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Soluzioni Confuse (cap.12)



Un timido raggio di luce filtrava dalle fessure delle persiane illuminando la stanza di Josie. La ragazza dormiva beata, coperta solo in parte dalle sottili lenzuola.
Era molto presto, l'orologio sul comodino segnava le 5:55 del mattino, e la sua sveglia sarebbe suonata allo scoccare delle 6:00, il che significava che le rimanevano ancora cinque minuti di sonno beato.

Ma il suo riposo venne spazzato via completamente dall'entrata di Maggie nella stanza. La sorella maggiore appoggiò una tazza fumante di caffè sul comodino e, con l'intento di buttare giù dal letto la sorella minore, aprì le persiane e si precipitò al letto della giovane.
«Sveglia, dormigliona!», esclamò impaziente.
Josie mugugnò qualcosa di incomprensibile, coprendosi il viso con una mano, e Maggie agguerrita gliela spostò avvicinando la tazza di caffè al suo piccolo naso.

«Avanti, Josie, svegliati! Guarda che ti ho preparato! Il tuo adorato caffè! Forza, svegliati!»
Josie si strofinò gli occhi e, con la tipica voce del sonno, domandò: «Che ore sono?»
Quasi non finì la frase che la sveglia scoccò le 6:00, intonando una canzone di Pavarotti a loro parecchio familiare.

"Buongiorno a questo giorno che
si sveglia oggi con me
Buongiorno al latte ed al caffè
Buongiorno a chi non c'è."

Allungò una mano per spegnere la sveglia, poi si tirò su a sedere sul letto mentre guardava Maggie tutta eccitata che batteva le mani, curiosa di sentire il racconto di quella serata.
«Allora? Voglio sapere tutto! Ogni cosa!»

Josie la guardò con gli occhi ancora socchiusi.
Amava sua sorella, ma fra il risveglio ed il caffè nessuno doveva parlarle, nemmeno lei.
Il suo cervello era ancora dormiente.
«Maggie, ti prego, prima il caffè!»
«Eccolo, tesoro!», disse prontamente la maggiore, porgendole il caffè tra le mani.
Josie afferrò la tazza fumante e chiudendo gli occhi respirò il delizioso aroma dell'amato liquido nero. Avvicinò la bocca e fece il primo sorso: appena lo gustò le si dipinse sul viso tutto il piacere che provò nell'averlo assaporato.

Oh sì, adorava il primo caffè della giornata, pensò continuando a sorseggiare.
Maggie impaziente decise di rompere di nuovo quel meraviglioso momento.
«Allora? Raccontami! Che ti ha detto? Di cosa avete parlato? Ti ha baciato?»
«Cosa?! No che non mi ha baciato! Maggie!!!»
«Come non ti ha baciato?! E allora perché è venuto?»
«Ma perché? L'unico motivo doveva essere un bacio, secondo te?», chiese Josie guardando la sorella di sottecchi.
«No... ma, credimi, lui aveva il tipico sguardo di uno che voleva baciarti!», precisò la più grande con un sorriso alquanto malizioso.
«Be', ti sbagli. Non mi ha baciato.»
«E allora perché è venuto?», Maggie assunse sul viso un aspetto confuso e anche un po' deluso.

Era convinta di aver colto nel ragazzo uno sguardo davvero languido nei confronti della sorellina.
Sembrava fosse impaziente di rubarle le labbra, ma non era successo.
«Senti, non correre come al tuo solito... abbiamo parlato, scherzato...»
Decise di non raccontare la storia della campana alla sorella, era una cosa che voleva tenere per sé, ma il solo pensarci di nuovo la fece sorridere con occhi sognanti.

