C'era un album, sul tuo comodino. Di tanto in tanto lo prendevi, lo sfogliavi e sorridevi.

Quel tuo sorriso stanco, tirato su un volto dagli occhi tristi, aperto su una pelle pallida come la luna che sapevi saresti andata a incontrare.

Avevamo paura. Tu di lasciarmi, io di vederti andare via.

Eppure, con gli occhi lucidi, continuavamo a sorridere. E guardavamo quell'album dove tu, quando le tue mani avevano ancora la forza di stringere le mie, avevi raccolto tutti i miei disegni.

Anche quelli più brutti, anche quelli che ti chiedevo di sostituire perché ne avevo fatti di nuovi. Ero più brava, ora, cercavo di dirti, ma tu scuotevi la testa. Li volevi tutti lì con te, dal primo all'ultimo.

Ti piacevano i loro colori, ti ricordavano quel mondo che non vedevi da mesi.

Che non avresti più rivisto.

"Il mio arcobaleno", mi dicevi, mentre mi riempivi l'anima con quell'orgoglio che solo tu riuscivi a provare per me.

Ero il tuo arcobaleno, la tua Iris. Mi avevi dato il nome di una dea perché eri convinta che lo avrei portato a testa alta. Eri l'unica a pensarlo, ma tanto mi bastava per crederci anche io.

Poi il tuo sorriso si spegneva, il tuo volto si increspava, il dolore tornava, la flebo iniziava a gocciolare e io venivo portata via.

C'era un album, sul tuo comodino.

Quel giorno in cui ti ho vista con gli occhi chiusi.

Dentro c'erano sedici anni della mia vita, c'erano le tue carezze, c'era il tuo sorriso. C'erano i nostri colori. Tutti quelli che avevi visto, tutti quelli che avrei mai usato.

Quanto odio che te ne sia andata via.