Capitolo 20
"Dimmi che sono quasi finite! Non riesco più a svuotare tutte quelle scatole.- si passò una mano sulla fronte- Non credevo che avessi tutte queste cose."
Igor percorse il corridoio con l'ennesima scatola ridendo per le lamentele del suo fidanzato. "Sei stato tu ad obbligarmi a farmi aiutare, - rise appoggiando la scatola a terra e si avvicinò a Oskar- non darmi la colpa."
"Non credevo che fossi un accumulatore seriale!- si lasciò abbracciare- Dimmi che era l'ultima."
Il biondo lo abbracciò tenendogli la sua testa attaccata al suo petto e "Era l'ultima che avevo in macchina."
Il fanboy si staccò ballando di felicità, ma prima che potesse fare il suo ballo della vittoria, Igor lo aveva già spiazzato con "Ne ho altre cinque a casa dai miei."
"Ti odio."
"Nah, tu mi ami."
"E tu lo sai bene. Dai, andiamo a prendere queste scatole, domani finiamo di sistemare tutto e poi -iniziò a cantare come se fosse all'opera- avrai una casa tutta tua!"
Il russo rise chiamandolo "Idiota" mentre chiudeva la porta del suo nuovo appartamento e prendendo la mano dell'altro si avviarono alla macchina.
Era stato tutto così veloce che Igor non riusciva ancora a credere di star per andare a vivere da solo, che fosse diventato un dilettante nella categoria professionisti, che avesse smesso con gli incontri illegali e che avesse un fidanzato.
Lo guardò per un secondo quando furono fermi ad un semaforo e sorrise intenerito al viso perfetto di Oskar.
Erano passate due settimane dal suo incontro ufficiale per diventare un professionista e qualche giorno da quando aveva vinto il suo ultimo illegale. Era stato così emozionante essere circondato dalla folla per un'ultima volta, "Re Seth"urlato a squarciagola, aveva visto anche qualcuno piangere abbracciato con una birra in mano. Era stato commovente vedere i suoi fan essere lì per lui, con lui.
Re Seth era stato tutto quello di cui aveva avuto bisogno per trovare la sua strada, la sua individualità, per trovare sé stesso in un mondo di Ivan Volkov.
Lottare sotto quel nome era stato la cosa più bella fatta in anni, ma con quell'ultimo incontro aveva capito che si era solo nascosto. Invece di cercare sé stesso si era solo dato un nuovo nome e si era quasi dimenticato come fosse essere Igor Volkov.
Lo rendeva triste dover dare il cambio a Re Seth per entrare lui sul ring e combattere da solo. Avrebbe dovuto lasciare impolverare Re Seth per il resto della sua vita, come uno di quei cadaveri nell'armadio di chiunque nel mondo.
Sarebbe stato difficile, tuttavia era sicuro che fosse il momento giusto per entrare in campo e decidere se vincere l'incontro o no.
"A cosa stai pensando?" lo riscosse dal turbine di quelle riflessioni Oskar coprendo, per quello che riusciva, la mano sopra alle marce.
Igor sorrise voltandola e intrecciò le loro mani insieme ad un "Niente. Perché lo chiedi?"
Il moro aveva un sorriso simile a colorargli il viso di felicità osservando le case che, con velocità, sparivano una dopo l'altra. "Uhm, okay... quindi hai sorpassato la casa dei tuoi genitori per quale motivo?"
"Davvero?!" frenò vedendo che nessuno gli stesse dietro e fece un'inversione a U, non del tutto nella norma, tornando indietro.
Rallentò poco e "Ho detto ai miei genitori che sei il mio fidanzato." scese il silenzio nell'abitacolo.
"E... era questo che non mi volevi dire l'altro giorno, vero?"
Il biondo annuì fermando del tutto la macchina e la parcheggiò dall'altro lato della casa blu, la quale era subito piaciuta a Oskar proprio per quel colore, tuttavia adesso sarebbe voluto correre via.
"Cosa ti hanno risposto?"
"Ivan è scoppiato a ridere, mia madre non la smetteva di urlare che lo aveva predetto e mio padre è rimasto solo in silenzio."
