Capitolo 1
Era arrivato il lunedì fatidico, non voleva seguire quelle stupide lezioni, non voleva avere un tutor sbruffone che lo avrebbe trattato come un idiota solo per i suoi voti. Igor avrebbe voluto solo restare a casa, allenarsi con il sacco, fare qualche addominale e andare con i suoi amici in qualche locale ad ubriacarsi e conquistare qualcuna da scopare.
Ma no! Il suo piano perfetto era stato rovinanto, e anche se dava la colpa al suo tutor, in fondo in fondo, sapeva che tutta la colpa era la sua.
Ricordava ancora, come se fossero passati solo cinque secondi, la strigliata della madre in macchina, e poi a casa, e poi a cena, e poi prima di andare a
letto.
Non sopportava essere rimproverato come fosse un bambino piccolo e non un adulto. Sapeva che i suoi genitori non volevano che fosse ribocciato, ma aveva altri cinque mesi per migliorare i suoi voti e non li voleva sprecare per dar
retta a un secchione.
"Siamo arrivati." Venne riportato alla realtà da una vocina vicina a lui.
Abbassó lo sguardo e un ragazzino lo fissava estasiato dal basso.
"Ehm, grazie..."
"Steve." Lo aiutó sorridendo e spalancando ancora di più gli
occhi.
Ma come fa?; pensó Igor annuendo lentamente con la
testa.
"Okay, quindi grazie Stuart." E aprì la porta a doppia entrata e prima che la porta si richiudette, il biondo sentì un piccolo "Sono Steve."
Fece qualche passo osservando la grande sala piena di scaffali con libri di tutti i colori e di tutte le grandezze. Fece altri passi e guardó intorno, non riuscendo a credere che la scuola avesse una biblioteca così grande, o solamente che avesse una biblioteca e lui in quattro anni non se ne fosse mai accorto.
"La biblioteca..." Sospiró.
"Ne parli come se fosse la Terra di Mordor." Lo prese in giro una voce alla sua destra.
Igor si bloccó, aveva già sentito quella voce, ma sperava con tutto il suo cuore russo di aver sbagliato.
Per una conferma, si voltó lentamente e quello che vide lo sbalzó indietro di cinque anni, in un episodio che avrebbe voluto cancellare, dimenticare, sbarazzarsi e non averlo più sulla coscienza.
Sbattè gli occhi ripetutamente per togliere i ricordi dalla mente e riportare la sua attenzione allo scricciolo dietro al bancone.
"Ti serve aiuto?" Sorrise anche se aveva un livido violaceo sulla guancia destra.
"Ehm, sì." Si avvicinó, e si appoggió con le braccia al bancone per stare all'altezza dello scricciolo, che era più basso di lui di una ventina di centimentri. "Starei cercando un ragazzo."
"Se cerchi un ragazzo devi andare nella sezione Romanzi Rosa e vedere se trovi qualche libro per te."
"Cosa?! Io non sono... Gay! Stavo cercando il ragazzo che mi deve fare da tutor." Rispose addrizzando la schiena e sovrastando il piccolo con tutta la sua possente altezza.
"Oh, allora sono io. Oskar con la K Antares, piacere."
Si presentó velocemente, così velocemente da non far capire niente a Igor.
"Cosa?"
"O-S-K-A-R. Oskar con la K, Antares, piacere mio." Sorrise a trentadue denti, allungando la mano.
"Okay, Igor Volkov."
Il piacere è tutto tuo.
"Lo so, so tutto di te."
"Ehhh, inquentante."
Igor era perplesso, non stava capendo niente.
Il ragazzo ridacchió mettendo una mano dalla pelle un po' abbronzata sulle labbra rosee.
E Il russo pensó che fosse adorabile, ma si diede uno schiaffo mentale da solo, tornando al suo problema, cioè il suo 'tutor'.
"Non volevo dire in quel senso. Il preside mi ha dato il tuo fascicolo scolastico, e come tuo tutor sono felice di aiutarti. So, praticamente, tutto sulla tua vita scolastica, anche quante volte vai in bagno ad una lezione. La percentuale minima è due volte: una per fumare e l'altra per portare, ehm... Belle ragazze, ehh nei bagni..."
