25 - Rottura
La mattina successiva al chiarimento, mentre ero in classe, vidi attraverso le finestre che Abel e Azaly stavano discutendo animatamente. Non li avevo mai visti litigare in quel modo... Non potei fare a meno di preoccuparmi, così lì raggiunsi non appena terminate le lezioni, trovandoli ancora in piena discussione.
Già da lontano si vedeva che Azaly era sull'orlo delle lacrime e che Abel era indubbiamente arrabbiato con lei. Lui non si era accorto che mi stavo avvicinando, fissava la sua ragazza e sembrava che la stesse sgridando. Povera Azaly... avrebbe avuto bisogno del suo protetto accanto, ma lui era tutto preso da qualche discorso con Melanie e non si era accorto di nulla.
Non appena Abel mi vide, troncò la discussione, facendomi sentire tremendamente a disagio. Ero a solo qualche passo da loro e fortunatamente non c'erano altri umani vicino a noi.
«Ehm, disturbo?» chiesi stupidamente.
«Certo che no. Non mi ero accorto dell'ora, andiamo?» mi rispose freddamente.
Voleva lasciare a metà un litigio del genere? «Non ce n'è bisogno. Io vado avanti, voi chiarite e poi raggiungimi».
«No, vengo con te».
«Ma Abel...».
«Non importa, Sarah, non preoccuparti».
Azaly mi interruppe con un sorriso pacato, nonostante tutto. Era gentile a tentare di tranquillizzarmi, ma era tradita dalla sua stessa agitazione empatica.
«No. Non vi ho mai visti litigare così» mi impuntai per il bene di entrambi. «Io vado, ci vediamo dopo».
Il mio tentativo di aiutarli si rivelò una pessima strategia, perché fece reagire il mio angelo nel peggiore dei modi.
«Non ho intenzione di rimanere qui» si oppose. Poi prese il volo ed andò via senza aspettare una risposta, lasciando sia me che Azaly esterrefatte.
Non era normale, Abel non si intestardiva mai in questo modo. E probabilmente non era un caso che fosse accaduto proprio dopo quella nostra discussione.
«Non capisco, cos'è successo di tanto grave?» provai a chiedere all'angelo rimasto accanto a me. Azaly sembrava... esausta, oltre che preoccupata.
Non ottenni una vera risposta. Solo qualche rassicurazione a cui non credeva nemmeno lei. Decisi di restarle accanto fino all'arrivo di Chris per non lasciarla sola in quello stato, anche se mi sentivo così in ansia che avrei solo voluto correre dal mio angelo.
«State litigando spesso, ultimamente?» cercai di capire.
Ci eravamo sedute su una panchina in pietra lì vicino, dalla quale ero costretta a parlare guardando il nulla per non insospettire gli studenti in lontananza.
«Un po' più del solito, spero che sia solo un periodo. E' più teso, in questo periodo. Qualcosa non va». Come temevo...
Di sicuro dipendeva dal timore di Abel nei miei confronti, perciò era anche colpa mia. Avrei tanto voluto sapere se Azaly aveva di nuovo dei sospetti su di noi... ma in quel caso mi augurai che non lo avesse accusato come in passato, o sarebbe andata sempre peggio.
«Hai provato a parlarne con lui?» provai a indagare.
Sospirò. «Sì, e questo è quello che ho ottenuto».
Si appoggiò alla mia spalla, riuscendo in qualche modo a calmare anche me. Dopo tutto il tempo passato insieme al ritorno da scuola mi ero affezionata molto a lei... mi dispiaceva di saperla in quello stato.
«Credi che ci sia qualcosa che potremmo fare?» si preoccupò, senza nemmeno provare a chiedere se io ne sapessi qualcosa. Come se già conoscesse la risposta...
«Non lo so, ma sono sicura che stai già facendo tanto per lui, essendo sempre così buona e paziente».
«Ti ringrazio, Sarah, ma purtroppo questo non basta. Sono molto preoccupata... Lo amo e vorrei proteggerlo dai pericoli, ma temo che ormai sia troppo tardi».
La guardai di sottecchi e trovai in lei uno sguardo affranto. Aveva usato parole ambigue, ma proprio per questa ambiguità fui improvvisamente certa che avesse capito tutto; erano pochi i pericoli che poteva correre un angelo, anzi, mi veniva in mente solo quello. Perciò, stando alle sue parole, Abel aveva reagito in quel modo proprio perché era stato accusato di nuovo. E ora di sicuro doveva stare molto male anche lui.
Mentre mi abbandonavo ad un sospiro, mi accorsi che Chris stava venendo verso di noi. All'inizio era solamente incuriosito dalla scena di Azaly e me che parlavamo da sole, poi finalmente comprese lo stato del suo angelo, nonostante lei cercasse in tutti i modi di non farglielo notare. Durante il tragitto verso casa Azaly si arrese a raccontare al suo protetto le cose che aveva già detto a me, e vidi anche Chris molto preoccupato per i nostri angeli. Non ne parlò per molto, ma una delle sue frasi mi colpì.
«In effetti mi ero accorto che in questi giorni Abel è più nervoso, a volte il suo umore mi ha contagiato». La stessa cosa che pensavo io di Azaly. Strano, considerato che invece io stessa faticavo a capire cosa provava il mio angelo. Sarebbe stato più logico se...
«Comunque ora non pensiamoci più» interruppe l'angelo, distraendomi. «Piuttosto, com'è andata quell'interrogazione che vi preoccupava?».
Che cambio repentino... Chris iniziò a raccontare dell'interrogazione di italiano e il resto del tragitto insieme trascorse con tranquillità, ma nei cinque minuti seguenti non ebbi più distrazioni e iniziai a sentirmi molto in ansia per Abel, che ormai era solo con i suoi pensieri già da un po'.
Lo trovai sul divano del soggiorno, con il viso nascosto tra le mani intrecciate in un pugno. La rabbia doveva essersi trasformata in frustrazione, e ora, come temevo, stava anche peggio di prima.
«Mi dispiace, scusami» mi chiese immediatamente. «Non volevo comportarmi così».
Sembrava davvero tormentato... odiavo vederlo star male.
Mi avvicinai senza dire una parola, sedendomi proprio accanto a lui. «Non devi scusarti con me».
Fece un cenno di assenso appena percepibile. «Domani mi scuserò con Azaly».
Mentre pronunciava quelle parole, appoggiò la testa sullo schienale del divano, esausto.
Vederlo in quello stato era una sofferenza. Senza nemmeno accorgermene mi lasciai andare all'istinto di appoggiare viso sulla sua spalla per essergli vicina, consapevole di esagerare ma incapace lasciarlo solo. Lui, invece di opporsi, assecondò il mio gesto appoggiandosi a me, per poi sfiorare il mio viso con la punta delle dita, procurandomi in questo modo dei piccoli, piacevoli brividi. La sua rabbia sembrava completamente svanita. Avvolse le mie spalle con la sua morbida ala ed io, dopo tante notti di ansia e di pensieri senza fine, sentii finalmente di potermi rilassare, protetta da ogni pensiero negativo. Chiusi gli occhi per godere di quella tranquillità e, nel caldo abbraccio delle sue ali, caddi in un sonno profondo.
*
Al mio risveglio, Abel era ancora lì, accanto a me. Il suo respiro regolare mi cullava e la sua ala soffice mi stringeva ancora, tenendomi al caldo.
«Mi sono addormentata?» mi resi conto solo allora.
«Lo abbiamo fatto entrambi».
«Ah». Dovetti prendermi qualche secondo per riordinare le idee. «Da quanto sei sveglio?».
«Da un po'».
Restai appoggiata a lui ancora per qualche secondo, tra il suo braccio forte e la sua ala morbidissima, ma stavo trasgredendo alle regole che ci eravamo autoimposti e sapevo bene che non potevamo permettercelo, perciò tirai fuori tutta la mia forza di volontà e mi sollevai. Lo guardai a fatica, con un po' di vergogna e di senso di colpa. Abel non era nelle condizioni in che mi aspettavo: se io ero il prototipo del relax, lui era il prototipo dell'angoscia.
«Abel, che hai?» mi allarmai subito.
Lui non mi rispose, non mi guardava nemmeno.
«Cos'è successo? Prima non stavi così male!» insistei.
Invece di parlarmi, sprofondò con il viso tra la mia spalla e il mio collo, più vicino di quanto mi fossi permessa io stessa. Sentivo la sua pelle tremare a contatto con la mia, mentre le sue mani si aggrappavano con forza alla stoffa del divano.
«Ti prego, Abel. Che cos'hai?». Adesso tremavo anch'io per la preoccupazione.
«Ho deciso... di fare una cosa».
«Quale cosa?».
A questo non ebbi mai risposta. Abel si chiuse nella sua stanza e non uscì fino a sera, lasciandomi nell'ansia e nell'incertezza per quasi un giorno intero.
Passai le ore scolastiche a tormentarmi. Ero molto preoccupata, perché se la decisione di Abel riguardava Azaly come pensavo, non poteva essere nulla di buono.
Tra i primi ad uscire dalla scuola, questa volta, ci fu anche Chris, che era ancora un po' preoccupato per il loro litigio del giorno prima, anche se non quanto me. Non trovammo Abel, però vidi Azaly proprio sul cancello d'entrata, che mi atterrì empaticamente non appena i nostri sguardi si incrociarono.
Era accaduto qualcosa di grave.
Chris dovette arrivarle accanto, prima di riuscire a capire, mentre io rimasi indietro in preda all'ansia. Azaly aveva gli occhi rossi di pianto e stava provando un dolore così intenso che mi fece pensare al peggio. Aveva litigato altre volte con Abel, ma non l'avevo mai, mai vista in quello stato.
Chris quasi urlò il suo nome in mezzo alla folla, chiedendole insistentemente spiegazioni mentre lei fissava il vuoto. C'era una sola cosa che avrebbe potuto ridurla così, una cosa orribile che si accordava perfettamente con lo stato di Abel delle ultime ore.
Sensi di colpa o empatia, il dolore di Azaly mi fece male. Indietreggiai e iniziai a correre verso casa senza dire una parola, pregando di trovarvi il mio angelo.
Arrivai in un tempo record. Per fortuna lui era lì, in giardino, sdraiato sull'erba con gli occhi semi chiusi e le ali aperte abbandonate ai lati. Aveva lo stesso sguardo vitreo di Azaly... nemmeno si accorse di me fino a che non gli fui davanti.
«Ti prego, dimmi che non è come credo».
Finalmente mi guardò, ma non negò le mie parole.
«Quindi è così. Hai lasciato Azaly».
La mia voce rimase sospesa nel silenzio per pochi interminabili secondi. Infine, il mio angelo rispose con un volume così basso che feci fatica a sentirlo.
«Sì». Lo aveva fatto davvero.
«Ma perché?» chiesi senza ragionare. C'era una sola spiegazione, ma non osavo nemmeno pensarci.
«Per favore, non chiedermi nulla. Dopo ti racconterò tutto, ma adesso ho bisogno di restare solo». La sua voce era atona.
«Stare da solo non ti farà bene».
«Per favore, Sarah».
Dovetti respirare a fondo per restare calma. «D'accordo».
Usai tutto il mio autocontrollo per riuscire a tornare in casa senza dire né fare nulla. Avrei voluto dirgli che era una sciocchezza, che Azaly non lo meritava e che in questo modo la nostra situazione non sarebbe di certo migliorata, ma avrei anche voluto sdraiarmi accanto a lui e stringerlo forte fino a che non fosse stato meglio. Invece tornai in casa, costringendomi a non disturbarlo fino a che non fosse rientrato da solo. Sarebbe stata un'attesa lunghissima.
*****Angolo autrice*****
Forse lo avrete già capito, ma nel prossimo aggiornamento ci sarà una svolta :3. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e, come sempre grazie di essere qui ♥ . In bocca al lupo a tutti quelli che sono sotto esami, ormai le vacanze si avvicinano! :)
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