Oskar strinse le loro mani in una stretta quasi dolorosa, "In silenzio? È qualcosa di buono?"
"Credo che l'ho sorpreso con questa rivelazione. Poi gli ho detto che me ne stavo andando e da lì è cominciato il finimondo, poi tutto è precipitato ancora di più quando mi sono fatto sfuggire che andrò a Boston per rimanerti vicino."
"Perché non me l'hai detto?"
Il fanboy vide il maggiore fare spallucce senza mai staccare gli occhi dalla porta della sua -ormai- vecchia casa. "Non volevo farti preoccupare. Eravamo pieni di verifiche e interrogazioni prima delle ferie di primavera e-"
"-Non volevi disturbarmi.- sospirò, si avvicinò a Igor facendogli voltare la testa per guardarlo negli occhi- Quando capirai che non mi disturbi? Siamo in due in questa relazione e se tu hai bisogno di aiuto devi solo chiedere, io ci sarò. Sono sicuro che tu ci saresti."
"Certamente!"
"Allora perché hai tolto la possibilità a me?"
Igor abbassò gli occhi per un secondo "Tu devi essere concentrato sulla scuola, devi entrare all'università di Harvard. È il tuo sogno."
Il moro lo baciò con tutta la lentezza del mondo, morse il carnoso labbro inferiore dell'altro per lasciargli intendere che voleva di più. Aprirono all'unisono le bocche e sarebbero potuti rimanere lì per anni, solo loro insieme che si assaporavano.
"Promettimi che non mi lascerai all'oscuro di qualcosa."
Lo fissò negli occhi e Igor avrebbe voluto urlare che lui gli nascondeva già qualcosa, che stava morendo dai sensi di colpa, che voleva solo rimediare ma era così codardo da non prendere un lungo respiro e dire la verità, invece sussurrò sulle labbra un sì.
La bolla scoppiò quando si ricordarono degli scatoloni ancora posati a terra nella vecchia stanza del pugile.
"Qual è il piano?"
Stavano tutti e due con gli occhi puntati su quella casa come se da un momento all'altro avrebbero visto scendere in picchiata Leo con Festus e distruggerla a colpi di palle di fuoco.
"Ehm, entrare senza farci sentire, prendere le scatole e correre via come se lo stesso Cerbero ci stesse rincorrendo per masticarci come se fossimo croccantini infernali."
"Un gran bel piano, potrebbe funzionare se non ci fossero le auto di mio fratello Ivan e di mia madre."
"Ugh." mormorò con il battito del cuore che rimbombava nella mente, anche peggiore del canto delle sirene nel Mare dei Mostri.
Aveva incontrato poche volte la famiglia Volkov, e quelle poche volte gli erano bastate per tutta la sua non così lunga vita.
La madre, Natasha, gli era sembrata una persona per bene nel primo momento. Era una copia adulta di Rachel Elizabeth Dare con anche un potere di veggenza, ma tutta la simpatia accumulata era volata via come volavano i Dissenatori per allontanarsi dalla luce dell'Expetro Patronus e Ivan, il fratello maggiore, lo avrebbe fatto bruciare con tutti i suoi libri sulla matematica se ne avesse avuto la possibilità. Era così pieno di sé da non riuscire a vedere quanto Igor fosse più bello, più perfetto, più tutto. Questo non veniva visto né da Ivan e né dal resto della famiglia con capo della combriccola: il padre, Lucius Malfoy in persona.
Era un uomo dallo sguardo duro e gelido, la stazza di un orso russo e un'aura di malvagità attorno, la quale lo seguiva dovunque andasse.
Strinse la mano di Igor mentre la porta della casa blu si avvicinava troppo velocemente- più precisamente erano loro che si avvicinavano troppo velocemente- dal far desiderare a Oskar di bloccare il tempo come avrebbe potuto fare Crono e rimanere lì tra la salvezza e la morte.
Quando alzò lo sguardo, sussultò alla vista della porta a qualche centimetro dal suo naso.
