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Durante il viaggio in auto nessuno dei due ha osato aprire bocca. Vorrei poter dire che si tratta di paura, ma in realtà da quando Aimee è scomparsa un sacco di cose sono cambiate.
Il gruppo si è spezzato, non ci sono più amicizie e ognuno di noi sospetta dell'altro, mentre Dylan sta perdendo la ragione pur di ritrovare la sua migliore amica, senza alcun risultato.

Io e Violet ci limitiamo a un'imbarazzante sopportazione reciproca, nonostante lei stia cercando in tutti i modi di mantenere il rapporto che avevamo prima. So quanto tutta questa situazione sia difficile per lei e dovrei anche ringraziarla per essermi ancora vicina, ma non posso fare a meno che sospettare anche di lei.

«Sam, è da un po' di tempo che devo rivelarti una cosa» dice, tenendo gli occhi fissi sulla strada.

«Non adesso» ribatto «Sto controllando tutti i giornali online per vedere se c'è già qualche notizia al riguardo, ma nulla da fare. Pensi che stiano tenendo il tutto nascosto per non allarmare i cittadini?»

Sospira. «Sì, può darsi.»

«Hai detto che il cadavere aveva cinque segni sul braccio, giusto?» chiedo. Lei annuisce, parcheggiando l'auto davanti alla Haldell brulicante di studenti. Stanno tutti cercando di vedere cosa c'è oltre il nastro della polizia, curiosi di scoprire cos'hanno trovato. A parer mio non dovrebbero esserne stupiti, qui ad Hauntown trovare un cadavere è ormai all'ordine del giorno. «Se si tratta di Kate ed è stata uccisa, vuol dire che Aimee è la prossima. Non abbiamo più tempo.»

«Vediamo prima cos'ha da dirci Dan, okay?» Scende dall'auto e io faccio lo stesso, seguendola in silenzio. Camminiamo lungo il cortile della scuola e arriviamo sulla scena del crimine, dove una squadra di poliziotti sta esaminando il perimetro in cerca d'indizi. «Sono Violet Power e sto cercando l'agente Davidson. Sono autorizzata a passare per esaminare il cadavere della vittima, Kate Alvarez.»

I poliziotti la osservano poco convinti, ma alla fine la lasciano passare con una scrollata di spalle. Dan, il poliziotto amico di Violet, ci fa cenno di raggiungerlo accanto al corpo, coperto da un telo scuro. «Ciao, Violet. Tu devi essere Sam, giusto?» ci diamo una vigorosa stretta di mano. «Non posso mostrarvi il cadavere ed è meglio per voi, a dir la verità.»

«Sapete qualcosa?» chiedo.

«Non molto, ma grazie all'autopsia riusciremo ad avere qualche informazione in più. Il viso è sfigurato, quasi irriconoscibile, e non ci sono evidenti segni di lotta. Potrebbero averle sparato mentre era di spalle o era sotto effetto di droghe» spiega «In base al proiettile è stata usata una Glock 20, ma non ne siamo ancora certi. L'unica cosa che sappiamo è che ci sono alcune cose che non quadrano: la madre, infatti, dice di aver incontrato la figlia non molto tempo fa. Era passata a casa sua con un ragazzo dai capelli scuri e stava per ripartire per il Canada. Siamo in contatto con la polizia canadese, loro cercheranno possibili testimoni. In ogni caso, è stata l'ultima volta in cui la vittima è stata vista ancora in vita.»

Io e Violet ci scambiamo un'occhiata perplessa. «Non era Kate,» dice lei, «ma Aimee Ryle, l'altra ragazza scomparsa.»

«E perché è andata dalla madre di un'altra ragazza scomparsa?» chiede.

«Aimee era preoccupata per lei. È sempre stata una ragazza dal cuore d'oro, così è andata a casa della signora Alvarez per assicurarsi stesse bene» mento, forzando un sorriso. «Hanno entrambe molte cose in comune, non la biasimo per averla scambiata per sua figlia.»

Mi guardo attorno, scorgendo in lontananza mio fratello che cerca di convincere un poliziotto a farlo passare. Mi incammino per raggiungerlo, sentendo Violet chiamarmi e chiedermi dove sto andando, ma la ignoro. Mi fermo davanti a lui, che mi osserva stravolto. «Ho saputo del corpo. Non è lei, vero?» chiede.

Non riesco a trattenere una risatina sarcastica. «Wow, ora ti interessa di Aimee?» rispondo, stringendo i pugni lungo i fianchi. «Ah, no. A te importa solo della bambina.»

«Lo sai che non è così.»

«Sei stato tu a proporre di anticipare, o mi sbaglio?» chiedo.

