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Perdere una persona non significa solo constatare la sua morte.

Qualcuno potrebbe semplicemente scomparire dalla tua vita, lasciando dietro di sé un vuoto talmente grande da essere impossibile da rimpiazzare.
E così inizieranno le domande: perché se n'è andato? Cosa gli sarà passato per la testa? Dove sarà ora? Sarà felice?

Ma soprattutto: è colpa mia?

Durante il lutto vengono indicate cinque fasi, ma valgono anche per la scomparsa di una persona a te cara.
Lo so perché è successo a me quando ho perso Aimee, che si è volatilizzata senza lasciare tracce.

Inizia tutto con la negazione, il non riuscire ad elaborare la perdita.
Non ci vuoi credere, parli come se fosse ancora con te e non hai intenzione di ascoltare i consigli delle altre persone.
La realtà è troppo difficile e per questo la rifiuti.

Quando Dylan mi chiamò per spiegare la situazione fu come se il mondo mi fosse caduto addosso. Dopo tutto quello che avevamo fatto per salvarla, in qualche modo erano comunque arrivati a lei, senza darci il tempo di fare qualcosa.

Non ci volevo credere.

Quel mattino, quando mi svegliai, sentivo ancora quel forte peso sul petto, che la maggior parte delle volte mi impediva di alzami dal letto. Mi sistemai velocemente e apparecchiai il tavolo per quattro persone, sapendo che gli ospiti sarebbero arrivati a momenti.

Quando sentì il campanello, corsi ad aprire e mi ritrovai davanti Violet e Jena. Quest'ultima teneva un mazzo di fiori fra le mani e me lo porse accennando un piccolo sorriso. «Ho pensato di portarteli non appena li ho visti in vetrina. Spero ti piacciano» disse.

Annuii. «Accomodatevi pure.»

Non appena giunsero davanti al tavolo si pietrificarono e sul momento non compresi il motivo di quell'azione. Per me era tutto normale, ma ripensandoci adesso devono avermi visto in uno stato veramente pietoso, quasi come se fossi stato un pazzo da rinchiudere in qualche manicomio.

«C'è qualcosa che non va?» domandai.

«No, ma credevamo ci saremmo state solo noi due a pranzo con te» spiega Violet, sedendosi. «Chi altro hai invitato?»

«Aimee» risposi.

Violet posò il suo sguardo su di me e non osò aprire bocca. Jena, invece, appoggiò una mano sulla mia spalla. «Sam, ti ho già spiegato che mia zia è una psicologa, no? Non credi sarebbe meglio...»

«Ma di che stai parlando?» ridacchiai. «Sarà qui a momenti, si è solo assentata per un po'! Quando vi comportate in questo modo proprio non vi capisco, sapete che è tutta presa dalla gravidanza e dai problemi con il padre!»

«Sam, ascoltami...»

«No» la interruppe Violet. «Lascia stare, Jena. Mangiamo?»

Segue il patteggiamento: rivuoi indietro la persona che se n'è andata e faresti di tutto purché accada. Inizi ad accettare la scomparsa, ma non abbastanza da lasciarla completamente andare: provi ancora speranza.

In quel periodo preparai centinaia di piani e progetti, che comprendevano l'attacco alla base del nemico. Sapevo che ce l'avevano loro, ma non dove stavano. L'avrei scoperto e li avrei uccisi tutti, riportando a casa Aimee e vivendo finalmente una vita felice con lei.

Finché Eatan non scoprì tutto.

«Vuoi farti ammazzare? È questo il tuo intento?» urlò.

«No! Voglio solo riportarla indietro, cosa della quale nessuno si è interessato finora. Voi vivete le vostre vite, andate avanti, ma ve n'è mai fregato qualcosa per davvero? No, perciò ora si fa a modo mio!» replicai, furioso.

Quello fu l'inizio dello stadio della rabbia.
Ti senti una nullità, perché tutti i tuoi tentativi di salvataggio sono risultati inutili e lei non è più ritornata da te. Così sfoghi le tue emozioni in furia, odio, rancore... L'essenziale è che non si tratti di sofferenza.
Te la prendi con chiunque: che sia un amico, che sia tu stesso o che sia Dio. Qualche volta anche con la persona scomparsa.

«Sam, dovresti uscire con noi» disse mio fratello, sedendosi accanto a me sul divano. «Sei chiuso in casa da giorni ormai. A malapena ti ricorderai cos'è il sole di questo passo. Ti va di venire con me e Violet a mangiare un gelato?»

«Smettila di fingere t'importi qualcosa» risposi, affondando il viso nel cuscino. «Lasciatemi morire qua, per favore, non chiedo altro.»

«No, non ti lasceremo da solo. Né te, né Aimee.»

Ogni volta che udivo il suo nome una rabbia incontrollabile si impossessava del mio corpo. Mi alzai di scatto e afferrai per il collo Eatan, che cercando di liberarsi cadde a terra sbattendo la testa. Mi misi sopra di lui e gli tirai un pugno sul viso, continuando a sputargli contro insulti che sembravano non toccarlo minimamente. «Tu la volevi morta, è colpa tua se si trova in quella situazione! Non hai mai fatto abbastanza, sei un idiota che pensa solo a se stesso e preferirei ci fossi tu al suo posto!»

«Sam, ti prego, smettila!» urlò Violet, cercando di farmi alzare dal corpo di mio fratello.