«È stato divertente, dolce e bello! Ma nessun bacio, perciò smettila.»
Maggie sorrise guardando Josie, non le sfuggì affatto l'aria beata che assunse nel ripensare alla sera precedente, e non perse l'occasione di punzecchiarla amorevolmente.
«Cosa vedo qui? Una piccola ragazzina innamorata... ma guardati!»
«Ma quale innamorata, scema! Sto solo dicendo che sono stata bene... me lo hai chiesto e te l'ho detto!»
E, con uno scatto felino, rischiando di far cadere il caffè, scese dal letto per andare in cucina, Maggie la seguì all'istante.
«Ma per favore! Hai i cuoricini al posto degli occhi e non parliamo del tuo labbro! Stamattina è completamente arricciato! E non ti ha nemmeno baciata! Figuriamoci se lo faceva!»

«Sta' zitta, Maggie! Non succederà, mi dispiace deluderti. Charles non è venuto qui per baciarmi né tantomeno per quello che pensi tu...»
«E allora, perché è venuto? Sentiamo!», dichiarò la maggiore incrociando le braccia al petto in attesa di una spiegazione.
Josie aprì la bocca per rispondere, ma, nell'esatto momento in cui stava per parlare, si rese conto che non aveva una risposta a quella domanda.

C'era stato un momento la sera prima in cui aveva pensato che Charles avesse un debole per lei, ma poi quel momento era svanito.
Lui era un emblema vivente per lei: i suoi sguardi e le sue frasi buttate là quando meno se lo aspettava la confondevano, facendole credere che ci fosse qualcosa da parte sua.
Ma poi entravano in scena le sue sparizioni.
Non rispose alla sorella e addentò una fetta di pane tostato con la marmellata.

«Non mi rispondi?», insisté Maggie guardandola fare colazione, «Avanti, Josie! Si è presentato qui a mezzanotte passata, dopo tre settimane che era sparito! Ci sarà stato un motivo!»
Josie fissò la sorella e alzò le spalle.
«Passava da queste parti.»
«Balle! Non ci credi neanche tu!», sputò la maggiore con ilarità.

Non voleva prendere in giro Maggie, ma non voleva neanche illudersi su quella serata.
Charles le incasinava la testa e soprattutto le faceva battere il cuore in un modo inaspettato.
E aveva paura di quell'emozione; per lei era pericoloso provare dei sentimenti per qualcuno.
Buttò fuori un grande sospiro e parlò: «Ha detto che aveva voglia di vedermi, per questo è venuto!»
«E poi?»
«E poi niente, è andato via!»
«No, aspetta... io non capisco...», esclamò confusa Maggie.

Josie sospirò di nuovo ed esasperata spiegò definitivamente come si era conclusa la serata.
«Una volta tornati sotto al portico, ci siamo salutati. Ma prima di entrare a casa gli ho chiesto perché era venuto e lui ha risposto che aveva voglia di vedermi. Ma poi il suo cellulare ha squillato e si è rotto il momento...», raccontò abbassando gli occhi sulla tazza di caffè fra le mani, «Lui ha risposto alla chiamata e, scusandosi, mi ha salutato. Dopodiché se n'è andato.»
«Stai scherzando?! Ma almeno vi siete scambiati il numero?»
«No, non me l'ha chiesto e di certo non l'ho fatto io! E poi non c'è stato modo di chiederlo! Non potevo dal nulla chiedergli il numero! E lui non credo fosse interessato ad averlo, altrimenti lo avrebbe fatto, no?»

Maggie era contrariata da ciò che le aveva raccontato la sorella e anche un po' sorpresa.
Aveva osservato Charles dall'oblò della cucina la sera precedente. Avrebbe giurato che il ragazzo fosse parecchio preso dalla sorellina, c'erano tutti i segnali di un interesse concreto.
Balbettava insicuro, si spostava con il peso del corpo da un piede all'altro e la guardava come se fosse un gioiello raro.
Ogni ragazza doveva essere guardata almeno una volta nella vita in quel modo.
Eppure, non aveva fatto ciò che si sarebbe aspettata che facesse.
Josie aveva ragione: Charles era un emblema vivente.

