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Lo sguardo nei tuoi occhi (cap.18)

N.A. Eccomi qui con il nuovo capitolo. Scusatemi per l'attesa ❤️
Non vi dico nulla solo buona lettura 😊❣️

Il sesso con Carlos non era di certo un problema.
I loro corpi che si aggrovigliavano tra le lenzuola, i gemiti e i caldi respiri, provenienti da quella camera d'albergo nella città di Verona, ne erano la prova.
Carlos sapeva perfettamente come toccarla e accarezzarla spingendo il suo corpo oltre il limite in modi che neanche lei avrebbe mai immaginato possibili.
La faceva sentire donna.
Avevano passato due giorni a visitare le campagne venete, godersi il panorama e gustare del buon vino. Tutto sembrava perfetto nella città dove il mito di Romeo e Giulietta si era consumato.
Il mito dell'amore eterno.
Ma Josie non provava questo tipo di sentimento per Carlos.
La sua mente continuava ad andare al bel ferrarista e a come l'aveva stretta fra le braccia quella domenica a Monza.
La ragazza, triste per non essere rimasta a festeggiare come lui le aveva dolcemente chiesto, gli aveva mandato un messaggio di scuse, promettendogli che al rientro a Monaco si sarebbe fatta perdonare.
Magari avrebbero potuto festeggiare insieme, se lui avesse voluto.
La risposta del Monegasco non era arrivata subito, turbando Josie per tutto il corso del lunedì. Nonostante ciò, però, fu brava a nascondere il suo malumore allo spagnolo, che, tranquillo, si godeva quelle ore di relax.
Per fortuna il messaggio di Charles arrivò il martedì mattina, regalando a Josie non solo un gran sorriso, ma anche una gradita sensazione di buonumore.

Da: Charles
Grazie ❤️
Non vedo l'ora testolina.

Al termine di quei giorni in Italia, Josie sarebbe tornata a Monaco e Carlos sarebbe partito per la Spagna.
Non sapevano di preciso quando si sarebbero rivisti, quella perciò era la loro ultima notte insieme.
Dopo il sesso passionale, restarono accoccolati in silenzio e Josie si perse nei suoi pensieri.
Pensò a Maggie e a tutto il lavoro che doveva fare da sola, ora che lei non c'era.
Pensò a suo padre e a quanto le mancava.
Pensò a Charles e al suo sorriso.
Chiuse gli occhi cercando di riportare la mente in quel letto dove il ragazzo con cui era appena stata in intimità la stringeva a sé.
Un ragazzo dolcissimo che l'aveva portata nella romantica città di Giulietta.
Pensò quindi a Giulietta. Cercò di ricordare se nella sua adolescenza avesse mai sognato di essere come lei. Forse no, ma di sicuro aveva sognato di trovare, un giorno, il suo Romeo.
In passato aveva pensato di averlo trovato, ma si era rivelata solo una dolorosa illusione. Nonostante quel dolore però, un po' lo sperava ancora.
Sognava ancora di incontrare il suo dolce Romeo.
Ascoltò il respiro di Carlos dietro di lei.
Lui era fantastico, ma non era il suo Romeo.
«A cosa stai pensando?», le sussurrò Carlos tra i capelli.
«A niente...», mentì lei.
Carlos sorrise e disse: «Bugiarda!»
Lei non rispose, così lui parlò di nuovo: «Perché non mi parli mai di te?»
Josie rise, fingendo di ignorare il vero significato di quelle parole.
«Perché sai già tutto!»
«Non è vero, non mi parli mai della tua famiglia.», precisò lui.
Josie non parlava mai dei suoi genitori e della sua infanzia, lui aveva capito che non amava l'argomento, ma la curiosità di sapere era più forte.
A quelle parole il sorriso di lei sparì e asserì: «Maggie è la mia famiglia e ti parlo sempre di lei.»
Il tono serio della sua voce gli fece capire che l'argomento era chiuso perciò deluso smise a farle domande.
Sapeva che c'era qualcosa che non gli diceva e sperava che un giorno lo avrebbe fatto, ma non era quello il giorno.
Provò a spostare l'argomento sulla sua di famiglia, magari era più fortunato: «A proposito, il prossimo weekend sarà il compleanno di una delle mie sorelle, mi piacerebbe se tu mi facessi compagnia.»
Josie ascoltò attentamente le parole di Carlos e tremò alla sua richiesta.
Con un gran peso sul petto, disse: «Carlos ti prego...»
«Perché, Josie?! Non ci sarebbe niente di male!», esclamò stringendola di più a sé, sperando di calmare l'ansia che aveva percepito nelle sue parole.
Ma fece solo peggio, perché lei si liberò dal suo abbraccio e avvolse il suo corpo nudo con il lenzuolo.
Si allontanò da lui e in preda al panico disse: «Io non voglio conoscere la tua famiglia, Carlos! Non so neanche se voglio un rapporto serio con te, come puoi pensare di portarmi dalla tua famiglia?!»
"Merda, ho esagerato...", pensò.
Carlos ferito da quelle parole si alzò dal letto, infilò di nuovo i suoi boxer e, voltandosi verso di lei, urlò con rabbia: «Certo, vado bene per scopare, ma non come ragazzo, vero, Josie?»
Lei si spaventò per quella reazione, ma non poteva dargli torto.
Lei stessa si era sentita una stronza non appena aveva pronunciato quelle parole.
Si avvicinò a lui e lo abbracciò.
«Scusami.», gli disse.
L'ultima cosa che voleva era ferirlo.
«Non sono brava con i rapporti. Non voglio ferirti, Carlos, ma al momento posso darti solo questo. Perché non può bastarti?!»
«Perché non voglio solo il tuo corpo, voglio anche il tuo cuore, Josie.»
Lei fissò tristemente i suoi occhi senza dire niente.
Guardandola, capì che lei non era pronta ad amarlo, ma, nonostante ciò, non era pronto a lasciarla andar via. La voleva più di ogni altra cosa al mondo e tutto ciò che poteva dargli doveva farselo bastare.
«Se non sei pronta, posso aspettare.», disse dopo alcuni attimi di silenzio.
Josie chiuse gli occhi e baciò il suo petto.
Non sapeva cosa provasse realmente per Carlos, era iniziato come un gioco per lei, ma ora era tutto diverso.
Carlos voleva il suo cuore, ma il suo cuore era pieno di confusione.
Avrebbe voluto amarlo, ma non ci riusciva, "Forse un giorno...", pensò.
L'unica cosa che sapeva era che in qualche modo aveva bisogno di lui.
Carlos le prese il viso tra le mani alzandolo verso il suo, guardò i suoi occhi spaventati e sorridendo disse: «Non ci mettere troppo, però, ti prego.»
Josie si limitò a sorridere.

*****

Al rientro a Monaco, Josie e Charles non aspettarono molto per vedersi e festeggiare insieme la vittoria di Monza.
Non ci fu però un intimo incontro tra i due, ma una vera e propria uscita di gruppo.
Si unirono a loro Maggie e Daniel e quest'ultimo, organizzò una serata in discoteca.
Charles non era per niente entusiasta di questo, ma non riuscì a dire di no al suo amico; del resto, non era importante dove, l'essenziale era passare del tempo con Josie.
Invitò anche i suoi amici d'infanzia più cari, "Più siamo e più ci divertiamo...", pensò, perciò anche Nico, Riccardo e Marta si aggregarono. Si preannunciava un venerdì notte esaltante.

