, per poi guardare padre e figlia allontanarsi.

***

Prendo il cellulare e chiamo per l'ennesima volta Bree, udendo quella fastidiosa segreteria per la decima volta in queste ore.
Non risponde e sono sempre più convinto possa esserle accaduto qualcosa, ma d'altro canto potrebbe essere il terrore a parlare.

Devo solo mantenere i nervi saldi.

Mi alzo dal letto e lancio il telefono su questo, intravedendo Dylan e Violet sobbalzare. Il ragazzo accenna uno sguardo ansioso, poi sospira. «Perché ho accettato di lasciarla andare?» chiede. «Se le accadesse qualcosa...»

«Basta piangersi addosso» lo interrompe Violet. «Noi siamo più forti, siamo di più. Perciò, dopo aver salvato Aimee, andremo da loro per fargli il culo.»

«Wo, calma» commenta Dylan, alzando le sopracciglia.

Sospiro. «Possiamo fare i seri? Mia figlia sta nascendo e il tempo passa ed è quasi scaduto.»

«Sette giorni a partire da ora, se contiamo che gli Atlantidei hanno metodi speciali per far partorire.»

«Speciali? Cosa intendi?» chiede Dylan.

«Medicine che... accelerano il parto. Non so spigarti come, ma sugli umani sono dolorosi. Molto.»

«Grazie, Violet. Questo si che mi ha rassicurato» commenta Dylan.

«Intendevo dire che il parto, solitamente, avviene in circa due ore e che Mary potrebbe tornare a momenti» spiega, poi mi lancia un'occhiata. «Non oso immaginare come tu debba sentirti, Sam, ma ti chiedo di essere forte. Luna ha bisogno di te, noi abbiamo bisogno di te. Sei la colonna portante in questo momento, non mollare.»  

Sentiamo la porta scricchiolare, così ci voltiamo tutti. Mary, con i capelli arruffati e gli occhi colmi di lacrime, guarda solo me e accenna un sorriso triste. La sua maglia, che prima era verde smeraldo, è ora ricoperta di sangue secco e probabilmente sudore. Tiene fra le braccia un fagotto di lenzuola bianche, anch'esse sporche di sangue. «Aimee mi ha fatto promettere una cosa, Sam» Tira su col naso. «Nel caso non sopravvivesse, Luna non dovrà mai sapere della sua esistenza. Dovrà credere che sono io sua madre.»

«Cosa?» boccheggio. «Sta bene?»

«Sopravviverà, il parto è andato alla grande, ma teme che non riusciremo a salvarla in tempo...» sussurra. Mi passa il fagotto di lenzuola con un sorriso misto gioia e malinconia. «Sam, ti presento Luna.»