•chapter 10•
Lui è qui, seduto dinnanzi a me.
Mi guarda con estremo disprezzo, come se fossi un vecchio straccio che è rimasto ad ammuffire chissà dove ed ora che è stato ritrovato è disprezzato da tutti.
Cerco di distogliere lo sguardo guardando ovunque tranne che nella sua direzione, più che una seduta da uno psicologo, sembra 'osserviamo con disdegnino la povera ragazza ritenuta pazza'.
Cerco di spostare il mio pensiero su qualcosa che non fosse lui e il suo dannato studio.
La schiena mi duole da morire, la notte scorsa dopo avermi picchiata e lasciata priva di sensi, mia madre ha ordinato ai body-guard di portarmi nello scantinato e di gettarmi su un materasso vecchio,mi fece chiudere lì dentro per tutto il giorno.
La mattina seguente penso fossero troppo occupati a smaltire la sbornia per accorgersi che non mi svegliai e che arrivai tardi a scuola.
Per fortuna, sulle parti visibili del corpo non ha lasciato segni evidenti, nulla che un buon correttore e fondo tinta possono tranquillamente coprire.
Guardo le mie scarpe e sbuffo, le ho lucidate male, sono incapace.
≪Signorina, invece di guardarsi le scarpe perché non mi ascolta così mi è possibile iniziare la seduta.≫ la sua voce autoritaria e ferma rimbomba nelle mie orecchie.
Brutto stupido, fin'ora tu stavi bighellonando.
Annuisco leggermente e lo guardo negli occhi, mi mordo la lingua per non rispondergli male.
I suoi occhi sono gelidi e scuri , non ho mai visto degli occhi così espressivi, mi incutono paura.
≪Bene, ≫ i suoi occhi si chiudono in due fessure ≪perché non parliamo delle serata di ieri sera?≫ dice incurante
Piego la testa di lato, cosa vuole sapere? C'era anche lui.
≪perché non ha detto a sua madre che voleva uscire e ha cercato di scappare dalla finestra.≫ mi guarda malissimo ed io sgrano gli occhi.
≪D-di cosa p-pa-par-parla?≫ balbetto ancora stupida.
Uscire dalla finestra? Inciampo uscendo dalla porta di casa, figuriamoci scavalcando una finestra del secondo piano.
≪lo sa benissimo cosa intendo≫ incrocia le braccia al petto e si sistema il ciuffo ≪sua madre mi ha detto tutto.≫ deglutisco.
≪Tutto?≫ chiedo impaurita, gli avrà raccontato delle percosse, oddio che vergogna.
≪si≫ accavalla le gambe ≪ora mi spiega con chi sarebbe dovuta uscire? Con il suo fidanzato? Con una gang di tossico dipendenti? Il suo fidanzato che ha amici drogati?≫ dice arrabbiato.
È passato nuovamente al lei, che cosa irritante.
≪Fidanzato? Gang di tossico dipendenti? Ho a malapena uno o due amici!≫ dico esasperata.
≪bene, quindi è uscita con questi amici, le proibisco di frequentarli≫ lo guardo stranita.
≪penso che ieri sera,Mrs. Oldon, la professoressa d'italiano e storia, o Benjide, la nostra governante, non fossero libere.≫ incrocio a mia volta le braccia al petto, per la sorpresa sgrana leggermente gli occhi, ma poi torna a fissarmi in modo serio.
≪Non ho 5 anni ragazzina, non me la bevo≫
≪benissimo, la pensi come vuole come vuoi. Si ricordi però che non puoi proibirmi nulla, non sei mio padre ≫ dico acidamente, vedo nei suoi occhi ribollire la rabbia.
≪io faccio ciò che mi pare≫ dice a denti stretti.
Sbuffo ed alzo gli occhi al cielo ≪non alzi gli occhi con me.≫ ringhia
≪io faccio ciò che mi pare≫ lo imito e questo lo fa adirare ancora di più.
≪comunque è una brava attrice ≫ si ferma per un sospiro ≪pensavo fosse una ragazza gentile, dolce e disponibile≫ lo guardo male, come si permette questo bifolco.
Mi alzo di colpo, ma mi fa sedere velocemente poggiando le sue mani sulle mie spalle, provocandomi un dolore acuto per tutta la schiena.
Chiudo leggermente gli occhi per il dolore, per riaprirli subito dopo.
≪impertinente ragazzina≫ ringhia a denti stretti, avvicina il suo viso al mio e mi guarda malissimo. Ho il fiato corto e cerco di respirare ad un ritmo normale, ma fallisco miseramente, il mio petto inizia a fare su e giù velocemente.