*****


Venerdì, Monaco

Maggie era nella stanza della sorella minore, come sempre lei era pronta mentre Josie era ancora in balia delle incertezze davanti allo specchio.
Avevano ancora un'ora circa prima che Charles e Daniel passassero a prenderle, così riuscirono a parlare un po' mentre si preparavano. Una di quelle chiacchierate tra sorelle che tanto erano mancate ad entrambe.
«Cosa stai combinando con il povero Carlos, Josie?», chiese Maggie preoccupata, triste e sconcertata.
Come immaginava, Josie era in completa confusione emotiva e sentimentale, quel ragazzo invece era follemente innamorato di lei.
Qualcuno, lui quasi sicuramente, avrebbe finito per soffrire inevitabilmente.
Josie le aveva raccontato ogni cosa, di Monza, della vittoria di Charles e di come si era sentita quando l'aveva abbracciata. Le aveva detto dei bei giorni a Verona e di come Carlos avesse chiesto il suo cuore.
Agli occhi di Maggie era tutto così chiaro che non si capacitava di come sua sorella non si rendesse conto di ciò che realmente provava. Allo stesso tempo però sapeva che quello era il suo modo di proteggersi da ciò che poteva farla soffrire.
Josie sospirò profondamente alle parole di sua sorella maggiore, si buttò sul letto e, coprendosi il viso con le mani, affermò: «Non lo so Maggie... Non lo so...»
Non aveva una risposta soddisfacente alla domanda della sorella.
«Josie, quel ragazzo ci tiene davvero a te, ha cercato di dirtelo in tutte le lingue del mondo. Devi essere sincera con lui.», disse Maggie sedendosi lentamente sul letto di fianco a lei.
«Sono stata sincera con lui, Maggie. Gli ho detto che sono confusa.», rivelò Josie senza togliere le mani dal suo viso.
«Ma non gli hai detto che ti piace un altro.»
Josie si mise seduta di scatto sul letto e guardando Maggie dritta negli occhi disse: «Siamo solo amici.»
Ma la voce con cui pronunciò quella frase non convinse né lei, né tantomeno Maggie, che si limitò a lanciarle uno scettico sguardo.
Josie fissò il pavimento e disse con tono sicuro: «Mi piace Carlos.»
«Sì, lo so, ti piace andare a letto con lui.», affermò Maggie senza mezzi termini.
«Maggie!», la rimproverò Josie, «Non è solo per quello. Certo, il sesso con lui è fantastico, ma non è l'unica cosa... mi piace come mi fa sentire...»
«E come ti fa sentire?», le chiese Maggie.
«Mi fa sentire amata, bella, desiderata...»
Mentre realizzava le parole che stava dicendo, la sua voce si affievolì fino a bloccarsi del tutto, lasciando spazio solo ad un grande sospiro.
Maggie la guardò e la incitò a continuare: «Ma? Perché c'è un "ma", giusto?»
«Ma...», ripeté Josie stendendosi di nuovo sul letto.
Sapeva perfettamente come continuare dopo quel "ma", riuscire a pronunciarlo a voce alta però era un'altra cosa.
Lo disse Maggie per lei, senza aspettare oltre: «Ma c'è Charles...»
Josie sospirò di nuovo e con voce sognante ripeté quel nome, un nome che, da mesi ormai, la sconvolgeva emotivamente: «Già, Charles...»
Maggie sorrise all'amabile tono della sorella e, imitando la sua voce, le fece il verso: «Già, Charles...»
Josie si girò verso di lei rendendosi conto della sua presa in giro, afferrò un cuscino da sopra il suo letto e glielo lanciò addosso, provocando un urlo divertito da Maggie.
Solo allora notò bene come sua sorella si era vestita.
«Ehi, come ci siamo messe in tiro! Allora Daniel ti piace!»
«Non dire cazzate, è una serata in discoteca... è la regola vestirsi sexy!», precisò Maggie allontanandosi da lei e accarezzandosi il suo attillato vestito rosso.
Guardò ancora una volta la piccola Josie distesa su quel letto, indossava un paio di jeans e un top bianco candido, nonostante la sua semplicità era di una bellezza accattivante.
La luce nei suoi occhi, poi, avrebbe fatto innamorare chiunque di lei.
Tornando seria constatò: «Sei diversa quando esci con Charles...»
Josie si tirò su, a sedere sul letto, sorpresa da quell'affermazione.
«Mi piace passare del tempo con lui, lo sai...», rispose lei abbassando un po' la testa, evitando così lo sguardo della maggiore.
«Non è solo questo, la luce nei tuoi occhi è diversa quando si tratta di lui.»
Maggie voleva illuminare la mente di Josie ed aiutarla a riconoscere quel sentimento che teneva nascosto dentro di sé anche a se stessa. Ma non era così semplice.
«Siamo solo amici, Maggie!»
"Solo amici" ormai era diventato un mantra che si ripeteva nella testa, nella speranza di convincere il suo cuore a smettere di fare capriole ogni volta che si trattava di lui. Un'impresa ardua la sua, visto che più passava il tempo e più Charles diventava speciale e questo non era un bene per lei.
Josie era convinta che chiamare ciò che provava per lui "amicizia" l'avrebbe resa meno vulnerabile e non l'avrebbe fatta soffrire. Del resto, poi, per il monegasco lei era solo un'amica.
Sospirò e, alzandosi dal letto, si avvicinò al grande specchio nell'angolo della camera.
Raccolse da terra le sue decolté bianche, perfettamente abbinate con il top, e ne infilò prima una e poi l'altra. Un ultimo sguardo al suo riflesso nello specchio, poi si girò verso Maggie ed esclamò: «Scendiamo o faremo tardi, i piloti in genere sono puntuali.»
Sua sorella sorrise senza aggiungere altro.
Forse Agata aveva ragione, pensò, doveva lasciare Josie libera di vivere la sua confusione.

