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•chapter 4•

Durante il tragitto fino alla gelateria cercai di trattenere le lacrime, ma come ogni santissima volta non ci riuscì.

Sono così debole ed infantile.

Stupida, stupida, stupida! Ripeto a me stessa

Lentamente calde lacrime scesero dai miei occhi lucidi, velati dalla tristezza, come se fossero gocce di rugiada che dopo la pioggia scivola sulle foglie con grande leggerezza.

Cercai di non far notare a Tom la mia malinconia e le mie lacrime, tenendo la testa appoggiata alla mia mano, il cui braccio posizionato a sua volta sul bracciolo della portiera, guardando fuori dal finestrino.

Non osservavo realmente il paesaggio cittadino, ma cercavo di smettere di piangere e di asciugare le goccioline d'acqua che scendevano dalle mie gotte, che io allontanavo di nascosto con il palmo della mano, per non farmi scoprire da Tom.

Probabilmente però con starsi risultati.

Il mio naso,ormai arrossato, era 'tappato' e non mi permetteva di respirare bene, per tale motivo qualche leggero singhiozzo o sospiro sommesso usciva lieve dalle mie labbra.

Le gambe mi tremavano e le sentivo molli, come se avessi avuto un peso su di esse per un lungo lasso di tempo e si fossero addormentate, riuscivo a sentire quel l'irritante formicolio che mi percorreva gli arti inferiori.

Sentivo la gola secca ed irritata, avevo voglia di urlare e gettare tutto a terra, per ricominciare, ma non potevo.

Se me ne fossi andata, mi avrebbero subito trovata, facendola pagare non solo a me, ma anche a chi voglio realmente bene: Tom, Benjide e Harry.

Harry, il ragazzo che fa quasi un anno non mi rivolge parola.

Tiro su col naso sentendomi osservata, sono consapevole che nonostante i miei 'sforzi', lui se n'è accorto,

Guardo nella sua direzione, il suo sguardo è fisso e serio sulla strada.

Forse era solo una mia sensazione, penso alzando le spalle.

Ha entrambe le mani sul volante, la sua stretta è molto forte, tanto che le sue nocche sono diventate bianche.

Il suo corpo è rigido, perfettamente fasciato dalla sua divisa da autista.

Ogni tanto mi osserva, come avevo notato in precedenza, dallo specchio retrovisore, aveva un'espressione di pietà.

Odio la pietà.

Metto le mani sul viso, per poi passarle in mezzo si capelli.

Cosa mi sta succedendo? Prima ero felice, o almeno pensavo di esserlo.

Non mi creavo tutte queste paranoie ed ero spensierata, forse ho sbagliato in tutto nella mia vita, forse hanno ragione loro, sono un errore commesso per sbaglio.

Sospiro ed un singhiozzo esce flebile dalle mie labbra, le lacrime adesso scorrono senza freni.

≪Signorina siamo arrivati ≫ dice, cerco di asciugarmi gli occhi tenendo il viso basso, per poi alzarlo di botta guardando nella sua direzione ≪ che gusto preferisce? Puffo o biscotto?≫

≪entrambi ≫ dico guardando basso ed alzando le spalle.

Continuo a guardare fuori e vedo l'infinito numero di persone che vanno da una direzione all'altra.

Ci sono tantissime coppie che passano di qui, si tengo per mano e scherzano felici, chissà se mai suderà a me.

Scuoto la testa sconfitta, chi vorrebbe un disastro come me?

Poco tempo dopo Tom, ritorna con due coni gelato, lo vedo in difficoltà, tenta in tutti i modi di non farli cadere e prima che arrivi all'auto scendo goffamente.

≪A lei signorina≫ dice passandomi il gelato che sta leggermente sgocciolando ed annuisco.
≪G-grazie ≫dico tremolante ed iniziò a mangiare il mio gelato.
≪Preferisce sed-≫ lo interrompo.

≪N-non preoccuparti Tom, va benissimo qui, non voglio sedermi.≫ dico con un po' più di sicurezza e lui annuisce. ≪comunque grazie ≫ dico tornando a concentrarmi sul mio delizioso gelato, ma lui mi guarda storto.
≪grazie? Per cosa?≫

≪beh, mi hai sempre aiutato e ci sei sempre stato. Lo so che un semplice grazie è nulla rispetto a quello che avete fatto tu e Bejide, ma non trovo parole per ringraziarvi, magari non esistono. Avete fatto così tan- ≫ mi mette una mano sulla bocca

≪Beth≫ dice per poi alzarmi il viso ≪ per me sei come la figlia che non ho mai avuto, anzi per noi, quindi non devi ringraziarci anzi. ≫ mi sorride ed io ricambio con uno a trentadue denti.

Come la figlia che non ho mai avuto.

