•chapter 2•
Ero stesa sul letto a crogiolarmi ed a deprimermi.
Tra meno di mezz'ora mi sarei dovuta recare da quello psicopatico, secondo me è lui che avrebbe bisogno di uno psicologo e non il contrario.
Perché hanno deciso di mandarmi da uno psicologo, perché?
Non sono poi così tanto....strana?
Ricordo ancora il nostro primo incontro, sempre se così si può definire.
Un incontro particolare. Particolarissimo.
Provate ad immaginare i migliori uffici del mondo e lo psicologo migliore del mondo, un uomo gentile e premuroso. Immaginate una piccola ragazza di appeni 13 anni, la ragazza più bella che abbiate mai incontrato, portata da questo psicologo, per migliorare la sua autostima ed i suoi rapporti sociali. Ora, pensate ad uno splendido edificio giallo, con un giardino meraviglioso dove i bambini potessero giocare, pieno di fiori colorati e petalosi, piatine carine ed un piccolo parco giochi. Nel giardino sul retro tantissimi animali da compagni da poter accarezzare, un piccolo laghetto e tantissimi alberi. Alla porta ad aspettarti un uomo di mezz'età, dai capelli biondi, gli occhi azzurri e dal fisico atletico, il quale durante le sue sedute ti fa sentire a tuo agio ed al termine di quest'ultima, o qualche minuto prima, ti permetteva di giocare un po'.
Ma forse è meglio raccontare le cose dall'inizio, tanto pensare che andrà tutto diversamente, servirà a ben poco.
Era il primo anno delle superiori, avevo più o meno 13 anni e tra non molto tempo avrei compiuto i miei 14 anni. Scelsi lo scientifico, tutti si aspettavano che lo facessi ed io non volli deluderli.
Fin da piccola mi era stato insegnato di dare il massimo, perché secondo la mia famiglia, chi dà il massimo, è un vincitore, chi non lo raggiunge, è un perdente.
Dalla prima elementare ebbi da subito, una grande passione per la cultura ed il sapere, ma questo non bastò mai, ai loro occhi rimasi sempre una perdente.
Così iniziarono i primi problemi.
Anche se, ahimè, erano ormai due o tre anni che succedeva, attacchi di panico e momenti di depressione infinita.
Non avevo il permesso di socializzare con nessuno, nemmeno a scuola.
Anche se frequentai sempre e solo scuole private e prestigiose, non mi fu mai concesso di conoscere realmente quelle persone, perché alcuni di loro non erano alla 'mia altezza'.
Così, essendo molto timida non riuscì mai a crearmi dei veri amici.
Le paure però negli anni aumentarono, come gli attacchi di panico.
Ogni volta che fallivo era come se cadessi in trans, come se fossi dentro una bolla che non riuscivo a scoppiare, lui la chiamava depressione.
Sapere che per loro non ero abbastanza, non ero come loro vorrebbero, faceva malissimo.
Gli occhi iniziano a bruciare e calde lacrime cercano di uscire, alcune ci riuscirono e lentamente rigarono le mie candide gotte.
Forse loro non mi capiranno mai fino infondo, nessuno riuscirà a farlo,non mi capisco neanch'io e tanto meno quello ci è mai riuscito.
Quell'uomo di mezz'età, panciuto e di media altezza, brutto e pelato.
Il suo studio si trovava in una casetta gialla, circondata da due giardini spogli, pieni di erbacce e foglie marroni sparse ovunque.
L'interno ed i mobili facevano pensare ad un salotto aristocratico, pieno di fronzoli, però l'odore non era dei migliori, c'era odore di cipolla ovunque.
Lui non è mai riuscito a farmi confidare realmente, gli dicevo solo quello che voleva sentirsi dire e lui senza problemi mi riempiva di medicine.
Quando finirà questo incubo?
≪Niña ≫ dice una voce dolce alle mie spalle massaggiandomi la schiena. ≪che vestiti vuoi che ti prepari ≫ Benjide, l'unica che qui dentro mi capisce e mi vuole bene.
≪Non preoccuparti Benjide, faccio da sola≫dico con voce flebile, con il labbro inferiore che trema, mi giro dall'altro lato, non voglio farmi vedere debole.
Mi asciugo le lacrime con il palmo della mano, mi alzo dal letto e vado verso l'armadio.
≪no llores≫ la guardo, ha uno sguardo dolce e comprensivo stampato sul viso, mi accoglie tra le sue braccia stringendomi al suo petto.