*****

La musica era piacevole e l'ambiente era accogliente.
Una delle più famose discoteche di Monte Carlo era completamente riempita di persone intenzionate a ballare e a divertirsi tutta la notte.
I ragazzi avevano raggiunto il tavolo da loro prenotato e ordinarono una bottiglia di champagne e una di rum, quest'ultima sotto stretta richiesta di Maggie.
La serata prese il via con facilità, Daniel e Maggie, senza inibizioni e sicuramente aiutati dall'alto livello di alcool, si erano scatenati fin da subito in pista, volteggiando in un ballo incuranti del tempo e del ritmo della musica che veniva diffusa, con risate sconnesse tra loro. Si stavano decisamente divertendo.
Anche Nico, Riccardo e Marta si stavano divertendo al tavolo, rubando foto qua e là della serata e brindando ad ogni buon pretesto, in onore del loro amico, vincitore di Monza.
Charles e Josie sedevano vicini sul divanetto riservato a loro e si godevano l'atmosfera. Certo, quando Charles aveva pensato di passare qualche ora insieme a Josie non aveva pensato ad una discoteca dove l'unica protagonista era la musica.
Voleva poter parlare con lei, ascoltare la sua voce, e quello non era sicuramente il posto adatto.
La guardò seduta di fianco a lui pensando a quanto fosse bella. Il colore bianco le donava un aspetto angelico. Più del solito.
Aveva voglia di accarezzarla e di sentire la sua pelle, così d'istinto alzò una mano, delicatamente le infilò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, si avvicinò e le urlò per farsi udire da lei sovrastando il volume alto della musica: «Non era questa la mia idea di festeggiare, ma non ho saputo dire di no a Daniel!»
Il soffio caldo sul collo le provocò infiniti brividi lungo tutta la schiena. Neanche lei immaginava così quella serata, voleva chiedergli di Monza, sapere delle emozioni che aveva provato, ridere con lui di quella giornata, e di certo la musica non lo permetteva.
Si voltò a guardarlo e appena incontrò i suoi occhi capì che non le importava dove fossero o che tipo di rapporto avessero, le bastava essere nel suo stesso posto e poter vedere i suoi occhi.
Averlo in qualche modo nella sua vita.
Gli sorrise e avvicinandosi a lui disse: «Neanch'io, ma ora che guardo quei due ballare penso che forse ne è valsa la pena...», alzò un dito nella direzione di sua sorella e Daniel.
Charles guardò dove lei indicava e non poté far altro che ridere alla scena dei due ragazzi che ballavano imitando Uma Thurman e John Travolta, nella famosa scena di Pulp Fiction.
«Sì, hai perfettamente ragione!», rispose continuando a ridere.

***


Il sole stava timidamente spuntava all'orizzonte rubando la scena alla romantica luna, ormai trasparente in quel cielo colorato di blu e arancione.
La serata in discoteca era giunta al termine e, salutati gli amici di Charles, i due piloti con le sorelle decisero di non perdersi lo spettacolo del sole nascente. Così raggiunsero la spiaggia.
Daniel e Maggie, ancora inebriati dall'effetto del rum, giocavano come due bambini a riva, a piedi nudi nell'acqua, schizzandosi e ricoprendo l'aria di risate.
Charles e Josie, seduti sulla sabbia poco distanti da loro, osservavano la scena.
«Quei due vanno proprio d'accordo...», disse Charles, rompendo il silenzio.
Lei sorrise, guardando sua sorella ridere con l'australiano mentre l'alzava da terra fingendo di buttarla in acqua.
«Sì, credo che le piaccia la compagnia di Daniel.»
Charles guardò il viso della ragazza di fianco a lui e sorridendo confessò: «Daniel è pazzo di Maggie, mi ha esasperato per organizzare questa serata...»
Risero entrambi alzando gli occhi al cielo.
«Buon per loro!», sorridendo ironicamente aggiunse: «Povero Daniel, non sa a cosa va incontro...»
Provocò una nuova risata sulla bocca del monegasco.
Poi guardandolo diventò seria, osservò il suo viso accarezzato dalla tiepida luce dell'alba e sussurrò: «Mi dispiace di non essere rimasta a Monza, ma io non potevo.»
Disse quella frase guardando l'orizzonte ed evitando di menzionare Carlos, non serviva.
Charles si fissò le mani che giocavano con la sabbia e, dopo un istante che a Josie sembrò eterno, rispose: «Ora sei qui...», sorrise e, dopo una breve pausa, timidamente aggiunse: «Ti... Ti devo chiedere una cosa.»
Tutto ad un tratto le sembrava un po' nervoso e sorpresa gli disse: «Dimmi.»
«Domani sera c'è un Gala di beneficenza a cui devo andare, di solito mi accompagna mio fratello Lorenzo, ma... ma stavolta non può e non mi va di andare solo, perciò mi stavo chiedendo se... se ti va di venire con me.»
Josie lo fissò con occhi leggermente sgranati senza dire niente, poi rise istericamente.
«Tu scherzi...»
«No, sono serissimo.»
E lo era davvero mentre la guardava aspettando una risposta.
«Oddio, lo sei davvero.», commentò Josie continuando a fissarlo.
La ragazza rimase così sorpresa che non sapeva cosa rispondere.
Certo, erano già usciti insieme, ma presenziare ad un evento era diverso.
Si lasciò prendere dal panico ed iniziò a balbettare incondizionatamente: «Charles, io... io non sono adatta per... per una serata così, non sono mai andata, non saprei cosa dire o fare... e poi... non saprei...»
Lui le disse di getto, bloccando il balbettio di Josie all'istante: «Sei perfetta.».
Lo guardò intensamente aspettando che dicesse altro, perché lei non aveva parole per lui mentre il suo cuore le rimbombava furiosamente nel petto.
Charles rimase imprigionato dallo sguardo di lei, davvero pensava che fosse perfetta, per lui non c'era un'altra parola per descriverla.
L'imbarazzo che scese tra loro, però, lo portò a dire altro per poterla convincere: «Sei mia amica e ti devi far perdonare per Monza, perciò sei perfetta.», pronunciò le ultime parole ridendo, cercando di sdrammatizzare la situazione e di ammorbidire lo sguardo terrorizzato di lei.
Josie sospirò e allontanando i suoi occhi da lui disse: «Puoi portare Riccardo o Nico...»
Charles aggrottò le sue sopracciglia confuso.
«No.»
Allora provò con un altro nome.
«O forse Marta, chiedilo a lei.»
Lui sospirò e spazientito disse: «Non voglio chiederlo a Marta, l'ho chiesto a te!»
Aveva lo sguardo davvero serio e Josie deglutì fissando i suoi occhi.
"Perché mi chiedi questo, Charles?", avrebbe voluto dirgli, ma non lo fece. In fondo non era sicura di voler davvero sapere la risposta.
«Non ho qualcosa di appropriato da mettere...», gli rivelò con voce timida, provocando un debole sorriso sulle labbra di lui.
Forse l'aveva convinta, ma voleva sentirle pronunciare il fatidico "sì".
«Perciò verrai?»
«Non ho detto questo... e poi se ci fossero le telecamere sarebbe un problema per... sai...»
Il suo pensiero andò a Carlos, cosa gli avrebbe detto?
All'improvviso le salì un grande nodo alla gola e non riuscì a finire la frase. Charles vide di nuovo nei suoi occhi la tensione e capì perfettamente il motivo di quella affermazione.
Sainz.
«Non ti devi preoccupare di quello, perché non ci saranno telecamere, è una festa privata. Sarà tutto a porte chiuse, sotto stretto ordine del Principe Ranieri.»
Non aiutarono molto quelle parole, il fatto che non ci fossero telecamere fu rassicurante, ma la menzione al Principe di Monaco la terrorizzò ulteriormente.
Guardò di nuovo il ragazzo di fianco a lei e sconvolta disse: «Charles, io non...»
«Ti prego, Josie, di' solo sì!», la implorò lui.
Allora lei, mordendosi il labbro inferiore, rispose con un debolissimo "sì".