Quella frase, quelle parole così semplici, riuscirono a rincuorarmi.

Avevo ragione, forse qualcuno per me c'è, loro.

≪anch'io vi considero come se foste i miei veri genitori≫

Anche se probabilmente me lo merito di essere trattata in modo differente dai miei genitori, dopo tutto è colpa mia.

≪Anch'io vi considero come se foste i miei genitori biologici ≫ sorrisi ≪Vorrei abbracciarti, ma ho paura di sporcarti col gelato≫ dico leggermente imbarazzata

≪Non preoccuparti piccola≫ dice spettinandomi i capelli ≪ora mi racconti cosa è successo, seduti possibilmente?≫ io annuisco chiudendo lo sportello, clicca il pulsantino della chiave e le sicure si chiudono.

Attraversiamo insieme ed andiamo a sederci nel parco di fronte,inizio così a raccontargli tutto, mentre finiamo di mangiare i nostri gelati.

≪Che stronza, se non fosse una don-≫ dice stringendo le mani in due pugni.
≪Non preoccuparti, non è nulla≫ abbasso lo sguardo.

≪però quel cazzone di tuo padre poteva pure ascoltarti≫ dice incazzatissimo alzandosi.
≪Tom calmati, non fasciarti la testa per me, è normale è stata tutta colpa mia.≫

≪smettila di dare sempre la colpa a te stessa.≫ urla ≪ adesso andiamo su≫

È abbastanza alterato, deciso quindi di non contraddirlo, il viaggio verso casa è accompagnato da un silenzio tombale.

Quando arriviamo, scendo velocemente dall'auto e mi precipito in casa, stavo per salire in camera mia, ma qualcuno mi afferra violentemente per il braccio.

Mi volto ed è lei, cavolo ora mi uccidere.

Il suo viso è accigliato e mi sta uccidendo con gli occhi, ogni secondo che passa aumenta la presa sul mio braccio.

≪TU. SPORCA SGUAL-≫ dice urlando ed alza la mano, metto all'altro braccio davanti al viso per difesa, ma non ricevo nessuna percossa.

≪Lasciala stare≫ dice una voce roca abbastanza arrabbiata, lentamente tolgo il braccio dal mio viso e vedo mio fratello Nicolas.

Quando è tornato?

≪Ho detto lasciala stare.≫ alza leggermente il tono della voce e la guarda in cagnesco.

Lei mi molla e mi guarda male a sua volta, però subito dopo scompare nei piani alti, mi tocco il punto dolente. Sussulto per il dolore e lui lo nota.

Dovrei metterci sopra del ghiaccio.

Lo sguardo dall'alto verso il basso, è vestito in modo elegante ed i suoi capelli biondi  sono tenuti all'indietro con molto gel.

≪seguimi, mettiamo del ghiaccio≫

Mi leggi nel pensiero?

Entriamo in cucina, si avvicina al freezer e prende una mattonella di ghiaccio, lo ricopre con un panno e lo poggia sul mio braccio, tenendolo fermo.

≪g-grazie≫ mi alza il mento con due dita
≪te l'ho detto milioni di volte, devi reagire.≫ mi guarda negli occhi, i suoi sono azzurro ghiaccio. ≪non ci sarò sempre io a proteggerti..≫ sospira

≪lo so, ma non posso≫ sbuffa profondamente

≪anche questo te l'ho ripetuto più volte, non è stata colpa tua.≫ scuoto la testa e lui si rassegna.

≪comunque≫ fa una piccola pausa ≪ ha chiamato quello lì≫ corrugo la fronte
≪chi?≫ dico dubbiosa e lui alza gli occhi al cielo seccato.

Se mettesse i soggetti quando parlasse!

≪quello! Il dottor swe qualcosa.≫ lo guardo storto e capisco.
≪che ha detto?≫ domando
≪che si scusa per il comportamento della sua segretaria e che se per te andasse ancora bene, ti accetterebbe con molta voglia come sua paziente≫ dice sbuffando ed io annuisco.

Toglie il ghiaccio che stava per congelarmi l'intero arto.

≪ buon per lui, ma io non metterò mai più piede lì≫ dico decisa, ma lo vedo grattarsi la nuca, brutto segno.
≪la mamma ha già deciso, ha risposto lei al telefono, gli ha comunicato che domani stesso tornerai≫ dice infuriato

≪ COSA?!≫ urlo senza accorgermene
≪non urlare! Domani verrò io con te non ti preoccupare.≫ dice guardandomi fisso ≪mi racconti meglio la faccenda?≫ annuisco e lui mi abbraccia leggermente.

Tra le sue braccia mi sento al sicuro, anche se negli ultimi tempi non siamo andati molto d'accordo, forse anche lui mi vuole bene.

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