"Ho dimenticato il piano... potresti ripeterlo?" si aggiustò gli occhiali con la mano libera e alzò il volto per incontrare lo sguardo in panico dell'altro.
"Ehm, entrare, prendere gli scatolini, scappare e non ritornare più."
"Uhm, semplice ed efficace. Niente potrebbe andare storto."
Sarebbe dovuto rimanere in silenzio e non portare sfortuna come, invece, aveva sicuramente portato perché trovarsi subito davanti quel rosso pieno di sé "Sono figlio di Lucius" proprio quando avevano aperto la porta, non era fortuna.
"Il mio fratellino è tornato con il suo... fidanzato. Mamma l'aveva predetto."
Igor lasciò la porta chiudersi da sola dietro di loro e "Da cosa questa volta? Le foglie del tè o gli scatoloni rimasti in camera mia?" strinse il fanboy ancora di più verso il suo fianco.
"L'ultima volta che te ne sei andato, papà non ti ha fatto proprio capire la lezione. Anche se adesso sei un professionista, non vuol dire che papà non possa farti capire cos'è il rispetto, idiota."
Oskar non ci vide più. Non sapeva perché tutto quello uscito dalla bocca del rosso gli avesse dato così fastidio. Sapeva solo che la lingua gli prudeva dalla voglia di rispondere per proteggere il biondo da persone che non lo comprendevano e non volevano comprenderlo.
"Senti tu, non abbiamo tutto il tempo del mondo per stare qui a sentire te che spunti i tuoi commenti del caspio. Abbiamo una missione da portare a termine, quindi -fece un movimento con la mano come se volesse scacciare una mosca fastidiosa- sciò sciò."
"Nessuno ha chiesto il tuo parere,-"
"Lurido Mezzosangue ci sarai!"
"Non lo stavo per dire!"
"Non devi dire le bugie, Ivan." Non lo lasciò rispondere, lo sorpassò guidando il pugile sulle scale snobbando il fratello con tutta l'arroganza che aveva trovato. Neanche due minuti dopo chiuse la porta della vecchia stanza di Igor dietro di sé.
"Wow, altro che scricciolo, dovrei chiamarti Tigre Dai Denti A Sciabola o, semplicemente, Diego."
"Ivan non è la persona più simpatica del mondo- fece spallucce per poi far nascere un sorriso- e poi... nessuno mette Baby in un angolo."
Il biondo lo fissò "Hai appena citato Dirty Dancing paragonandomi a una ragazza?"
"Come fai a sapere che è Dirty Dancing?"
"Ogni volta che vado in Russia, da mia nonna, io e lei passiamo un giorno intero a vedercelo a ripetizione perché è il suo film preferito. Però, non è questo il punto. Non puoi paragonarmi a una ragazza!"
"Perché no?"
"Perché se fossi una ragazza, -si avvicinò sempre di più con passo da felino e portando a far indietreggiare Oskar verso la porta- questo non ti farebbe eccitare."
Aveva portato le mani grandi sul corpo vellutato dell'altro facendogliele scorrere sotto la maglietta e le fermò quando trovò i capezzoli già un po' turgidi.
Oskar sussultò. "N-non è ve-ero. S-sono etero fino al midollo."
Il moro era in panico. Non sapeva cosa fare. Il suo corpo urlava di non far smettere Igor dal muovere i suoi capezzoli tra il pollice e l'indice. La sua testa gli urlava di allontanarlo perché sarebbe potuto salire qualcuno e scoprirli. Chiuse gli occhi lasciandosi manovrare a piacimento quando il russo allargò le sue gambe con un ginocchio, e quello stesso ginocchio iniziò a strusciare l'erezione del minore. "Se fossi etero, questo -mise ancora più energia con il ginocchio spingendo sul rigonfiamento- non si sarebbe già svegliato."
Oskar sbatté la testa più volte contro la porta, l'aria fredda della stanza faceva rabbrividire il corpo caldo scoperto per colpa della maglietta alzata. Igor lo baciò una, due, tre volte torturando i suoi capezzoli e i suoi gemiti si persero nei baci. Iniziò a rispondere alle strusciate andandogli incontro con il bacino con sempre più gioia.