*****

Era seduto ad aspettarla sui gradini di fronte allo CHERIE, in anticipo, ma non era una novità.
Gli piaceva essere puntuale, ma la verità era che non vedeva l'ora di vederla. Si stava aggiustando per l'ennesima volta il nodo della cravatta, quando sentì lo scatto del portone che si apriva, perciò si alzò velocemente e si girò.
Dal primo momento che l'aveva conosciuta pensò che fosse bellissima, ma la ragazza che stava scendendo i gradini di quel portico di fronte a lui era decisamente un sogno.
Indossava un semplice vestito bianco con decorazioni in pizzo nero, lungo appena sopra il ginocchio, mettendo in mostra le gambe. Delle gambe bellissime, pensò.
Stringeva tra le mani una piccolissima borsa nera, i suoi capelli erano liberi sulle spalle e solo in parte raccolti, lasciando scoperto il viso. Quella sera più bello che mai ai suoi occhi.
Si avvicinò timidamente a lui e mentre lo faceva non le staccò gli occhi di dosso nemmeno per un secondo. Una volta che gli fu vicino, realizzò che era un po' più alta del solito, i tacchi facevano sempre un certo effetto sulle donne. Gli piacevano su di lei. Erano sexy. Non riusciva a fare o dire niente, se non guardarla negli occhi.
Josie era completamente pietrificata di fronte a lui. Non si sentiva a suo agio vestita così e Maggie ci aveva messo un'eternità a convincerla che quel vestito era fatto su misura per lei.
Ora però, il silenzio di Charles la stava devastando e con ansia disse: «È esagerato, vero? L'avevo detto a Maggie, vado a cambiarmi...»
Fece per girarsi, ma Charles le afferrò una mano fermandola e senza staccare gli occhi da quelli di lei affermò: «Sei perfetta.»
Non aggiunse altro.
Josie a quel contatto si rilassò e sotto lo sguardo attento di lui si sentì davvero perfetta.
Gli sorrise sussurrando un timido "grazie" e, per allentare la tensione, si avvicinò a lui afferrando delicatamente la cravatta.
«Hai il nodo tutto storto.», rivelò semplicemente, facendo sorridere Charles.
Lei era così vicina che chiuse gli occhi e respirò il suo familiare profumo di vaniglia. 
"Assolutamente perfetta.", pensò di nuovo.

