•chapter 1•
≪ Signorina Geruss, si svegli, sono le 6.30 a.m ≫ dice Bejide scuotendomi leggermente, dalle mie labbra esce un piccolo gemito di disprezzo.
≪ La prego, si svegli, sua madre sa che è già sotto la doccia e se dovesse sapere che le ho mentito, lei..≫ la interrompo.
≪ Tranquilla Bejide ≫ dico assonata, mi stropiccio gli occhi e mi siedo ≪ vado a farmi la doccia ed arrivo. ≫ continuo alzandomi dal letto.
Annuisce.
Mi dirigo verso la porta del bagno di camera mia, entro dentro e la richiudo per bene. Inizio a svestirmi gettando tutto a terra, quando finisco mi guardo allo specchio.
Due grandi fosse violacee ricoprono i miei occhi neri e grandi, contornati da lunghe ciglia, la mia pelle è di un pallido bianco, anche più del solito.
Le mie labbra sono screpolate ed i capelli totalmente arruffati.
Faccio un piccolo sbadiglio.
Povera Bejide, quando mi avrà vista conciata così le sarà preso un colpo...
≪ Signorina, la sua divisa scolastica è sul letto, se per lei va bene, io vado al piano di sotto. ≫ mi dice a tono elevato, per permettermi di sentire la sua voce dall'altra parte della porta.
≪ Grazie Bejide, puoi andare. ≫ dico anch'io a voce alta entrando nella doccia.
Apro l'acqua, il getto dell'acqua calda sciolte i miei nervi.
Prendo il bagnoschiuma ai mirtilli e fragole, lo passo sul corpo e risciacquo; faccio lo stesso con i capelli utilizzando lo shampoo al miele ed il balsamo all'olio d'argan.
Chiudo l'acqua, strizzo i capelli ed allungo una mano fuori dalla doccia e prendo l'accappatoio blu.
Mi asciugo lentamente il corpo, prendo il phone e metto il diffusore per asciugare meglio i riccioli castano scuro.
Sistemo gli asciugamani, i vestiti sporchi e l'accappatoio in un box apposito.
Apro la porta, un brivido mi percorre la schiena nuda e vado verso l'armadio per prendere l'intimo nero di pizzo, lo indosso e metto anche la divisa.
Aggiusto la gonna scozzese marrone e bianca, metto la camicia di lino dentro la gonna e la bluso leggermente.
Metto le parigine nere e le scarpe, prendo lo zaino viola e scendo a fare colazione.
Percorro il piccolo corridoio, entro nella stanza elegante, lascio lo zaino vicino alla porta e mi siedo al mio posto, l'ultimo della tavola rettangolare.
≪Buongiorno. ≫dico piano
≪Sei in ritardo di due minuti, di nuovo. ≫ dice acidamente mia madre.
I suoi occhi cioccolato mi fulminano.
≪ i-io... M-mi dispiace, s-sono r-rimasta troppo nella doccia ≫ sussurrai ed abbassai lo sguardo verso il mio cibo.
≪Tua sorella, ≫ incominciò, alzai lo sguardo leggermente ed al solo vedere quegli occhi ho paura, abbasso subito lo sguardo. ≪non arriva mai in ritardo, anzi viene anche in anticipo.≫ finisce soddisfatta e si scambiano dei sorrisi.
Chi non vorrebbe essere come lei, bionda, alta, snella, leggermente abbronzata, estroversa e socievole.
Ha ragione a pensare che lei sia migliore di me...
Io sono l'opposto, occhi e capelli scuri, pelle pallida come un lenzuolo, bassa, non ho un fisico da modella come lei, sono timida e chiusa.
Non posso competere con lei.
Mi guardo intorno, ognuno di loro è più o meno come lei, si somigliano tutti e poi ci sono io. Perché sono così...diversa?
Non potevo nascere anch'io come loro?
Assomiglio più a Bejide, lei è afroamericana, se non fosse per la mia pelle candida, potrei benissimo essere sua figlia.
≪i-io..≫non riesco a continuare, ha ragione lei...
Sbuffa leggermente.
Mio fratello maggiore, Nicolas, mi accarezza lievemente i capelli e mi dà un bacino sulla fronte.
