Capitolo 17
Come il capitolo precedente, questo capitolo sarà scritto dal p.o.v scrittore.
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In questo momento Lucy, si trova in un periodo di estrema confusione.
Nella sua testa, prevale il desiderio di andare avanti, lasciarsi tutto alle spalle, ed Erik rappresenta per lei la possibilità di ricominciare.
Ma d'altronde, cos'altro potrebbe fare?
Natsu si sta per sposare, lui, il ragazzo che ha fatto breccia nel suo cuore debole e fragile.
Non hanno molti ricordi insieme, anzi, quasi nessuno.
Eppure anche solo il suo sorriso, era diventato per lei, fino al momento in cui ha lasciato la reggia, la piu bella foto scattata con gli occhi presente nella sua mente.
Eppure, chi se lo sarebbe mai aspettato che qualcun'altro avrebbe fatto breccia? Che qualcun'altro, le avrebbe fatto sentire quel formicolio sulla pelle, quelle farfalle nello stomaco?
Lucy, avrebbe sempre custodito gelosamente quella foto in mente a lei cara.
Ma ormai, come lo aveva fatto Natsu sin dall'inizio, doveva andare avanti.
Costi quel che costi.
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Intanto, nell'ufficio dell'ambasciatore di Tokyo, nel lasso di tempo in cui quest'ultimo si era recato ad un'importante riunione, un'umile serva minuta dai capelli turchini, ornati da una simpatica fascia arancione, puliva e sistemava la scrivania.
La turchina, spostò il secchio dell'acqua un po' più verso la porta, così da poter finire di lavare interamente il pavimento, per poi appoggiare il bastone e lo straccio alla parete.
"Bene, ora mi manca da lucidare la scrivania, dopodiché ho finito!"
La serva sospira ormai esausta, si stava facendo sera e tra poco era ora di cena.
"Levy? Levy! Hai visto le mie cravatte?"
Un ragazzo rosato, appare sulla soglia dell'ufficio in completo da giacca e cravatta.
Eh già, ha un importante incontro con la famiglia della sua futura sposa quindi deve essere impeccabile!
"Si Natsu-sama, ve le vado a prendere?"
"Oh, si grazie... E quante volte devo dirvi di togliere l'onorefico?"
Dice, facendo nascere un dolce sorriso sulle sue labbra, ormai inespressive da quando la presenza della ragazza dagli occhi color nocciola e i capelli biondi aveva abbandonato la reggia.
"Prego..Natsu"
Sorride.
Levy, da quando la sua migliore amica Lucy aveva lasciato la reggia, ha notato un cambiamento nel comportamento di Natsu.
Aveva perso quell'arroganza da persona aristocratica, non aveva più quell'espressione apatica, che si accendeva solo in presenza di sfide.
Gli occhi, erano celati da un velo di tristezza e malinconia, e in essi, erano riflesse le sbarre di una prigione.
Si, proprio così, Natsu in questo momento è in una sottospecie di prigione.
Non può dire la sua, non può opporsi al volere del padre e deve per forza sottomettersi alle sue responsabilità da figlio dell'ambasciatore.
Levy esce dall'ufficio, e si dirige verso la camera di Natsu per prendere la cravatta da lui chiesta.
Il ragazzo, intanto che aspetta, si siede sulla grande poltrona dietro la scrivania, e ne approfitta per curiosare un po' negli affari di suo padre che forse, un giorno, sarebbero passati a lui.
Apre i mille cassetti, uno a uno, ma niente di interessante.
Finché arriva all'ultimo cassetto, che sembrava fosse chiuso a chiave.
La curiosità del ragazzo cresce, e imperterrito si mette a cercare tra le scartoffie una chiave.
Cerca, cerca, ma nulla.
Finché, in una scucitura della poltrona, non vede un qualcosa di metallico e dorato.
Ops, trovata.
Il ragazzo prende la chiave, e col cuore che accelerava il battito ogni secondo sempre di più, apre il cassetto.
Al suo interno, era presente un semplice cofanetto fabbricato a mano.
Natsu lo prende e se lo posa sulle gambe.
Il cofanetto, contiene delle pagine di giornale, e due lettere.
Il ragazzo, sentendo dei passi arrivare, inizia a mettere tutto in ordine, prende il contenuto del cofanetto e se lo deposita all'interno della giacca, rimette il cofanetto all'interno del cassetto, chiude a chiave quest'ultimo e nasconde la chiave nel suo nascondiglio.
Pochi secondi dopo, appare una Levy alla porta con due cravatte.
"Neh neh Natsu-san, quale?"
Dice facendo il broncio indeciso e mostrando entrambe le cravatte.
Natsu sorride e si alza dalla poltrona.
"Va benissimo questa qui."
Afferra la cravatta e guardandosi allo specchio, se la mette.
"Grazie Levy, appena arrivano gli ospiti avvertimi, vado un attimo in camera!"
La turchina non fa in tempo a rispondere che il rosato sfreccia via sulle scale.
Levy se la ride sotto i baffi.
"Bah, Lucy aveva proprio ragione a dire che è strano."
Natsu dopo essere entrato in camera, chiude la porta a chiave e si fionda sulla scrivania.
Sparge le varie pagine sulla scrivania e prende in mano le due lettere.
Una, era in una busta completamente bianca sul davanti, mentre sul retro c'era scritto "Ambasciatore Acnologia".
Nonno? Cosa c'entra il nonno?
Prende l'altra lettera, stesso davanti bianco, mentre sul retro c'era scritto "Layla e Jude Heartphilia".
Heartphilia?
..non è il suo cognome?
Una volta presa la pagina di giornale, al ragazzo tra poco venne un colpo.
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CHE SIA OMICIDIO?
Quest'oggi, 20 maggio 1992, Jude e Layla Heartphilia sono condannati a morte, accusati dell'omicidio dell'ambasciatore che sarebbe divenuto il successore dell'attuale Ambasciatore Acnologia.
Le ricerche della primogenita della coppia sono ancora in atto.
Tuttavia la corte giuridica, senza voler giustificare i fatti, pensa sia opera di un ricatto.
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Il ragazzo, quando si accorge che le sue mani avevano iniziato a tremare, distoglie i suoi occhi dalla pagina di giornale.
Cosa significa tutto questo?
I suoi..genitori..
Erano degli assassini ricercati?
Il ragazzo legge e rilegge più e più volte quelle righe, sperando che aveva letto male,o aveva capito male, come se da un momento all'altro potesse cambiare il contenuto.
Ma non fu così.
Lo sguardo di Natsu cade nel vuoto.
Non riesce ancora a credere, a quello che aveva letto.
Doveva fare qualcosa, doveva avvertirla, doveva sapere chi era, doveva proteggerla.
Prende le lettere, e le legge entrambe.
No, no, no, no.
Devo andare da lei.
Dopo ciò, non posso e non voglio rimanere qui.
Prende le carte, e mentre cercava un nascondiglio sentì aprire la porta.
Cazzo.
"Padre."
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