*****


Arrivati alla villa dove si sarebbe tenuto il Gala, Charles lasciò la sua Ferrari nell'area di fronte all'entrata e consegnò le chiavi all'uomo in divisa addetto ai parcheggi.
Entrarono e attraversarono il grande atrio che li avrebbe portati alla sala allestita per la festa, ma, di fronte al lusso e alla maestosità del posto, Josie si bloccò.
Le tremavano le gambe e non riusciva a fare neanche un passo, "Non ce la faccio!", pensò completamente in preda dell'ansia.
Non era mai stata ad una serata di quel calibro, non l'aveva neanche mai immaginata, e non poteva fare a meno di essere terrorizzata da tutto.
Charles, conoscendo abbastanza le sue paure sul sentirsi inadeguata, si avvicinò a lei e le sussurrò in un orecchio: «Il segreto è immaginarli tutti nudi.»
Una risata si fece strada tra le sue labbra e tutta la tensione scivolo via come per magia.
Si prese un momento per ammirare il monegasco di fianco a lei e non poté fare a meno di pensare a quanto fosse bello nel suo completo nero, con i suoi capelli perfettamente scolpiti dal gel.
A volte sembrava davvero un principino.
Charles da gentiluomo le offrì un braccio incitandola ad entrare e, solo dopo un gran respiro, lei lo prese lasciandosi accompagnare dentro.
Diverse persone erano sparpagliate nella sala, alcuni erano volti noti a Josie, altri non li aveva mai visti. Il monegasco invece conosceva quasi tutti e distribuiva sorrisi e saluti alla gran parte delle persone in sala.
In molti si congratulavano con lui per la vittoria a Monza e molti di quegli occhi squadravano curiosi la ragazza che non si era mai allontanata da lui. Imbarazzata, Josie abbassava la testa per non incontrare i loro sguardi.
Mentre vagavano per la grande sala, senza una meta precisa, si trovarono davanti il principe Ranieri, il quale salutò calorosamente Charles poi, portando la sua attenzione su Josie, disse: «Vedo che sei in piacevole compagnia.»
«Sì, lei è Josie.», rispose sorridendo Charles.
Rivolgendosi poi alla ragazza di fianco a lui, continuò: «Josie, ti presento il Principe Alberto.»
L'emozione che provò Josie in quel momento, così tanta da aver paura di non riuscire a parlare. Sorrise cortesemente al Principe che gentilmente le porse la mano dicendole: «È un piacere conoscerla, Josie.»
«Il piacere è mio, Altezza Serenissima.», rispose lei educatamente mentre gli stringeva la mano.
Lui e Charles parlarono della Ferrari, dell'andamento della stagione e di quanto era fiero della sua vittoria a Monza.
Li salutò poi entrambi, spiegando con dispiacere che doveva intrattenere alcuni ospiti appena arrivati. Si allontanò e raggiunse la moglie Charlène.
«Puoi tornare a respirare.», le disse allora Charles ridendo.
«Che intendi?», le rispose lei facendo finta di non sapere a cosa si riferisse.
«Oh, ti prego, Josie, sei diventata tutta rossa quando Alberto ti ha salutata!»
«Ok, lo ammetto, forse un po' mi sono emozionata...», rivelò lei, non riuscendo a mentire sotto lo sguardo divertito di lui.
«Un po'?!», continuò stuzzicandola.
«Ok, va bene... un po' tanto, ma ora smettila di prendermi in giro, sono già parecchio in imbarazzo e tu dovresti aiutarmi, anziché infierire.», lo rimproverò lei con tono giocoso, dandogli un leggerissimo colpetto sul braccio, guadagnando da Charles un'altra grande risata.
«Hai ragione, scusa! Vieni, andiamo a prendere qualcosa da bere.», le disse indicando il tavolo dei drink, aggiungendo poi: «Voglio presentarti qualcuno.»
Senza darle il tempo di rispondere, si incamminò verso il tavolo afferrandole una mano e trascinandola con sé.
Charles prese due flûte di champagne e ne allungò uno a Josie, che sorrise ringraziandolo.
Poi si avvicinò, assicurandosi di essere seguito da lei, ad una giovane donna dai capelli castani. Quando la ragazza si accorse di lui, scoppiò in un ampio sorriso e lo abbracciò all'istante.
«Santo cielo, Leclerc, è passato un anno! Solo qui riusciamo a vederci! Come stai?», esclamò staccandosi per guardarlo in viso.
«Sto bene, grazie, e tu?», chiese Charles a sua volta.
«Bene, grazie. Ho saputo che stai facendo un ottimo lavoro...»
La donna si riferiva sicuramente al suo anno in Ferrari e Josie immaginò facesse parte del mondo della Formula 1.
Il suo sguardo andò alla fede sulla mano sinistra e pensò dovesse essere la moglie di qualche pilota molto vicino a Charles, visto il calore di quell'abbraccio.
A soddisfare la sua curiosità ci pensò Charles che, appoggiandole una mano sulla schiena, l'avvicinò a loro e felice disse: «Lei è Josie. Josie, ti presento Mélanie Bianchi.»
Bianchi? Quel Bianchi?! Troppo giovane per essere la mamma di Jules, doveva essere la sorella, ipotizzò Josie, spostando lo sguardo da Charles alla donna di fronte a lei.
Mélanie la guardò con occhi scuri piacevolmente sorpresi e asserì sorridendo: «Ciao, Josie, è un piacere!».
«No, è mio il piacere, Mélanie. Mio padre adorava suo fratello Jules, era un grande pilota e una persona fantastica.», rivelò Josie emozionata mentre si portava una mano al petto.
L'enfasi con cui pronunciò quelle parole provocarono un dolce sorriso sulle labbra della donna, ma anche su quelle del monegasco di fianco a lei, orgoglioso di ciò che aveva detto di Jules.
Restarono per qualche momento a conversare, quando un uomo si avvicinò a Charles chiedendogli di seguirlo, lui annuì e rivolgendosi a Josie pronunciò: «Devo allontanarmi un attimo, resta qui con Mélanie.»
Anche se non ne era troppo entusiasta, Josie annuì accondiscendente.
«Va bene.»
«Torno subito, promesso.», aggiunse Charles sfiorandole un braccio con la mano.
Poi si allontanò.
Si era completamente dimenticato di come fosse noiosa la metà dei discorsi in quelle occasioni. Per Charles l'unica cosa che contava era fare beneficenza e aiutare qualcuno meno fortunato, ma come al solito in quei Gala capitava anche di affrontare discorsi totalmente distanti da argomenti benefici.
Ogni tanto buttava un occhio in direzione di Josie, preoccupato di averla lasciata sola in quell'ambiente a lei poco familiare. Voleva sbrigarsi e raggiungerla, ma la situazione ancora non lo permetteva.
Ad un tratto si sentì accarezzare una spalla, si voltò e non fu per niente contento di chi vide.
«Ciao, Charles...», lo salutò sensualmente una bionda dai grandi occhi azzurri.
«Cristiane.», pronunciò Charles cortesemente.
Cristiane era la figlia di uno dei tanti pezzi grossi di Monaco e presenziava, facendo le veci del padre, a tutti gli eventi organizzati dal Principato.
«Finalmente riesco a beccarti da solo.», disse avvicinandosi di più a lui.
Charles sorseggiando il suo champagne si spostò leggermente, mantenendo così una certa distanza dalla giovane che, notando il movimento, rise amaramente e continuò: «Deduco che stasera tra noi non finirà come gli altri anni.»
«Deduci bene.», rispose freddamente Charles.
Non voleva avere nulla a che fare con lei. Era successo un paio di volte in passato di concludere la serata nel suo letto, pentendosi inevitabilmente ogni volta.
«E scommetto che la colpa è della moretta laggiù. È la tua nuova ragazza?»