"A scopare." Concluse il biondo alzando un sopracciglio e sistemandosi i capelli, contemporaneamente.
"Beh, non volevo essere volgare, ma sì, a scopare." Sorrise ancora non interrompendo mai il contatto visivo.
"Hai dei bellissimi occhi grigi." Constató non pentendosene.
Saró anche etero, ma un complimento è solo un complimento, no?
"Occhi da Giacimento, ma anche i tuoi sono belli, molto azzurri." Sorrise.
Non gli fanno male le guance, per il troppo sorridere? Io non riuscirei a sorridere così tanto, anche se non ho molto per cui sorridere.
"Oookay, cominciamo?" Mise fine a quella strana conversazione. Non voleva perdere altro tempo con questo scricciolo.
"Oh, certo, scusami." Si bloccó un attimo per vedere l'ora da un orologio un po' da nonno che aveva al polso destro. "La mia collega è in ritardo per cambiarmi il turno, devo aspettarla, non posso lasciare incustodito il bancone."
"E perchè? Questa cosa è desolata, nessuno ruberebbe dei libri." Disse con scherno guardando gli alti scaffali dietro di sè.
Riposó lo sguardo sul ragazzo più basso e vide che le guance erano diventate rosse e i suoi occhi lampeggianti dalla rabbia.
"Questa 'cosa' ha un nome, cioè biblioteca! Secondo, nessuno ruberebbe libri perchè sono gratis, puoi prenderli quante volte vuoi dalla biblioteca, a patto che li riporti entro un mese e come li hai presi. E ultimo ma non meno importante, la biblioteca sembra desolata, ma non lo è. In questi posti si deve stare in silenzio per non disturbare la lettura altrui, è un posto per gente civile, ed educata. Adesso se non vuoi ritrovarti Vortice su per il naso, ti consiglio di sederti in uno di quei tavoli e cominciare a fare qualcosa aspettando il mio arrivo. Grazie." Si accomodó meglio sulla sedia girevole e riprese a leggere un libro enorme.
Il russo non si aspettava una sfuriata da quel ragazzo troppo basso. Restó lì impalato con la bocca un po' spalancata per la sorpresa non erano in molti che cercavano di tenergli testa.
Il ragazzo fermó la sua lettura alzando un sopracciglio in una domanda muta e fissandolo con gli occhi un po' nascosti dagli occhiali.
Igor si voltó, mise di nuovo lo zaino, il quale aveva appoggiato per terra, sulle spalle e si sistemó in uno dei tavoli iniziando a fare matematica.
Dopo un paio di esercizi, che sicuramente aveva sbagliato, sbuffó lanciando un'occhiata al ragazzo ancora seduto sulla sedia girevole e lo osservó meglio.
Aveva i capelli neri, e due occhiali che nascondevano degli occhi grigi. Una bocca rosea e una pelle un po' abbronzata. E quel livido stonava moltissimo con la sua semplice bellezza.
Lo osservó, mentre leggeva il libro, fare delle strane e buffe espressioni. Dagli occhi spalancati quasi a farli uscire dalle orbite, a dei sorrisi tra cattivi e sornioni.
Che soggetto.; realizzó mentre riportava lo sguardo sul foglio, e il libro degli esercizi incomprensibili.
Passarono altri minuti e lui restava ancora da solo a fare i suoi stupidi compiti, fino a quando non entró una ragazza con lo skateboard, i capelli viola e lunghi, e il fiatone.
"Scusa, scusa, scusa Osky. Con lo skate ho beccato una buca e sono caduta, e avrei perso anche l'autobus. Mi dispiace tanto per il mio enorme ritardo." Sospiró poggiando la sua borsa sul bancone, portó i lunghi capelli dietro le spalle e cercó di riprendere fiato.
"No, stai tranquilla. È solo che devo fare da tutor e sono in ritardo di dieci minuti."
"Oh, dovrei scusarmi anche con quel ragazzo. Dov'è?"
