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~14~

Anakin si domandava se le visioni negative fossero un tratto distintivo del suo essere uno Jedi.

Lui e Padmé erano andati a dormire tardissimo, come ovvio visto che i festeggiamenti si erano protratti fino a notte fonda.

Anakin si era svegliato di soprassalto, con il cuore in gola, e la netta sensazione che stesse per succedere qualcosa.

Qualcosa che riguardava Padmé, e la cosa non gli piaceva affatto, soprattutto perché nella sua visione aveva visto un serpente, un serpente dipinto su uno scudo, un simbolo che ad Anakin era parso di conoscere.

Lo aveva  già visto, ma non ricordava dove.

O forse la sua mente si rifiutava di ricordare dove avesse visto quel simbolo.

Si alzò dal letto, camminando verso la porta finestra, aveva bisogno di aria.

Aprí la porta e si sedette sulla panchina che dava sul lago, cercando di non pensare.

Un fruscio leggero fece voltare il ragazzo.

-Cosa ti tormenta? - domandò Padmé.

-Niente, tesoro, tranquilla - rispose il giovane accennando un sorriso.

-Non è vero, sembri nervoso - dichiarò Padmé accarezzandogli un braccio.

-È solo un sogno - Anakin scosse le spalle.

Padmé intuì che doveva essere qualcosa che lo preoccupava parecchio, solo che non voleva dirglielo.

-Ani...

Il ragazzo non sapeva se parlarne, ma poi, pensò che Padmé doveva sapere, era giusto, altrimenti l'avrebbe persa.

-Ho visto uno scudo con sopra un serpente, un uomo con turbante dorato che rideva, un'attentato, ma non so dirti né dove né quando questo avverrà - rispose Anakin.

Padmé sgranò gli occhi.

-Il serpente è il simbolo del casato di Rimmel! Lo so perché l'ho visto sui bauli che mi invia di continuo, per il resto non so cosa possa significare.

-Volevo che tu lo sapessi, ma potrebbe anche non voler dire nulla, magari è soltanto una suggestione - affermò Anakin.

Padmé gli prese le mani mentre Anakin la attirava a sé e lei si sedeva sulla gambe di lui.

-Dovrebbe essere un momento felice, Padmé, invece, io con le mie visioni sto rovinando tutto - dichiarò Anakin accarezzando la schiena lasciata scoperta dalla camicia da notte di Padmé.

-Hai ragione, ma non è colpa tua. Il tuo è un dono, Ani, dovresti cominciare a vedere così i tuoi poteri.- dichiarò Padmé baciando la tempia del giovane.

Anakin accennò un sorriso, Padmé aveva un effetto fantastico su di lui, riusciva a calmarlo come nessuno.

-Probabilmente avresti voluto avere un uomo che si intende di politica al tuo fianco, io non posso esserti molto utile sotto questo punto di vista, però voglio che tu sappia che per te ci sarò sempre e comunque - affermò Anakin.

-Non te l'ho già spiegato quando ci siamo rivisti su Mustafar? Se avessi voluto un matrimonio politico avrei scelto qualcun altro, ma ho scelto te, perché ti amo così come sei e non pretendo che tu cambi. Anche perché altrimenti non saresti più tu - Padmé lo strinse forte.

Come poteva pensare, Anakin, che lei pretedendesse un cambiamento?

Lei lo amava così com'era.

-E non ti preoccupare per Griffon, se dovesse anche solo provare a mettersi in mezzo, gli farò capire, con la diplomazia, che non mi interessa né lui né quello che può offrire - dichiarò Padmé.

Ma Anakin aveva un bruttissimo presentimento al riguardo, sentiva che stava andando tutto troppo bene, Griffon non avrebbe rinunciato a Padmé tanto facilmente, lo aveva capito anche dal fatto che continuava a inviarle doni, come se non accettasse il fatto che la regina potesse aver scelto qualcun altro al posto suo.

-E se non dovesse desistere?

-Esistono comunque i combattivi negoziati - rise Padmé contagiando anche lui.

-Quelli ti assicuro funzionano sempre- dichiarò il ragazzo, ora un po' più sereno, ma la regina sapeva che le preoccupazioni di Anakin non se ne erano andate, erano state cacciate in un angolo della sua mente, ma si sarebbero ripresentate.

-Aumenterò la sicurezza a palazzo, nessuno entra o esce senza che lo sappia - affermò Padmé.

-Non credo che Griffon si spingerà fino al palazzo, aspetterà un'altra occasione, penso che sappia che qui sei protetta e che nessuno riuscirebbe a farti del male, anche perché sei una cecchina formidabile - sorrise Anakin stampando un bacio sulle labbra della sua sposa.