Charles non si girò nemmeno, sapeva di chi stava parlando Cristiane, ed educatamente ma con fermezza le disse: «Non sono affari tuoi, Cristiane. Ora scusami, ma ho qualcosa di serio di cui discutere.»
Sorridendo fintamente la lasciò lì e tornò a parlare di quei discorsi noiosi di cui tanto si stava lamentando.
Josie si sentiva tremendamente a disagio sola in quella grande sala, colma in gran parte di ospiti illustri. Certo, la presenza di Mélanie era piacevole, ma Charles era l'unico che l'avrebbe calmata.
«Allora, da quanto tempo state insieme tu e Charles?», le chiese distogliendola dalle sue ansie.
«Oh no, io e Charles siamo solo amici.», rispose Josie imbarazzata, guadagnando un sorriso poco convinto dalla Bianchi, che si limitò ad annuire.
«Be', evidentemente ci tiene alla tua amicizia, è molto premuroso con te.»
Josie sorrise e pensando al monegasco disse: «Charles è premuroso con tutti.»
«Sì, anche questo è vero.», ribatté la donna ridendo.
Ne seguì un breve silenzio e Josie decise di approfittarne, si scusò con Mélanie e si rifugiò in bagno.
Mentre si rinfrescava guardando il suo riflesso nello specchio, entrò una ragazza bionda che si affiancò a lei. Tirò fuori dalla pochette un rossetto e dipinse di rosso fuoco le sue labbra carnose.
Josie non poté far a meno di notare la sua eleganza e femminilità, sentendosi ancora più a disagio.
"Ma cosa ci faccio io in un posto così?!", pensò affranta.
Stava per uscire quando la bionda la interpellò: «Sei la nuova fiamma di Leclerc, giusto?»
Josie si voltò all'istante trovando due grandi occhi azzurri che la squadravano.
«No, Charles ed io siamo solo amici.»
Le sembrava di ripetere solo quello nelle ultime settimane.
La bionda la guardò e ridendo di lei disse: «Sì, certo, siamo tutte sue "amiche", tesoro. Be', stai attenta a non scottarti, perché per Charles esistono solo le corse, tutto il resto è contorno.»
Mentre la bionda parlava, Josie non poteva far altro che chiedersi chi fosse quella ragazza e che ruolo avesse nella vita del monegasco.
Non credeva ad una sola parola di quello che aveva detto. Charles era una delle persone più altruiste che conosceva, non avrebbe mai considerato le persone un contorno.
Ma nonostante ciò che credeva, quelle parole la punsero al petto come mille aghi e l'unica cosa che riuscì a rispondere fu: «Noi siamo solo amici.»
La bionda si avvicinò a lei e con un sorriso malizioso e quasi in un sussurro disse: «Allora non sai che ti perdi, perché a letto è fenomenale...»
Josie non riuscì neanche ad elaborare quelle parole che la porta del bagno si aprì ed entrò Mélanie.
Vedendo la scena di fronte a lei esclamò: «Cristiane.»
«Mélanie...», la salutò compiaciuta la bionda, aggiungendo: «Facevo la conoscenza di questa dolce ragazza...»
La Bianchi non diede alcuna importanza a quelle parole e gentilmente si rivolse a Josie: «Andiamo, Josie, usciamo da qui.»
La ragazza senza dire nulla si voltò e seguì Mélanie.
«Non so cosa ti abbia detto Cristiane, ma qualsiasi cosa fosse, ignorala. Ha la capacità di distribuire veleno ovunque.»
Josie per qualche motivo voleva tenere per sé quel piccolo dialogo avvenuto nel bagno, perciò rispose vagamente a Mélanie, lasciando la francese leggermente stupita.
«Non mi ha detto niente in realtà... parlavamo del rossetto.»
Si guardò intorno cercando il monegasco, ma di lui neanche l'ombra, "Dove diavolo sei, Charles?!", si domandò un po' spazientita.
Attese qualche altro minuto vicino a Mélanie, ma, appena quest'ultima si unì a parlare ad un gruppo di persone, Josie ne approfittò per sgattaiolare verso la prima via di fuga a disposizione.
Aveva bisogno d'aria.
Charles arrivò nel punto esatto dove aveva lasciato Josie, ma di lei neanche l'ombra. Chiese a Mélanie dove fosse, ma la donna non seppe dargli una risposta.
Si guardò intorno nella sala e fu allora che vide una porta finestra che dava su una terrazza e intuì subito dove si trovasse Josie.
Uscì sul grande terrazzo e la vide. Era di spalle, affacciata alla balaustra, tutta concentrata a guardare lo scenario sottostante.
Josie sentì all'improvviso la presa di due calde mani sulla vita e un profumo.
Sapeva chi era.
D'istinto portò le mani su quelle di lui.
Charles si avvicinò al suo orecchio e le sussurrò: «Non ti hanno mai detto che è pericoloso sporgersi dal balcone, testolina?»
Sentì le gambe tremare e, scendendo dal piccolo rialzo della balaustra, appoggiò per non cadere la schiena al petto di lui, chiuse gli occhi godendosi quel contatto e sorridendo disse: «Volevo vedere le auto, non ne avevo mai viste così tante di lusso tutte insieme. Cioè, ovvio che mi è capitato di vederle a Monaco, ma non ne avevo mai viste così tante parcheggiate e di così tanti colori. Sembra l'allestimento per una foto.»
Charles rise al suo monologo, aveva la mania di parlare a raffica quando si sentiva in imbarazzo. Una particolarità di lei che adorava.
Si sporse un po' per avere la sua stessa visuale e Josie poté sentire il suo respiro sulla pelle e il cuore le perse un battito.
D'impulso, senza pensare, strinse le mani di lui e incrociò delicatamente le dita con le sue.
Charles, stupito da quel nuovo contatto, si voltò a guardare il suo viso e, quando i loro occhi si incontrarono, Josie strinse di più la presa, bisognosa di quel contatto, allora lui dolcemente le chiese: «È tutto ok? perché sei venuta qui fuori?»
Senza staccare gli occhi da quelli di lui, rispose: «Avevo bisogno d'aria.»
«Ora stai meglio?», domandò Charles in un sussurro avvicinandosi di più al suo viso.
Il suo sguardo intenso raggiungeva luoghi dentro di lei che non avrebbe mai dovuto toccare, mandando il suo cuore ad una velocità indescrivibile, abbassò la testa e senza respiro rispose: «Molto meglio.»
Charles le sfiorò delicatamente il viso con il naso e lei chiuse gli occhi abbandonandosi a quella meravigliosa sensazione.
Erano così vicini che sarebbe bastato un soffio a Josie per assaporare le labbra di lui.
Desiderava disperatamente quel bacio, ma in un lampo il viso di Carlos le invase la mente. "Che stai facendo, Josie?!", le sussurrò una vocina nella sua testa.
Tutto improvvisamente le apparve sbagliato: avevano entrambi bevuto e probabilmente era solo l'alcool a creare quell'atmosfera.
"Siamo amici, e gli amici non fanno questo...", si ripeté poco convinta.
Ripensò alle parole di quella ragazza nella toilette e a tante altre cose in una sola frazione di secondo.
Si allontanò di colpo da lui sciogliendo le mani dalle sue e con un sorriso agitato disse: «È meglio andare per me, si è fatto tardi. Se vuoi restare, torno a casa da sola, non è un...»
Charles sebbene confuso da ciò che era appena successo, o meglio, che non era successo, ebbe la prontezza di spirito di bloccarla dicendo: «No, non ti lascio tornare da sola, scherzi?! Ti riaccompagno io.»
«Ok.», si limitò a pronunciare lei incapace di guardarlo negli occhi.
«Ok.», ripeté lui deluso, «Allora... dopo di te!», continuò invitandola ad anticiparlo per andar via.
Josie sospirò e si avviò all'uscita seguita da lui.