Mentre Maggie era assorta nei suoi pensieri, Josie decise di andarsi a preparare per la giornata. Prima di avviarsi in camera lasciando Maggie sola in cucina, le scoccò un bacio sulla guancia e con malinconia disse: «È tardi, meglio scendere.»
«No, aspetta... e tu come l'hai presa?»
Josie si bloccò sul posto e diede un ultimo sguardo alla sorella.
«Non lo so, Maggie, io... io sono confusa... non voglio illudermi che ci sia qualcosa per poi...», sospirò, «Per poi sbagliare. Inoltre, ora c'è Carlos... anche con lui sto bene.»
Abbassò lo sguardo a terra per non far vedere a Maggie i suoi occhi. Un solo sguardo le sarebbe bastato per scoprire che c'era di più di ciò che aveva detto in quelle parole.
Si diresse in camera sue e si preparò per la giornata.

Maggie guardò la sorella allontanarsi, voleva dirle tante cose ma la lasciò andare. Josie doveva capire da sola cosa realmente provasse. Svogliatamente, si preparò anche lei e scesero entrambe al lavoro.

*****


Charles era disteso sulla panca, concentrato sui suoi pesi, completamente assorbito dai suoi metodi per controllare la respirazione. Era decisamente una buona soluzione per scaricare la tensione.
Andrea gli stava dietro per contare e controllare i suoi esercizi e in più per capire cosa passasse per la testa del ragazzo.
«Quindi non le hai chiesto neanche il numero?»
Charles espirò forte portando il peso al petto.
«No.», rispose lapidario.
Poi tirò di nuovo in alto il peso e inspirò profondamente.
«Io non capisco, ma questa ragazza ti piace o no?»
Espirò di nuovo e pronunciò: «È complicato.»
Andrea gli bloccò il peso fermando il movimento e glielo fece sistemare dicendo: «Era l'ultimo.»

Charles si tirò su con la schiena e si asciugò il sudore con un asciugamano mentre il suo amico e personal trainer si sedette di fronte a lui.
«Ho preso una laurea, credo di poter comprendere qualcosa di complicato, o posso provarci quantomeno... spiegami...»
Il monegasco lo guardò con un sorriso sghembo mordicchiandosi l'interno del labbro e riflettendo se spiegare o meno.
«Mi piace. Mi piace tanto... forse troppo. Non voglio occupare la testa con qualcosa che mi distrae dal mondiale. Devo pensare a guidare!»
«È una cazzata, puoi fare entrambe le cose, e lo sai! Qual è il vero motivo?», domandò Andrea aspettando una spiegazione migliore.
«Non so neanche se sia interessata a me...»
«Chiedile di uscire seriamente. Non come un fantasma che si presenta al suo locale a tarda notte. E poi, anche in quel caso, ha passato la serata con te e, a mio parere, è già una risposta.»

Charles si mordeva le unghie ascoltando attentamente ciò che stava dicendo Andrea e forse aveva ragione, ma lui era parecchio confuso su tutta quella situazione.
La sera prima, nel momento in cui le aveva detto il vero motivo per cui era andato da lei, era entrato nella più totale confusione. Scappò approfittando di quella stupida chiamata di Riccardo che lo invitava in qualche locale al centro di Monte Carlo. Non era interessato ovviamente a raggiungerlo, ma era un buon motivo per allontanarsi da quel portico.
Da lei.

La ragazza gli piaceva più di quanto non avesse immaginato.
Guardò Andrea che ancora aspettava una qualche tipo di risposta da parte sua.
«Esce con un altro... con Sainz!»
Andrea lo guardò strizzando gli occhi.
«Sainz?!»
«Già... Sainz.», continuò Charles, alzandosi dalla panca su cui sedeva per andare al tapis-roulant.
«È una cosa seria?», domandò Andrea seguendolo.

Intanto che Charles programmava la sua corsa e il tappeto iniziava lentamente a muoversi, rispose: «Non lo so e non lo voglio sapere.»
«Scusa?! Hai paura di perdere contro Sainz?»«Che? Non dire stronzate... non è quello il punto!»
«Qual è il punto? Perché io proprio non ti capisco! Mi sembra di parlare con un Leclerc che non conosco! Quella ragazza ti piace! Ed era da un po' che non succedeva. Cosa stai aspettando?! Vattela a prendere!»

