Amici (cap.13)
Ciao a tutti, scusate se mi sono presa un po' più tempo ma ho riletto questo capitolo tante e tante volte perché avevo bisogno di sentirne il suono,capire se mi piaceva. È leggermente diverso dagli altri, un po' lontano dalle piste.
Spero vi piaccia!!
Erano passate da poco le sette, ma, nonostante ciò, il sole non era ancora sceso e il suo calore continuava ad accarezzare la pelle. L'aria era completamente calma e il rumore del mare cullava i pensieri, allontanando ogni tipo di stress dal corpo.
Questo, almeno, era quello che ci si sarebbe aspettato da ogni componente di quella bizzarra comitiva che si trovava ormai da due ore in mare aperto sul maestoso yacht di Gasly.
Ma per Charles non era esattamente così, appoggiato alla balaustra al piano superiore della barca a fingere di guardare il mare, faceva fatica a scacciar via dalla mente ciò che lo ossessionava.
Sotto ai suoi occhi, al piano inferiore, a prua, c'era la ragazza che negli ultimi due mesi aveva occupato i suoi pensieri.
Josie era appoggiata al parapetto e si lasciava baciare il viso dai raggi del sole, indossava il costume e sopra a coprirla un semplice parasole.
Charles non poteva vedere il suo viso perché lei era di spalle, ma poteva giurare che i suoi occhi erano chiusi e le sue labbra sorridevano silenziose.
Tutto avrebbe immaginato tranne di rivederla su quella barca, e con Sainz per giunta.
Quasi rimpiangeva il disagio degli appuntamenti al buio combinati da Pierre.
Se ne stava lì, fermo, a cercare di non attirare l'attenzione di nessuno.
Faceva finta di guardare il mare ma i suoi occhi erano solo per lei.
Avrebbe voluto scendere e parlarle, ma l'indecisione lo stava mangiando vivo.
E poi spuntò Sainz.
Si avvicinò a lei e le avvolse con le braccia la vita sottile.
Fu una pugnalata per lui, nonostante fosse perfettamente al corrente che si frequentavano.
A Carlos era permesso toccarla.
Al solo pensiero gli ribolliva il sangue nelle vene ed ora vederlo era devastante.
Ma questa era la prospettiva che lo aspettava fino alla domenica, quando sarebbero rientrati.
Avrebbe fatto bene a restare a dormire come aveva pianificato.
La voce di Mia, l'amica di Caterina di cui aveva parlato Pierre il giovedì precedente, lo distolse da quella scena.
«Allora, mi ha detto Cate che tu sei il gioiello Ferrari! Scusami, ma non sono esperta di Formula 1... Per la verità non conosco proprio quel mondo.»
«Oddio, non so se sono un gioiello. Ma faccio il pilota e lo faccio per la Scuderia Ferrari, sì.»
Charles sorrise, augurandosi con il cuore che Pierre gli avesse dato ascolto e non gli avesse combinato l'ennesimo appuntamento, ma poi le sue speranze si infransero quando Caterina si avvicinò a loro dicendo a Charles: «Mia ti ha detto che è una dottoressa?»
«Cate, ti prego, non sono ancora medico... sto solo al secondo anno di medicina!», affermò imbarazzata la ragazza, ma Caterina con un gesto della mano la zittì.
«È uguale, ci diventerai. È la migliore del suo corso... le viene naturale, un po' come te con la guida, Charles.»
Nell'esatto momento che Caterina parlò, elogiando l'amica, Charles ebbe la conferma di essere stato incastrato per l'ennesimo appuntamento al buio.
Sospirò e girò la testa di nuovo verso Josie che era ancora in quel punto ma ora era girata verso di lui. Sainz stava facendo qualcosa in maniera ridicola suscitandole delle risate.
Era bella quando rideva, ma faceva male vederla, pensò, perché avrebbe voluto essere lui a far nascere quel sorriso su quelle belle labbra.
«Charles, mi stai ascoltando?»