*****

Il viaggio di ritorno in macchina fu avvolto da un totale silenzio. Ognuno con le proprie domande e insicurezze. Entrambi incerti di cosa fosse successo su quel terrazzo, ma sicuri di cosa avevano provato. Desiderio. L'uno però era ignaro del sentimento dell'altro. A rompere quell'imbarazzante silenzio fu il suono del cellulare di Josie, una volta preso dalla sua pochette, vide sul display il nome di Carlos, decise però di mettere in silenzioso la suoneria e non rispondere.
Le notifiche la avvisavano che aveva diverse chiamate perse dello spagnolo. Sapeva che Carlos era in Spagna e si domandò confusa il motivo di tutte quelle chiamate, promettendo a se stessa di richiamarlo una volta arrivata a casa.
Charles vide la sua espressione persa e subito chiese: «È tutto ok? Che succede?»
«Niente.», rispose lei distante.
Non convincendolo, Charles domandò di nuovo: «È Maggie?»
«No, non è lei.», disse Josie a bassa voce, rivolgendo a lui uno sguardo colpevole.
"Maggie ha ragione, cosa stai combinando, Josie?!", pensò.
Osservando gli occhi di lei, al monegasco fu tutto più chiaro: «È Sainz.»
Lei annuì.
«E, fammi indovinare, non gli hai detto di stasera.»
«No, lui non avrebbe capito. Non ha preso molto bene la nostra amicizia.», rispose lei guardando la strada.
Alle sue parole Charles sorrise scuotendo leggermente la testa, suscitando curiosità in Josie che lo guardò perplessa. 
«Cosa?», chiese, «Perché ridi?»
Charles la guardò tentennando un po' prima di risponderle, poi tornando a guardare la strada replicò: «È normale, Josie, cosa ti aspettavi? Neanch'io vorrei condividere la mia ragazza con un altro uomo...»
Il suo solo nominare "la mia ragazza" riferendosi a lei, le provocò una stretta allo stomaco. Poi, ripensando alle sue parole, fece un'amara risata. Questa volta fu lui a chiedere: «Cosa c'è? Perché ridi?»
«Perché una ragazza non è un panino che si può condividere...», gli disse Josie piuttosto irritata, nonostante fosse ancora sorridente.
«Non intendevo quello, lo sai...», cercò di giustificarsi Charles.
«No, non lo so, spiegati meglio Leclerc.», lo stuzzicò lei, girandosi leggermente verso di lui.
Il monegasco sorrise, consapevole di essersi infilato in un discorso delicato dove ogni parola detta sarebbe stata usata contro di lui. Nonostante ciò, fu franco nella risposta.
«Se tu fossi la mia ragazza non vorrei che tu uscissi con un altro.»
"Se fossi la tua ragazza non uscirei con un altro...", pensò lei automaticamente, maledicendosi all'istante per quel pensiero.
Tornando poi a guardare la strada, disse timidamente: «Tu non sei un altro...»
Charles si voltò di scatto a guardarla e lei si affrettò ad aggiungere: «Sei un amico. E gli amici non sono un pericolo. Certo che...», sospirò prima di continuare, «Sarebbe... be', sarebbe diverso se in quell'amicizia, ci... ci fossero sentimenti che vanno oltre...», completò balbettando.
Non sapeva neanche lei cosa stesse dicendo. Tutta la serata era stata strana, avvolta da una completa atmosfera fiabesca. Si era sentita come cenerentola al ballo, illudendosi di un qualcosa che non c'era, consapevole che tutto sarebbe tornato alla normalità e che, come nella favola, la carrozza sarebbe tornata ad essere una zucca.
Erano solo amici. Perciò concluse quello stupido monologo: «Ovviamente non è questo il caso, giusto?», asserì sfoggiando un finto sorriso sulle labbra, quasi a voler sottolineare l'assurdità di quel pensiero, guardandolo però con la speranza che smentisse le sue parole.
Charles era completamente in confusione. Continuava a spostare lo sguardo da lei alla strada, le sue parole erano chiare ma la luce nei suoi occhi era diversa.
"Cosa vuoi sentirti dire, Josie?", si chiese lui. Fu tentato di essere sincero e dirle cosa realmente provava per lei, ma la paura di un suo rifiuto e di deluderla in qualche modo lo bloccarono. Perciò, puntando gli occhi sulla strada e con voce piena di convinzione, disse: «Giusto.»
Il cuore di Josie sembrò fermarsi a quella risposta.
"Stupida, stupida, Josie. Cosa pensavi? Smettila di sperare in qualcosa che non c'è. Amici, siete solo amici!", si rimproverò.
Scese di nuovo il silenzio fra loro mentre si avvicinavano allo CHERIE. A pochi metri di distanza, al lato della strada, intravidero una sagoma, ma solo quando furono più vicini realizzarono di chi si trattasse e Josie raggelò.
Carlos, in piedi sul vialetto, aspettava lei.
Charles accostò e spense il motore guardandola, ma Josie non ricambiò il suo sguardo e precipitandosi fuori andò incontro allo spagnolo.
«Carlos, che ci fai qui?!», domandò sorpresa e lievemente nervosa.
Gli occhi di Carlos si posarono su di lei scrutando ogni suo particolare, poi guardò il monegasco, che, uscito dalla macchina, si era messo fermo dietro di lei.
«Che significa questo?», chiese irritato, guardandoli entrambi con rabbia.
«Niente, io... noi siamo...», cercò in qualche modo di spiegare la ragazza, ma Carlos non le permise di continuare e accecato dalla gelosia superò Josie spostandosi freneticamente di fronte al monegasco.
«Ti avevo detto di starle lontano, cosa non era chiaro?»
Charles rimase immobile, e fissandolo disse: «Ero stato chiaro anch'io.»
Josie li guardò in completa confusione, non capendo di cosa stessero parlando, quando Carlos afferrò bruscamente Charles per la giacca, facendola spaventare. La ragazza d'istinto si mise fra loro e spaventata esclamò: «Carlos, che stai facendo?!»
Appoggiò le mani sul suo petto e lo spinse via con tutta la forza che aveva, ma lo spagnolo si spostò appena, e guardandola con disgusto disse: «Te lo sei scopato?»
Josie sgranò gli occhi a quelle parole.
"Ma che dici?!", pensò. Era questo che pensava di lei? Di una facile che saltava da un letto ad un altro?
Era davvero confusa su ciò che provava per Charles, ma non sarebbe mai andata a letto con lui, non prima di concludere il rapporto con Carlos. Un rapporto che era diventato importante nella sua vita. Con voce triste disse: «Io non... non avrei mai...»
Non riuscì a finire perché Charles le parlò sopra: «Non l'ho toccata, Sainz. Non mi sarei mai permesso.»
Voleva proteggerla da quell'accusa, ma Josie per evitare che parlasse ancora, forse delusa da come era finita la loro conversazione in macchina o per l'improvvisa paura di perdere Carlos, si voltò e disse: «Vattene, Charles.»
Il monegasco la guardò fissandola negli occhi e confuso disse: «Io non...»
«Vai a casa, Charles. È una cosa tra me e Carlos. Tu non c'entri.», lo freddò lei interrompendolo.
Una pugnalata al petto sarebbe stata meno dolorosa.
Lo stava allontanando.
Guardò lo spagnolo dietro di lei e vide i suoi occhi scuri compiaciuti, spostò lo sguardo a terra, strinse i pugni e senza dire niente tornò alla sua Ferrari. Accese il motore e sfrecciò via.
Josie lo vide allontanarsi e sentì gli occhi bruciare, li chiuse stringendoli intensamente per alleviare quel fastidio e, dopo un attimo, si girò verso Carlos.
«Non ci sono andata a letto. Non sono quel tipo di persona. Charles ed io siamo amici, mi ha chiesto un favore e l'ho fatto. Tu non puoi...»
«Per lui non è così, non ti vede come un'amica. Sei solo una sfida da vincere!», esclamò lui con rabbia.
Josie quasi sorrise a quelle parole, le sarebbe piaciuto essere vista da Charles come una conquista, ma non era così. Lui la vedeva solo come un'amica, ora ne era sicura.
Carlos si sbagliava.
Sospirò e si avvicinò a lui, si alzò in punta di piedi e gli baciò delicatamente le labbra.
Poi disse: «Non m'importa cosa vuole lui, siamo solo amici.»
Pronunciò quelle parole con una sicurezza che non le apparteneva, nel suo cuore sapeva che non erano vere, ma Carlos non meritava la sua confusione.
L'aveva trattata sempre con amore e rispetto. Non si poteva dire la stessa cosa di lei. Doveva togliersi dalla testa Charles e cercare di far funzionare il rapporto con Carlos, era la cosa giusta da fare.
La rabbia negli occhi dello spagnolo sfumò ad ogni bacio che lei gli stava lasciando leggera e delicata come una piuma e, lasciandosi andare al suo fascino, la baciò infine con passione.
Ad un tratto si staccò e impose: «Verrai con me a Singapore.»
La sua non era una domanda.
Lei lo guardò negli occhi.
Se serviva a farsi perdonare, sarebbe andata.
«Mi piacerebbe.», rispose semplicemente.

*****

Le luci della sera illuminavano la strada e Charles guidava senza meta tra quelle vie del Principato a lui così familiari.
Era arrabbiato e deluso.
Con tutto ciò che era successo e con se stesso.
"Merda, Charles, come ci sei arrivato a dipendere così da lei?!", si rimproverò nella sua testa, mentre colpiva ripetutamente il volante con una mano.
La rabbia cresceva e stava prendendo il sopravvento su di lui, all'improvviso la meta da raggiungere diventò molto chiara.
Doveva fare qualcosa per dimenticare il suo viso.
Dimenticare il suo profumo.
Non ci mise molto a raggiungere la porta di quell'appartamento che dopo aver bussato ripetutamente si aprì.
La figura di Cristiane apparve dal suo interno e, dopo averlo squadrato dalla testa ai piedi, con un sorriso malizioso gli disse: «Ciao, Leclerc, vedo che hai cambiato idea.»
Charles non le rispose, senza neanche guardarla le assalì le labbra e chiuse la porta dietro di sé.

