"Leviosa", mormorò un ragazzino del primo anno, e il ritratto si aprí per farci spazio e lasciarci entrare. La Sala Comune di Grifondoro sembrava non essere cambiata neanche un po'. Il camino, i dormitori, la Signora Grassa, l'alta finestra della Torre, era tutto identico. Una sfilza di ragazzi esaltati la popolava, e alcuni di loro alzavano la testa per guardarmi.
Seguii il perimetro dell'area con gli occhi, fino ad individuare un posto vicino a una ragazza dai lunghi capelli dorati seduta con le gambe incrociate e un libro fra le mani. Mi accomodai, e non resistetti alla tentazione di guardare cosa stava facendo. Era un test. La domanda su cui lei era soffermata recitava: "Un Patronus può assumere la forma di un oggetto e scacciare la Magia Oscura. Vero o falso?".
Spostai lo sguardo su di lei, per carpire la risposta su cui stava rimuginando. Infine segnò 'Vero'.
"No, è falso", mi intromisi io. "Un Patronus può assumere solo la forma di un animale e manda via i Dissennatori".
Lei si voltò verso di me con sguardo confuso. Aggrottò le sopracciglia e fece una smorfia. "E tu saresti?", scandí, quasi con disprezzo.
"Hermione Granger".
"Quanti anni hai, Hervone?".
"Hermione", la corressi, un po' irritata. "Sedici, comunque".
Mi rivolse uno sguardo sconcertato. "Hai seguito ciò che ha detto quella noia del professor Evermile?", mi chiese. "Anche io ho sedici anni, e sinceramente non ho capito una parola riguardo ai Patroni".
Scrollai le spalle, cercando di sembrare più tranquilla possibile. "Credo che sia un argomento particolarmente interessante". Questa fece, se possibile, un'espressione ancora più dubbiosa.
"Come mai non ti ho mai vista, Hervone?".
"Hermione!", ripetei. "Non sono molto socievole, preferisco starmene per i fatti miei".
"Capisco", disse, e, ancora incerta, tornò sul suo test. "Dimmi", riprese, indicando una domanda. "Visto che sei così appassionata delle lezioni di Evermile, quali sono le tre Maledizioni senza Perdono?".
Posso giurare di aver sentito il mio cuore fermarsi per un momento. I miei pensieri indugiarono su Cedric Diggory, Sirius, i genitori di Neville, e provai un odio profondo verso questo professor Evermile, che aveva spiegato ai suoi alunni le Maledizioni senza Perdono.
"La Maledizione...", borbottai. "La Maledizione Imperius, la Maledizione Cruciatus, e...". Sentii il bisogno di prendere aria prima di ripartire. "L'Anatema che uccide".
"Perfetto, grazie", disse, ignorando la mia esitazione. "Comunque, io sono Bethany. Ma puoi chiamarmi Beth, se mi aiuti ancora con Difesa contro le Arti Oscure".
Abbozzai un sorriso. "Di questi tempo ognuno dovrebbe conoscere la Difesa contro le Arti Oscure", commentai.
"Perché, di questi tempi?".
"Per Tu-Sa...". Mi venne un colpo. Mi ero dimenticata che non mi trovavo nel mio tempo. "Quanto ne sai di Tom Riddle?", dissi, per cambiare discorso. Una luce si accese nei suoi occhi azzurri, e parve dimenticare la frase detta da me poco prima. Sorrise, sognante.
"Tutti sanno almeno qualcosa di Tom Riddle. Il ragazzo più bello di Hogwarts, non trovi? Affascinante, persuasivo, intelligente".
"Non sarei così presa da lui se fossi in te".
Devo smetterla, pensai, se non chiudo il becco capiranno.
"Perché?", chiese, improvvisamente seria.
"L'apparenza inganna, Beth".
"Andiamo, è troppo dolce per nascondere qualcosa!".
Quasi mi trattenni dal ridere. "Ricrediti. Forse un giorno capirai".
E detto così, lasciandola nel dubbio, me ne andai.