Charles si fermò di colpo, bloccò il tapis-roulant e si girò verso Andrea.
«Non è un qualcosa che posso andare là e prendermela! Non voglio creare casini, se non sono sicuro di quello che provo! Non voglio dar fastidio a Josie né tantomeno a Sainz. Lui è ok per me ed io non voglio fare lo stronzo.»

Andrea lo osservò accuratamente, era tipico di Charles essere onesto col prossimo prima di tutto. Ma sapeva perfettamente che, se c'era qualcosa che desiderava davvero, non guardava in faccia a nessuno, lui era un combattente.
«Allora cerca di capire quanto lei sia importante. Se ne vale la pena. Ma sbrigati... o potrebbe essere tardi dopo.»

Charles lo guardò in silenzio e dopo qualche secondo annuì.
Andrea aveva capito, come sempre del resto. Riavviò il tappeto e continuò a correre.

*****

Il telefono di Josie squillò per la terza volta quella sera disturbando il suo momento di relax sotto la doccia. Uscì avvolgendosi un asciugamano intorno al corpo e uno ai capelli e velocemente prese il cellulare per rispondere senza guardare il display.
«Pronto?!»
«Finalmente! Ma dov'eri?!», esclamò Carlos ridendo dall'altro capo del telefono.
«Ero sotto la doccia, scusami.»

Era passata poco più di una settimana da quando Charles era stato allo CHERIE per poi sparire di nuovo nel nulla. C'erano stati dei Gran Premi di mezzo e lei conosceva la devozione di Charles al suo lavoro. Perciò continuava a ripetersi che fosse quello il motivo della sua nuova sparizione. Ma nello stesso tempo la delusione della sua assenza cresceva nel suo cuore.

Carlos invece non aveva mancato un giorno di chiamarla o di scriverle, l'aveva tenuta informata durante ogni Gran Premio e una volta concluso era sempre andato un paio di giorni a Monaco. Avevano passato delle belle serate insieme, erano andati a cena e in qualche locale con alcuni amici.
Lei gli aveva fatto conoscere persino delle amiche sue e di Maggie incontrate in un pub nel loro quartiere, passando la serata tutti insieme. Si erano divertiti molto. Josie aveva passato delle ore spensierate.
L'ultima sera che lui rimase a Monaco la baciò.


Erano in macchina, l'aveva riaccompagnata a casa dopo la loro serata insieme, e si stavano salutando.
Carlos sarebbe ripartito per la Spagna il giorno dopo.
Josie era abituata al suo bacio sulla guancia a fine serata, ma quella sera le si avvicinò, appoggiò una mano dietro al suo collo e le catturò le labbra.

Lei rispose al bacio, Carlos baciava davvero bene e lei ne aveva disperatamente bisogno. L'avrebbe aiutata a scacciar via dalla sua mente il continuo pensiero di Charles.
Ma al solo pensiero di lui si sentì bruciare dentro e, nella speranza di spazzare via quel sentimento, approfondì il bacio. Le labbra si infuocarono e quel bacio delicato divenne sempre più appassionato.

Carlos spostò le mani lungo il suo corpo, fece scivolare una mano sotto il bordo del suo top e sulle sue labbra bisbigliò: «Se vuoi possiamo andare a casa mia.»
E, come una doccia gelata, quelle parole investirono Josie che si staccò di colpo, lasciando Carlos a baciare l'aria.
Gli spostò le mani dal suo corpo con urgenza e quasi senza fiato disse: «No... io... non... possiamo... è ancora presto per questo... no, non è esattamente questo che volevo dire... intendo che non voglio... stasera non voglio... scusami.»

Freneticamente cercò di sistemarsi i vestiti e di afferrare le chiavi dalla borsa, mentre lui cercava una frase da dire per rimediare a quel fraintendimento.
«Scusa io non volevo spingerti a... è solo che mi sono lasciato trasportare e sembrava che anche tu... insomma...»
«Carlos, tu baci davvero bene e avevo voglia di baciarti, ma... ma vorrei fermarmi al bacio. Non mi sento pronta ad andare oltre.»