Tornai sul divano e mi stesi, non degnando di uno sguardo i due miei amici, che mi osservavano terrorizzati. «Colpa tua» mormorai. «È solo colpa tua.»

Arriva la depressione.
Si dice sia la fase più difficile, forse perché finalmente ci si rende conto che non c'è più nulla da fare. Non c'è più negazione, patteggiamento o rabbia, solo un'infinita e atroce tristezza, che ti divora da dentro, accompagnata da una terribile consapevolezza.
Non avevo più voglia di vivere: perché farlo se lei non era con me?
Me ne stavo chiuso in camera, sotto le coperte e mangiando raramente qualcosa. Non volevo parlare, non volevo sentire alcun rumore e tantomeno le parole confortanti delle persone.
Dovevamo esserci solo io e il mio dolore, nient'altro.

Ma dopo ogni tempesta, arriva sempre l'arcobaleno.

La fase dell'accettazione è quella più difficile da raggiungere, ma ti sentirai meglio e imparerai a convivere con il dolore.
Non posso dire di essermi ripreso completamente, perché mi sento ancora in bilico, come se stessi camminando su un filo invisibile. Se mi sbilanciassi, le opzioni sarebbero due: ricadere nella depressione o nella rabbia.

"Non ci sono aggiornamenti sul caso della diciottenne scomparsa dalla cittadina di Hauntown.
Aimee Ryle si trovava nel suo appartamento quando è stata vittima di quello che si crede un rapimento programmato. Il rapitore non ha lasciato alcuna traccia e indizi non sono stati ancora rinvenuti sulla scena del crimine.
La giovane ragazza, incinta di sei mesi, sembrerebbe essere scomparsa nel nulla.
Invitiamo tutti i cittadini a contattare parenti o persone care alla vittima in caso di informazioni, nel frattempo ci uniremo tutti e spereremo in un suo ritrovamento."


Lancio il giornale sul tavolino colpendo una tazzina di caffè, che cade a terra frantumandosi in tanti piccoli pezzettini. Guardo la macchia espandersi lungo tutto il tappeto, imprecando e maledicendo l'oggetto, finché Violet non esce dalla stanza degli ospiti con aria assonnata.

Sbadiglia. «Cos'hai combinato?» chiede.

«È caduta la tazzina» mento.

Sospira e sparisce nel corridoio, dal quale ritorna con una scopa fra le mani. Si mette a pulire in silenzio, mentre io la osservo attento. Non capisco perché si ostini a prendersi cura di me, mantenendo la pazienza e ripulendo tutti gli oggetti che rompo o faccio cadere quotidianamente.

Prende il giornale da terra e si siede accanto a me, stringendo le gambe contro il petto coperto da una semplice maglietta bianca. «Credi che io non ci stia male?» chiede, ravvivando i capelli sciolti. «Ero la sua Protettrice, Sam. Mi sarei dovuta aspettare una contromossa. Invece ho fallito.»

«No, Violet. È colpa mia. Se non avessi...»

«Ognuno di noi è colpevole a modo suo.» mi interrompe. Sospira e prende fra le mani il tappeto, avviandosi verso il bagno senza staccare gli occhi da me. Un sorriso beffardo si fa strada sulle sue labbra, come se volesse prendersi gioco di me. «Quando hai intenzione di incontrare i suoi genitori? Sei il padre di loro nipote, non credi di dover loro qualcosa? Io li ho incontrati ieri e la madre non ha fatto altro che chiedere di te.»

«Okay.»

«È tutto ciò che hai da dire?» sbotta. Lo so che sta cercando di provocarmi, vuole solo una reazione da parte mia. «Da quando è scomparsa non fai altro che esprimerti con monosillabi, "okay" o frasi fatte. Mi sto stufando, Sam.»

«Mi dispiace» mormoro.

«Visto?» Spalanca le braccia, esterrefatta.

«Cosa dovrei dirti? Tutto ciò che sapevo l'ho detto alla polizia, ma non abbiamo ancora nessun indizio per ritrovarle» dico, stringendo i pugni e cercando di mantenere la calma.

Ormai non credo più in niente. La persona che amo è scomparsa e l'ultima volta che l'ho vista era felice perché credeva di essere in salvo. Era seduta sul divano, teneva le dita intrecciate a quelle della mia mano e i capelli appena lavati profumavano d'orchidea. Stava decidendo l'arredamento per la camera della piccola, convinta che il suo colore preferito sarebbe stato il giallo.

Il cellulare di Violet segnala un messaggio da parte di Dan, un amico del professor Dofel che lavora nella polizia di Hauntown. Ci ha sempre detto che in caso di novità ci avrebbe immediatamente scritto e finora non era mai successo.

La bionda legge il testo e aggrotta la fronte, assumendo un'aria sofferente. Sento il cuore battere più del normale e tutto inizia a girare vorticosamente. «Cos'è successo?» sussurro, avvicinandomi. «Fammi leggere!»

«Hanno trovato un cadavere nei pressi della Haldell. Il volto era sfigurato e i capelli erano rossi,» spiega, «ma aveva cinque tagli sul braccio, non sei, e non c'era segno di alcuna gravidanza. Non è Aimee.»

«Non potevi dirmelo prima?» sibilo.

«Sam, si tratta di Kate. Il cadavere è il suo.»

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