"Dietro di te, seduto a uno dei tavoli." Rispose Oskar scostando una ciocca di capelli neri dagli occhi e si sistemó gli occhiali, i quali erano un poco scesi dal naso.
La ragazza, che di nome portava Fannie, si voltó, seguita da Oskar, e si incamminó verso la figura incurvata del biondo.
"Scusami?"
Il ragazzo posó la matita e si giró verso la voce con un'espressione scocciata, giá non capiva quelle cose, adesso anche gli scocciatori?! "Sì?"
Fannie restó basita per un attimo, portó le mani a coppa sulla bocca. "T-tu sei Igor Volkov!"
"Credo di non aver cambiato nome in questi dieci minuti."
"Oh, per tutti gli skateboard! Sei... TU!"
"Fannie ricordati che siamo in una biblioteca, non urlare." La riprese Oskar, spostó la sedia e poggió le sue cose per terra prendendo solo ció che gli serviva.
Non sapeva perchè era infastidito dal comportamento della sua amica, un nodo allo stomaco gli si era formato.
Non è gelosia, voglio solo tenere il controllo nella mia amata biblioteca.
"Hey Oskar! Dovrei prendere questi libri." Li interruppe un ragazzo sui quindici anni, con un paio di libri fra le braccia.
"Toby ho appena finito il turno, ma adesso Fannie ti aiuta, vero Fannie?" Puntualizzó il moro sorridendo anche un po' forzamente ai due.
La ragazza annuì sorridendo come una scema, e mettendo un braccio sulle spalle di Toby e portandolo verso il bancone, lasciandoli finalmente da soli.
"Bene, posso vedere cosa hai fatto?"
Igor si grattó una guancia perfettamente rasata e diede il quaderno al moro facendoglielo scivolare sul tavolo, come un boccale di birra sul bancone di un pub.
"Ah ah, ah ah, ew, ew, ah ah, ew ew ah ah. Uhm..." Oskar si picchiettó l'indice sul labbro inferiore facendo due o più calcoli in mente per poi sorridere al risultato lampeggiante nella testa. "Ho fatto il tuo esercizio a mente e hai sbagliato qualcosa, ma nulla di cui preoccuparsi. Allora, prima di spiegarti qualcosa hai qualche domanda da pormi?"
"Ehm, sì. Come hai fatto a fare tutti i calcoli a mente se io ne avró fatti trecento?" Chiese Igor aggrottando le sopracciglia chiare e grattandosi la tempia.
Awwww, è adorabile...; pensó Oskar sorridendo dolcemente e ruotando la testa verso destra.
"È semplice, io sono un figlio di Atena, queste cose sono delle caspiate per noi sapientoni."
Igor lo guardó, e infine decise di adottare la strategia migliore, cioè annuire e sorridere. Funzionava sempre.
Oskar si portó due dita per risistemare gli occhiali scivolati dal ponte del naso, prima di portare il gommino della matita appoggiato sulle labbra, pensando.
"Bene. Ascoltami attentemente, okay?"
Igor lo osservó.
Gli occhi luccicanti di intelligenza nascosti dagli occhiali neri. I capelli scompigliati perfettamete e i denti visibili tra le labbra distese in un sorriso, e solo un pensiero frantumó la sua mente da portare quelle schegge nel suo cuore più freddo degli inverni siberiani.
"Okay." Riuscì a pronunciare ritornando a concentrarsi sulla matematica e i suoi problemi, non solo di numeri e altro.
Oskar si illuminó a quel 'Okay', ricordando Colpa delle Stelle, riportando alla memoria Gus e Hazel e il loro amore tra vita e morte.
Bene torniamo a noi.
"Se una persona negativa, che pensa sempre alla morte, teschi, tipo un certo figlio di Ade si mette con una persona positiva, come un figlio di Apollo, cosa succederá?"
Igor si guardó intorno sorpreso dalla domanda sulla socializzazione di individui non propriamente sani di mente.
"Beh, il negativo ucciderà la sua positività facendo dei riti per la Morte?" Domandó scherzando, ma si spaventó senza farlo vedere quando il ragazzo davanti a lui applaudì con un sorriso a trentadue denti.
