14. I don't need a dentist
«Calum?»
Decido di ignorare Michael per l'ennesima volta, tirando le lenzuola fin sopra la mia testa e fingendo di non essere in casa. Forse in questo modo la smetterà di torturarmi.
«Calum, so che sei qui,» continua il mio migliore amico, per poi aprire la porta della mia stanza e sospirare.
In questo momento vorrei sparire dalla faccia della Terra per non affrontare qualsiasi tipo di discorso con lui o anche solo per evitare lo sguardo compassionevole che di sicuro mi rivolgerebbe, ma mi ritrovo costretto ad ammettere che non è una cosa possibile. Michael, infatti, con la sua incredibile delicatezza sposta in un gesto secco le coperte dal mio corpo e sospira ancora una volta, mentre io mi rannicchio in una posizione abbastanza scomoda ed evito il suo sguardo.
«Non puoi stare in eterno nel tuo letto e ignorare il resto del mondo, lo sai?»
Non posso fare a meno di sbuffare, pensando a quanto sia assurdo che queste parole escano proprio dalla sua bocca. «Fino a qualche settimana fa accumulavi calzini e mutande puzzolenti per ricavarne qualche forma di vita, perciò non credo che tu sia nella posizione di dirmi cosa si possa o meno fare.»
«Non c'è bisogno di ricordarmelo di continuo,» commenta, per poi sedersi sul bordo del materasso, a giudicare da come mi sento improvvisamente sprofondare. «Calum, sul serio, dovresti uscire da questa casa.»
«E per fare cosa, eh? Cameron è morta, fottutamente morta, e io non trovo un solo valido motivo per alzarmi da questo letto.»
Michael non aggiunge altro, rimanendo in silenzio.
Quando tre giorni fa Ryan mi ha dato quella terribile notizia sono scappato da casa sua e sono tornato qui di corsa, non preoccupandomi minimamente dell'eventualità di assistere a scene vietate ai minori, anche perché, sinceramente, sarebbe stato impossibile traumatizzarmi più di sapere che Cameron non è più viva. Quello che non avevo preso affatto in considerazione era che, una volta entrato in casa, avrei trovato i due ragazzi seduti uno vicino all'altro sul divano e intenti semplicemente a parlare.
«Che è successo?» mi ha chiesto Michael, visibilmente preoccupato, e solo in quel momento mi sono accorto di aver pianto per tutto il tragitto e di avere di sicuro il viso chiazzato a causa del mio sfogo.
Ho ignorato il mio migliore amico e mi sono rivolto direttamente a Luke Hemmings, puntandogli un dito contro.
«Tu lo sapevi?»
Entrambi si sono alzati dal divano, uno più confuso dell'altro.
«Ma di cosa stai parlando, Calum? E per quale dannato motivo stai piangendo?»
Allora mi sono ritrovato costretto a pronunciare quelle parole, rivelando la verità su Cameron Bennett, e sono certo che nemmeno Luke fosse a conoscenza della sua morte, considerando il suo sguardo del tutto sconvolto. Hanno provato a farmi altre domande, che sinceramente non sono riuscito a capire, ma io mi sono chiuso in camera mia senza pensarci un istante, desideroso di stare da solo e riflettere. Da quel momento non ne sono più uscito, se non per svuotarmi la vescica di tanto in tanto, e il mio stomaco in questi giorni è stato chiuso da una morsa talmente dolorosa che ho sentito ben poco il bisogno di mangiare.
«Cameron non è morta per colpa tua,» dice Michael, riscuotendomi improvvisamente dai miei pensieri. «Non puoi smettere di vivere.»
Mi azzardo finalmente a guardarlo e lui, avvertendo il mio sguardo addosso, fa lo stesso.
«Non so come o perché sia morta,» gli faccio notare in un sussurro.
«A maggior ragione dovresti alzarti e fare qualcosa per scoprirlo o... fare semplicemente qualcosa.»
Mi trattengo dal roteare gli occhi, trovando questo tentativo di Michael di farmi reagire piuttosto ridicolo.
«Ad esempio cosa?»
Il suo sguardo si illumina, come se non aspettasse altro.
«Vieni dal dentista con me e Luke!»
Spero stia scherzando. Lo spero con tutto me stesso, ma la sua espressione non promette nulla di buono.
«Non ho bisogno di un dentista,» borbotto, già stufo di questa conversazione.