«Non è stato necessario, alla fine» ribatte.

«E pensi che questo cambi le cose?» sibilo.

Sento di nuovo quella sensazione di vuoto dentro di me, come se mi stessero strappando il cuore a mani nude. Mi hanno tolto lei, il mio ossigeno e battito. Abbasso lo sguardo sentendo gli occhi pizzicare: ieri era il suo compleanno.
Diciannove anni, un traguardo che andrebbe festeggiato con i propri amici e parenti. Non ne parlava spesso, lei odia passare d'età: lo vede come un avvicinamento alla morte anno per anno.
Eppure, forse, è questa l'unica soluzione. Lasciarsi cullare fra le sue braccia, fino a cadere in un sonno dal quale non ti risveglierai più, trovando finalmente la pace.

Mi allontano a grandi passi per ritornare in auto e stare un po' da solo.
Io ci provo ad essere di nuovo me stesso, a vivere normalmente, ma come posso quando là fuori ci sono la mia ragazza e mia figlia che potrebbero morire da un momento all'altro? Non riesco a dormire, a mangiare... Penso solo a loro, alle loro vite in pericolo.

Qualcuno bussa al finestrino dell'auto e, quando alzo la testa, scorgo Bree che mi chiede con un cenno del capo se può entrare. Non faccio in tempo ad annuire che è già seduta accanto a me, con il cellulare fra le mani.

Rimaniamo in silenzio per qualche minuto e lei non mi degna nemmeno di un'occhiata. È per caso entrata solo per avere un posto su cui sedersi? Mi schiarisco la voce, cercando di attirare la sua attenzione. «Bree?»

«Mi ricordo dolore» dice all'improvviso «Mi sono buttata da un tetto, me lo ricordo.»

Sento un'ondata di panico pervadermi e stringo il volante per calmarmi fino a far diventare le mie nocche scheletriche. Lei deve averlo notato, perché aggrotta la fronte perplessa e mi lancia qualche occhiata confusa. «Non è vero, Bree. Aim...» mi interrompo. Non riesco a dire il suo nome. «Ti hanno salvata, ricordi?»

«E se fosse accaduto due volte?» chiede «La mia è una visione così... reale. Riesco ancora a ricordare la sensazione di quando mi sono schiantata al suolo, i medici che parlavano attorno a me, che dicevano che i miei organi interni erano distrutti e io ancora viva. La morfina elevata, le palpebre che si chiudevano lentamente... Poi buio, come se fossi morta. E di nuovo luce, di nuovo su quel dannato tetto.»

Sospiro e poggio la testa sul volante, chiudendo gli occhi. Dovrei raccontarle la verità? «Penso tu sia solo suggestionata dal trauma che hai vissuto, okay? Se ti fossi veramente buttata e le cose che hai provato fossero vere, non saresti qui a raccontarmelo, no? Sei viva e questa è l'unica cosa che conta.»

Si mordicchia il labbro inferiore e annuisce. «Hai ragione, abbiamo cose più importanti a cui pensare. Ho sentito del corpo, la notizia si sta diffondendo in città come un'epidemia e in molti sono pronti ad andarsene da Hauntown con le proprie figlie. Parlano di maledizioni e gruppi di serial killer» spiega «Noi, però, non possiamo andarcene. Dobbiamo trovare Aimee prima che sia troppo tardi, ma non abbiamo alcuna pista da seguire.»

«E come pensi di fare?» domando. 

«C'è solo una persona in grado di darci le informazioni che cerchiamo.»

«Fitz» mormoro.

Aggrotta la fronte. «Già» sbuffa. «Ho pensato a più modi per permetterci di parlare con lui, dato che è circondato da poliziotti e che la madre ha anche assunto un avvocato per difenderlo. Avremmo potuto chiedere a Clary, ma lei non ci parla più.»

«Sarebbe stato ingiusto da parte nostra chiederle di farci passare» le faccio notare.

«Non se suo fratello è l'unico a sapere dove si trova Aimee» ribatte «In ogni caso useremo il suo avvocato. L'ho chiamato per fargli sapere che ho intenzione di fare causa a Fitz per molestie, ancora per la storia del video. Vuole farci incontrare e, dato che posso ben immaginare le sue intenzioni, il suo piano sarà quello di far vedere Fitz dispiaciuto per portarmi dalla sua parte.»

«E hai intenzione di farlo?» chiedo.

«No, ho intenzione di fingere. Dopo che avremo la sua fiducia, ci lascerà probabilmente da soli insieme a lui» risponde.

«E la mia utilità in tutto questo?»

«Ah, giusto» ridacchia. «Sam, tu sarai il mio avvocato.»


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