Il monegasco tornò a guardare le ragazze davanti a lui e si rese conto di non aver ascoltato neanche una parola del loro discorso.
«Ad essere sincero, no. Scusatemi, ero distratto.», affermò e sbrigativo cambiò discorso per liberarsi di quella scomoda situazione: «Devo andare a dire una cosa a Pierre!»
Sorrise e si spostò poco distante da loro, dove Pierre stava sistemando qualcosa alla radio dello yacht insieme a Jacques. Quest'ultimo, anche lui amico di Gasly, avrebbe guidato e gestito lo yacht per i due giorni successivi.
«Ehi, Pierre! Esattamente dov'è che non sono stato chiaro sul NIENTE APPUNTAMENTI AL BUIO?!», gli domandò Charles a metà tra l'ironia e l'irritazione.
Pierre alzò immediatamente la testa per guardarlo negli occhi.
«Di che parli?»
«Lascia perdere...», disse il monegasco affranto.
«Dai, Mia è simpatica!»
«Sicuramente!»
Era inutile approfondire il discorso, non sarebbe servito a nulla. Se Caterina si metteva in testa una cosa, Pierre l'avrebbe accontentata anche a discapito degli amici.
Si risolse per parlargli di un altro argomento che gli premeva: «Non mi avevi detto che sarebbe venuto anche Sainz.»
«Cosa?»
Pierre si girò verso di lui e, notando dove puntava lo sguardo di Charles, osservò anche lui la scena davanti ai loro occhi.
«Ah, sì! Daniel li ha invitati... ha incontrato Carlos e parlando è uscito fuori che a Josie piaceva la barca. Non lo sapevo ancora quando ci siamo visti ieri... perché? Hai problemi con Sainz?»
«No, scherzi?! È ok... ero solo curioso...», cercò di sembrare più disinteressato possibile e gli parve di esserci riuscito, perché Pierre non disse niente e tornò a fare quello che stava facendo.
Charles alzò lo sguardo davanti a lui e vide Caterina che lo guardava con un'espressione curiosa sul viso per la quale ignorava il motivo.
Pensò fosse stranita per non aver dato attenzione alla sua amica, Mia, e cercando di rimediare sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi per chiedere scusa.
Lei gli fece un cenno con la testa ma non mutò l'espressione interrogativa sul suo viso, lasciando Charles perplesso.
*****
Josie stava ridendo guardando Carlos che cercava di spalmarsi la crema solare in maniera davvero buffa.
Non c'era più bisogno di un filtro solare, visto che il sole era sceso, lasciando nel cielo un una sfumatura di colore rosso-arancio.
La temperatura però riscaldava ancora la pelle ed era piacevole stare all'aperto, il mare, inoltre, era stupendo.
La sua mente ed il suo cuore erano completamente in confusione dopo aver visto Charles.
Era perfettamente consapevole che sarebbero stati due giorni lunghissimi, perciò fece un patto con se stessa per non farsi sconvolgere dai sentimenti per il bel monegasco. Lo avrebbe ignorato e sarebbe stata il più lontano possibile da lui, anche se era decisamente difficile quando lui continuava a fissarla dalla parte superiore dello yacht. Poteva stargli lontano, certo, ma ignorare la sensazione dei suoi occhi su di lei era davvero difficile e non ricambiare il suo sguardo stava diventando quasi impossibile: lui le piaceva.
Era andata lì con Carlos, però. E lo spagnolo meritava tutte le sue attenzioni.
L'ora di cena si stava avvicinando e, anche se il sole se n'era andato completamente, si stava ancora bene all'aria aperta. Così tutti decisero di mangiare qualcosa fuori, sul retro della barca, seduti su enormi materassini mentre sorseggiavano del buon vino rosso.
Pierre, Caterina e Mia erano comodi sul divano di destra, di fronte a loro c'erano Carlos e Max, nel mezzo Josie, e, leggermente distaccati dal tavolo, su un altro divanetto sedevano Charles e Daniel, i quali ridevano di qualcosa che Ricciardo mostrava all'amico sul telefono.