*****



Domenica 22.09.2019, Singapore
Giorno di gara

Camminare nel paddock per Josie era sempre una grande emozione.
I suoi occhi erano catturati da ogni piccolo particolare che aveva intorno, primo fra tutti la gioia dipinta sui volti dei bambini.
La musica che sentiva nell'aria era il rombo dei motori. Un suono con cui lei era cresciuta. Alla mente come un flash le balenò l'immagine di suo padre.
Indossava la sua tuta grigia da lavoro. Fra le mani, sporche di grasso, c'era uno straccetto, altrettanto sporco, con l'inutile compito di pulirle. Tirava fuori la testa dall'ennesimo cofano di un'auto e guardandola diceva: «Vedi, Josie, il segreto per tenere bene una macchina è coccolarla sempre. Lei vive attraverso di te.»
Lei non aveva più di sei o sette anni e lo guardava seduta sul grande banco da lavoro.
Prontamente rispondeva: «Sì, papà!»
Josie sorrise a quel ricordo e sussurrò nella sua testa: "Oh, papà, come ti sarebbe piaciuto stare qui!"
All'inizio della gara mancavano poche ore, Carlos era completamente concentrato nel suo box e lei ammazzava il tempo tra le vie del paddock. In realtà nel profondo del suo cuore sperava di vedere Charles.
Dopo quella domenica che l'aveva portata al Gala, il monegasco era sparito, rendendo Josie incredibilmente triste, ma consapevole che questa volta la colpa era sua.
Diverse volte aveva fissato il suo contatto sull'iPhone, ma mai aveva trovato il coraggio di chiamarlo.
Non sapeva cosa dire.
Era immersa nei suoi pensieri quando, ad un tratto, lo vide in un angolo dell'hospitality Ferrari con Andrea.
Era di spalle, immerso in una conversazione con il suo mental coach.
Non poteva vederla ma appena Andrea la salutò con un sorriso, lui si girò.
I suoi grandi occhi verdi quando incrociarono quelli di lei diventarono all'istante glaciali spazzando via tutto il calore che era abituata a vedere in loro.
Josie tentò di salutarlo con un debole sorriso e un timido gesto della mano, la speranza era di poter parlare con lui e chiarire, ma Charles ricambiò freddo il suo saluto con un cenno della testa e continuò a parlare con Andrea, ignorando la sua presenza.
Aveva bisogno di stare lontano da lei.
Qualcosa dentro Josie si frantumò in mille piccoli pezzi e un dolore al centro del petto la costrinse a nascondersi nel primo angolo del paddock che l'avesse resa invisibile al mondo.
La partenza di ogni gara era sempre un'attesa prima della tempesta. Il silenzio era sovrano nell'aria, si sentiva solo il rombo di quei venti motori che aspettavano lo spegnersi dei semafori per suonare la loro sinfonia sull'asfalto.
La partenza era un'emozione unica.
Quella di Charles fu perfetta, dominando per i primi venti giri la gara.
Al ventunesimo girò però, mentre rientrava in pista dai box, fu superato da Vettel. Il monegasco era totalmente frustato, ma doveva restare calmo e non perdere la testa. Mantenere la posizione e ascoltare gli ordini di scuderia.
La Ferrari portò a casa il risultato, doppietta Ferrari, ma il primo posto non fu di Charles.
La gara di Sainz invece non fu tra le migliori.
Subito dopo la premiazione, il monegasco si diresse a testa bassa e sguardo fisso al suo motorhome, Andrea dietro di lui lo seguiva come un'ombra.
Ovviamente era felice per la squadra del risultato portato a casa, ma scontento del suo secondo posto.
L'unico posto che contava per lui era il primo.
Ad un tratto una voce maschile a lui molto familiare ed irritante lo destò dai suoi pensieri.
«Ehi, Leclerc, a quanto pare ci hai preso gusto ad arrivare secondo...», lo derise un Verstappen sorridente, per lui solo un terzo posto e c'era ben poco da fare lo spiritoso, l'intento però era quello di innervosire il ferrarista e sapeva quali tasti premere.
Charles ignorò completamente le sue parole continuando a camminare, senza neanche girarsi.
Non soddisfatto l'olandese continuò: «A quanto pare, anche la tua bella cameriera ti ha messo al secondo posto!»
A quelle parole il monegasco si bloccò e Max aggiunse: «Ha un debole per i piloti, devo chiedere a Sainz se mi ci fa fare un giro...», concluse con una sfacciata risata.
La vista di Charles si annebbiò all'udire quell'ultima frase, completamente posseduto dalla rabbia, raggiunse l'olandese afferrandogli violentemente la tuta e, sbattendolo al muro, gli ringhiò: «Non ti azzardare a toccarla.»
In pochi secondi Andrea era tra loro e spinse Charles il più lontano possibile, dicendogli: «Vai nello spogliatoio, Charles, muoviti!»
Poi si rivolse a Max: «E tu sparisci, idiota!»
L'olandese per nulla turbato continuava a ridere, quando l'occhio gli cadde su due grandi occhi marroni non molto lontani da loro.
Andrea seguì lo sguardo di Max e vide Josie in un angolo del paddock, che aveva visto tutta la scena.
Le fece cenno con la testa di seguire Charles nel motorhome, pensando che fosse l'unica in grado di calmarlo.
Josie arrivò davanti all'entrata della sua stanza, la porta era socchiusa. La spinse lentamente ed in punta di piedi entrò.
Charles era di spalle, le mani appoggiate sui fianchi e la testa bassa, si era sfilato la parte superiore della tuta e dalla sottotuta aderente bianca poteva notare la tensione nelle sue spalle.
Non sapeva cosa Max gli avesse detto per farlo infuriare in quel modo, ma voleva provare a calmarlo.
Non era da lui quella reazione.
Si avvicinò e appoggiò una mano sulla sua schiena sussurrando appena il suo nome: «Charles...»
Lui si voltò, la guardò negli occhi e di getto avvolse il suo viso fra le mani e la baciò.
Fu un bacio urgente, famelico, bisognoso.
Josie inaspettatamente sentì quelle labbra calde sulle sue e restò immobile.
Solo dopo aver realizzato cosa stava succedendo, appoggiò le mani sul suo petto e si abbandonò disperatamente a quel bacio.
Gli mordicchiò delicatamente il labbro inferiore incoraggiandolo a continuare e Charles bagnò le sue labbra con la punta della lingua, quasi a chiedere il suo permesso per assaggiare il suo sapore.
Lei schiuse lentamente la bocca e le loro lingue si unirono in una danza silenziosa.
Quel bacio, dapprima urgente, diventò lento e dolce.
Delicatamente la spinse al muro e si appoggiò al suo corpo, provò una sensazione così intensa da aver paura di aprire gli occhi e scoprire che era tutto l'ennesimo sogno.
Josie strinse la presa sulla sua maglia per non farlo allontanare da lei.
Si sentì così felice mentre Charles la baciava che senza rendersene conto due lacrime le rigarono il viso.
Se avesse potuto, avrebbe fermato il tempo a quell'istante.
Senza fiato e a malincuore Charles si staccò dalle sue labbra, le sfiorò la punta del naso con il suo e lentamente aprì gli occhi.
La magia di quell'istante finì non appena vide i suoi occhi chiusi e delle lacrime che le solcavano le guance.
Si staccò bruscamente da lei.
"Cosa ho fatto?!", si domandò sconvolto.
Convinto di aver rovinato tutto, di averla delusa e ferita a tal punto da farla piangere, esclamò: «Merda!»
Sentendo la sua voce, Josie aprì gli occhi e vide il suo sguardo pentito e terrorizzato.
"È stato così grave baciarmi?", pensò tristemente.
Un'ondata di dolore la travolse, scoppiò in lacrime e scappò via da lui.
Urtò Andrea durante la fuga, ma non lo degnò nemmeno di uno sguardo, voleva solo andar via da lì.
L'uomo si affrettò a raggiungere Charles e lo trovò con le mani tra i capelli, disperato.
Si girò verso Andrea e disse: «Ho fatto una cazzata, Andre!»

N.A. Allora che mi dite? Vi piace? Fatemi sapere cosa ne pensate ♥️😘

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