≪Adesso basta. ≫ dice alterato e sbuffando mio padre. ≪ Desidero mangiare. Bejide, manda tuo marito a prendere la mia ventiquattrore e digli di preparare la macchina. Se c'è bisogno sveglia anche Eliot, se è già sveglio, ricordagli solo che oggi o lui o Alfred devono portare Theresa a scuola≫ disse per poi incominciare a mangiare.
Lei annuisce e se ne va.
≪ Buon appetito.≫ diciamo tutti contemporaneamente.
Prendo la forchetta e coltello iniziando a mangiare, non ho molta fame, più che altro assaggio e lascio il resto nel piatto.
Bevo un sorso d'acqua e mi pulisco le labbra.
Qualcuno bussa alla porta.
≪Avanti.≫ dice mio padre autoritario.
Bejide entra lentamente. ≪S-Signore, l'auto per accompagnare la signorina Geruss ,è pronta. ≫ dice per poi richiudere la porta.
≪i-io v-vado,≫ balbetto e mi alzo dalla mia sedia. ≪Buona giornata. ≫
Mi piego per prendere lo zaino, apro la porta esco e la ri-chiudo piano.
Lentamente mi dirigo verso la porta d'ingresso ed esco fuori, ad aspettarmi c'è Alfred, l'autista, che vedendomi apre lo sportello. Vado verso di lui.
≪Buongiorno signorina≫ dice per poi sorridermi.
≪Buongiorno anche a lei. ≫ gli feci un segno col capo, salgo sulla macchina e lui chiude la portiera.
Il tragitto casa-scuola durò un decina di munti ed una volta arrivati fece il giro, venendomi ad aprire.
Scendo e lo ringrazio, mi dirigo verso la scuola ed entro immediatamente in classe, sedendomi al mio posto.
Guardo l'ora, le 7:50 è presto.
Pendo il mio libro dalla cartella ed inizio a leggerlo.
Non presto molta attenzione, a ciò che c'era scritto, è come se quello che leggessi non mi rimanesse in testa, nemmeno per un secondo, troppi pensieri mi ronzavano nella testa.
Perché non posso essere come loro? Perché i miei sforzi non servono a nulla? Sono la cosa più brutta che sia mai capitata alla mia famiglia... Sono davvero così inutile? Insomma, perché? Perché mi accade tutto questo? Perché non sono abbastanza?
Anche se non prestavo molta attenzione a quello che accadeva nel libro, ma una frase mi colpì.
≪ avvolte si tocca il fondo del terrore, si smette di lottare, eppure non si muore≫
Forse è così che mi sento?
Non lo so nemmeno io, mi scoppia la testa...
La campanella suona e la maggior parte delle persone entrano in classe e così comincia il mio primo giorno di scuola, il mio ultimo primo giorno di scuola.
Quando la terza campanella suonò, producendo quell'odioso suono, i miei compagni si alzarono,essendo arrivata l'ora dell'intervallo.
Tutti tranne me,andarono verso le persone con cui avevano confidenza, i loro cosiddetti 'amici', mentre io rimasi seduta al mio banco a leggere.
Ad un certo punto però, inizia a mancarmi l'aria, la testa girava e la vista iniziava ad annebbiarsi.
Cazzo le pillole e le gocce.
Non so come, ma prendo lo zaino, velocemente raggiunsi il bagno femminile e mi chiudo dentro uno di quelli.
Prendo la bottiglia d'acqua ed una delle pasticche di antidepressivo, aspettai cinque minuti e presi le venti gocce di ansiolitici.
Mi sento subito meglio, ormai è una droga.
Guardai il blister di pillole, ogni pallino di plastica trasparente avevano disegnato una faccina triste.
Sospiro piano e la campanella suona.
Prendo lo zaino e ritorno in classe.
Alle 13.00 l'ultima campanella suona, lentamente esco dall'edificio ed una volta uscita fuori con lo sguardo cerco Alfred.
Lo vedo vicino ad un albero ad aspettarmi, ci salutiamo cordialmente e torniamo a casa.
Entro in casa, vado in cucina e mi guardo in torno, non c'è nessuno tranne mia madre.
≪S-salve madre≫ la saluto, a testa bassa mi siedo. ≪ buon appetito≫ dico timidamente ed inizio a mangiare.
≪anche a te Theresa Elisabeth, dalla prossima settima tornerai a frequentare abitualmente lo studio dello psicologo Schwarzenegger ≫ dice impassibile.
Per poco non mi strozzavo, dovrò tornare da quello psicopatico con le mani lunghe.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro