Fissavo l'oggetto brillante sulla mia mano. Sembrava un Boccino d'Oro. Non avevo mai cavalcato una scopa, eppure quella piccola sfera scintillante mi caricava di eccitazione. Non succederà nulla, mi ripetevo, salverai il mondo, andrà tutto bene. Ma poi, mi venne in mente ciò che dissi quella volta ad Harry: "La professoressa McGranitt mi ha raccontato le cose orribili che sono successe quando i maghi hanno interferito col tempo...".

Il Giratempo ondeggiava, mosso dal venticello che proveniva dalla finestra del bagno. Mi voltai a guardare la Torre di Grifondoro, alta, che trafiggeva il cielo. Probabilmente Ron ed Harry stavano oziando, lanciandosi addosso gli appunti accartocciati di Pozioni. Sospirai. Mirtilla Malcontenta piagnucolava, galleggiante nell'aria su uno dei bagni. Tornai al Giratempo. Un raggio di sole lo sfiorò, lasciando la traccia della sua luce sulla manopola. Avvicinai un dito alla rotella, ma esitai, restando sospesa tra indecisione e paura. Premetti il polpaccio sulla rotella e strinsi i denti. Un altro sguardo alla ormai lontana dai miei pensieri Torre di Grifondoro, poi chiusi gli occhi e lasciai che il mio indice roteasse, in modo da far rivoltare il Giratempo. E tornai indietro. Di giorni, di mesi, di anni. Tanti, troppi giri, che a mano a mano staccavano i piedi dalla realtà. Mi sentivo vuota, surreale, inesistente. Mi sentivo parte dell'aria. Mi sentivo estranea al tempo.

Poi, la mia anima si fermò, e tutto tornò reale, concreto. Potevo toccare le pareti di quello squallido bagno, potevo rivedere la Torre di Grifondoro. Per un momento credetti che qualcosa fosse andato storto, perchè tutto era identico a come era prima. Ma poi mi accorsi di un particolare: Mirtilla Malcontenta non piagnucolava. Anzi, non c'era proprio. Lei non era ancora morta. Feci un respiro profondo, e mi avviai verso l'uscita. Due ragazze ghignanti si aggiravano per il bagno, e appena mi videro inziarono a sibilare confuse. Certo, non sapevano della mia esistenza. Accennai un sorriso, ma loro si scambiarono un'occhiata se possibile ancor più sconvolta e sgattaiolarono via, senza abbandonare la scia di mormorii. Aprii con cautela la porta, cercando di sembrare più normale possibile. Ma una possente, molto possente, figura mi strappò da quel tempo che non era il mio, per tornare da dove ero arrivata.

"Hagrid!", esclamai, quasi strillando. Corsi verso l'omone che non aveva perso l'aspetto selvaggio e i capelli arruffati, ma mi guardava con sguardo innocente e quasi intimorito.

"E tu chi saresti?", mi chiese con voce rauca.

"Her...", provai a dire, ma mi si bloccò la saliva in gola. Non potevo dirgli il mio nome, anzi, non potevo neppure farmi vedere, perchè nel futuro che sarebbe venuto si sarebbe ricordato di quella strana Hermione Granger che gli era apparsa davanti anni prima. "Credo di aver sbagliato persona", mi giustificai, e corsi via.

Tutti mi guardavano esterrefatti, specialmente i Grifondoro, che dovevano conoscere ogni persona della loro Casa, ma non si ricordavano minimamente di me. Per forza, io non esistevo. Poi qualcosa mi fece fermare di scatto, e per poco non cadevo su una buccia di banana.

C'era un ragazzo di fronte a me, che discuteva animatamente con un altro mingherlino e biondo, la copia perfetta di Draco Malfoy. Doveva essere Lucius. Al collo dei due armeggiava la cravatta verde e argentata di Serpeverde. L'altro ragazzo aveva arruffati capelli neri, era alto, mostrava uno sguardo affascinante, penetrante, misterioso. Poteva essere chiunque, finché Malfoy non pronunciò chiaramente "Tom".

Era lui. Quel bel giovane apparentemente innocuo, con gli occhi trafiggenti, che al solo passaggio le ragazze tremavano d'emozione, era la creatura che tutti, nel mio tempo, temevano. Era Lord Voldemort.