L'atmosfera era rilassata mentre si parlava di svariati argomenti alternando risate e riflessioni.
Malgrado ciò, Josie non si sentiva molto a suo agio e, grata di essere incastrata tra Carlos e Max, sorseggiava il suo vino cercando di restare in penombra evitando di attirare inutili attenzioni su di lei.
Per quanto la maggior parte delle volte riuscisse a trattenersi, capitava ogni tanto di non resistere alla tentazione e così alzava lo sguardo per guardarlo, rubando veloce uno scorcio sulla sua figura. Osservava i movimenti delle sue mani, si gustava l'immagine del suo sorriso, poi subito dopo, come una ladra beccata con le mani nel sacco, preda della vergogna, abbassava immediatamente la testa per paura di essere scoperta da Carlos, o da chiunque altro.
L'autocontrollo però aveva breve durata, perché dopo poco rialzava la testa e lo guardava di nuovo. E in più di un'occasione Charles incrociò i suoi occhi.
Nonostante fossero brevi sguardi, erano comunque di una intensità tale da accelerare il battito del suo cuore e farle tremare le mani.
"Non lo guarderò più!", pensava ogni volta, ma un attimo dopo i suoi occhi erano di nuovo su di lui.
A distoglierla dai suoi pensieri, fu Mia, seduta di fronte a lei, che le chiese: «Josie, mi hanno detto che tu hai un ristorante, giusto?»
Josie la guardò completamente ignara del discorso che stavano facendo in quel momento.
«Sì, una tavola calda, con mia sorella.», rispose un po' fredda, cercando di concentrare la sua attenzione solo su Mia ed evitare che i suoi occhi vagassero di nuovo su ciò che si era proibita.
Carlos notò lo strano atteggiamento di Josie; il suo silenzio e la breve risposta data alla ragazza lo impensierirono, ma pensò che forse era solo un po' intimidita dal fatto che conoscesse tutti molto poco. Decise così di parlare per lei.
«Fanno una pizza fantastica, dovremmo andarci una sera!»
Caterina approvò vivacemente: «Assolutamente sì, fanno la pizza italiana! Mia, ci dobbiamo andare!»
«Come mai fate la pizza italiana? Sei italiana?», domandò la ragazza in tono del tutto casuale, senza sapere in realtà quanto quella domanda turbasse Josie.
Dopo un lungo sorso di vino che l'aiutò a prendere tempo, rispose nella maniera più cortese che conosceva: «È una lunga e noiosa storia... e non ho molta voglia di raccontarla, scusa.», cercò di sorridere per non essere scontrosa, ma un po' di tensione scese fra loro.
Solo Daniel fu così gentile da spostare l'attenzione su di lui facendo una battuta sul vino finito. Josie gliene fu immensamente grata e guardandolo gli sorrise.
Poi i suoi occhi caddero su Charles che la stava fissando intensamente, il suo sguardo era così penetrante da costringerla a spostare il suo altrove. Se non lo avesse fatto, non avrebbe resistito un minuto di più e sarebbe corsa tra le sue braccia.
In lontananza, il cielo si era oscurato, un insieme di nuvole si stava facendo spazio nel cielo limpido.
Max guardando sopra di lui, lo fece notare al resto della comitiva.
«Ma qualcuno di voi ha controllato le previsioni del weekend?»
«Davano sereno fino a lunedì, non capisco!», esclamò Pierre seguendo con gli occhi la direzione da cui provenivano le nuvole.
Ormai si era fatta sera inoltrata e la brezza si era alzata. Di comune accordo decisero tutti di scendere sottocoperta e prepararsi per andare a dormire.
In piena notte il tempo cambiò radicalmente, tuoni e fulmini governavano il cielo nero e la pioggia cadeva incessantemente.
Charles, sveglio nel suo letto, non riusciva più a sopportare il russare di Max alternato al lieve fischio del respiro di Daniel. La sua nottata era stata comunque insonne, nei suoi pensieri solo l'immagine del viso di Josie.