Carlos le accarezzò la guancia.
«Ehi... Ehi... abbiamo tutto il tempo! Ci frequentiamo da poco, lo capisco.»
"FREQUENTIAMO"?! Era questo che facevano?, si domandò Josie. Lei non si sentiva come se stesse frequentando qualcuno.
Frequentarsi equivaleva ad avere l'intento di arrivare ad una relazione.
No, lei stava solo godendo della compagnia di un ragazzo.
Un ragazzo piacevole, ma niente di più.
Cercò le parole più delicate possibili per spiegarsi senza ferire Carlos: «Io non... non vorrei dare un etichetta a questa cosa tra noi... cioè, tu mi piaci davvero e mi piace passare del tem...»

«Ma? Perché stai per dire un grosso "ma", giusto?», la interruppe lo spagnolo deluso.
Lei sorrise cercando di rassicurarlo nel limite del possibile, e mentre gli accarezzava la guancia disse: «Voglio vivere questa cosa giorno per giorno, senza darle un nome. Diciamo solo che stiamo passando del tempo insieme.»

Lui appoggiò la testa alla sua mano e la guardò intensamente negli occhi.
Non disse nulla, riflettendo su quelle parole, per poi chiederle con un malizioso sorriso: «Posso baciarti di nuovo?»
Lei rise, contenta che l'avesse presa bene, e rispose: «Credo di sì... se vuoi, sì! Puoi baciarmi.»
Non se lo fece ripetere due volte.

*****

Le giornate filavano come da routine, Josie e Maggie alla tavola calda, Carlos immerso nei suoi impegni da pilota e Charles continuava ad essere assente nella vita di Josie.
La ragazza era abbastanza serena di come stavano andando le cose con Carlos, ora che aveva specificato la natura del loro rapporto era tutto più leggero.

Questo però non le portava via quel senso di tristezza che l'assaliva quando pensava al monegasco. Il suo ricordo portava in lei una grande malinconia. E l'immagine del suo viso faceva sì che il cuore le riprendesse a battere in modo anomalo. Il ricordo di quella sera passata insieme, del suo sorriso e dell'intensità di come aveva pronunciato la risposta alla sua domanda, "Avevo voglia di vederti.", la facevano tremare ancora.
Ma non doveva pensare a lui.
Al suo viso.
Alle sue mani.
Era sparito di nuovo e lei non era disposta ad esporre il suo cuore e la sua anima a quell'altalena di emozioni. Doveva cancellarlo dalla sua mente.

A strapparla dai suoi pensieri fu la chiamata di Carlos, che euforico subito dopo che lei rispose esplose: «Ehi, ragazza! Questo weekend tieniti libera! Avverti Maggie che sarai tutta per me per tutto il fine settimana. Ti prego, non dire no!»

Mentre Carlos parlava, Josie rifletteva sulla proposta. Forse le avrebbe fatto bene stare con Carlos, forse così non avrebbe pensato continuamente a Charles. Così senza starci a rimuginare troppo rispose: «Ok, dove mi porti?»

«Non ne parli prima con Maggie?», chiese lui sorpreso.
«No, sono comproprietaria della tavola calda, posso prendere decisioni anche da sola! Perciò, dove andremo?»
«È una sorpresa.»
«Carlos, ti prego, potresti evitare sorprese?»
«Tranquilla, questa volta ti piacerà! E porta il costume da bagno e la crema solare!»
Dopodiché riattaccò e la lasciò in sospeso con mille domande che le frullavano nella testa, fra le mani le squillò di nuovo il cellulare segnalando l'arrivo di un messaggio.

