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Prologo

La regina di Naboo si svegliò di soprassalto.
Lo aveva sognato di nuovo.
Lui la stava chiamando, lo sentiva, avvertiva la sua voce chiamare il suo nome, sussurrarlo nel silenzio della notte, come un supplica.
La donna guardò fuori dalla finestra della sua stanza nel palazzo reale di Theed.
Il cielo era sereno, ma il suo animo no.
Le mancava un pezzo per essere completa.
Padme sapeva dove trovarlo, lo sentiva, come se ci fosse un collegamento tra lei e Anakin.

Per questo aveva rifiutato la scorta, anche la compagnia della sua amica più fidata, ovvero Dormé.
No, doveva affrontare Anakin da sola. Anche se, era più probabile che l'uomo avrebbe tentato di ucciderla.

Erano passati solo tre anni da quando Anakin aveva ucciso il Cancelliere e, da allora, di lui non si erano avute più notizie, era come scomparso.
Ma Padmé era certa che Anakin fosse ancora da qualche parte.
Aveva sentito dire che fosse stato visto sul pianeta vulcanico di Mustafar, dove, dopo aver ucciso tutti i leader separatisti, aveva eretto il suo castello e Padmé sospettava che lo Jedi non dovesse essersene andato da lì.

Era praticamente certa che lui non si fosse mosso, proprio perché era l'ultimo posto dove qualcuno avrebbe potuto andarlo a cercare.
La donna non sapeva cosa la stesse spingendo ad andare da lui, sapeva solo che doveva.
Di colpo le tornarono in mente le parole che l'allora Padawan di Obi Wan le disse, quando erano su Naboo e lui le aveva confessato il suo amore.
Dal momento in cui ti ho incontrata, quanti anni sono ormai, non è passato un solo giorno senza che pensassi a te. E adesso che sono di nuovo con te... soffro da morire. Più sto vicino a te, più mi tormento. Al solo pensiero di stare un attimo senza di te, mi sento soffocare. Sono ossessionato da quel bacio, che non avresti mai dovuto darmi. Ho una ferita, nel cuore, e aspetto che un altro bacio la rimargini. Tu mi sei entrata nell'anima, che si tortura per te. Che devo fare? Dimmelo tu, e io lo farò.
Padmé avrebbe voluto rispondergli semplicemente Amami , e lei lo avrebbe amato a sua volta perché il suo cuore non desiderava altro che abbandonarsi tra le braccia del giovane Jedi, ma non lo aveva fatto, gli aveva detto che loro non potevano stare insieme, perché lui stava studiando per diventare un Jedi e lei era una senatrice.

Padmé avrebbe voluto tornare dalla se stessa di allora e dirle che era inutile negare i propri sentimenti, perché Anakin aveva bisogno di lei.

Ma tutto questo era impossibile e
mai come in quel momento si era pentita di non aver accettato la corte del ragazzo e di averlo respinto.
Mai come in quel momento si era pentita di non avergli detto, quando erano nell'arena di Geonosis di quanto lo amasse e il desiderio bruciante di stargli accanto, di curargli le ferite lasciategli dalla morte della madre.

Ma Padmé no, era rimasta ligia al suo dovere e così aveva perso l'uomo che amava. Poiché era così convinta che il dovere dovesse venire prima di ogni cosa che non aveva ascoltato l'organo che era più importante di tutti, non il cervello, ma il cuore.

Il suo di cuore, che da anni la supplicava di lasciar perdere tutti gli altri pretendenti che le si avvicinavano e di concentrarsi sull'unica persona che l'amava veramente, che la guardava con occhi adoranti, sempre.

Una presenza rassicurante che quando non c'era faceva sentire Padmé insicura.

Anakin era molto di più di un semplice amico o di una guardia del corpo.

Era molto di più di un Jedi.

Era l'uomo che avrebbe voluto come consorte.

Avrebbe voluto dirgli tante cose, molte notti lo aveva sognato e avrebbe voluto svegliarsi con lui al suo fianco.

Ma erano solo sogni, bellissimi e dolcissimi, ma sogni.

Forse ora era tardi per tentare di rimediare, ma lei voleva provarci.
Salí sulla sua nave e inserí le coordinate per Mustafar.
Erano cambiate molte cose da allora.
Padmé era tornata su Naboo ed era stata rieletta regina.

E ora governava il suo bellissimo pianeta da quasi tre anni, da quando aveva lasciato il suo ruolo da senatrice, non sentendosela di restare su Coruscant, quel luogo non le apparteneva più ormai.
La Repubblica si reggeva sulle sue gambe dopo che Bail Organa aveva preso il comando al posto del Cancelliere Palpatine.
Padmé tuttavia non avrebbe mai potuto immaginare che Palpatine fosse la mente dietro a tutto, dietro alla guerra, agli attentati a tutto quello che era successo nei due anni di conflitto.

