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Solo un semplice ragazzo (cap.6)



Sabato 25.05.2019, GP di Monte Carlo

Le prove erano andate male sia per Charles che per Sebastian Vettel: i due piloti non erano riusciti a piazzarsi tra i primi tre. Per il pilota monegasco, uscito in Q1 per un evidente pasticcio ai box, fu decisamente una giornata negativa.
Meglio Vettel ma non abbastanza, perché nonostante il miglior tempo nella prima sessione di qualifica era riuscito a conquistare solo un quarto posto.
Questi non erano i risultati che ci si aspettava dalla Ferrari.
Charles aveva i nervi a fior di pelle, ma doveva rimanere calmo.
Gestire la rabbia era una delle cose su cui aveva lavorato tanto. Si sfilò il casco e la balaclava e tolse le cuffie.
Con un gesto veloce si spettinò la sua folta chioma e uscì di lì. Aveva bisogno di aria.

Camminava per il paddock cercando di liberare la mente da ciò che lo preoccupava.
Era la sua città, doveva fare bene.
Voleva fare bene.
Decise di prendere un cappuccino, così si addentrò nella zona ristoro.
Qualche fan gli si avvicinò per una foto e un autografo, non ne aveva molta voglia ma non era educato ignorarli: loro erano la parte viva della sua popolarità e avevano diritto ad un saluto e ad un sorriso.
Si sforzò di farlo e fu premiato, perché nessuno di loro fu invadente e riuscì ad arrivare al bancone indisturbato e ordinare il suo cappuccino.
Alzò lo sguardo mentre girava il cucchiaino nel liquido caldo e la vide: Josie.

Era seduta ad un tavolo e sorseggiava qualcosa da un bicchiere d'asporto. Se gli occhi non lo ingannavano, sembrava un caffè americano; la osservò per qualche secondo mentre scriveva qualcosa su un blocco.

La sera prima durante il buffet, dopo le prove libere, la vide insieme a Maggie nel mezzo della sala, circondata da mosconi a caccia. Non tutti ovviamente, ma conosceva i suoi colleghi e sapeva che molti di loro adoravano il loro lavoro anche per il successo che avevano con le donne.
Ora era seduta da sola, aveva voglia di raggiungerla e sedersi con lei, ma non voleva sembrare uno di quei mosconi e poi doveva concentrarsi sul suo lavoro.

Le prove erano andate da schifo, doveva elaborare ancora la cosa e sbollentare la rabbia, non stuzzicare una ragazza assorta nei suoi pensieri.
Ma mentre il suo cervello pensava questo, il suo corpo agiva in maniera del tutto autonoma, tanto che era quasi arrivato al tavolo dove lei era seduta.
Più si avvicinava e più l'odore inequivocabile di vaniglia aleggiava nell'aria.
I suoi capelli erano sciolti questa volta e la luce che filtrava dalla finestra ne illuminava le sfumature castane.
Charles le era ormai ad un passo ma lei non si accorse di lui, lo fece solo dopo che deciso disse:
«Ciao!»

Josie alzò la testa di scatto e contemporaneamente chiuse il blocco sul quale era assorta facendo inoltre cadere la penna. Il monegasco si abbassò subito per raccoglierla e lei imitò il suo stesso movimento dalla sedia.
Per un soffio le loro teste non sbatterono insieme, ma in compenso i loro occhi si incontrarono e Charles poteva giurare che Josie era parecchio sorpresa del suo saluto.
Non rispose subito, si limitò solo a guardarlo, ma, una volta che entrambi si tirarono su, lei con un filo di voce disse: «Ehi, ma non sei...? Come mai sei qui?»

Poi sorrise e aggiunse: «No, nel senso... che ore sono? Cioè, non dovresti essere alle prove?»

"Questa ragazza è davvero curiosa...", pensò Charles.
Aveva l'impressione che avesse parecchi pensieri in quella sua graziosa testolina e non sempre riusciva a tenerli per sé, il monegasco ignorò la domanda e si sedette sulla sedia di fianco a lei chiedendo: «Cos'è quel blocco?»

Allungò il braccio per afferrarlo, ma Josie fu più veloce di lui e appoggiando una mano sopra gli impedì di prenderlo, mentre, guardandolo dritto negli occhi, con tono severo disse: «Niente di interessante.»

Charles recepì subito il messaggio, non erano affari suoi, e si scusò immediatamente per l'invadenza, "Non dovevo avvicinarmi...", pensò.
Riprese il suo cappuccino tra le mani e si alzò, ma lei lo afferrò per un braccio bloccandolo.