Da: Carlos F1
Venerdì alle 16:00 ti passo a prendere 😘

*****

Charles era seduto tranquillo in un bar di Monte Carlo.
Aveva dei giorni liberi fino al lunedì seguente. E quel giovedì mattina decise di vedersi con Pierre che si trovava a Monaco per motivi personali.
Il francese finalmente arrivò al bar, "Puntuale come sempre...", pensò Charles con sarcasmo.
Sorrise all'amico monegasco e si sedé ordinando da bere.
«È tanto che aspetti?»
«No, sono arrivato da poco, allora?»
Iniziarono a parlare del più e del meno. Dei kart e del progetto di Charles. Dei Gran Premi, del cibo e dei ristoranti. Parlarono della famiglia e di Caterina.

Passarono due ore tranquille, quando uscirono fuori dal bar, prima di salutarsi e andare ognuno per la propria strada, Pierre gli chiese: «Che fai questo weekend? Noi andiamo in barca, perché non vieni anche tu?»
«Ah, no! Questo fine settimana dormo!»
«Dai, Charles! Vieni! Vengono anche Daniel e Max. Caterina porta un'amica!»
«No, no! Evitiamo appuntamenti al buio, Pierre. Per favore!»
Pierre rise di gusto.
«Ma quale appuntamento al buio?! Non lo farei mai, lo sai!»
«Eh, sì, sì, come no!»

Da quando stava con Caterina gli aveva presentato ogni tipo di ragazza e sua amica per sistemarlo ed uscire in quattro.
«Dai, Charles, ci divertiamo... sole, mare e aria fresca... zero stress!»
Charles sospirò, forse Pierre aveva ragione, magari avrebbe liberato la mente.
«Ok, ma niente appuntamenti al buio, chiaro?»
Pierre continuava a ridere.
«Quando si parte?»
«Domani verso le 16:30.»
«Ok, a domani allora.»
Pierre alzò il pollice e mentre si allontanava disse: «Ci vediamo al porto!»

*****

Venerdì ore 16:35, Monte Carlo.

«Carlos, ma questo è il porto! Quindi stiamo andando...»
«In barca.», disse sorridendo Carlos mentre spegneva la macchina e toglieva le chiavi dal quadro.
«Non mi avevi detto di avere una barca!», esclamò Josie incuriosita.
«Non è la mia, è di Pierre. Daniel mi ha chiamato e mi ha detto che andavano in barca e ci ha invitato.»
Senza dire nulla, Josie continuava a guardarlo sorridente.
«Ti piace andare in barca, giusto?»
«Sì, mi piace.»
Sorrise più ampiamente e Carlos le baciò velocemente le labbra, prima di scendere e prendere le loro poche cose.
Josie scese dall'auto, entusiasta della sorpresa questa volta. Nelle loro uscite precedenti aveva detto a Carlos che le piacevano le barche, ma non pensava lui lo ricordasse. Invece probabilmente era attento a cosa le piaceva e a cosa non gradisse. Al pensiero della sua premura nei suoi confronti sorrise.
Si diresse verso Carlos che era già arrivato davanti al grande yacht di Pierre e l'aspettava. Accelerò il passo ed una volta vicina si fece aiutare a salire.
Guardò bene a terra dove metteva i piedi e nel momento in cui alzò il viso il suo cuore si fermò. Tutto il suo corpo venne attraversato da un brivido irrefrenabile, le gambe diventarono deboli e un insieme di tante farfalle nello stomaco la fecero bloccare davanti a quel viso così familiare e a quei due grandi occhi grigio-verdi che le erano terribilmente mancati.
Cominciò a credere che sarebbe stato un weekend molto lungo.

Ok sono cattiva a finire qui??? Secondo voi cosa succede??
Josie è davvero davvero spaventata dalla confusione che ha in testa. Perciò ora vedremo come gestisce questa cosa, bloccata con i suoi due bei piloti in mezzo al mare,nessuna via di fuga.😏😰🛥🛥🛥
Vi è mai capitato di non sapere cosa volete?
Ditemi se questo capitolo vi è piaciuto o se non vi è piaciuto,va bene tutto!!
Scrivetemi cosa ne pensate sono curiosa e se non chiedo troppo regalatemi una stellina. 💋 bacio

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