•charpter 14•
Se gli sguardi potessero uccidere, sarei morta già da 2 minuti, nella stalla si è creato un silenzio tombale, nessuno fiata.
La ragazza passa il suo sguardo assassino verso il ragazzo inerme e bianco in viso.
È una ragazza molto bella, riccioli color del fuoco, pelle candida e senza nemmeno un'imperfezione, solo piccole e tenere lentiggini rossicce.
Ha un nasino piccolo e tenerissimo, un po' come quello di una bambina che ha appena finito di piangere durante una giornata fredda.
Degli occhi magnifici di un color verde smeraldo incorniciati da ciglia lunghissime e folte; le sopracciglia sono curate e di colore castano ramato ed ha una bocca a cuore carnosa e rosea.
È di alta statura ed è vestita in modo stravagante, ha un vestito bordox in stile settecentesco con alcuni ghirigori dorati.
La gonna è ampia, ma non troppo e le arriva sotto le caviglie ed il bustino le fascia alla perfezione il corpo snello con forme al punto giusto.
Sarebbe la ragazza perfetta per molti ragazzi.
≪Daventh Piglei Stradiv, chi ti ha ridotto così? Eh soprattutto chi è questa?≫ dice con voce stridula ed inacidita, guardo prima l'uno e poi l'altro, lui forse ha ricevuto il significato della sua occhiata e scuote la testa in segno negativo.
Non saranno mica fidanzati? Oh poffarbacco, forse ho combinato un vero macello!
Mi alzo in piedi e noto la grande differenza che esiste tra me e lei, non solo riguardante la statura e la fisicità, ma anche caratterialmente, riesco a capire solo dai suoi gesti e dal suo temperamento che è una ragazza determinata.
Si volta e mette le mani sui suoi fianchi,mi guarda annoiata, come per dirmi 'eh adesso tu cosa vuoi?', vede che continuo a non dire nulla così arriccia il naso e distoglie lo sguardo.
Sembra così sicura di sè...≪E-eh-ehm i-io s-so-sono T-Theresa Elisabeth ≫ mi trema la voce come sempre quando mi sento in imbarazzo, ride sotto ai baffi per il mio tono e per la mia insicurezza.
Acciderbolina non posso essere una di quelle ragazze sempre sicure di sè?
≪non m'importa chi tu sia≫ si volta verso di me e mi guarda dal basso verso l'alto, mi ammazza con gli occhi e mi mette a disagio. ≪vorrei solo capire perché eri così vicina al mio ragazzo≫ mentre lo dice si alza in piedi, rimane immobile con uno sguardo d'astio e saccente.
In quale diamine di guaio mi sono messa?
≪e-ecco, io mi sono nascosta qui, mi sono data alla fuga da un tipo che penso mi avesse rapita.≫ cerca di trattenere le risate, ma non ci riesce e mi ride in faccia, mentre lo fa mi arrivano in faccia alcune gocce della sua saliva.
Bleah, che gesto sgarbato.
Mi allontano un po' e cerco di non gridare per l'orrendo suono del verso che sta producendo, sembra che io abbia dinnanzi un asino in difficoltà che chiede aiuto con il suo raglio rumoroso e fastidioso.
Faccio un altro passo in dietro e lei dopo poco smette di produrre suoni, piega il viso di lato e noto il suo finto neo nella parte di pelle sottostante al naso.
≪quindi tu vuoi farmi credere che tu non sai se una persona ti abbia rapita o meno?≫ io annuisco imbarazzata; ha ragione, sono proprio una stupida, prima che tornasse a ridere l'interrompo con le mie parole quasi sommesse.
≪s-sì, è-è così, mi ha detto di essere un body-guard di mio padre, ma io non l'ho mai visto, l'uniforme, l'auto ed altre cose non combaciano con quel che ha detto, sono diverse.
Inoltre non ci sarebbe stato motivo di strattonarmi, pensava che volessi scappare, le uniche parole che durante il viaggio mi ha detto solo che il Signor Sullivan voleva parlarmi. Io non conosco costui ed approfittando di un momento di svista gli ho tirato un vaso in testa e sono corsa qui, come ho già detto. ≫ dico tutto ad un fiato e mi fermo alcuni secondi, mi guarda in modo interrogativo e preoccupato, scuote la testa stranita, guarda prima me e poi il ragazzo come per dirmi, 'eh lui cosa c'entra?'.