"I-igor." mormorava fissandolo, per quello che riusciva a vedere con gli occhiali scivolati sulla punta del naso, negli occhi.
"I-igor!"
Era bello farsi baciare da Igor, era bellissimo lasciarsi toccare da quelle mani calde. Era stato geloso di tutte quelle ragazze che avevano potuto avere, anche solo per un momento, il biondo. Adesso la sua gelosia era scomparsa, perché aveva lui il russo, il quale gli stava strusciando sull'erezione un ginocchio, con una mano torturava un capezzolo e con la bocca l'altro.
Sentiva una sensazione di calore accumularsi nel basso ventre sempre più veloce come la lingua del pugile sul suo capezzolo destro.
Gli strinse una mano tra i capelli biondi e glieli tirò un po', dalla sua bocca fuoriuscivano gemiti accompagnati dal nome di Igor sempre più ad alta voce.
"I-igor... IgorIgorIgorIgorIgorIgorIgorIGOHR!" venne nei suoi pantaloni mentre i denti bianchi del maggiore continuavano a mordicchiare il capezzolo destro.
Sentiva caldo e allo stesso tempo brividi di freddo sulla schiena, e si sentiva senza alcuna energia mentre cadeva tra le braccia del più grande. Rispose al bacio senza una vera e propria concentrazione e voglia. Tutti i suoi pensieri erano impegnati a formulare: Il mio primo orgasmo.
Era imbarazzante. Era imbarazzante anche respirare dopo quello che era successo. Appena essersi ripreso, aveva sentito una brutta sensazione nei boxer, aveva abbassato lo sguardo e aveva scoperto di avere una macchia umida sul davanti dei suoi blue jeans. Appena si muoveva lo sperma appiccicoso rimasto dentro alle mutande gli dava la sensazione di doversi grattare. Era così fastidioso... e imbarazzante guardare negli occhi Igor. Per fortuna erano impegnati a portare gli scatoloni in macchina.
Ivan li guardava uscire ed entrare senza muoversi o parlare e rimanendo con un enorme libro di fisica tra le mani senza leggerlo.
Finirono dopo neanche cinque minuti. Andarono alla porta, Oskar l'aprì per lasciar passare Igor con l'ultima scatola.
"Non tornate mai più, mi raccomando." sentì di sfuggita il fratello maggiore mormorare e "Vaffantartaro." non riuscì a tenere la bocca chiusa.
Non era uno dei suoi momenti migliori. Aveva dello sperma secco dappertutto, aveva appena ricevuto il suo primo orgasmo e pensarci lo rendeva così imbarazzato che avrebbe preferito amare Era piuttosto di stare lì e ci si metteva anche quel babbano di Ivan.
Entrarono in macchina, le scatole un po' nel bagaglio, un po' sui sedili posteriori.
Non parlarono molto durante la prima parte del tragitto, la radio rompeva il silenzio con qualche canzone del momento prima di "Stavo pensando alle vacanze di primavera. Hai qualche impegno?"
Oskar si aggiustò gli occhiali per l'ennesima volta, "N-no, credo di no. Perché?" si voltò in direzione del biondo, vedendolo fare spallucce con nonchalance.
"Stavo pensando di portare le gemelle a fare un campeggio per qualche giorno nel Vermont, ci sono dei boschi bellissimi."
"Stai dicendo: io, tu, Merida ed Athena?"
"Sì, perché no?! Potrebbe essere divertente."
"Io sono anche d'accordo, ma sai chi è il difficile da convincere."
"Gliel'hai già detto della mia idea di Boston?"
"No, è stato nervoso per gli esami all'università. Ho preferito aspettare."
E la conversazione cadde lì per l'intero viaggio fino al nuovo appartamento di Igor.
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OH CASPIO! Prima scena smut della mia vita. Leggere è una cosa, scrivere è un'altra.
Spero vi piaccia perché per riscriverlo ho rott lo schermo del mio telefono e adesso i risparmi del concerto dei 5SOS vanno tutti per un nuovo cellulare.😢
Al prossimo capitolo,
BB
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