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18 ✔️

Anthea mi scruta con occhi stretti, passa le mani fra i miei capelli e con l'indice mi accarezza la mascella.
Mi lascia un bacio sulle labbra e sorride, continuando ad osservarmi con aria ipnotizzante. Ricordo di essere venuto da lei per studiare, ma non come sono finito su questo letto. Quando siamo insieme è come se perdessi il lume della ragione.

«Un nuovo inizio» sussurra.

La guardo, confuso. «Cosa?»

«Un nuovo inizio» ripete. «Per tutti e tre.»

Si passa una mano sul grembo e mi sorride. Giusto, è incinta. Come ho potuto dimenticarmene?
Questa volta mi studia con estrema preoccupazione, togliendo i ciuffi ribelli da davanti ai miei occhi per permettermi di incontrare i suoi. «Sembri turbato. Tutto bene, amore mio?» chiede, baciandomi la fronte.

Sorrido. «Certo.»

Mi avvicino e le sfioro le labbra con le mie, accarezzandole i lineamenti dolci. Una smorfia di dolore spezza il suo sorriso. La guardo contorcersi e urlare. «Guarda cosa mi fa il tuo amore» dice, piangendo. La sua pancia è squartata e una neonata senza occhi è immersa nel sangue che ha sporcato le candide lenzuola. Anthea smette di muoversi, senza vita. Sussurra un'ultima volta: «Questo è ciò che fa il tuo amore.»

Mi risveglio all'improvviso, notando Anthea al mio fianco che mi sorride lievemente. Si sistema i capelli dietro la schiena e si alza dal letto, passandomi dell'acqua. «Perdonami, questa volta ci sono andata giù pesante» afferma, per poi ammirarsi allo specchio. «Non credevo avresti reagito così male.»

Continuo a tremare senza controllo. «Cosa diamine mi hai fatto?»

Storce la bocca in una smorfia. «Come posso spiegartelo?» dice, sovrappensiero. Si siede di nuovo accanto a me e io, prontamente, indietreggio. «Ho un dono. Riesco a mutare i pensieri delle persone e far avere loro visioni. I ricordi possono cambiarli, fino a far dimenticare loro un pezzo del passato o anche una persona.»

«Vuoi che dimentichi Aimee, non è vero?» sussurro. «Perché?»

Sospira, guardandomi triste. «Questo non posso dirtelo, mi dispiace.»

Tenta di alzarsi, ma la fermo per un polso e la costringo a guardarmi negli occhi. Sento il sangue ribollirmi nelle vene, la rabbia mi impedisce di ragionare in modo lucido. «Non puoi dirmelo o non vuoi? Non dovresti nemmeno giustificarti, dovresti dirmi la verità e basta! Qual è il tuo piano?» urlo.

«Non ho un piano» risponde, con calma disarmante. «Non tutte le visioni che ti ho causato sarebbero dovute avvenire. Ti sto aiutando come posso, credimi.»

«Aiutarmi? Mi fai vedere la mia ragazza morta, mia figlia non ancora nata senza occhi! Questo è il tuo modo di aiutare?» grido, alzandomi e prendendo le mie cose. «Non capisco perché perdo ancora tempo con te, io me ne vado.»

Si piazza davanti alla porta con un coltello fra le mani e, inaspettatamente, me lo porge. «Non ti tratterrò ancora a lungo, ma promettimi che lo terrai sempre con te» dice. «Ti prego. Saprai quando sarà il momento di usarlo, ne sono certa.»

Le prendo il coltello dalle mani, scettico. «E contro chi dovrei usarlo?» 

«Contro di me.»

***

Oggi è il diciassette luglio e non siamo ancora andati avanti con le indagini. Oltre a preoccuparci per il dito che teniamo nascosto e che crediamo sia un modo per incastrarci, il significato della frase della caccia al tesoro ci è ancora oscuro. 

Luoghi d'infanzia aiuteranno ancora...

Siamo quasi del tutto certi che si riferiscano all'infanzia di Aimee, ma allo stesso tempo mille dubbi ci impediscono di chiudere gli occhi la notte. Potrebbe trattarsi di me, come dell'infanzia di Violet, degli Atlantidei o di qualcuno ancora a noi sconosciuto. Non abbiamo idea di cosa fare e la speranza che all'inizio ci spingeva ad andare avanti è ormai solo un ricordo. E se non facessimo in tempo? Questa è la domanda che mi pongo sempre, che mi fa pensare a quanto io sia stato stupido a credere di poterla salvare. 

«Mi sento inutile» borbotta Dylan.

Sbuffo. «Non dirlo a me.» 

Dylan si volta per osservare il dito, avvolto in mille strati di plastica. Sta iniziando a decomporsi giorno dopo giorno e ormai entrare nel bagno in cui lo tengo nascosto è quasi impossibile. L'odore di morte è incancellabile. Il ragazzo, quasi meravigliato, indica una cicatrice che percorre il dito fino all'unghia. «Devo tornare a Forks» sussurra.

«Cosa?» 

«Fidati di me» dice, alzandosi. «Ora chiamo i genitori di Aimee, dirò loro che passerò a trovarli.»

«Mi puoi almeno dare una spiegazione?» insisto.

«Non hanno mozzato un dito qualunque» risponde. «Winter si era procurata quella cicatrice insieme a me e Aimee. Era caduta e si era tagliata con un chiodo.»

«E credi che dove sia successo sia il luogo inteso dagli Atlantidei?»

Annuisce. «Sì, proprio così.»

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