A cena aveva notato che qualcosa non andava, era inquieta, poteva vederlo, ma non poteva aiutarla, non era nella posizione di farlo, avrebbe dovuto farlo Carlos.
Si alzò e raggiunse la cucina, si avvicinò al frigo e prese una birra, appoggiandosi al mobile tolse il tappo e mandò giù il liquido fresco.
Era convinto che Josie stesse mantenendo le distanze da lui, evitandolo, e questo lo rendeva terribilmente deluso.
Non poteva negare che provava qualcosa per quella ragazza, ma doveva capire quanto fosse importante ciò che sentiva per lei. Era davvero confuso sui suoi sentimenti, Josie era entrata nei suoi pensieri e sembrava non volesse più andare via. Era la prima volta che una ragazza lo faceva sentire così confuso, lei gli provocava delle sensazioni a cui non era abituato, non sapeva come comportarsi con le emozioni che provava quando si trattava di Josie.
Sbucò silenziosamente da una delle camere Caterina che un po' assonnata si avvicinò a lui.
«Nemmeno tu riesci a dormire?», chiese accomodandosi sullo sgabello del tavolo davanti a lui.
«No... pensieri.», rispose Charles portando di nuovo la birra alla bocca.
«Che succede? Ti va di parlarne?»
Charles alzò le spalle.
«Solite cose, niente di importante.»
Caterina capì che non avrebbe parlato, così da femmina astuta quale era cambiò argomento.
«Allora, Mia è carina non credi?»
Charles rise mentre sorseggiava la sua birra. "Carina?", pensò. Sì, era carina... bionda, alta, occhi azzurri ma non era interessato.
«Sì, è carina.», si limitò a dire.
«Ma?»
«Ma niente, Cate, non mi interessa!»
«Non la conosci, non ci hai nemmeno provato a conoscerla!»
«Perché non mi va... ho altro per la testa.»
Caterina lo guardò attentamente, sicura ci fosse qualcosa che stava nascondendo, era strano e non da lui. E forse un'idea se l'era fatta.
«Qualcun'altra vuoi dire?»
Charles si girò di scatto a guardarla e mentre stava per rispondere un imponente e finto "no", qualcuno sbucò da dietro l'angolo.
Josie.
La bella mora vedendoli si bloccò proprio nel mezzo della cucina. Charles non parlò più alla sua vista, Caterina si girò per vedere chi avesse catturato gli occhi del monegasco e, quando vide Josie, il puzzle fu un po' più completo.
Sorrise alla ragazza e dolcemente le domandò: «Anche tu insonne?»
Josie ricambiò il sorriso.
«Volevo solo un po' d'acqua.», disse cercando di non guardare Charles e tenendo gli occhi su Caterina, ma notò subito che per prendere l'acqua doveva raggiungere il frigo, esattamente dov'era appoggiato il bel monegasco.
Caterina percepì l'atmosfera di imbarazzo che si era creata e non le sfuggirono gli sguardi fugaci e timidi di entrambi, così con uno scatto si alzò dallo sgabello, salutò con una scusa e tornò in camera. Prima di allontanarsi lanciò un ultimo sguardo incuriosito a Charles e fece un sorriso alla ragazza dietro di lei.
Poi sparì.
Josie timidamente si spostò più vicino a Charles per poter raggiungere il frigo, ma lui già le aveva preso una bottiglietta d'acqua e gliela stava porgendo.
L'afferrò evitando i suoi occhi, mormorando un timido: «Grazie.», mentre le loro mani si sfioravano, un tocco leggero ma sufficiente a far alzare il suo sguardo e incollare i loro occhi.
«Non riesci a dormire?», le domandò Charles.
«No... non amo particolarmente i temporali.», rispose Josie riferendosi alla pioggia battente di fuori.
«Hai paura dei tuoni?!», chiese con dolce ironia, lei lo guardò e sorrise. Aveva quel modo dolce di sdrammatizzare e rendere tutto più leggero che la faceva sentire immediatamente più tranquilla.