«Scusami, non volevo essere scortese, ma davvero non é una cosa interessante.», disse sorridendo.
Aveva davvero un bel sorriso, pensò lui. Un sorriso che stava alleviando un po' della sua rabbia, così si risistemò sulla sedia.

«Allora, come mai non sei ad aiutare tua sorella?»

«È tutto pronto per il vostro arrivo, ieri a grandi linee abbiamo memorizzato i vostri orari, e oggi ci siamo organizzate un po' in anticipo... e poi avevo un disperato bisogno di caffè...», disse Josie prendendo il caffè davanti a lei.

«Mancanza di sonno?», chiese lui, senza davvero sapere il perché di quella domanda.
Non era di certo affar suo, ma era curioso di sapere cosa avesse fatto la ragazza la sera prima. Il bisogno di caffè era perché aveva fatto le ore piccole?, si chiese.

Josie dolcemente rispose: «Sì, non sono riuscita a dormire bene stanotte. Troppa adrenalina credo...»

Charles continuava a guardarla senza dire niente e lei, con un sorriso incerto e un po' agitata, continuò: «Questo mondo è un po' diverso dal mio...»

«È solo abitudine. Credimi, non è poi così diverso, solo persone che fanno il proprio lavoro.», disse Charles cercando di metterla a suo agio, ma non ebbe molto successo.

«Sì, forse per voi é così, ma per molti qui siete delle star e questa cosa un po' intimorisce, credimi...»

Il monegasco si irrigidì alle parole di Josie, era questo che pensava di lui?! Che fosse una star?! Lui era solo un semplice ragazzo che aveva lavorato tanto per realizzare il suo sogno e in parte ci era riuscito, ma aveva così tanta strada da fare e doveva lavorare ancora tanto. Non doveva fermarsi a salutarla, pensò e stranito rispose: «Non sono una star, sono un ragazzo come tanti altri!»

Detto ciò si alzò dalla sedia per andarsene, lasciando una Josie completamente confusa a guardarlo.
Come si girò trovò una ragazza che non conosceva davanti a lui.
«Charles possiamo fare una foto?»
Charles annuì e si mise in posa davanti al cellulare della sconosciuta ma non sorrise.
Dopo il click del selfie scappò via, di certo quel selfie indicava l'esatto opposto di quello che aveva appena detto a Josie, ma non si voltò per giustificarsi.
Doveva concludere quella conversazione, il nervosismo era tornato e aveva bisogno di ritrovare la calma.
Di nuovo.

*****

Josie rimase impalata nella sala del bar senza essere del tutto certa di aver capito cosa fosse successo.
Cosa aveva detto di così sbagliato da farlo irritare? Continuava a rivivere la conversazione nella sua testa e la sua voce irritata continuava a rimbombarle nelle orecchie: "Non sono una star, sono un ragazzo come tanti altri!"

Voleva riavvolgere il nastro e non aver mai detto quella frase stupida sulle star.
Era stata così felice quando aveva visto che era lui ad essersi avvicinato a lei, aveva il cuore che le rimbombava nel petto, e poi il suo parlare a sproposito aveva rovinato tutto.
Mentre la sua mente rimuginava su ciò che aveva appena combinato, attraversò tutto il cortile del paddock per raggiungere la sala centrale, dove si sarebbe consumato il buffet dopo le prove.

Appena arrivata davanti alle porte chiuse dell'entrata, fece un grande respiro e scacciò via tutti i pensieri legati all'ultimo incontro, poi entrò.
La sala non tardò a riempirsi. Come il giorno prima, meccanici, ingegneri, piloti e giornalisti andavano e venivano per mangiare un boccone veloce e rimettersi al lavoro.

Maggie e Josie erano occupate in cucina a controllare che ogni cosa andasse per il verso giusto e soprattutto far sì che il cibo non venisse a mancare.
Josie si avvicinò all'oblò delle porte a soffietto che separavano la cucina dalla grande sala e ne osservò attentamente ogni suo angolo per controllare se un certo pilota avesse fatto il suo ingresso, ma di Leclerc neanche l'ombra.

Ascoltando le notizie alla TV appena tornata dal bar, aveva scoperto con dispiacere che Charles non aveva avuto fortuna con le prove e pensò che il suo umore non era dei migliori anche per quel motivo.
Si rifiutava di pensare che la sua stupida osservazione di prima sulle star potesse aver destabilizzato l'umore di un grande pilota come lui; in fondo lei non era nessuno per lui, solo una ragazza raccolta per caso da una scalinata. Maggie si avvicinò a lei distogliendola dai suoi pensieri.