-Adulatore - ridacchiò Padmé ricambindo il bacio.

Affondò le mani nei capelli dorati del suo sposo ricambiando ogni bacio, oh sì, lo amava, più di ogni altra cosa e nessuno li avrebbe separati.

In quel momento però la Forza urlò dentro la testa di Anakin, una sensazione che il ragazzo conosceva bene.

Pericolo.

Veloce come un fuso Anakin tenne stretta Padmé si abbassarono all'altezza della ringhiera del balcone.

I colpi di blaster che vennero esplosi colpirono la ringhiera.

La Forza continuava ad avvertirlo del pericolo e Anakin allungò una mano verso la porta aperta della stanza, attirando a sé la sua spada laser e il blaster di Padmé.

-Immagino che questo ti serva - Anakin le passò il blaster.

-Grazie, tesoro - Padmé prese in mano il blaster cercando con gli occhi il cecchino.

Anakin attivò la spada laser e una luce azzurra illuminò il balcone, immerso fino a quel momento nelle tenebre, a parte la flebile luce delle stelle.

I colpi avevano cessato, almeno finché Anakin non aveva attivato la spada.

-Ce ne più di uno, lo sento - affermò il ragazzo.

-Quanti sono? - domandò Padmé, spostandosi leggermente da dove era nascosta per trovare un punto migliore da cui sparare.

-Sono cinque, come minimo, ma per ora ha sparato solo uno, tre sono posizionati nel giardino, ne avverto la presenza, dove siano gli altri due, non lo so. - affermò Anakin.

La Forza intorno a lui vibrò, come per avvertirlo.

-Non muoverti. Sta per sparare - la avvertí il giovane.

Padmé annuì preparandosi a sparare.

Il colpo arrivò, ma colpí ancora la ringhiera, tuttavia, Padmé riuscì ad individuare da dove provenisse il colpo e sparò a sua volta.

Il suono di un qualcosa che cadeva in acqua fece loro capire che la regina doveva aver colpito il bersaglio.

-Odio la violenza - sospirò Padmé.

-Lo so - fu la risposta di Anakin mentre un altro colpo arrivava puntando dritto verso di lui.

Il ragazzo lo parò con la spada laser rispedendolo al mittente, ancora una volta si sentí un urlo strozzato e il rumore del cecchino che cadeva nel lago.

-È troppo facile, Ani - affermò Padmé, le sembrava strano che due cecchini, magari esperti si facessero colpire così facilmente.

-Hai proprio ragione, maestà, infatti quelli erano solo delle esche - dichiarò una voce che non era quella di Anakin.

La regina si alzò tenendo il blaster in mano, solo per notare un uomo vestito di scuro che aveva bloccato Anakin, lo teneva fermo con un coltello puntato alla gola.

-Io lascerei la presa sul blaster se non vuoi che il tuo sposo ne paghi le conseguenze. - ridacchiò l'uomo.

Padmé abbassò il blaster appoggiandolo a poca distanza dai suoi piedi.

-Brava bambolina. Ecco cosa farai, tu mi seguirai e io lascerò andare questo Köle - affermò l'uomo tenendo ancora fermo Anakin.

Ma Padmé non aveva intenzione di seguire quell'uomo e poi, qualcosa negli occhi di suo marito le stava facendo capire che avrebbe dovuto reggergli il gioco.

-Prima rispondi ad una domanda : chi vi manda? - domandò Padmé fingendo un tono spaventato.

-La bambolina è curiosa vedo...un mercenario non rivela mai i nomi dei suoi clienti, ma ad una bellezza come te è quasi impossibile resistere...mi manda il Re di Rimmel - l'uomo ridacchiò.

-Beh sarai sicuramente abile nel tuo lavoro - dichiarò Padmé civettuola, aveva capito che genere di uomo era il mercenario, uno che pensava di poter ottenere qualcunque cosa da una donna.

-Modestamente sono uno dei migliori in questo campo - ridacchiò lui allentando, stupidamente, la presa sul collo di Anakin.

Lo Jedi ne approfittò per liberarsi, disarmarlo e per costringerlo a terra.

-Ti conviene stare fermo! - lo minacciò Anakin puntandogli la spada laser addosso.

L'uomo a terra grugní qualcosa mentre altri colpi esplodevano, ma Padmé, prontamente, recuperò il blaster e sparò in quella direzione, uccidendo i sicari superstiti.

A quella vista l'uomo cominciò a tremare.

-Ora tu mi dirai quello che voglio sapere - affermò Anakin.

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