«I miei genitori sono morti durante un temporale e da allora mi creano disagio.», affermò quelle parole con molta naturalezza, senza nemmeno rendersi conto di averlo fatto.
Solo Maggie conosceva quel particolare di lei, nessun altro era a conoscenza di quella piccola paura nascosta. Non amava parlare di sé con gli altri, ma Charles la rendeva una Josie diversa, tutto in lei agiva senza regole e senza limiti.
Ciò che la stupì fu lo sguardo di lui per niente compassionevole come sarebbe stato quello di qualsiasi altra persona, bensì era uno sguardo dolce e rassicurante.
«Posso capire... mi dispiace.»
Charles non fece domande, conosceva bene quel tipo di sentimento e sapeva che le domande non erano sempre gradite.
«Grazie.», sospirò teneramente lei.
Non voleva andar via, si sentiva tranquilla a parlare con lui ma sapeva che non era giusto restare lì.
Sorrise debolmente e si girò per andarsene quando la sua voce la fermò: «Mi stai evitando?»
«Cosa?», domandò insicura lei voltandosi.
«Non mi rivolgi parola... e sei distante.», affermò Charles guardandola dritta negli occhi.
«No... Io...»
Non sapeva bene cosa rispondere, o meglio, sapeva cosa non poteva rispondere. Cosa avrebbe dovuto dire?! "La verità è che voglio disperatamente stare tra le tue braccia ma mi fai troppo male al cuore"?!
Con un filo di voce tentò di dare una risposta vicina il più possibile alla verità: «Pensavo fossimo amici e invece sei sparito di nuovo.»
Charles rispose immediatamente quasi senza farla finire: «Sono stato impegnato.»
Era vero, prima c'era stato il Gran Premio di Gran Bretagna, poi quello di Germania, infine quello di Ungheria e, nel mezzo, era andato a Maranello per lavorare al simulatore, non era tornato a Monaco fino al giovedì precedente.
"Che stupida!", pensò lei. Certo che era stato impegnato!
Si vergognò di quello che aveva detto.
«Hai ragione, scusa, io non avrei...»
Lui non la lasciò parlare e avvicinandosi le disse: «Voglio essere tuo amico, Josie!»
Le sue parole la fecero tremare e il cuore le andò di colpo a mille.
Era così vicino che l'unica cosa a cui riusciva a pensare era a quanto avrebbe voluto cingergli le braccia al collo e abbracciarlo.
Non poteva però, Carlos era a due passi da loro.
Respirò profondamente mentre lo guardava, riprese il più possibile il controllo su se stessa e in un sussurro disse: «Anch'io.»
Poi si girò allontanandosi da lui e, senza voltarsi, tornò da Carlos.
*****
Il sabato mattina stava passando molto lentamente, la pioggia non cessava e le previsioni alla radio non erano delle migliori. Continuavano a comunicare che si prevedeva una vera e propria tempesta fino a tarda notte.
I ragazzi erano tutti sottocoperta nella sala centrale dello yacht, composta da una cucina e una zona relax con divani. Dalla zona cucina si scendeva appena in una specie di stanzino che fungeva da piccola dispensa.
Max e Carlos avevano improvvisato una stupida lotta a braccio di ferro e Pierre, Charles e Daniel guardavano ridendo. Le ragazze si trovavano in cucina. Mia intenta a leggere qualcosa sullo sgabello, mentre Caterina stava preparando dei toast e Josie le dava una mano.
Tutto era abbastanza tranquillo durante quelle ore morte in cui cercavano di ammazzare il tempo, in attesa che il sole tornasse.
Dopo aver parlato la notte precedente, Charles e Josie erano molto più naturali tra loro scambiandosi molto spesso teneri sguardi accompagnati a volte da un sorriso. Forse non era tutto così complicato come avevano pensato entrambi.
Caterina si accorse che aveva finito il pane, così fece per andare a prenderlo in dispensa, ma Josie gentilmente si offrì volontaria.
«Vado io, Caterina, tranquilla.»
Scese gli scalini della dispensa e tutto successe all'improvviso, così in fretta che nessuno di loro ebbe il tempo di capire.