«Cosa c'è che non va?»

Josie guardò la sorella, moriva dalla voglia di confidarsi con lei per dirle della confusione che aveva avuto negli ultimi due giorni. Desiderava raccontarle della figura che aveva fatto nel pomeriggio e del timore di aver offeso in qualche modo il ragazzo che le provocava tutta quella strana confusione. Ma non disse niente di tutto ciò, al contrario sorrise, «Niente, tutto bene.»

Maggie gettò un fugace sguardo in sala poi, incrociando le braccia, tornò a guardare la sorellina: «Stai cercando quel pilota, ma lui non c'è.»
Josie aprì la bocca per negare, ma era inutile farlo con Maggie che la conosceva così bene, perciò non disse niente.
Abbassò lo sguardo e diede le spalle alla sala appoggiando la testa all'oblò.

«Ho visto come ieri ti ha sussurrato qualcosa e ho visto anche il tuo sorriso... ti piace, anche un cieco se ne accorgerebbe...»

«Mi ha chiesto solo della caviglia, niente di così entusiasmante, e non ho sorriso.»

Cercò debolmente di difendersi Josie, ma Maggie rise di gusto, scuotendo la testa da destra a sinistra.

«Josie, pensi davvero che sia stupida?! Riconosco quando c'è elettricità nell'aria, e lì c'era, ma non capisco perché cerchi di negare con me...»

«Perché ti sbagli. Non c'è nessuna elettricità, credimi... per lo meno da parte sua...», rispose una Josie quasi dispiaciuta.

«È bello provare emozioni, Josie, io sarei contenta se tu lo facessi...»

La sorellina la guardò con quello sguardo scettico e aspettò il maledetto "ma" che Maggie metteva alla fine di frasi come quella che aveva appena detto.
«Ma credo che questo sia un territorio pericoloso e deludente. Guardali, sono abituati ad avere donne... tante donne... sono piloti, pullulano di donne... le attirano come le api col miele. Non perdere la testa per nessuno di loro, perché te la faranno girare per poi lasciarti. Però te lo concedo, il tuo pilota è davvero carino, e a modo, aggiungerei.»

"Eccola qui, la tipica Maggie, diretta al punto...", ma Josie sapeva che la sorella aveva ragione: lei era una delle tante.
Non riuscì a rispondere a Maggie, perché la chiamarono per un intoppo in cucina e si allontanò, ma prima di farlo si girò verso Josie dicendole che ne avrebbero riparlato la sera nella stanza d'albergo vicino al paddock a loro destinata per quel weekend di gara.

*****

Avevano finito il servizio già da un paio d'ore e la sala era ormai vuota. I camerieri se n'erano andati da un quarto d'ora circa ed era rimasta solo Josie in sala.
Maggie aveva avuto un inconveniente con il cocktail alla pesca avanzato: se l'era rovesciato addosso lasciandola completamente fradicia. Erano appena scattate le 21:00, perciò Josie le disse di andare direttamente in camera a cambiarsi, rassicurandola che avrebbe finito di sistemare lei le ultime cose e l'avrebbe poi raggiunta.
Appena messo piede nel cortile del paddock, vide in lontananza una sagoma.
Era un ragazzo, si allontanava da un gruppetto vicino ad uno stand di bevande e si avvicinava a lei; nonostante le luci, non riusciva a capire se lo conosceva o meno.
Solo quando fu vicino realizzò di chi si trattava.
Carlos Sainz.

«Ehi, finito ora? Ho visto uscire tua sorella prima.»
Josie sorrise al pilota spagnolo, non aveva la sua solita tuta ovviamente, indossava dei semplici jeans e una t-shirt nera, e in mano aveva un succo di frutta.
«Sì, ho finito ora. Avevo da sistemare le ultime cose. Vi state svagando un po' prima della gara di domani?»
«Sì, niente di speciale, solo due chiacchiere e poi a letto, domani bisogna essere riposati.»
«Certo, capisco.»
Di nuovo sorrise al pilota davanti a lei e cercò di pensare a qualcosa da dire, ma c'era il vuoto totale nella sua mente.

Era stanca, voleva solo andarsene in camera; anche argomentare un discorso le risultava difficile, in più il ragazzo di fronte a lei la guardava dritta negli occhi e le creava un po' di disagio.
Carlos parlò rompendo il silenzio: «Ti va di bere qualcosa?»
Josie si pietrificò, "Mi sta invitando ad un qualcosa? Sì, be', sicuramente mi sta invitando...", le parole di Maggie le ritornarono alla mente: "le api col miele", "pullulano di donne", "ti fanno girare la testa".