Le calde lacrime scendono ancora dai miei occhi e bagnano la sua divisa. ≪ scusa≫ dico in un sussurro.
≪non preoccuparti ≫ dice prendendomi il viso tra le mani. ≪vai, sciacquati il viso che ti prendo qualcosa da metterti≫ dice dolcemente e mi stampa un bacio sui capelli.
Annuisco e vado in bagno, apro il rubinetto e mi rinfresco il viso con l'acqua fredda che scorga.
Chiudo il rubinetto ed asciugo il viso, guardo il mio riflesso nello specchio.
Occhi arrossati e lucidi, pelle cadaverica, capelli arruffati, labbra screpolate, naso e gotte arrossate ed occhiaie violacee.
Dio che disastro!
Cerco di coprire il rossore,il pallidume e le occhiaie con del correttore ed un po' di fondotinta.
Anche se non migliorerà molto, anzi lo peggiorerà!
Sbuffo dal naso ed inizio a fissare un punto del bagno, un piccolo e colorato carillon, che mi era stato regalato da Bejide per il mio 11ª compleanno.
≪Beth ≫ dice dolcemente scuotendomi una voce femminile, molto gentile, di mia conoscenza.
Mi siedo sul letto e mi stropiccio gli occhi, lentamente lo apro e guardo in direzione della voce.
Benjide, l'unica a chiamarmi col mio secondo nome, le sorrido.
Una donna robusta, mulatta,di origini ispano-americane sulla quarantina. È sempre stata molto gentile con me, anche se io all'inizio non lo fui molto con lei, penso che preferisse loro, come tutti.
Durante questi anni mi sono ricreduta però, ci tiene molto a me ed ogni volta che può passa il suo tempo con me, coccolandomi e dicendomi cose dolci.
Lei e suo marito Tom si trasferirono qui 3 anni fa, divennero rispettivamente, la nostra governate ed uno dei nostri autisti.
Hanno un figlio di uno o due anni più grandi di me, è molto simpatico e somiglia molto alla madre. Mio padre gli permise di frequentare la mia scuola e divenne uno degli unici amici che ho, forse è il mio migliore amico.
Mi accarezza la guancia e sotto al suo tocco faccio le 'fusa'.
≪Buon compleanno piccola pesta ≫ mi dice ridendo e continuando ad accarezzarmi la guancia e mi dà un bacio sulla fronte.
Sento la pressione di piccoli piedi, sul pavimento, come se stesse correndo. La porta si spalanca ed arriva correndo Harry, che si getta sul letto abbraciandomi.
≪HAROLD≫ dice autoritaria sua madre guardandolo male. ≪I signori si arriabieranno e ti saresti potuto far male! ≫ gli tira uno scappelletto dietro a le testa.
≪Ma mamma i signori se ne sono andati e poi oggi è domenica!≫ dice lamentoso rompendo l'abbraccio ≪ ed è il suo compleanno≫ si stacca indicandomi ≪io essendo il suo migliorissimo amico pretendo di poter far di tutto con lei oggi≫ Finisce mettendo le braccia conserte con se si fosse offeso, facendomi così ridere e Benjide sbuffa.
≪Potrai anche essere il suo 'migliorissimo amico', ma i signori odiano il rumore ed i bambini che corrono, quindi stai fermo se non vorrai un rimprovero da parte loro, ed una sculacciata da parte mia ≫
≪ ma se ne sono andati! Te l'ho già detto!≫ stavolta è lui a sbuffare
Se ne sono andati? Di nuovo?
≪ come se ne sono andati?! Dove?≫ dice lei ed abbasso lo sguardo triste.
Si perderanno il mio compleanno anche quest'anno, sospiro.
Calde lacrime come ogni giorno cercano di uscire dai miei occhi, ma non voglio piangere, loro sono stati gentili con me ed io non voglio che pensino che è per colpa loro se piango, tirò su col naso e trattengo le lacrime.
≪ hanno detto a papà di preparare l'auto perché si sarebbero dovuti recare dalla zia Rosalie, mi pare. ≫ dice per poi guardarmi.
Benjide sospira ≪Beth, non preoccuparti ci siamo noi con te e probabilmente tra un po' torneranno, vero Harry?≫ dice lei cercando di tranquillizzarmi ed Harry annuisce.
≪tranquilla, torneranno subitissimo≫ dice gesticolando e mi fa scappare una piccola risata.