Rumori sordi, oggetti che cadevano da qualsiasi ripiano... e acqua... tanta, tanta acqua ovunque...
Confusione.
Buio.
Silenzio.
Un improvviso e totale silenzio in ogni dove.
*****
Charles riemerse dall'acqua completamente disorientato e confuso.
Un lato della fronte gli pulsava; si portò una mano alla testa e scoprì di avere un taglio.
Gettò uno sguardo sulle dita sporche di sangue, poi si guardò intorno vedendo l'acqua che gli arrivava quasi alla vita. Non era altissima, ma aveva sommerso quasi tutto.
Pierre e Daniel erano di fianco a lui, anche loro confusi. Max imprecava da qualche parte vicino ai divani.
«Ma che diavolo è successo?!»
Carlos era l'unico incosciente con un taglio davvero importante alla testa, il sangue gli era colato in abbondanza su tutta la parte destra del viso facendogli perdere i sensi.
Daniel e Max lo raggiunsero subito a prestargli soccorso e portarlo fuori.
La barca si era rovesciata su di un fianco per qualche momento, probabilmente a causa di un'onda anomala, e avevano imbarcato acqua.
Charles si mosse velocemente spostando ogni tipo di oggetto davanti a sé; in testa un unico pensiero: Josie.
Si spostò subito insieme a Pierre verso la cucina per raggiungere le ragazze.
Videro Mia che avvolgeva il braccio di Caterina con le mani. La bolognese aveva un grande taglio che perdeva sangue e sembrava parecchio sconvolta.
Ma Josie non c'era.
Charles la cercò sgranando gli occhi, era preoccupato di non vederla.
«Dov'è Josie?», disse con voce lapidaria e glaciale.
Caterina lo guardò terrorizzata, probabilmente non era ancora lucida perché si guardò intorno confusa.
Lui ripeté urgentemente alzando un po' la voce: «Dov'è Josie?»
«Nella dispensa.», rispose Mia.
Charles non disse nulla, si girò e si precipitò allo stanzino completamente invaso d'acqua quasi fino al soffitto.
Era buio.
Scansionò ogni angolo, ma non la vide in superficie.
"Merda!", pensò.
Fece un gran respiro e si immerse.
Non aveva una visuale limpida e ogni tipo di scatolame vagava indisturbato ovunque.
Poi la vide.
Era in fondo alla dispensa, in un angolo. Il suo vestito era incastrato in qualcosa, cercava di strattonarlo, ma non riusciva a liberarsi. Le mancava l'ossigeno e iniziava a boccheggiare.
Si precipitò da lei, strappò il tessuto con tutta la forza che aveva, l'afferrò per la vita e la spinse in superficie.
Una volta riemersi, si accorse che Josie respirava a fatica quasi rantolando.
Aveva ingerito acqua, ma era cosciente.
Si aggrappò alle sue spalle con tutta la forza che aveva e incastrò la testa nell'incavo del suo collo. Tremava.
Charles, tenendola stretta a sé, si spostò verso qualunque cosa gli desse stabilità per tenere a galla entrambi.
L'acqua arrivava ai loro visi e a fatica lui toccava il pavimento.
Trovò uno scaffale e lo afferrò saldamente con una mano, poi spostò la sua attenzione su di lei che agitata si era stretta a lui ancora di più, continuando a tremare e respirare con affanno.
«Shh... è tutto ok, Josie, ti ho preso!»
La ragazza non piangeva, ma poteva sentire che era terrorizzata da come lo stringeva, quindi continuò a tranquillizzarla sussurrandole dolcemente all'orecchio: «È tutto ok, Josie, è tutto ok, ci sono io. Stai tranquilla, non ti lascio.»
A quelle parole Josie si strinse a lui ancora più forte e il ragazzo poteva sentire le sue labbra sfiorargli il collo ad ogni respiro, cercò di ignorare le sensazioni che provocò in tutto il suo corpo restando concentrato sul suo respiro.