Erano abituati alla conquista, questi piloti, perciò il ragazzo davanti a lei si aspettava decisamente un sì.
Ma non sarebbe arrivato, non subito almeno.
Era davvero stanca e voleva andare a letto, perciò cercò di declinare l'invito nella maniera più gentile che poteva: «Ti ringrazio, Carlos, ma sono davvero stanca, anche per noi domani sarà una lunga giornata, perciò vorrei andarmene a dormire, scusa...»

Cercò di spostarsi per superarlo, ma non era facile aggirare un pilota di Formula 1, e lui infatti spostandosi leggermente di fronte a lei, disse: «Ti accompagno, così ho un buon motivo per svincolarmi dalla proposta di Max di un paio d'ore a FIFA. Credo che una bella ragazza sia un motivo più che valido.»

"Eccolo qua.", pensò Josie. "Bella ragazza".
Non fu quello che disse ma come lo disse a destabilizzarla, così, casualmente, come se fosse semplicemente naturale pensare che lei fosse bella e desiderare la sua compagnia.
Così accettò, in fondo non c'era niente di male a scambiare due parole.
«Se ti fa piacere, perché no?»
Lo spagnolo non se lo fece ripetere due volte, sorrise e disse: «Non ti muovere, avverto gli altri e ti raggiungo.»

Si girò e fece una corsa veloce al tavolo dei ragazzi. Lo vide appoggiare il bicchiere di succo non finito e tornare da lei, che un po' si sentì a disagio, sentendo i fischi dei presenti al tavolo.
Cercò di mettere a fuoco tutti i componenti per vedere se Charles era tra loro, ma sapeva perfettamente che non c'era.

L'avrebbe notato subito, fin dal primo sguardo che aveva gettato in precedenza. Perché la sua figura era ormai indelebile nella sua mente.
«Andiamo, dopo di lei, señorita!»
Si incamminarono parlando del più e del meno.
«Allora, fate spesso questi buffet per il Gran Premio?»
«No, per la verità è il primo, abbiamo vinto il concorso che hanno fatto nel 2018.»
«Giustamente, il cibo è davvero buono.», disse Carlos sorridendo.
«Grazie.», rispose grata Josie.
«E tu sei agitato per la gara?»
«Be', no... non è proprio agitazione, forse è più adrenalina, sai il bisogno di salire in macchina e dare gas. Vedrai la corsa domani?»
«Sì, certo. Mi piace guardarle. Lo faccio sempre durante l'anno, lavoro permettendo ovviamente, perché la domenica in genere c'è più lavoro alla tavola calda.»
«Domani però non avrete il lavoro in quelle due ore, perché l'attrazione principale saremo noi, perciò non hai scuse per non guardare la gara. Perché non vieni nel nostro box? Ti piacerebbe, sai?"

Entrambi si guardarono, Carlos aveva uno sguardo speranzoso e... sembrava sincero.
Non sembrava lo sguardo di uno dei tanti marinai vogliosi di nuove donne in un nuovo porto, ma solo un semplice ragazzo che chiede ad una ragazza di uscire con lui, in quel caso di vederlo in azione dal suo box, a quel pensiero le saltò alla mente Charles: "Non sono una star, sono un ragazzo come tanti altri!".
Il dispiacere per ciò che aveva detto tornò, e probabilmente le si leggeva su tutto il viso perché Carlos subito le chiese: «Ho detto qualcosa di sbagliato?»

Ma lei non riuscì a rispondere, perché ad un tratto da dietro l'angolo sbucò un ragazzo in tenuta sportiva.
Veniva dalla palestra.
Non si scontrarono per poco e Sainz esclamò: «Ehi, Leclerc, allenamento serale?»


N.A Quanti di voi hanno provato queste sensazioni???
Incontrare gli occhi di un ragazzo e sentire il cuore in palpitazione. Capire in una frazione di secondo che forse vi piace. Anzi vi piace tanto.
Giocare con gli sguardi senza avere la certezza che lui contraccambia...
Incontrare un'altro ragazzo che attira la vostra attenzione ma non siete proprio certi che l'effetto sia lo stesso che avete con l'altro...
Quante volte siete stati confusi...
Bè credo che almeno una volta nella via sia successo a tutti di provare ciò che ha provato Josie con Charles e Carlos.
Riuscirà a fare chiarezza e ad avere le idee più chiare la nostra protagonista 😏.
Voi che ne pensate?

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