≪non preoccupatevi≫ Cerco di sorridere ≪ sappiamo tutti che non verranno, ma non fa nulla, ormai sono abituata. Grazie mille per gli auguri.≫ faccio un altro sorriso sforzato e vado in bagno per farmi la doccia.
Chiudo la porta dietro di me ed inizio a svestirmi, mi getto a capofitto nella doccia, apro l'acqua che riesce a sciogliere i miei nervi. Quando finii iniziai ad asciugarmi ed ad indossare i vestiti che Benjide mi aveva messo sul lavabo. Però mi accorsi di una piccola scatolina impacchettata con della carta regalo blu.
Sopra c'era un bigliettino:
'Questo è un piccolo pensierino per bambina più dolce, buona e bella che noi abbiamo mai conosciuto.
Da Tom, Benjide e Harry. Xx
P.s. Il regalo è bello perché l'ho scelto io. HarryXx'
Felicissima decisi di aprirlo, strappai velocemente la carta, quella parte che preferivo e vidi cosa c'era dentro.
Un piccolo carillon colorato, a forma di pianoforte, che se si apriva la parte superiore produceva una musica melodiosa e bellissima.
Mi ricordo ancora quel compleanno, fu uno dei migliori della mia vita, anche se passai sola come ogni anno.
Sola relativamente perché lo passai insieme alla mia seconda e forse vera famiglia, quella di Benjide.
Sorrisi come un ebete a quel pensiero e mi feci una doccia veloce. In seguito, avvolsi il mio corpo attorno ad un asciugamano ed entrai in camera.
Sospirai, mi asciugai lentamente prendendo l'intimo che indossai e cercai i vestiti che Benjide mi aveva preparato, ma non li trovai!
≪Benjide, dove hai messo i vestiti?≫ dico quasi urlando
≪sul letto!≫ dice a sua volta
Guardai ed eccoli, sono così rimbambita?
Sospirai, mi aveva preparato una maglietta nera a bratelline sottili che arrivava all'ombelico, una camicia bianca a quadri grandi e larghi neri, dei jeans a vita un po' alta tagliati sulle ginocchia con dei piccoli risvoltini, calze nere e converse bianche basse.
Non sapevo neanche di averli questa tipologia di vestiti, non sarà un po' troppo?
≪Benj-≫ dico a voce un po' elevata
≪mettiteli e zitta!≫
Va bene, va bene.
Alzo gli occhi al cielo e mi vesto, a lavoro terminato mi guardo allo specchio, non sto tanto male. Se sto attenta e cerco di tenere la camicia sul davanti, non si noterà che la camicia è un po' corta e nemmeno che è un po' scollata.
Cavolo! Il piercing si vede!
≪Tesoro posso entrare≫ bussa alla porta Benjide per poi entrare.
≪ ehm sì, certo, tanto ormai sei già dentro.≫ dico imbarazzata cercando di coprire il piercing.
Lei ride e si avvicina a me ≪Nina, non preoccuparti stai benissimo!≫ mi fa una carezza, mi bacia la testa, mi abbraccia e la stringo a me ≪ tanto lo so che hai fatto il piercing all'ombelico insieme ad Harry.≫ scioglie l'abbraccio.
Sgranò gli occhi, deglutisco, come fa a saperlo?!
≪ sapevo che ti piaceva tanto e che avresti voluto farlo, ma avevi troppa paura per chiederlo a tua madre, così ho chiesto ad Harry di convincerti a fartelo fare di nascosto, è così carino questo cosino!≫ dice felice ed io rimango allibita.
≪vai ad aggiustare questo cespuglio!≫ dice spettinandomi ancora di più i capelli, per poi andarsene lasciando la porta aperta.
LA PORTA CAVOLO.
Alzo gli occhi al cielo e vado a sistemarmi, anche se il mio cespuglio non è proprio domabile. Metto il profumo e scendo giù.
Saluto le poche persone che si trovano in casa e vado verso l'auto, dove Tom mi sta aspettando.
Sospiro ed alzo gli occhi al cielo, decisa salgo sull'audi.
≪ Signorina lo sa, che il Signor Schwarzenegger, odia i ritardi ≫ sospirò ed annuisco.
Dopo cinque minuti arriviamo finalmente lì, Tom scende dall'auto e viene ad aprirmi la portiera.
≪Signorina, tornerò vero le 5≫ annuisco e vado verso l'ingresso.
Sembra tutto molto cambiato, la casa è stata ristrutturata ed il giardino ora è rigoglioso.
Sorriso senza un reale motivo e suono il campanello, magari quest'anno andrà bene.
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