Dopo qualche istante, lentamente, lei sollevò il viso e lo guardò, erano così vicini che i loro nasi si sfiorarono.
Restarono in silenzio cullati dal leggero scroscio dell'acqua sulle pareti.
Gli occhi di Josie erano completamente persi in quelli di lui e non voleva distoglierli per nessun motivo al mondo.
Aveva avuto paura sottacqua, quando aveva realizzato che non sarebbe riuscita a liberarsi, poi era arrivato lui e l'aveva presa tra le braccia. In quel momento stava guardando i suoi occhi e si sentiva come se niente le sarebbe potuto accadere, si sentiva al sicuro.
Per un attimo nel buio di quella dispensa lui la fece sentire sua.
Senza distogliere lo sguardo, Charles le chiese: «Stai bene?»
Josie fece un cenno affermativo con la testa ma non bastò per rassicurarlo, era preoccupato che si fosse ferita senza rendersene conto. Perciò le chiese di nuovo guardandola dritta negli occhi: «Sei sicura di star bene?»
«Sì, sto bene...», rispose lei raucamente alzando una mano e sfiorando con le dita la fronte di lui.
«Tu sei ferito.», sussurrò preoccupata.
«Non è niente, tranquilla. L'importante è che tu stai bene.»
Senza spostarsi di un millimetro rimasero lì, stretti in quell'angolo.
Gli occhi fissi l'uno sull'altra.
Solo loro.
Lei sorrise appena, lentamente abbassò di nuovo la mano sulla sua spalla e guardandolo sussurrò: «Grazie.»
Il ragazzo appoggiò la fronte alla sua e sfiorò dolcemente con la punta del naso quello di lei, poi schiuse le labbra per dire qualcosa, ma non ebbe il tempo di dire nulla perché Pierre sbucò dall'ingresso chiamandolo.
«Charles... Ehi, è tutto ok?»
La magia scomparve immediatamente, Josie si allontanò da lui e realizzò tutto in maniera più lucida: l'acqua, lo spavento, Charles e Carlos.
Dov'era Carlos?
Guardò di nuovo Charles ma con una luce diversa negli occhi. Respirò profondamente e chiese: «Carlos sta bene?»
Era normale che lo chiedesse, pensò Charles, ma non poteva far a meno di esserne deluso.
La guardò per un istante in silenzio poi rispose: «Sì, sta bene, credo... ma ha perso conoscenza sbattendo la testa.»
«Devo... devo andare da lui.», affermò Josie con agitazione.
Lui si limitò a fare un cenno con la testa e ad aiutarla a salire i gradini. Pierre le afferrò una mano per sorreggerla e uscirono tutti all'esterno, il tempo ancora non era migliorato ma la pioggia si era calmata.
Jacques, da buon uomo di mare, si era occupato di tutto: sarebbero arrivati rinforzi e i soccorsi avrebbero medicato chi era ferito.
Ovviamente si era anche preoccupato di cercare un dottore di fiducia per avere la massima riservatezza. Nessuno l'avrebbe saputo, doveva essere come se non fosse mai successo.
Di certo non sarebbe stato bello vederlo sulle prime pagine dei giornali: "PILOTI DI FORMULA 1 NAUFRAGHI IN MARE".
Tornarono sulla terraferma la domenica a tarda sera, Carlos venne accompagnato da Max e Daniel a farsi vedere anche dal suo medico personale. La sua ferita non aveva un bell'aspetto e doveva essere vista da uno specialista il prima possibile.
Josie naturalmente si offrì di andare con loro ma Carlos le disse di farsi riaccompagnare da Pierre e Caterina: era tardi e Maggie si sarebbe preoccupata. Era quasi un giorno che non la sentiva per via dei cellulari danneggiati dall'acqua, perciò era meglio non farla preoccupare. Loro si sarebbero sentiti il giorno dopo.
Mia andò via con la sua auto, Pierre salutò Charles senza dilungarsi troppo perché erano tutti davvero stanchi e stressati da ciò che era accaduto.