Michael si alza, illudendomi per qualche istante di aver finalmente rinunciato alla sua missione, se così vogliamo definirla. «Sappi che mi hai costretto tu,» mormora poi ed esce dalla mia stanza. Non passano molti secondi prima che la porta venga aperta ancora una volta e subito dopo mi trovo sollevato dal mio amato letto.
«Mettetemi giù!» urlo a quei due idioti del mio migliore amico e del suo ormai fidanzato.
«Subito,» risponde Luke e Michael scoppia a ridere mentre mi fanno cadere di culo sul pavimento.
Che ho fatto di male nella mia vita per meritarmi di incontrare questi due decerebrati?
Mi alzo controvoglia dal pavimento e mi avvicino di nuovo al mio letto, ma Michael prova a fermarmi.
«Giuro che se torni a vegetare faccio venire qui Ryan,» mi minaccia, puntandomi un dito contro.
«Oh, non oseresti.»
«Michael probabilmente no, ma io sì,» interviene Luke e qualcosa nel suo sguardo mi fa capire che dice sul serio, che coglierebbe al volo questa fantastica occasione di mettermi in ridicolo davanti a Ryan, mostrandole le pessime condizioni in cui mi sono ridotto e prendendosi a distanza di anni la sua piccola rivincita. «Allora?»
«E va bene,» rispondo, sbuffando, per poi seguire i due fuori dalla mia stanza e subito dopo dall'appartamento. La luce del sole mi colpisce in pieno volto e per qualche istante di troppo mi acceca, costringendomi a coprire gli occhi con le mani. «Spero voi sappiate che al momento non vi sopporto.»
Michael scoppia a ridere, mentre Luke si limita ad alzare gli occhi al cielo, entrando nella sua macchina e invitandoci a fare lo stesso. Il mio migliore amico si siede ovviamente sul sedile del passeggero, accanto al suo fidanzato, e io mi ritrovo dietro, escluso dai loro discorsi.
«È proprio necessario andare dal dentista?» chiedo poi, sentendomi male al solo pensiero. «Voglio dire, non è il tipico luogo di svago per ragazzi di vent'anni, no?»
«Un controllo non fa male a nessuno,» risponde semplicemente Michael. «E tu non ci sei ancora andato da quando viviamo insieme. Non sai che bisogna farsi controllare i denti almeno due volte ogni anno?» continua, sembrando sempre di più mia madre.
«Ti ho già detto che non ne ho bisogno.»
Luke Hemmings mi rivolge un'occhiata dallo specchietto, per poi sorridere. «Hai forse paura del dentista?»
Io? Figurarsi!
«Nah, si sta proprio cagando sotto,» risponde Michael, prima che entrambi si mettano a ridere a mie spese.
«Non vi sopporto,» ripeto, sbuffando e incrociando le braccia al petto.
«Hood, sei peggio di un bambino viziato, santo cielo!» si lamenta Luke, alzando per l'ennesima volta gli occhi al cielo. Sembra che voglia dire qualcos'altro, ma io lo interrompo.
«Probabilmente perché mi avete messo dietro come se fossi vostro figlio, non credi?»
Il viaggio procede così per un altro quarto d'ora: loro si divertono a prendersi gioco di me e io maledico il momento in cui ho accettato di uscire dalla mia stanza solo per evitare che facessero venire Ryan a vedere le condizioni in cui mi ero ridotto.
Quando Luke parcheggia la macchina capisco che siamo arrivati e, nonostante cerchi in tutti i modi di scappare verso una gelateria che intravedo in lontananza, il mio migliore amico e il suo fidanzato mi trascinano di peso dentro lo studio del dentista.
«Non ho nemmeno preso appuntamento e-» provo a protestare, ma mi trovo costretto a interrompermi non appena noto che nella sala d'attesa non c'è nessuno e una donna sui quarantacinque anni ci fa accomodare in un attimo in una piccola stanza dove il mio sguardo viene subito catturato da tutti gli attrezzi da brivido del mestiere. Porca miseria, certo che ho il terrore del dentista!
«Mettiti comodo, caro. Il dentista arriva subito,» mi dice la donna, facendomi sedere sulla poltroncina reclinabile.
In pochi secondi mi ritrovo sdraiato e imbavagliato per bene, mentre Michael e Luke non smettono un secondo di sghignazzare.
«Oh, giuro che-»
«Eccomi.»
Vengo interrotto da una voce che non mi è affatto nuova e, voltandomi verso la porta, riconosco subito quegli occhi color nocciola che mi hanno sempre fatto sentire fragile, incapace di nascondere i miei sentimenti.
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