Sull'onda di quei pensieri la donna accese o motori e senza che nemmeno se ne rendesse conto si ritrovò nell'atmosfera e ancora dopo Naboo era soltanto un punto lontano.
La regina inserí le coordinate per il salto a velocità luce e le stelle divennero scie luminose.

Mustafar comparve nel suo campo visivo molto presto e Padmé sentí una stretta al cuore quando vide il pianeta.
Il suo amore era lì lo sapeva, lo sentiva.

Atterrò su una piattaforma e si appoggiò ai comandi dopo aver spento i motori.

Non aveva mai visto quel luogo, ma non pensava che vi fossero forme di vita, evidentemente si era sbagliata.

Una costruzione, probabilmente il quartier generale dei capi separatisti svettava davanti a lei, tra gli spruzzi incandescenti della lava.

Prese il mantello e fece per prendere il blaster per nasconderlo nella manica della maglia color cielo , ma poi ci ripensò.
Se si fosse presentata da Anakin armata lui avrebbe potuto pensare che fosse andata da lui per ucciderlo.
E lei non era lì per questo.
Si avvolse nel mantello celando il viso sotto il cappuccio e scese dalla rampa.

Appena lo sportello della nave si aprí una ventata di aria rovente investí la regina.

I capelli castani sfuggiti dall'acconciatura le svolazzarono davanti agli occhi.

L'aria era talmente calda da essere quasi irrespirabile, Padmé si chiese come mai Anakin si fosse nascosto lì, forse proprio perché era un posto terribile.

Non si accorse, la regina, di due occhi color fuoco che osservavano ogni suo movimento.

***
La creatura rimase ad osservare la donna che scendeva da quella nave che non aveva mai visto.

Non era riuscita a vedere cosa celasse l'ampio cappuccio, ma comprese che doveva essere venuta lì soltanto per una persona.

Quella persona che si era rifiugiata su quel lavico pianeta per tentare di dimenticare tutto, ma soprattutto il suo amore tormentato per una donna che lo aveva rifiutato, ma che lui non aveva mai dimenticato e non era mai riuscito ad odiare.

Che potesse essere quella la donna che tanto tormentava l'animo del Cavaliere, ora rinchiuso in un castello che lui stesso aveva fatto erigere come propria prigione?

La creatura non lo sapeva, ma era certa che fosse così.
Si allontanò dal suo nascondiglio e, agile come solo un ratto di Mustafar poteva essere, seguí tutti i cunicoli che collegavano ogni anfratto del pianeta, fino a raggiungere il castello del Cavaliere.

Ai lati del grande cancello vi erano due uomini in uniforme bianca con blaster in mano osservavano la brulla pianura, pronti a scattare al minimo movimento sospetto.

La creatura sbucò da uno dei cunicoli comparendo davanti agli uomini che, appena lo videro lo fecero subito passare.

Oltre il portale in pietra scura, come tutto l'edificio, vi era un lungo corridoio, su entrambi i muri si aprivano stanze, questi tutte inutilizzate, tranne la biblioteca, che raccoglieva moltissimi volumi, anche cartacei.
Il Cavaliere li aveva presi dall'archivio del Cancelliere Supremo, ed erano fonti di inestimabile valore, per chiunque volesse saperne di più sul Lato Oscuro della Forza, ma ve ne erano molti presi dai vari templi Jedi sparsi per la galassia.

Poiché il Cavaliere era convinto che sia lato chiaro che oscuro fossero indispensabili per l'equilibrio.
Ma anche l'animo del Cavaliere aveva bisogno di equilibrio, poiché troppe volte si era lasciato andare a scatti di ira, non verso i Mustafariani, che non centravano niente, ma contro se stesso, arrivando persino a farsi del male.
I Mustafariani lo rispettavano, anche perché lui non aveva mai fatto del male a nessuno di loro, anzi, tutto il contrario, molti di loro così si erano messi al servizio del Cavaliere che non aveva battuto ciglio e glielo aveva permesso.
Il Cavaliere era solo, potentissimo certo, ma solo.

Una volta la creatura aveva sentito il Cavaliere parlare con il capitano delle guardie.

Un uomo che era stato generale durante le Guerre dei Cloni, in quel frangente, il Cavaliere gli stava spiegando come uccidere un Jedi, così che, se lui avesse perso il controllo, il capitano sapeva come ucciderlo.

La creatura ricordava gli occhi sgranati del capitano, un uomo dagli occhi grigi che era uno dei fedelissimi dello Jedi.