≪questa seduta finisce quando lo dico io, chiaro?!≫ urla e si siede al suo posto.
≪perché dovrei parlare con lei? Mi ha appena dato della bugiarda, lei è pagato per risolvere i miei problemi, ma se non mi crede come può aiutarmi?≫ dico a mia volta imbestialita.
Il sangue mi sale al cervello, le guance e le orecchie si colorano di rosso, stringo le labbra in una linea sottile e chiudo gli occhi a fessura attendendo una sua risposta.
≪non si preoccupi, farò come mio padre≫ mi guarda in cagnesco≪ascolterò, le darò falsi consigli e la imbottirò di medicine≫
≪benissimo sa che facciamo le racconto tutto≫ dico imbestialita ≪poi sta a lei credermi o meno.≫
C'è una maschera per la famiglia, c'è una maschera per la società ed una per il lavoro. E quando stai solo, resti nessuno.
La citazione di Pirandello,che Mrs. Lenny ripeteva sempre durante l'ora di letteratura, mi ronzava nella mente.
Perché questa frase rispecchiava perfettamente la mia famiglia?
≪Per l'alta società, i dipendenti di mio padre e le persone in generale, siamo una famiglia perfetta ed all'esterno lo siamo realmente , sembriamo fatti in plastica.
Vestiti eleganti sempre stirati, senza una piega, capelli sempre al proprio posto, scarpe lucide, sorrisi smaglianti; la famiglia perfetta per molti.
Ma in realtà non è così.≫
≪eh sentiamo perché non è così?≫ dice seccato alzando gli occhi al cielo
≪sto parlando, non può alzare gli occhi al cielo deve ascoltarmi≫ dico acidamente. Stava per dire qualcosa, ma lo precedo continuando il mio discorso.
≪Mia madre al di fuori può sembrare la donna della porta accanto sempre disponibile ed altruista, tutti si sono fatta quest'idea su di lei soprattutto perché ha creato un'associazione per donare alle persone più bisognose. Tutti pensano che ad ogni asta lei doni oltre 5000 euro al fondo cassa dell'associazione.
Nessuno sa però che tutti i soldi che vengono donati finiscono sul suo conto in banca personale che usa per fare shopping.
L'associazione non esiste, come non esiste il villaggio nel Bangladesh dove lei ipoteticamente versa i soldi dati in buona fede per lo sviluppo.≫ mi interrompe bruscamente
≪certo≫ fa una risata ≪eh le pubblicità in TV o le foto che ci arrivano? Di la verità, ti stai inventando tutto. ≫ fa un piccolo ghigno
≪ sei proprio ingenuo≫ mi guarda confuso
≪un buon studio, un bravo fotografo, profumatamente pagato e bravo ad usare Photoshop posso risolvere molte cose≫
≪probabilmente sei solo gelosa di tua madre, perché dovrebbe fare tutto questo?≫
≪per fama? Per avere una grande quantità di soldi da spendere a proprio piacimento?≫
≪eh sentiamo tu come le hai scoperte tutte queste cose?≫ incrocia le braccia al petto
≪nessuno nella mia famiglia lo sa, una sera aveva lasciato la porta dello studio aperta, entrai e vidi delle carte, scontrini, bonifici bancari e spese fatte con cifre troppo elevate per essere sostenute da mio padre. ≫
≪tuo padre è un miliardario≫ mi corresse
≪potrebbe anche essere un miliardario come dice lei, ma se sua moglie avesse speso in una sola settimana, un miliardo di dollari accumulati in un anno o due, in scarpe, vestiti e cene, secondo lei non se ne sarebbe accorto?non avremmo avuto problemi economici?≫
Una piccola sveglia produce un suono assordante, il tempo a mia disposizione era terminato.
Velocemente mi alzo e corro verso la porta, chiudendola dietro di me, tocco la mia schiena dolorante.
Cosa ho combinato? Ho raccontato fatti personali della mia famiglia ad uno sconosciuto. Se lui lo dovesse raccontarglielo, mia madre sapere mi ucciderebbe.
Una porta si spalanca e contemporaneamente un clacson suona, l'auto aziendale di mio padre è qui davanti.
Ancora dolorante, con le ultime energie, cammino velocemente sull'auto e salgo sbattendo lo sportello.
N/A
So di aver aggiornato con estremo ritardo e mi dispiace molto, volevo comunque chiedervi se la storia vi piace e se secondo voi dovrei cancellarla.
Ancora non ne ho parlato con l'altra autrice, ma lo farò a breve.
Il motivo per cui vi pongo queste domande è perché non mi sembrate molto coinvolti dalla storia...
Comunque volevo ringraziarvi per 1,68k di letture.
Xoxo
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