"Giusto, anche se per Nico e Will è successo l'incontrario."
"Non so di cosa tu stia parlando." Borbottó Igor guardandolo storto il ragazzo.
"Niente, andando avanti. Questo è quello che succede anche nelle espressioni. Il meno con il meno fa più, il più e il meno fa meno. E così più e più fa più, e infine meno e più fa meno. Sempre, rimarrà così, anche se credo che gli opposti si attraggono. Ma la matematica non è un'opinione, o almeno mi hanno insegnato questo." Gli spiegó mentre con la matita gli indicava gli errori, senza mai cambiarli. Voleva che fosse il biondo a capire il risultato.
Il russo fissó il quaderno, e con le sopracciglia aggrottate, la matita H2 in pugno scrisse quella che sarebbe dovuta essere la giusta espressione.
Quando finì di fare anche le altre, lanciando un'occhiata ogni tanto al ragazzo davanti a lui, che gli sorrideva incoraggiante dall'altra parte del tavolo, glielo passó.
Oskar fece i calcoli a mente, ma senza spostar mai la matita appoggiata alle labbra per correggere gli errori che questa volta non c'erano.
"Tieni, adesso hai capito l'errore più frequente che facevi. Non ne ho trovati altri. Ehm, se vuoi possiamo fare un'altra materia, poichè matematica l'hai capita, o almeno spero." Pronunció imporporando le guance sotto lo sguardo apatico e azzurro di quel ragazzone troppo alto da poter prendere i libri dall'ultimo scaffale dei corridoi. Oskar, per prenderli e posarli i libri, usava la scala a rotelle attaccata ad ognuna degli scaffali.
"Okay, avrei letteratura, domani ho un'interrogazione su qualcosa." Disse prendendo il quaderno ad anelli che qualche volta aveva utilizzato per le lezioni di Poesie e Letteratura, un corso di Mrs. Linkel, un'insegnante un po' pazza a dir la veritá.
"Oh, bene! Mi piace la letteratura." E battè le mani elettrizzato all'idea di leggere qualcosa.
Il tempo passó così, tra poemi letterari, autori di sicuro morti, un Igor già stufo di tutto, e un Oskar... Beh, decisamente fanboy.
Dalle 15:00 alle 18:00; pensó Igor osservando l'ora dal suo Iphone comprato da lui stesso per il compleanno.
Sbuffó stropicciandosi gli occhi con le dita della mano sinistra e aprendo la porta per uscire dalla scuola.
Dopo tre ore di studio e con un ragazzo che diceva cose senza senso, Igor voleva solo lanciarsi sul letto, spararsi la musica a tutto volume nelle cuffiette, dimenticandosi di tutto e tutti.
Della scuola, dei voti, del suo tutor troppo piccolo anche per arrivare al tavolo, di suo fratello, dei suoi genitori e soprattutto di Seth. Il suo segreto, la sua
salvezza, il suo tutto.
Seth era lui, e lui era Seth.
Igor Volkov non esisteva, era solo un nome a caso per un ragazzo qualunque.
Si risistemó sulla spalla lo zaino che gli era scivolato riportandolo nella realtà bruscamente, quasi inciampava sul marciapiede.
Per qualche tempo, avrebbe dovuto camminare o prendere i mezzi pubblici per spostarsi, per colpa della sua auto in riparazione e questo non gli stava bene. Non avrebbe mai più prestato il suo gioiellino a nessuno, neanche al suo migliore amico.
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Hey ciao!
Ho pubblicato subito perchè volevo presentarvi i personaggi e se pensate che Igor sia il solito bad boy puttaniere, allora continuate a leggere perchè non lo è proprio e non perchè dopo si trasformerá e blablabla, ma okay continuate a leggere e vedrete.
In questo capitolo si scopre il tutor e spero che vi piaccia il piccolo Oskar con tutto il suo essere fanboy.
Al prossimo capitolo e leggete la mia altra storia: My Maleficent Love 》l.s. ciaoooo
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