E tutti non vedevano l'ora di tornare a casa.
Poi il francese si voltò e si rivolse a Josie: «Se sei pronta, possiamo andare.»
Lei stava per rispondere quando Caterina all'improvviso esclamò: «Mi spiace, Josie, ma non possiamo accompagnarti a casa, perché ho un dolore al braccio e penso sia meglio farlo vedere da qualcuno.»
Con quella frase attirò tutti gli occhi su di sé e un Pierre sorpreso disse: «Mi avevi detto di star bene.»
«Prima... ma... ora è diverso... ora fa male.»
Caterina guardò Charles al quale fu subito chiaro cosa lei stesse facendo, e non esitò: «Penso io a riaccompagnare Josie, tranquilli.»
«Perfetto, allora ciao, ragazzi, e grazie...»
Prese Pierre per mano e lo trascinò via, gli avrebbe spiegato dopo cosa stava succedendo o per lo meno quello che lei credeva stesse succedendo.
Josie e Charles non si erano rivolti parola dopo ciò che era successo in quella dispensa ed ora era seduta nella sua Ferrari.
Lei era avvolta da una sottile coperta avendo ancora addosso solo il vestito strappato, guardava fuori dal finestrino e lui, notando il suo silenzio, chiese: «Stai bene?»
Lei si voltò a guardarlo e gli sorrise.
«Sì, sto bene.»
Non poteva nascondere che le piacesse che lui si preoccupasse per lei.
«Sei silenziosa.», affermò il ragazzo guardandola brevemente per poi tornare a concentrarsi sulla guida.
«Anche tu.», rispose lei appoggiando la testa al sedile e ruotandola un po' verso di lui.
Era la prima volta che si trovavano in macchina insieme e lo osservò attentamente: le sue mani erano strette sul volante, la salda presa dava risalto a tante piccole vene che correvano fino al gomito.
Sembrava come se il suo sangue si eccitasse al semplice rumore del motore.
I suoi occhi erano vigili e concentrati sulla strada ma percepivano perfettamente cosa succedeva intorno a lui. La sua schiena e le sue gambe combaciavano perfettamente con il sedile ed era come se diventasse un tutt'uno con la sua auto.
Sì, era decisamente nato per guidare.
Era uno spettacolo per gli occhi.
A riportarla alla realtà fu la sua risposta: «Credo solo di essere tranquillo...»
Era vero ciò che Charles le aveva appena detto: averla vicino lo faceva sentire sereno.
«Credo anch'io.», disse lei sorridendo.
Arrivarono davanti allo CHERIE. Scesero dalla macchina per salutarsi, ma prima che Josie si incamminasse verso il portone d'ingresso lui la bloccò: «Dicevo sul serio quando ti ho detto che voglio essere tuo amico.»
Josie lo fissò intensamente senza dire niente, fece solo un piccolo cenno con la testa.
Da quando lo aveva conosciuto Charles era stato imprevedibile, un'altalena di emozioni, e lei non voleva aggrapparsi a quelle parole per poi rimanere delusa.
Per un attimo, in quella dispensa, c'era stato qualcosa di forte tra loro, lei lo aveva sentito... ma lui? E se anche lui lo avesse sentito, cosa significava per loro due?
E lei lo voleva? Era pronta?
La verità era che Charles Leclerc le faceva paura, ma moriva dalla voglia di avere paura di lui.
Si avvicinò a lui e gli chiese: «Hai una penna?»
Lui la guardò confuso poi entrò in macchina, prese la penna e gliela portò.
Josie gli prese una mano e scrisse sul suo palmo, poi se ne andò.
Charles guardò la sua mano, aveva scritto un numero e sotto: "Tra amici ci si sente...".
Aspetto con ansia di sapere cosa ne pensate. Cosa pensate di ciò che prova Josie? E la confusione di Charles?
Pensieri su Carlos?
Vi prego ditemi se vi piace.
Scrivetemi e se mi volete far felice lasciatemi una stellina.
Un infinito grazie 😘😘😘😘😘❤️❤️❤️
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