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28✔️

Accarezzo la sua pelle e la stringo al mio corpo con delicatezza. Tenerla fra le mie braccia non è mai stato così difficile, con la paura di vederla spezzarsi da un momento all'altro. È come un fragile neonato, leggera e tremante, mentre le sue ossa spigolose mi pungono i fianchi.
Riesco addirittura a sentire il battito del suo cuore, che batte esageratamente veloce.

Quando finalmente incontro i suoi occhi, che mi raccontano con uno sguardo tutto ciò che ha passato in questi mesi, non posso far altro che scoppiare a piangere. La riempio di baci e carezze, incontrando le sue labbra screpolate.

«Cosa ci fai qui?» chiede, asciugando le lacrime.

«Sono venuto a prenderti. Dobbiamo andare» rispondo.

«Sei impazzito?» esclama Anthea, facendoci sobbalzare entrambi. Mi ero completamente scordato della sua presenza. «Non la porterai via, lei resta qui. Eravamo d'accordo per un incontro, non una fuga!»

«No! Lei non resterà qui!» 

«Sam, calmati, va tutto bene» mormora Aimee, prendendomi il viso fra le mani. «Ha ragione, non puoi portarmi via. Gli Atlantidei si infurierebbero e chissà cosa potrebbe accadere a te o agli altri. Voglio tornare a casa più di chiunque altro, ma potrò farlo solo finendo il loro sadico gioco. Fino ad allora, io e la piccola ce la caveremo. Promesso.»

Passo con delicatezza i polpastrelli sul pancione, sentendo gli occhi pizzicare. Vorrei portarle via da qui, ma lei ha ragione: gli Atlantidei ce la farebbero pagare cara. Manca ancora un mese al parto e il pensiero che potrei non essere presente quando avverrà mi spezza il cuore. «La piccola come sta?» domando.

Accenna un sorriso, che si spegne subito. «È viva, penso sia questa la cosa più importante.»

Ci guardiamo per qualche secondo, intrecciando le nostre dita. «Non voglio lasciarti qui...» sussurro.

Sospira. Il suo fiato trema mentre cerca di reprimere le lacrime. «Nemmeno io voglio lasciarti andare, Sam, ma è la cosa giusta. Riuscirai a salvarmi, ne sono certa» mi accarezza il viso. Anthea, nel frattempo, continua a fare la guardia alla porta, ticchettando nervosamente le unghie sul muro. Chissà a cosa starà pensando. «Loro mi avvisano di ogni vostro movimento, Sam, ma c'è qualcosa che non mi torna. Mi parlano di te, di Mary, di Violet, di Dylan e del suo viaggio a Forks... Ma perché non mi parlano di Winter?»

Sento un peso piombarmi addosso e all'improvviso diventa difficile anche respirare. Ovviamente hanno voluto lasciare a me l'onore di darle questa terribile notizia, ignorando tutta la sofferenza che le hanno già causato. Mi fissa con i suoi grandi occhioni: dovrei dirle la verità o no? Se lo facessi ora, potrebbe non prenderla bene. Una rivelazione del genere potrebbe farle male, soprattutto ora che è ancora rinchiusa qui. 

«Lei...» mi passo una mano dietro al capo. «Lei sta bene.»

Aimee tira un sospiro di sollievo, mentre Anthea sbuffa una risatina sarcastica alle mie spalle. «Per fortuna» dice, abbracciandomi.

Un botto proveniente dall'esterno della stanza ci fa sobbalzare tutti e tre. «Sanno che c'è qualcuno qui» dice Anthea, per poi voltarsi verso di me. «Devi andartene, adesso. Esci da quella porta e non dire a nessuno di questa visita. Ti prometto che non sapranno che sei stato qui. Vai, veloce!»

Aimee mi prende il viso fra le mani e mi bacia. «Mi fido di te, Sam. So che ci salverai, perché l'hai già fatto. Tu puoi vincere. Ti amo.»

Uniamo le nostre labbra in un rapido bacio. «Ti amo anche io» sussurro, prima di darle le spalle e scappare.

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