Il Cavaliere aveva con sé alcuni soldati che aveva conosciuto durante le guerre dei cloni, molti gli erano rimasti fedeli.
La 501esima legione si era stretta attorno al suo generale ed erano rimasti al suo fianco.

Si erano integrati alla perfezione su quel pianeta, ma loro non erano gli unici stranieri che il Cavaliere aveva portato con sé.

Vi erano anche un gruppo di ragazze, dai quattordici ai venticinque anni, provenienti da Naboo, giunte sul pianeta poco dopo l'arrivo del Cavaliere.

Quelle donne erano state inviate da Dormé, una delle ancelle più fedeli della regina Amidala, il Cavaliere le aveva accettate al suo servizio e questo lo rendeva uno degli uomini più potenti di tutta la galassia.

Il Cavaliere non amava comandare e aveva lasciato ai Mustafariani la libertà di continuare a seguire le loro leggi e tradizioni, ponendo solo una condizione, dovevano lasciare in pace i suoi uomini.

La creatura sospettava che il Cavaliere avesse accettato le ancelle di Naboo perché sapeva che potevano portargli notizie sulla loro regina che lui non aveva dimenticato.

Ai lati della porta del salone principale due guardie, in tenuta bianca, la osseevarono un secondo per poi aprire la porta.

La creatura entrò nella sala.

Un'ambiente grande, con ampie finestre che davano sull'esterno, vi era un tavolo rotondo al centro, di legno pregiato e istoriato, sette scranni erano incastrati sotto il tavolo, ma erano tutti vuoti.
Alle pareti erano appesi gli stemmi di alcuni pianeti, tra cui spuntava quello di Naboo, il prediletto dal Cavaliere.

La creatura cercò con lo sguardo il Cavaliere, ma non lo vide da nessuna parte.

-Bentornata Carnis, quali notizie? - la voce profonda dell'uomo, o meglio del ragazzo, poiché il Cavaliere era poco più che un ragazzo, echeggiò nella sala come il suono di un tamburo.

Carnis aveva l'abitudine di classificare le voci delle persone che incontrava come quelle degli strumenti musicali, che tanto amava, infatti era una musicista, e quella del Cavaliere le era parsa forte come un tamburo.

-È giunta una nave - iniziò a dire la creatura cercando di capire dove fosse il suo signore.

-Una nave? Repubblicana?- domandò ancora lui.

Carnis si grattò la testa piatta e priva di capelli.

I ratti di Mustafar erano piccoli e robusti, molto diversi dai loro cugini, più alti e magri comandati dal Maverick Main.

-Ehm no, è una nave diplomatica, questo sì, ma non è sicuramente della flotta repubblicana - rispose Carnis.

Un silenzio abbastanza lungo si insinuò nella sala, facendo pensare a Carnis di essere rimasta sola.

-Mi puoi descrivere la nave? L'hai osservata bene? - ora la voce del Cavaliere aveva assunto una tonalità diversa, che però il ratto di Mustafar non seppe interpretare.

-Sí l'ho vista. È una nave maestosa dalla linea sinuosa, con una superficie perfettamente cromata, e con un'audace silouhette alare, è totalmente sprovvista di armamenti - riferì Carnis.

Ancora fu il silenzio ad accogliere le sue parole.

-La nave reale di Naboo - furono quelle le parole che il Cavaliere pronunciò, ma a Carnis non sfuggí l'emozione nella sua voce.

-Grazie, Carnis, puoi andare.

-Ancora una cosa, signore.

-Dimmi.

-Non vi è alcun equipaggio, su quella nave, ho visto scendere solo una donna.

Ad Anakin mancò un battito.

Questo voleva dire che Padmé era venuta a cercarlo, ma perché?

Sapeva la sua amata cosa aveva fatto?

Sì, probabilmente sì.

-Carnis...sorveglia quella donna, fai in modo che non le accada niente - ordinò Anakin.

-Certo, signore, non preoccupatevi - affermò Carnis allontanandosi.

Anakin rimase solo ad osservare il paesaggio fuori dalla finestra.

Padmé era lì, da una parte ne era felicissimo.

Voleva rivederla, gli mancava come l'aria che respirava.

Vieni da me, amore mio, ti aspetto.

Fu questo il suo pensiero, sperando che la donna lo sentisse.

Angolo autrice: nuova Fanfiction su Star Wars, un AU un po' particolare, alla quale tengo molto. Ci saranno scene un po' piccanti, vi posso solo dire che sarà molto diversa da quelle che ho scritto finora.
Se vi piacciono le Cronache di Narnia vi consiglio la Fanfiction Queen of my heart di @Claire_Barnes ve la consiglio proprio, è bellissima e lei è una Autrice veramente brava :)

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