≪Non conosco nemmeno Deventh, quando sono corsa via non sapevo dove andare, il primo posto che ho visto era questo, mi sono nascosta sotto alcune balle di fieno nel box laggiù. Dopo alcuni minuti un gruppo è venuto proprio qui, uno uomo ha rotto il silenzio affermando che le sue affermazioni erano veritiere: qui secondo loro non c'è nessuno, solo cavalli e forse topi. ≫mi fermo un attimo e riprendo fiato≪Lo stesso uomo ha min-,≫la ragazza strabuzza gli occhi e ritiro l'affermazione ≪ehm urlato contro qualcuno, quando sono uscita dal mio nascondiglio l'ho visto lì inerme, mi è dispiaciuto vederlo in questo stato ed ho cercato di aiutarlo.≫ guardo il povero che mi guarda intenerito e gli faccio un mezzo sorriso.
Riguardo alla ragazza un sorriso di scuse ≪Non volevo creare problemi a nessuno, anzi forse è meglio che io vada≫ faccio un piccolo cenno di saluto e provo ad incamminarmi, ma qualcosa mi ferma.
Mi volto, il giovane mi tiene per il polso e mi fa segno di no con la testa.
Mi fermo e lo guardiamo sbigottite, molla la leggera presa ed inizia a fare strani gesti alla ragazza.
≪Daveth, no, è fuori discussione.≫ dice ferma incrociando le braccia poco sotto il seno.
Lui fa altri gesti e lei sbuffa, nel frattempo continuo a guardare la 'discussione' senza capirci molto. ≪Dav, ma..≫ lui continua a guardala male ≪va bene, può restare≫ lui le sorride e le scosta una ciocca di capelli e si volta verso di me, alzo le sopracciglia ed aspetto una risposta.
Lui si alza in malo modo e per poco perde l'equilibrio, cerco di aiutarlo, ma lei mi precede e gli fa segno di andare.
≪Sappi però che devi raccontarci ancora molto e verrai con noi alla locanda solo perché lo vuole lui.≫ mi afferra per le spalle, mi guarda negli occhi ed i suoi lanciano scintille contro i miei. ≪io non mi fido di quelle come te.≫ sputa amara, si volta verso l'uscita, mi fa segno di stare ferma.
Ancora una volta mi ritrovo sola e leggermente infreddolita in questa stalla.
Mi sporgo lievemente dal porticciolo della porta, cercando di non farmi vedere.
Il sole sta tramontando, da bambina mi piaceva pensare che stesse tornando dai suoi genitori, nel farlo però perde alcune delle caramelle che mangia nel tragitto, le quali formano il tramonto e la luna, una gattina birichina, le mangia.
Prima di 'intraprendere la carriera' da un punto di visto scientifico il mio sogno era quello di diventare una scrittrice per bambini, rendendoli felici con poche righe permettendogli di passare la tenere età in modo sereno.
Mi guardo intorno tutto è in subbuglio, l'autunno è alle porte, le foglie iniziano ad ingiallirsi e quelle fragili spinte dal vento cadono sul verde suolo.
Aspetto un'altra mezz'ora, ancora nessuno.
Vedo una figura nera in lontananza, istintivamente sarei voluta uscire, pensando che fosse uno di quei due, ma ragionandoci un momento rimango tra le ombre dell'oscurità.
Non sono molto a mio agio, l'unica luce è quella della luna che sta sorgendo.
Passo dopo passo la figura ambigua si avvicina, ha una piccola torcia ed illumina la terra che calpesta.
Non vedo molto, ma quando la distanza diminuisce riesco a vedere alcuni dei suoi caratteri fisici, è una persona abbastanza alta e palestrata.
Si sento alcuni bisbigli dietro di lui e si volta verso la sorgente di suono, volta la luce verso le persone che stavo aspettando.
≪Cosa ci fate qui?≫ dice con voce profonda e tuonante.
•SpazioAutrice•
Lo so, lo so, sono una ritardataria cronica, un mese di ritardo per Giove.
Mi dispiace tantissimo...
Spero che il capitolo vi piaccia, se volete divulgate la storia e scrivetemi:)
(Si ho una vita sociale che va a puttane)
-Tessa
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